lunedì 31 dicembre 2012

Buon 2013!

A tutti voi che leggete il mio blog,
a quelli che lo leggono sul tram,
a quelli che lo leggono sulla metro,
a quelli che lo leggono in ufficio prima che arrivi il capo,
a quelli che lo leggono all'1 di notte,
a quelli che lo leggono anche dall'estero,
a quelli che lo leggono per curiosità,
a quelli che lo leggono sperando di fare pettegolezzo,
a quelli che lo leggono per interesse,
a quelli che sono i miei lettori fissi pubblici e a quelli celati,
a quelli che commentano in pubblico o privatamente,
a quelli che non mi conoscono di persona, ma hanno capito chi sono grazie al blog,
a quelli che mi inviano sms o e-mail per discutere dei vari post,
a Giulia Zen e a Caroline Elefante per le vostre foto,
a tutte le mie amiche, alle mie cugine, a mia mamma,
a quelli che mi vogliono bene,
a tutti quelli che mi sono vicini, e che non mi fanno sentire sola,
a quelli che mi hanno ringraziato per un post (o più di uno),

                               

GRAZIE.... per un 2013 da fuochi d'artificio, per un 2013 spettacolare, vi dedico una canzone, che, due anni fa, era stata dedicata a me...

Firework- Katy Perry

Fate risplendere il fuoco d'artificio che c'è in voi!!!

Chiara :-)


sabato 29 dicembre 2012

Innamorarsi dell'Amore, Innamorarsi e Amare

Ci sono tre sentimenti molto comuni e molto confusi tra di loro che possono entrare a far parte della vita di ognuno: innamorarsi, Amare e innamorarsi dell'Amore.

Ci sono persone, prevalentemente ragazze, che pensano di essere innamorate, ne sono convinte con tutta la buona fede del mondo, ma, in realtà, non amano la persona con la quale stanno, ma l'idea che hanno di essa, sono quindi innamorate dell'Amore. Intorno a tale persona costruiscono un mondo, un mondo che poi, prima o poi, si sgretola. Come accade ciò? E' sufficiente, per queste persone, mostrare leggermente più attenzione per esse, dar loro attenzioni è un po' come dare acqua ad una pianta: le fa vivere. Per alcune persone è un po' un vizio quello di fiorire appena arriva un po' d'acqua, altre, invece, cadono in questo vivaio solo perché sopraffatte dalla sensazione della sparizione del senso di solitudine che ormai aveva invaso il loro cuore. Spesso, non ce ne si rende conto affatto, ma solo quando tutto cade a pezzi.
Per citare una canzone: "Il cuore è un girasole, e muore se una stella non ce l'ha." (Angeli nel blu, Laura Pausini). Ancora più poetica è la citazione di Denton Welch, che scrisse: "Quando desideri con tutto il cuore che qualcuno ti ami, dentro ti si radica una follia che toglie ogni senso agli alberi, all'acqua e alla terra. E per te non esiste più nulla, eccetto quell'insistente amaro bisogno. Ed è un sentimento comune a tutti, dalla nascita alla morte."(Diario, 8 maggio 1944). 
Ecco ciò che più si desidera: essere amati, rischiando così di amare chi ama solo perché ama, e non perché lo si ama realmente. 

                                                          Foto scattata da Giulia Zen

La paura di sbagliare spesso fa si che i sentimenti vengano offuscati, si mostrano al "proprietario" confusi, e nemmeno lui riesce a capire se davvero è quello l'Amore. 

Amare ed innamorarsi sono due cose diverse, e se spesso si cerca e si esplora qualsiasi opportunità perché si teme di perdere quella giusta, l'innamoramento gioca un ruolo decisivo.
Innamorarsi è la prima parte quella che tutti devono affrontare. Amare invece viene dopo, amare è più profondo, amare è...è come amare i propri genitori. Spesso ci si sbaglia perché innamorarsi è spettacolare, è accecante, è divertente, fa stare bene, fa innamorare chiunque e fa in modo che arrivi acqua alla pianta, o meglio, si mischia alla semplice H2O fornendo concime, concime che nutre la confusione e i dubbi: ci si è solo innamorati dell'amore e lo si sta confondendo con l'innamoramento? Ci si è innamorati delle attenzioni che qualcuno regala? Oppure, sta davvero avvenendo il processo di Amare? In realtà non lo si sa mai a tempo debito, non perché non ci siano indizi, ma perché non li si vede, si vede ciò che più si desidera vedere, è quando si aprono gli occhi, con il tempo, che si capisce se si Ama una persona o si è solo innamorati di essa (ormai "si era innamorati di essa", poiché con il tempo se non si passa al livello successivo, quello, appunto di Amare, anche il primo livello diventa inesistente o quasi), o, peggio ancora si Ama l'Amore e non la persona che, per forza di cose, momentaneamente, lo rappresenta. Peggio ancora il misto tra la seconda e l'ultima ipotesi.
Amare non è confondibile invece, si Ama qualcuno e lo si sente, si sente che se si perdesse per la vita, forse sarebbe meglio essere morti, perché sarebbe una vita non vissuta.

Non c'è un modo per capire a quale delle tre categorie si appartenga, spesso l'unica soluzione è smettere di esaminare tutto in maniera logica e vivere, tutto qui.
Tuttavia, probabilmente, prima di fare passi importanti, come sposarsi e creare una famiglia si deve aver raggiunto l'Amare, e qualche domanda prima di importanti decisioni è necessario porsela, perché sarebbe giusto considerare certe scelte realmente definitive. 

Chiara

giovedì 27 dicembre 2012

Persa la felicità?

Nel mio penultimo post, "Che cos'è la felicità?", avevo terminato con una semplice domanda: "Se erroneamente, si butta via la felicità?"
Esistono due categorie di dubbi a tal proposito: chi è certo di averla gettata via, e coloro che, invece, lo temono e basta.
Se si rientra nella prima fascia, allora è facile la conclusione: è necessario fare di tutto per riprendersela. Però bisogna esserne sicuri, anzi sicurissimi, altrimenti si possono causare danni, anche, irreparabili.
Mentre, se si fa parte del secondo genere, è un po' più complicata la questione, e non ho molte risposte, a dire la verità: non ho risposte. Però, credo, che: se quando la si perde non si urla, non si piange, non ci si dispera, non ci si mette le mani nei capelli, allora, forse, non era quella la felicità. Se si va avanti senza troppe sceneggiate (anche interiori) d'animo, quella che si è persa non era la vera felicità. Questo è il momento decisivo per capire se si rientra o meno nella prima categoria: perché una volta persa la felicità, non lascia spazio a nulla per un bel po'...ma, se ce ne si fa una ragione immediatamente (attenzione: non con il tempo, ma, ripeto, immediatamente), non si è persa la felicità, ma solo un po' di gioia. Perdere la felicità è devastante, non si riesce a respirare, almeno per un bel po' di tempo.
Quindi tutto ciò da fare è rispondere alla domanda: prima categoria positiva o negativa? Se si è positivi, si inizia con l'agire, riprendendosela; se si è negativi, si agisce in un altro senso: continuando a cercarla.
Almeno penso tutto possa essere semplificato così nel caos generale, almeno penso.
Chiara

lunedì 24 dicembre 2012

Il pozzo dei desideri

C'è un piccolo sogno dentro tutti noi, un piccolo desiderio che aspetta solo la possibilità di essere realizzato, la possibilità di diventare realtà. Noi lo attendiamo ed esso stesso attende di poter brillare nel nostro mondo, e non più solo nel mondo dei sogni.
A volte, però, a causa di qualche cattivo che si incontra lungo la strada, si lascia questo desiderio troppo a lungo celato in qualche cassetto o, meglio, in qualche angolo della nostra fantasia futura. Perché? Per paura? Probabile, per paura che qualche altro cattivo o il medesimo cattivo che ha spaventato il nostro piano-di-realizzazione-sogno possa nuocere ulteriormente a tutto il desiderio e alla speranza che giace dentro chiunque desideri realizzare qualcosa. 
Il Santo Natale, tuttavia, riporta in noi quella magia, quella positività, quella gioia, ma soprattutto ravviva la speranza, la fede, e fa credere ancora nell'incanto, in quel mondo fantastico in cui le fiabe, fin da bambini, si pensa, possano diventare realtà. Così, tutto d'un tratto, un Natale con la neve, seppur sia rimasta solo nei giardini, e nei grandi prati, fa tornare quel sorriso di quando da bimbi, ci si alzava presto per vedere se c'erano doni sotto l'albero e poi si correva ad aprire la finestra per vedere se, per caso, cadeva qualche fiocco dal cielo.
Allora, in un Natale come questo in cui sembra che nulla sia possibile, in cui sembra che la maggior parte delle persone abbiano almeno un buon motivo di abbattersi, si deve far rivivere la magia, la festa, guardare la neve e sorridere. Subito dopo è necessario tirare fuori il proprio desiderio e lanciarlo in un pozzo, nel famoso e fantastico pozzo dei desideri, cosicché la magia di domani lo possa far divenire realtà. 

                                                     Foto scattata da Caroline Elefante

Buon S. Natale a tutti,
lanciate il vostro desiderio nel pozzo e attendete con gioia....

Chiara

mercoledì 19 dicembre 2012

Che cos'è la felicità?

La felicità è ridere, ridere, ridere e sorridere. Sorridere e commuoversi della vita, sorridere ed essere felici di quel singolo istante. Felici di ogni istante. Se dura. Se invece è un tipo di felicità momentanea permane un istante, se invece è stabile si è ancorata. Sicuramente la più bella felicità è quella ancorata, ancorata per un bel po' di tempo, senza guardare "il superficiale".
Ma esiste davvero "il superficiale"?

Nei giorni passati, nelle settimane passate mi hanno accusata di ben due cose molte differenti:
1. di guardare eccessivamente alle piccole cose;
2. di focalizzarmi eccessivamente sulle grandi cose.

Forse la critica ben ragionata, la critica di qualcuno che realmente osserva, sarebbe stata più giusta se indirizzata su un "guardi eccessivamente tutto": questo tutto comprende sia le piccole cose, sia le grandi cose. L'avverbio che mi ostino a scrivere in corsivo (eccessivamente) può essere un mio difetto, perché sì: io medito su tutto...probabilmente meglio meditare eccessivamente che non meditare su nulla...penso io...però riconosco che né il bianco, né il nero siano completamente delle scelte corrette, ma a me piace essere così, e, credo, che questo sia sicuramente un difetto, quanto sicuramente un pregio: insomma ogni cosa ha i suoi pro e i suoi contro!

Comunque, ho divagato: torniamo sulla domanda: esiste davvero "il superficiale", intendendo qualcosa che non è di grande importanza? Perché la profondità, intendendo le cose importanti, esistono dato che esistono quelle superficiali, e l'una senza l'altra non esisterebbero. Quindi: non sono importanti anche le cose superficiali?!
Ovviamente, da come si può intuire per me sì: è tutto importante!!
Dunque, per rientrare nella domanda posta nel titolo: che cos'è la felicità? La felicità è tutto. La felicità sono i grandi gesti, i piccoli gesti, le grandi parole, le piccole parole, le grandi attenzioni, le piccole attenzioni, una dolce piccola notizia e una grande notizia.


La felicità può essere un bambino che guarisce (termine usato impropriamente, come sapranno el persone dell'ambito sanitario, ma ne va colto il senso generale, comune) dal cancro nel più grande ospedale di Milano, come assistere alla prima recita di Natale del proprio figlio, o, semplicemente, di bimbi estranei in un paesino con duecento anime.

La felicità è un sussulto al cuore, ma un sussulto che deve durare, quella è la vera felicità: riuscire a trovare la felicità in tutto. Quando, invece, la felicità dubita di se stessa, e dura poco, significa che le componenti di felicità che facevano sussultare il cuore non erano, ahimè, sufficienti... però non smettete, non smettiamo, di cercarle, di aumentarle, perché tutti meritano la felicità, quella vera.

E...se la si è erroneamente buttata via? A presto, in un nuovo post!
Buona felicità a tutti,
Chiara

sabato 15 dicembre 2012

Ti ricordi di me?

Toc toc.
Qualcuno bussa?
Toc toc.
Uffa, adesso che stavo dormendo.
Toc, toc.
E' proprio la porta. Devo alzarmi ad aprire. Eppure questo sonno era davvero intenso. "Chi è?" chiesi. "Lo sai" rispose.

                                                       Foto scattata da Giulia Zen

"Ti ricordi me? Eccome se ti ricordi di me, tesoro. Sono venuto a trovarti perché mi hai dimenticato, perché ti sei scordata che io sono parte di te, e tu di me" affermò il passato, e continuò: "Tu sei così, tu hai aspettative, sogni, incubi grazie a me. Non puoi volermi scordare del tutto, non puoi volermi dimenticare. Io sono quello che ti ha formato, che ti ha fatto conoscere l'Amore e l'amore, sono quello che te ne ha mostrato le differenze, sono quello che quando cadevi ero vigile sul prossimo gradino per evitare tu inciampassi ancora, sono quello che ti ha aiutato a capire il tuo ruolo nel mondo, e sono il motivo per cui hai tutti questi ideali. Sono il motivo della tua gentilezza e della tua speranza, sono il motivo della tua dolcezza e della tua allegria. Ricordami. Ma ricorda anche le lacrime, le crisi isteriche e  ricorda ogni lezione che io ti ho dato: ricorda il bianco, il nero, il grigio, ricorda cosa vuol dire amare, perché sei stata amata tanto e tanto sei amata. Ricorda quello che ti diceva qualcuno tanto tempo fa: la trottola ha smesso di girare e allora sei stata catapultata nella realtà. Magari la odi, magari l'ami, magari vorresti tornare indietro e cambiare tante cose: allora sì, sarai grande, perché avrai capito i tuoi errori e non ne rifarai più. Ma soprattutto ricorda che certi amori fanno dei giri strani, ma poi ritornano, ma solo quell'Amore lo farà. E, se non l'avevi ancora incontrato, lo incontrerai, perché tutti lo incontrano, ma se credi di averlo incontrato e gettato, allora non farti mangiare dal rimorso, perché tornerà. Non vivere, però, dormendo perché odi la realtà, la realtà serve a costruire un futuro e presto sarà la migliore realtà di sempre."
Detto questo il passato mi disse che non potevo tornare con lui, ma mi promise che nel mio cuore ci sarebbe sempre stato e che sempre ci sarà.
Chiara

venerdì 14 dicembre 2012

Ti dico ciao

Ogni perdita è incolmabile, ma ci sono sempre i sogni, i ricordi e le preghiere per far sì che ogni perdita sia un"Ciao", non un "Addio".
I ricordi fanno paura, i sogni sono sperati e le preghiere sono bramose di quel contatto, di quell'attimo in cui senti la presenza di chi si ha perso accanto.
Con il tempo rischia di diventare tutto più sfumato, ma le preghiere riescono nel far sentire quell'anima vicino alla tua, perché sì: credo nell'Aldilà, e se non ci credessi temo impazzirei.

A chi ha perso qualcuno, a chi gli manca qualcuno, a chi poco prima di Natale ha dovuto affrontare una perdita.
A chi non c'è più, ma in realtà c'è ancora.
Per il mio nonno, solo e semplicemente, per te.

"Te ne vai, salutandomi,
da quel luogo che, è un luogo senza te.
Te ne vai da qui con gli occhi lucidi,
che piano si colorano di bianche nuvole,
ah si: ti penserò così.
Ti dico ciao, ma so che è un addio,
c'è molto di te che sento ancor mio.
Se c'è un paradiso, adesso sei lì, 
nel cielo di raso, avvolto così. 
Te ne vai, lo fai lasciandoci,
con quell'ultimo battito,
che d'ali diventò,
ah, ma no, dall'ultimo metrò.
Ti dico ciao, e non è un addio,
la memoria di te sovrasta il vocìo,
lascia il ricordo dei consigli tuoi,
che adesso rimpiango, che adesso vorrei.
Pianterò, davanti a casa mia, un albero per te.
Ti dico ciao, salutami Dio, e digli che tu se l'amico mio..."
cit. della canzone, di Laura Pausini, "Ti dico ciao", scritta da Laura Pausini e Cheope.

Come mi ha insegnato qualcuno: l'amore non muore mai.

Chiara

martedì 11 dicembre 2012

Perché?

Mi piacciono le persone che si chiedono il perché. Mi piacciono le persone curiose, quelle a cui una notizia non basta per farsi un'opinione. Mi piacciono le persone che rispettano le idee altrui e mi piacciono le persone che leggono, le stesse che sanno ascoltare.

Mi piacciono le persone che vanno oltre, e che provano a capire, non quelle che giudicano e danno insegnamenti di vita a vent'anni, non conoscendo realmente nulla, perché, come dice una canzone che amo: "(...) Viva il tormento di chi si chiede (...); la verità è in chi non giudica, NESSUNO SA, qualcuno immagina (...)"; da: "Nessuno sa" di Laura Pausini.
Perché "qualcuno"? Perché, ahimè, non lo fanno tutti. 

Mi piacciono le persone che, se sentono un'ingiustizia, ne verificano la veridicità e che poi la denunciano, non quelle che leggono uno di quei "quadrati su facebook" e basta: per loro è così e lo ri-pubblicano.

Mi piacciono le persone che non criticano la mia religione e quella altrui. Mi piacciono le persone che quando si è paragonata la morte di Welby a quella del Cardinal Martini, hanno chiesto "Perché?" e si sono informati "sulla differenza", perché c'è una differenza.
Mi piacciono le persone che sanno i principi cristiano cattolici o mussulmani, prima di emanare sentenze e pregiudizi. Mi piacciono le persone che capiscono che la categoria dei medici, degli operai, dei preti, degli insegnanti non sono costituite da categorie in sè, ma da persone, e che se una persona sbaglia: non è detto che siano tutti sbagliati.

Quindi: viva il perché? ! Anche se non sempre ce n'è uno, anche se non sempre è facilmente riconoscibile, ma almeno ci si prova ad immaginare, ma almeno ci si prova a comprendere, ma almeno si usa la testa non solo per parlare, ma anche per riflettere, per ragione, per formarsi. 

Chiara

sabato 8 dicembre 2012

La neve rende bianco anche il buio

                                                          Foto scattata da Giulia Zen

Non c'è molto da dire, da spiegare, da raccontare sulla neve. La neve è magia. 
Crea disagi, va bene, fa freddo ok, ma un paesaggio è un paesaggio bianco anche con il buio.
La notte è chiara e la luna risplende nella sua limpidità. Brilla, tutto brilla con la neve: non solo la luna. 
Brillano gli occhi, brilla l'anima, brilla il cuore, brillano i sogni, le speranze che finalmente si vedono riflessi sulla terra, brilla l'amore, brilla la notte più buia.
Per un secondo, magari, ma tutto il brutto svanisce e la neve rende tutto più dolce, più romantico.
La neve rende ancora più calda un casa, la neve rende ancora più buona una cioccolata con panna, la neve rende più serena la notte per coloro che temono il buio, e, se le finestre restano aperte (ovvero senza persiane chiuse, senza tapparelle abbassate), allora la neve rende davvero bianco anche il buio, anche la solitudine si sente meno sola in compagnia della neve, che le regala un po' di chiarore. 
Mi piace tutto ciò che brilla, tutto ciò che si riflette sulla neve, perché è qualcosa che si farebbe fatica a vedere, che si celerebbe con facilità: ma la neve lo rende visibile, ma la neve lo rende reale, anche se è lontano, anche se è solo un semplice sogno, una semplice speranza lassù. 
La neve rende bianco anche il buio. La neve è magia.

Chiara

lunedì 3 dicembre 2012

A volte ti ci ritrovi dentro

Essere seduta al ristorante in una sala di tutte coppie e notare che l'unico duo che parla è il più anomalo, strano, sicuramente il più criticato, fa un po' paura.
Ero lì ferma e guardavo, osservavo: non c'era una coppia che rideva, non c'era una coppia che si teneva per mano, che dialogava: tutti zitti (erano 5 o 6 le coppie). Una coppia aveva un bambino, e pure loro non parlavano, nemmeno si guardavano e il bambino era apatico: fermo a fissare il vuoto anche un bambino di 5 anni.
Praticamente se aprivo bocca, parlavo con tutti. Ma: come si finisce così?

Mi sono ricordata di qualche anno fa, quando sono andata al cinema a vedere "Solo un padre" (un film del 2008 con Luca Argentero), vi era la stessa scena: due al ristorante guardavano una coppia zitta da 10 minuti a fissare il vuoto, e i due osservatori (una coppia anche loro) si scambiano delle opinioni:
"E' 10 minuti che stanno così... perché non si lasciano?" chiede lei, lui risponde: "A volte ti ci ritrovi dentro, anche se avevi giurato che a te non sarebbe mai successo. Non è sempre facile parlarne. Ci sono cose che devi tenere per te, che, semplicemente devi risolvere da solo."

A volte ti ci ritrovi dentro.
E' triste no? ritrovarsi dentro una situazione da cui non si può uscire. Ascoltare il silenzio della tua vita in un ristorante felice e chiassoso, e non riuscire a parlare, non riuscire a comunicare, è desolante. Soprattutto per i sposati, soprattutto per chi ha promesso il "per sempre".
Una coppia che rideva c'era...ed era la più criticata. Un signore che "ha il tavolo fisso al ristorante" sui sessant'anni, è sempre lì con una donna diversa, ogni volta, con la metà dei suoi anni e ridono, si scambiano effusioni.
Ciò rende ancora più difficile le mie conclusioni, che, sappiate, non ci sono, ci sono solo domande: allora è quella la felicità? Forse no... forse la felicità non era di nessuno lì dentro. Lì dentro vi erano il silenzio e un finto dialogo, essi sono amici tra loro, non nemici, quindi praticamente la stessa cosa.
Eppure ci si ritrova dentro. E di coppie felici che ridono dopo anni di matrimonio ne conosco poche, perché?
Perché a volte ti ci ritrovi dentro, a volte scopri solo tanta diversità. Che paura.


                                                       Foto scattata da Giulia Zen.

Se c'è un segnale, vi auguro di trovarlo prima di finire così, se c'è un segnale, cercate, cerchiamo di ammetterlo per poter fare qualcosa.

Chiara

giovedì 29 novembre 2012

Il sesto senso è rosa

Il sesto senso è rosa. Il sesto senso è rosa perchè è donna. Il sesto senso è rosa perchè è donna, è femmina. Il sesto senso è rosa perchè è donna, è femmina, perchè le donne hanno qualcosa in più nell'istinto. Il sesto senso è rosa perchè è donna, è femmina, perchè le donne hanno qualcosa in più nell'istinto, non perchè gli uomini hanno qualcosa in meno, ma perchè il rosa donna ha qualcosa in più e basta.
                                                            Foto scattata da Giulia Zen.

"Le donne lo sanno" canta un famoso artista italiano, Luciano Ligabue. Leggendo il testo della canzone, escludendo certe parti che ne costituiscono la vera e propria canzone, si riesce a intendere una sorta di confessione poetica dietro a questa affermazione. Sanno cosa? Lo sanno.... e quel "lo" intende molteplici cose che si racchiudono in una cosa, forse diversa per ognuno di noi, in base alla propria interpretazione...e io semi-svelerò la mia.... perché io stessa non lo so identificare, ma la mia anima letteraria capisce quel "lo" anche se non so spiegarlo. Archiviate i pregiudizi sugli artisti italiani, ascoltatela e basta.
Per quanto mi riguarda e per quanto riguarda questo post, mi riferisco a tutto e niente, come Ligabue. Proverò a spiegarmi.
C'è qualcosa in più dentro ogni donna che abbia una certa composizione di sensibilità (e nonostante le maschere quasi tutte le donne ce l'hanno... se non tutte), è quel "non so che" che si percepisce da un tono di voce, da un sms, da uno sguardo. E' quel "non so che" che si percepisce da un'emozione, da una sensazione, da un nodo in gola che non scende e non si capisce il perché e poi il mistero si svela e si scopre che "ahimè" o "fortunatamente", vi era un motivo per quella zanzara nell'orecchio.
Tanti sono gli esempi, tante sono le bugie smascherate, tante sono le verità di cui si era a conoscenza prima che venissero confessate, tante sono le volte in cui le donne fanno finta di nulla per evitare qualcosa a loro stesse o un dolore ad altri, ma ciò non toglie che: il sesto senso è rosa, perché le donne lo sanno.

A tutte le donne, in particolare a quelle che faticano ad ascoltarlo... seguitelo perché esso ha (quasi) sempre ragione, e vale la pena correre il rischio...
Chiara

domenica 25 novembre 2012

Ritratto di famiglia

Buddha scrive: "Una famiglia è un posto dove le anime vengono a contatto tra di loro. Se si amano a vicenda la casa sarà bella come un giardino di fiori, ma se le anime perdono l'armonia tra loro, sarà come se una tempesta avrà distrutto quel giardino." 

                                                           Foto scattata da Giulia Zen

Ogni famiglia ha pregi e difetti, ma la propria famiglia ha, o meglio, dovrebbe avere, un valore inestimabile all'interno del proprio cuore. Così, inizia, il mio ritratto di famiglia.
La famiglia mostra comprensione, aiuto, capacità di stare vicino all'anima di ogni membro, amore in un abbraccio, amore in una telefonata, amore dimostrato anche solo ricordandosi una data importante, o comunque essersi interessati se all'inizio si era scordata.

La famiglia non si può scegliere, ma arriva il momento in cui ci si può rendere conto di essersi appoggiati alla famiglia sbagliata, a quella famiglia che non rispecchia più il nostro ritratto, a quella tanto distante dal nostro guardino, da non essersi accorta nemmeno di averlo distrutto, non tramite una tempesta, ma lei stessa con le sue mani.

Le seconde occasioni arrivano spesso e ci si può rendere conto che, la famiglia accanto a quella che si credeva propria, ha sempre pensato un po' di più a noi, celandosi ogni tanto, ma comparendo molto spesso. In ogni caso, non è detto che siano consanguinei, a volte lo sono, a volte no: a volte scegliamo noi stessi i membri reali, quelli che davvero ci sono, a volte si arriva a sentirlo con il cuore, ma ciò che conta realmente è averne una che non distrugga il giardino dell'anima, o che, semplicemente, non lo abbandoni.

Io stessa ho "calcolato la famiglia sbagliata", ma quando arriva quella giusta, è inconfondibile, perchè rispecchia il mio ritratto, come io la desidero, e capisco quanto sia importante averne una che sia sempre accanto a te.

Con questo post volevo ringraziare delle persone, tutte le persone che si sono ricordate che per me è stata una settimana importante, tutte quelle a cui ho inviato foto su foto e venivano ossessionate da casi clinici che stentavano a comprendere... alcuni di loro erano consanguinei, altri no... ma sono la mia famiglia! Grazie perché state riportando qualche fiorellino a sbocciare, anche se, non solo realmente, è novembre.

Qual'è la vostra famiglia?
Chiara

martedì 20 novembre 2012

Lupo e inverno

Quando avevo otto anni, all'uscita da scuola, sono andata a casa di una mia amica a giocare. Prima di andare a casa sua, con sua mamma siamo passate dall'edicola e lei ci ha fatto scegliere una cosa ad entrambe, per regalarcela. Io ho preso il giornalino di Topo Gigo e al suo interno c'era questa poesia, che non so di chi sia, perché il giornalino l'ho disperso, ma mi era entrata nel cuore, così l'avevo imparata a memoria...ed eccola qui...

Vestito di bianco,
l'inverno è tornato
e il povero lupo è magro e affamato.
Siccome nel bosco non trova più niente,
l'istinto lo guida vicino alla gente.



Fin dentro al paese si arraschia ad andare,
ormai solo quello gli resta da fare,
ma ecco lo sparo vicino all'ovile,
qualcuno nell'ombra imbraccia un fucile.
Sai, quando ululava la notte era dura,
però adesso è morto e non fa più paura.
Gli davano tutti la caccia da vivo,
ma forse non era poi tanto cattivo,
comunque è gran festa,
finalmente si può accendere il buio con grida e falò.
Le pecore poi si sono salvate,
daranno buon latte, verrano tosate,
faranno felice il loro padrone
così la sua vita avrà più sapore.
Ma in cielo la luna non è luminosa,
ha perso il sorriso, le manca qualcosa:
il canto d'amore di un lupo d'argento,
la sua voce amica, svanita nel vento.

A tutti i lupi morti per ignoranza,
Chiara

giovedì 15 novembre 2012

Dimenticate, dimenticata

Ieri ho scritto sul mio profilo Facebook: "Incredibile quanto sia facile scomparire e cadere nel dimenticatoio....". Stavo pensando a madre e figlia di Castel Volturno...Come si può essere morte in casa propria per otto anni e nessuno ti cerchi in casa? Come si può sparire così e finire nel dimenticatoio così? Cioè... se la pubblica accusa ha "puntato il dito" contro il padre-marito... e se è stato davvero lui... voglio dire... basta guardarlo per avere qualche dubbio su quello che dice...no? Ok, l'abito non fa il monaco...ma in questo caso: un po' si...dai!! Nonostante ciò, lui aveva detto che erano partite... e basta questo per chiudere la questione?

Ma è sconvolgente... io stessa potrei scomparire domani... basta dire "che me ne sono andata", perché nessuno si preoccupi di me?"
E' triste... allora tutti possiamo davvero essere dimenticati così...finire in un cassetto che dopo un po', FORSE, potrebbe venire aperto...ma se non venisse aperto? Se per questo caso non ci fosse stato "Chi l'ha visto?"... è triste e deprimente... è un'angoscia profonda... è come se davvero a nessuno importasse di nessuno...

                                                        Foto scattata da Giulia Zen
  Perché nessuna persona vorrebbe essere dimenticata e ritrovata casualmente...come questa rovina.

Mi spiace per questo post...forse è più uno sfogo personale...che tristezza.
Spero che Elisabetta e Maria (madre e figlia di Castel Volturno) possano avere giustizia... se non qui, almeno in un altro mondo.. io ci credo... altrimenti nulla avrebbe senso....

Chiara

martedì 13 novembre 2012

Le segrete dei castelli

Segrete, segrete e segrete.
Quante se ne nascondono dentro ogni persona o meglio, nei suoi armadi a casa? Infatti, ogni segreto che davvero vuole essere celato non lo si può leggere nemmeno negli occhi. Si custodisce gelosamente nelle scarpe, probabilmente, ma non negli occhi, non nell'anima. Si pensa di doverlo mantenere tale a tal punto, che neppure l'anima stessa è convinta di avere un segreto, ma questo avviene dopo un po' dalla sua custodia. Prima di ciò un segreto logora tutto ciò che di puro è nell'anima, e, secondo me, è l'anima stessa che poi lo va a nascondere nei piedi: perché chi andrebbe a cercare un segreto nei piedi? Tutti lo cercano negli occhi. E' l'anima che lo fa sparire, è l'anima che lo mette "là sotto", perché essa stessa si rende conto del peso che sta portando, allora lo mette in basso, presa dalla vergogna che il suo proprietario le sta creando.
Spesso, cade così nel dimenticatoio... finché non decide di spuntare improvvisamente come un fiore da sotto la neve: peccato che la sua visione non sia, poi, tanto bella.
L'anima è un po' come un castello: tutti i castelli hanno delle segrete...ma: se si scoprono, le mura si sgretolano oppure no?


                                  Castello di Desenzano del Garda  - Foto scattata da Carolina Elefante.


"Una cosa è certa: qualsiasi cosa cerchiamo di nascondere non siamo mai pronti per il momento in cui la verità viene fuori." , eppure: "Quello che la gente tende a dimenticare è come ci si sente bene quando ci si libera di un segreto, che sia bello o brutto, comunque si resta allo scoperto, che ci piaccia o no. E una volta che i segreti sono stati rivelati, non occorre più nascondersi dietro essi.", ma ci si sente più vuoti, senza che l'anima schiacci un segreto, senza che il muro del castello cada nel fossato che lo circonda; o almeno: dipende dal segreto, delle volte è troppo tardi e tutto affonda.

Purtroppo questo "Troppo tardi" spesso è correlato al fatto che: "Il problema dei segreti: come le avversità, adorano la compagnia, si accumulano, accumulano, finché non prendono il sopravvento su tutto e non c'è più posto per altro, e ti senti così pieno di segreti che ti senti come se stessi per esplodere.", si negano fino alla fine, andando contro anche all'impossibile, perché un altro problema dei segreti "(...) è che nel momento in cui tu pensi di controllarli, non li controlli.".

Bisogna essere molto bravi nel gestire un segreto, molto bravi nel valutare il rischio che si corre se esso scappa dalle segrete, se esso sboccia bucando la neve; poiché in quel caso, rischia di cadere un castello; la domanda da farsi è solo una: ne valeva la pena?

Chiara

- Le citazioni scritte con questo carattere corsivo sono state prese dalla nona puntata della prima stagione di Grey's Anatomy, intitolata, appunto: "Segreti". 

sabato 10 novembre 2012

Il tradimento, in Italia, è figo

Non esiste una via di mezzo: o lo si ammette o non lo si ammette.
Non c'è una visione grigia per il tradimento: o lo si comprende o non lo si comprende.

Io faccio parte della schiera bigotta (probabilmente), di quella inquadrata, di quella che pensa che "il lupo perda il pelo ma non il vizio", e che "una bugia tira l'altra", anche se "tra il dire e il fare...." ahimè, tante cose cambiano.

A tal proposito, voglio fare una considerazione dopo aver letto che Patreus, direttore della CIA (ormai ex-direttore) ha dato le dimissioni "per aver tradito la moglie", perché, secondo lui "questo è un comportamento inaccettabile per un leader".


Ne ammiro la serietà e ne condivido il contenuto... perché?
Perché "una persona che non è seria nel mantenere una promessa davanti a Dio, ma anche, per i non-credenti, semplicemente anche solo davanti ad una persona, quale, appunto il partner (che dovrebbe amare), come può mantenere tale serietà nei confronti di un lavoro così importante come questo, o in genere, nel ruolo di un leader? E come può pretendere fedeltà, lealtà, onestà, dai suoi colleghi se lui stesso non è capace di esserlo nei confronti di una persona che ama?

La cosa più assurda è che in Italia, una persona che paga per fare sesso, è considerata "figa"...ma perché? Tutti possono pagare per fare sesso. Non tutti invece possono esibire un matrimonio spettacolare. Lo stesso vale per il sesso casuale, non a pagamento; e, ancora, lo stesso vale per le relazioni extraconiugali: più uno ne ha più è figo.
Eppure, io, trovo più impegnativo, dedicarsi ad una sola persona... troppo facile cambiare in base all'indice di gradimento!
Ma perché si prende sempre il peggio e mai il meglio degli altri paesi???
Oltretutto finché in Italia si risponde "ma è al sua vita privata, uno nella vita privata fa ciò che vuole" (caso "Ruby-Berlusconi" i suoi elettori dicevano così), allora siate felici di essere considerati persone senza etica, perché una persona "può fare quello che vuole", nei limiti della sua libertà: cioè finché non ferisce altri. Inoltre: perché dovrebbe mantenere una promessa davanti a milioni di persone, se non è in grado di mantenerne una davanti ad una sola persona? Evidentemente, negli Stati Uniti la pensano così, come me. 
Vi giro un quesito: voi, a casa vostra, lo ammettereste? Lo comprendereste? Perché l'Italia è casa vostra, nostra. 

Chiara




martedì 6 novembre 2012

Istinto di fuga

Dicono che "Sia un istinto naturale sbattere le ali per volare, alla nostra vita manca solo il coraggio di alzarsi in volo."cit. dalla canzone"Stai con me" dei Pooh (grazie mamma).
La paura di volare esiste, ed è tanta; il terrore di una caduta nel vuoto che possa causare troppo dolore, provoca ansia nello spiccare il volo, eppure, quando si è lassù, quando è tutto azzurro e soleggiato, ci si scorda di tutta l'angoscia e si è felici di aver spiccato quel volo... finché non si cade, SE si cade (perché non è garantito che ciò avvenga).

Però quell'istinto di fuga, di libertà, di lasciar  tutto e tutti e di andare via, perfino da noi stessi, è celato in ognuno di noi: è nascosto in un sorriso, nel sale che scende dagli occhi, in uno sguardo perso nel vuoto, in un cuore ferito, in un'anima arresa, nel bicchiere di Vodka in più, nel jogging mattutino, in un telefilm, nella canna fumata per evadere e nei tranquillanti presi la sera di nascosto.

Tutti abbiamo avuto quell'istinto di fuga, pochi rischiano, forse i più credono valga pena non andarsene, ma in ogni uomo, a volte, nasce la voglia di volare, di andare via liberi e di ricominciare.
Tutti siamo trattenuti da qualcosa o qualcuno: qualcosa come un sogno altrimenti impossibile da realizzare, ma che stenta ad arrivare, e forse è proprio lui stesso la causa del desiderio di fuga; qualcuno come un affetto troppo grande per lasciarlo qua solo, o troppi affetti troppo grandi.


                                                   Foto scattata da Carolina Elefante.

Ma perché scappare? La fuga comporta dei rischi, inoltre le difficoltà si trovano ovunque, è una sorta di "fuggire dalle difficoltà" diranno i più responsabili. Io dico di no... io dico che chi scappa è perché propio non riteneva la pena spendere tempo per risolvere dei problemi che non gli interessavano, non perché sia irresponsabile, ma solo perché: "il gioco non valeva la candela" e quando ci saranno problemi che si vogliono affrontare, lo farà ognuno di noi.

Ci sono persone che davvero mollano tutto, che davvero sfruttano il loro desiderio di fuga e che davvero spiccano il volo in alto, allora vengono ammirati e chissà che qualcuno non trovi coraggio, proprio da queste persone, di spiccare il suo volo personale.
Per i fifoni, per quelli con troppe responsabilità, l'unica via di fuga è un viaggio, un bel libro o un sogno ad occhi aperti, e se mai arriverà il vostro momento, lo saprete, altrimenti, probabilmente il vostro vero volo lo farete dove siete già, all'interno della vita che già custodite.

Buona fuga a tutti, anche a chi la trova, semplicemente in un bicchiere di Vodka.
Anche io andrò a volare, per ora solo con la fantasia, e senza Vodka (ahah :-) ) voi come la troverete?
A presto,
Chiara

sabato 3 novembre 2012

E SE...

E se.... E se... E se... 

"Il figlio che hai è il figlio che eri destinato ad avere, doveva andare per forza così. Ti dicono questo nell'ufficio adozioni, e, in ogni caso mi piace pensare che sia vero.
Ma tutto il resto, nella vita, sembra puramente casuale. E se avessi detto o fatto una piccola cosa? E se avessi mandato tutto all'aria? E se avessi scelto un'altra vita, o un'altra persona, forse non ci saremmo mai trovati. E se fossi cresciuta in modo diverso, se mia madre non si fosse mai ammalata, se avessi avuto un buon padre, e se... E se... E se..."

E' così che inizia la tredicesima puntata dell'ottava stagione di Grey's Anatomy e tutto, all'interno di questa puntata, intitolata appunto "E se..." è stravolto. Durante tutto l'episodio si ripete la seguente frase: "Noi creiamo il nostro destino", e la puntata è esattamente il contrario di quello che succede nel telefilm.

Eppure, alla fine della puntata Meredith, come voce narrante, parla: "La tua vita è un dono: accettalo, non importa quanto incasinata o piena di dolore possa sembrare. (...) Niente, niente è come credevo che sarebbe andato, è come se non riconoscessi neanche più la mia vita. Ci sono cose che accadono perché è come se fossero destinate ad accadere....come se dovessero andare per forza così."

Quindi, ogni meccanismo di vita dopo tende a tornare come già stava accadendo nella serie.
Una mia amica sta vivendo la stessa cosa che succedeva nella stagione: lei ha seguito un percorso fatto di scelte, di sofferenza e di decisioni difficili, ma alla fine, sembra quasi che tutto stia tornando come prima, "solo" avendo fatto passare del tempo. Questo è meraviglioso perché sembra ci sia un filo conduttore che faccia in modo che, a volte, una scelta non sia definitiva, per quanto, al momento lo potesse sembrare.
Tuttavia non deve essere una scusa per "Stare fermi", ma "Il destino va creato lo stesso mantendo un buon comportamento, essendo delle brave persone, non delle larve, ma cercando di vivere correttamente." Basta questo secondo me.
Lo so, ho scritto già qualche post su tutto ciò... ma è un argomento che mi sta molto a cuore.

E se... E se... E se...

Troppe volte ho invece assistito a critiche, giudizi, consigli dati senza nessun senso logico.
E se, prima di aprire la bocca, si pensasse "E se fossi io lei?", "E se fossi io lui?", "E se io non conoscessi tutto e ogni giudizio parrebbe inopportuno?". Allora, se solo uno di voi lo penserà la prossima volta, rammentandosi che "Ci sono sempre due versioni di una storia", sarò soddisfatta di questo post.

Provo a immaginare....
E se voi non foste voi? E se io non fossi io...? Chissà...
A presto,
Chiara

venerdì 26 ottobre 2012

Nodi-non-snodabili: davvero esistono?




Qualche tempo fa volevo scrivere un post sui nodi-non-snodabili. A dire la verità, ho scritto solo il titolo, ma il pensiero era indirizzato a quei legami, in cui è un nodo a reggere il tutto, ma non un nodo normale... un nodo-non-snodabile. Ero convinta che certi rapporti, certi legami non si potessero sciogliere, nemmeno con dell'acido, nemmeno con un coltello, nemmeno con del fuoco.
Adesso, invece, mi sono ricreduta. Non so se è un bene o un male. Tutti i rapporti sono come una corda, tesa o affievolita che sia, e ogni rapporto, di sangue o non, può crollare. Può crollare per la lontananza, può crollare per la vicinanza, può sciogliersi perché troppo teso, può sciogliersi perché troppo molle, può semplicemente cadere la presa a uno dei due, oppure ad entrambi. Ogni rapporto è una corda, che va mantenuta con il tempo: se si tiene al freddo si usura per questo e se si mantiene al caldo, si usura per esso. Quando si cade in un eccesso come il caldo-freddo, è necessario riscaldarlo un po', o raffreddarlo un po', sapere quando tenere guanti sulle mani e sapere quando toglierseli. Ogni rapporto, ogni nodo, ogni corda, ogni filo, va controllato, e per quanto a volte ci si ustioni o si congeli, bisogna tener duro, altrimenti è proprio finita. Sia un rapporto di sangue, sia un rapporto di sintonia, sia il rapporto con noi stessi.

Chiara

martedì 23 ottobre 2012

Perdite

                                                        Foto scattata da Giulia Zen

Nessuna perdita è facile, nessuna perdita è accettabile. Il mondo cristiano aiuta a sperare o a capire (dipende da quanta fede si ha), che nessuna perdita è eterna. Però è difficile da capire.
Una perdita va accettata e va metabolizzata, ogni perdita per essere digerita va compresa e, per essere compresa, è necessario rispondere alla domanda: "Perché?" Spesso una risposta non c'è. Serve un atto di fede per accettare senza risposta, e, a volte, non c'è scelta: va compiuto.
Ogni perdita lascia un vuoto dentro. Ogni ricordo sembra indebolirsi e questo proprio non lo si può accettare. Passato un po' di tempo ci si accorge che i ricordi sono tutti lì: basta poco per rivivere tutto, seppur con dolore, dolore causato dalla tristezza di non poter creare nuovi ricordi.
Ogni perdita lascia un vuoto nel cuore, nella testa. Ogni perdita è un incubo. La perdita fa temere altre perdite. La perdita fa paura. Fa crescere la paura che non si rivedrà mai più qualcuno: e l'unica speranza sta nel Credere.
Crediate per non perdervi,
Chiara

sabato 20 ottobre 2012

Cattivi si diventa

Sto guardando una serie televisiva spettacolare: "Once upon a time" o "C'era una volta".
Riassunto, per chi non lo sapesse: la strega cattiva di Biancaneve ha intrappolato tutti i personaggi delle favole (buoni e cattivi) nel nostro mondo e loro non sanno di essere loro, ma vivono in questa realtà da 28 anni, realtà in cui ogni ricordo è stato cancellato, e tutto il passato è offuscato.  Poi arriva la salvatrice  , che deve spezzare la maledizione, e che...non crede nelle favole.

E' incredibile il telefilm, un intreccio favoloso, chi l'ha creato è un genio, a mio modesto parere.
La cosa che mi ha più colpita è come.... si diventa cattivi. Ogni cattivo ha una storia che lo ha reso tale, di dolore, dolore che cambia così radicalmente una persona da farla diventare non solo cattiva ma spietata. Altri personaggi vivono storie di alta sofferenza ma la loro purezza d'animo resta invariata. Per i cattivi, ovviamente no.
Mi incuriosisce tantissimo capire perché alcuni reagiscono in un modo e altri in un altro, poiché tutto ciò, è reale, ovvero: capita la medesima cosa nella realtà.

Allora chiedo a voi: cosa vi incattivisce? Cosa, se avete certe esperienze, sentite che vi cambia dentro, nel profondo?
La mia risposta è: la delusione, sia quella causata dagli altri, sia quella causata da me stessa.

                                    Foto scattata da Giulia Zen con la collaborazione di Enrico Buzzoni

Buone riflessioni,
ora, se avete capito la causa del pizzico di cattiveria che ogni tanto magari percepite dentro di voi, cercate di fare in modo non dilaghi.... anche se non credo che sia una scelta, a volte, ma se potete impedirlo, impeditelo!
:-)
Chiara

p.s. Un grande ringraziamento a Giulia Zen e ad Enrico Buzzoni per avermi permesso di utilizzare questa simpaticissima foto :-)


giovedì 18 ottobre 2012

Voglio un mondo rosa!

Voglio svegliarmi la mattina, aprire le finestre e vedere questo: un mondo rosa!

                                                        Foto scattata da Giulia Zen

Voglio un mondo che si possa mangiare, voglio le piante di zucchero filato e il profumo fruttato della natura nell'aria, voglio un ruscello dove specchiarmi, voglio la panna montata nel cielo. Voglio che nessun orco cattivo invada questo mondo: il mondo che solo una donna, una vera donna (come ce ne sono tante in giro), sa creare per il propri figli, sa creare per la propria famiglia, sa creare per il mondo stesso. Voglio che tutte le donne trovino il coraggio di creare questo mondo rosa, voglio che si possa volare nel blu cielo, e che esso somigli all'acqua 39°C termale. Voglio che si possa uscire a testa alta e poter creare con la bacchetta magica tutto ciò... e le donne ne sono capaci! Serve solo la possibilità di farlo. Le donne sono capaci di tutto, quelle vere, e possono fare questo! (L'unico impedimento delle donne sta nel saper parcheggiare e, a volte, guidare...almeno la maggior parte! Ahahah :-) )
Perché non lo fanno? Perché non riescono a farlo?

Perché ci sono troppi orchi, e tutte le fate e i fati del mondo non sono ancora riuscite a sconfiggere la cattiveria.
Non ci devono essere più schiaffi dati per un rossetto o una gonna corta, non ci devono essere più padri padroni, non ci devono esser più stupri giustificati da "una bevuta di troppo" o da un pregiudizio, non ci devono essere più donne licenziate perché madri, non ci devono essere più uomini che hanno paura della favolosità dell'universo femminile! Ci devono essere uomini intelligenti, che apprezzino e che capiscano, che tutti ci guadagnerebbero, a far entrare l'universo femminile nel mondo. Perché?  Perché chiunque vorrebbe vivere in una favola, perché chiunque vorrebbe il lieto fine.

Ci sono uomini intelligenti e c'è una fata dentro ogni persona, uomo o donna che sia, e poi ci sono donne meravigliose! Forse, è ora che il mondo le accetti, prima che diventi buio definitivamente.
Gli orchi vanno cacciati: fate e fati, cacciamoli, non arrendiamoci!
W le donne!

Chiara

p.s. Il termine "fati" è stato inventato da me, per identificare la "fata" che esiste negli uomini intelligenti.  Potevo usare il vocabolo "maghi", ma a me piaceva "fati". :-)

lunedì 15 ottobre 2012

Giochiamo a fare l'amore?

L'amore è un gioco? SI e NO.
No, perché non è come giocare ad un gioco in scatola, con gli amici, un sabato sera d'inverno.
SI perché ci si mette in gioco, non si mettono in gioco i soldi, come nel calcio o, ormai, come in tutti gli sport, in cui è diventata una questione di "quanti soldi si hanno da investire su...", ma c'è molto di più: ci sono in gioco i sentimenti.
Si gioca in maniera seria, o almeno, si spera, onesta... un po' come si spera accada a livello agonistico: perché nel gioco dell'amore si è tutti atleti di serie A, e, chiunque giochi onestamente merita di vincere ogni gara. Si parte giocando i piccoli campionati dell'oratorio, per passare poi (se si superano i primi ovviamente) ai provinciali, ai regionali, ai nazionali, ai mondiali, ai giochi olimpici.  La cosa più giusta di tutte, è che non c'è una sola medaglia d'oro, ma è sufficiente arrivare alla fine di quel traguardo che chiunque può salire sul podio più alto. :-)

                                                         Foto scattata da Giulia Zen

Fortunatamente si gioca in due, è, infatti, un gioco di squadra, un gioco di coalizione, un gioco d'attacco, un gioco di difesa, un gioco di scontro. Scontro che spesso avviene all'interno della stessa squadra, forse per un malinteso di ruolo, forse perché il passaggio della palla si effettua con poca precisione, forse perché, per sbaglio, uno fa lo sgambetto all'altro, forse perché si è talmente lanciati che se uno dei due resta indietro, l'altro non si accorge e corre senza il compagno. Ci sono mille scontri interni ed esterni che si debbono affrontare, quel che conta è farlo insieme, come nella foto sopra: passeggiando o correndo, basta farla insieme. Qualsiasi cosa accada si è in due, e il detto che più si addice è lo stesso dei tre moschettieri: "Uno per tutti, tutti per uno", magari modificato in: "Io per te, tu per me, noi per noi".

Sapete cosa è errato nei giochi di squadra di oggi? Se uno fa un errore, se c'è uno squilibro intestinale, non si va dal medico, non si va da chi aiuta, non si risolve all'interno del club, ma si chiamano i giornalisti. Così vediamo titoloni sulla Gazzetta dello Sport di Cassano che accusa Galliani, di Pinco Pallino che accusa Pinco Pallone, e via dicendo. Una volte tale problema non sussisteva nemmeno: una parola di troppo ai giornalisti ed eri fuori dal gioco, fuori dai premi. Allora non c'era gente che passava dal Milan all'Inter e dall'Inter al Milan, come se fosse una prostituta, allora: una bandiera era una bandiera e non si chiedeva un passaporto straniero per giocare in una nazionale non propria, ma si manifestava con orgoglio la propria nazionalità... un po' come si dovrebbe manifestare con orgoglio il proprio amore.

Più tappe si conquistano, più si difende la propria porta, più podi si vincono, più si potrebbe arrivare non solo a giocare, ma anche ad avere l'oro alle Olimpiadi, e arrivare a Venezia a festeggiare i 60 anni di matrimonio, come, mi piace immaginare, stiano facendo i due sposini nella foto.
Certo, dipende se le Olimpiadi si vogliono vincere davvero.

Termino con una citazione che ho scoperto oggi ma che continuerò a ripetere, perché è di una bellezza impressionante: "L'amore vuole tutto...e ha ragione." Ludwig Van Beethoven.
Altra citazione che adoro sull'amore è: "Qualcuno ha detto che l'amore è dare all'altro la possibilità di distruggerti ma confidare nel fatto che non lo faccia".

Buon gioco di squadra a tutti....! Siate onesti prima di tutto...e amate tanto!
Chiara

giovedì 11 ottobre 2012

Perché si ha paura della solitudine?

Perché la solitudine disturba tanto? Perché suscita così tanta paura?

Orson Welles ha scritto" “Siamo nati soli,viviamo soli, moriamo soli. Solo attraverso l’amore e l’amicizia possiamo creare l’illusione per un momento, di non essere soli.” 

                                                         Foto scattata da Giulia Zen

Ma se si nasce già soli, perché non ci si adatta a ciò, ma si cerca sempre di non restarlo? Perché non si sta bene con se stessi?
Io non darei risposte affermative a quest'ultima domanda: credo, infatti, che il motivo principale, sia la ricerca di quello che ci manca. Per quanto ciascuno di noi si possa amare (perché, per vivere bene, ciascuno deve amare se stesso), è forte la necessità di essere amati da altri: senza condizioni, per come si è, semplicemente, e senza "costrizioni". 
Si cerca l'amore di coppia, perché è la situazione più completa che ci viene, fin da piccoli, riportata. Come? Tramite gli esempi di quanto fantastica potrebbe essere, e a volte lo è, una famiglia. Inoltre l'amore della famiglia di origine, cioè quello dei genitori, a volte non è abbastanza perché sono solo genitori, e si desidera crescere, dove ciò implica: creare un'altra famiglia e crearsi genitori. Maturando si impara che l'amore di coppia è difficile da trovare, è difficile da costruire, come in tutti i rapporti. Ma questo nel dettaglio, è complicato perché, ormai, non si cerca più solo il "Volersi bene", ma l'amore quello che devasta lo stomaco, il cuore e quello che duri per sempre.
Spesso è l'amicizia quella che c'è sempre, perché il"Volersi bene"non finisce mai. Infatti, se si è bravi a costruire un rapporto, se non lo si ignora, ce la si fa: ecco, l'amicizia, oltre a richiedere sicuramente un certo feeling (non tutti possono essere amici di tutti), ha bisogno di non essere ignorata: questa è, a mio avviso, la regola principale. Mentre, per l'amore di coppia, è tutto più complesso: ci sono mille sfaccettature e, spesso, anche se va tutto a gonfie vele (non si litiga, si è d'accordo sul futuro, ecc.) l'amore, passa... non è stato eterno, ma "è stato solo un attimo di eternità"(cit. Baglioni) e non si sa se ricapiterà.
Nel cuore vi è delusione, la sensazione di aver fallito, la sensazione che si è soli, e fa così paura non "non essere amati", ma essere amati solo da se stessi, perché si pensa che forse... si: c'è qualcosa che non va dentro chi sta passando ciò.
La fine di un'amicizia è altrettanto devastante perché  sembrava più semplice costruirla, una volta instaurato il feeling, una volta non averla ignorata.
E' il fallimento, la delusione di pensare che si meritava di essere amati, che si pensava di poter essere amati che resta dentro, e credo sia questo, che faccia tanto paura della solitudine: la mancanza d'amore, se non il proprio.

Speriamo che Orson Welles si sbagliava,
Chiara

lunedì 8 ottobre 2012

Pro e contro di chi si è

Nell'immaginario collettivo, pensiamo alle persone che definiamo artisti, come persone abbastanza strane, o meglio particolari e non di certo ordinarie. Si immagina un non so che di folle nel comportamento, nella loro testa.  Devo confessare che spesso mi sento così: un po' "poco a posto", e a volte invece mi sento particolarmente normale, comune.
In realtà nessuna persona è comune, chiunque è straordinario (= termine comunemente usato per definire le qualità positive si una persona, ma che io sto usando solo in definizione di "non ordinario"). Tutti siamo un po' speciali, ciascuno a suo modo, nelle sue aspettative. Tuttavia ci sono persone che si estraniano dal gruppo perché lo stesso gruppo riconosce la rarità di vedere sviluppate doti che poco spesso si vedono sviluppate. 
Vi faccio qualche esempio: ci sono persone che sono particolarmente colte e intelligenti, ma a livello di sensibilità, fanno un po' pena. Ci sono persone talmente sensibili che quando provano qualche emozione non riesco più a razionalizzare, non solo i sentimenti, ma nulla. Ci sono persone che spiccano nella loro ingenuità e nella fiducia che danno al prossimo, tuttavia agli occhi del mondo possono sembrare "incantate".
Insomma, ognuno di noi è straordinario a suo modo. Voi cosa siete? In che modo siete speciali? In che modo vi vedete voi e in che modo vi vedono gli altri?

                                Foto scattata da Giulia Zen, intitolata: "Io sono uno e nessuno".

Io, Chiara, non conosco a fondo la mia risposta, devo ragionarci un po' su. Tuttavia, in certi momenti mi vedo un po' come una folle artista. Che grandi paroloni, forse inutili, forse no. Sicuramente dò ampio spazio ai miei sentimenti, alle mie emozioni e credo che questo blog lo dimostri. Probabilmente in questa straordinarietà si cela la più grande qualità positiva... e negativa nel medesimo tempo. Forse, semplicemente, mi sopravvaluto e basta: definirmi artista è un po' uno spreco, ma non importa. Mi vedo così non per le mie opere inesistenti, ma per come mi sento dentro: un po' folle. :-) Più che altro è che scrivo sempre quando le emozioni, che spesso si trasformano in sentimenti, assumono un'aspetto molto importante nel mio "Io". Perché sono loro ad ispirarmi. Soprattutto quelle negative, e mi chiedo un po' il perché in effetti.  Perché mi lascio così trasportare da esse? Non è una cosa tanto bella... vi pare?
Si, per molti aspetti mi ritengo fortunata, per altri meno... e secondo voi?
E le vostre quali sono?

Chiara


giovedì 4 ottobre 2012

"Non so cosa dirti"

Avete presente le arrabbiature? Le sfuriate? Le scenate, quelle belle forti, urlate al mondo, definite dalla nomenclatura popolare "napoletane"? Ecco! Se le ricevete siete fortunati. Celate la vergogna per la voce alta o perché qualcuno sta calpestando, leggermente, il vostro amor proprio. Perché? Perché è meglio di nulla. E' il nulla che è devastante, almeno per me. Quando qualcuno sbraita o sembra un cane rabbioso ci tiene ancora a voi, nutre ancora delle speranze per il vostro rapporto, per quell'argomento in cui siete tanto in conflitto con il vostro interlocutore. Quando la speranza cessa, quando, spesso il torto è troppo grande, quando il torto magari nei confronti di voi stessi sta aumentando in maniere elevata (il tutto è comunque soggettivo), allora lì, arriva il silenzio, il "non so cosa dirti".
Il "Non so cosa dirti", il "fai un po' come vuoi" è quello che i genitori, fin da quando si è ragazzini, quando li esasperiamo, lo dicono, e l'abitudine è quella di considerarla come una scappatoia, come una bella risposta, e, in effetti si pensa: "Evviva, certo che faccio quello che voglio: lo farò!" Poi, crescendo si comprende che, ahimè, non è sempre una risposta gioiosa, tutt'altro. E' la perdita della speranza, è la desolazione, è il "Mi hai talmente deluso che qualsiasi cosa tu dica o faccia, è irrelevante". 
Questo si collega un po' all'ultimo post che ho scritto sulla pretenziosità in un rapporto, cioè sull'aspettarsi troppo da qualcuno. Nel "Non so cosa dirti" c'è racchiusa l'idea del "Mi aspettavo troppo da te, probabilmente non eri quella bella e intelligente persona che pensavo". 

Cosa fare se ve lo sentite dire? Non lo so proprio... forse se me lo sentissi dire, insisterei al massimo (ovviamente se stessi nutrendo interesse per quella persona), se invece lo dovessi dire, non so quanta speranza di recupero ci sia... ma se una persona ci tiene, insiste e prova a capire davvero e profondamente quel "Non so cosa dirti"

                                                     Foto scattata da Giulia Zen


Il "Non so cosa dirti" a volte è già tanto...perché sto capendo che il peggio è quando si fa finta di nulla, ma l'opinione si nasconde perché "è inutile" e perché "tanto non cambierebbe niente"... allora si fa buon viso a cattivo gioco. E' falsità? A mio parere no: è solo la perdita totale di speranza.

Nella speranza che non vi capiti mai di sentirvelo dire, ma nemmeno di dirlo, poiché è altrettanto brutto, triste, amaro,

Chiara

lunedì 1 ottobre 2012

Essere o non essere (pretenziosi)?

Più volte sono stata messa davanti a questo quesito, il più delle volte dalla mia dolce mamma che mi ripete: "Pretendi troppo...gli altri non sono come te". In questo caso mia mamma sostiene che, oltre a pretendere eccessivamente, mi aspetto sempre troppo, il che porta, spesso (ma non sempre) a rimanerci male. Ma... è davvero un difetto? Desiderare troppo è realmente un problema?
Il post si rivolgerà più al desiderio, al pretendere in un rapporto umano, sia esso di amicizia, sia esso d'amore, sia di semplice correttezza (come ad es. lo comporta "convivere" in convitto con altre persone), utilizzando delle metafore.

Io voglio, desidero tutto dalla vita. Ma proprio tutto tutto. Ovviamente ci sono priorità e cose più importanti di altre, come la salute, che viene prima di ogni altra cosa, non solo mia, ma anche quella dei miei cari. Tuttavia non credo ci sia nulla di male nel desiderare, nel lottare per altro.
Ogni sogno è personale, e credo che nessuno abbia il diritto di criticarlo o giudicare una persona desiderosa di troppo.......tanto non è un suo problema, no?
Mi spiego... se io (per es.) desidero la villa con piscina e lavoro sodo per questo, e per fare in modo che i miei figli possano studiare quanto desiderino e non andare a lavorare a diciotto anni.... perché devo sbagliare? Perché chi preferisce abitare in un monolocale nel centro di Milano e andare per locali deve contestare la mia idea giudicandola "troppo". Nessuno può giudicare troppo un sogno, vi pare?
Se per una persona è oro ciò che per un'altra è rame.... insomma... qual'è il problema? Alla fine siamo tutti diversi e ognuno deve ambire, desiderare, ciò che sente dentro.

Ho un'amica che è in contrasto con il suo ragazzo perché "vuole troppo". Io da amica, le posso dire che non ci sarà mai una persona che vada alla perfezione in tutto e per tutto, tuttavia, con il dialogo e la buona volontà, se c'è amore, ci si può arrivare molto vicini...quindi, a parere mio, non si deve accontentare, lei vuole una cosa, e deve lottare, deve provare ad averla! Abbiamo ventitré, ventiquattro anni e arrenderci non è certo la scelta giusta, secondo me.
Ed ecco un altro esempio: un ragazzo a San Valentino ha promesso alla fidanzata che avrebbe organizzato una cena per loro al ristorante giapponese... a parte questo, nemmeno una rosa, nemmeno un bigliettino. La ragazza si è lamentata e le sue amiche le hanno detto: "Ma almeno la cena te l'ha organizzata, per un maschio è già tanto...il mio non lo ha mai fatto!" Io dico di no... io dico che non è vero e non giusto. Lei desidera di più e perché è sbagliato? Chi glielo può dire? Nessuno. E poi, togliamoci dalla testa, care ragazze, questa invenzione che "per i maschi alcune cose sono già tanto" perché non è vero. I maschi non sono scemi (tranne in rari casi, i medesimi delle donne) e per prenotare un ristorante, portare una rosa, un pensiero o per scrivere un sms o un bigliettino carino, non ci vuole una tripla laurea ad Harvard, ma solo un po' di voglia di vedere un sorriso sul volto della loro ragazza e non una delusione. Quindi perché è sbagliato pretendere?
Ognuno ha la sua vita e se "io" pretendo tanto dalla mia, dai miei rapporti non credo sia un problema altrui.... come ho detto: se uno vede oro, ciò che per un altro è rame, non si dovrebbe criticare, giudicare poiché si vedono le cose in maniera diversa e sono troppo personali per metterle a dibattito. 
Cercate e il vostro oro e non curatevi di ciò che è oro per gli altri, perché anche io desidero solo il mio oro dai miei rapporti.
Come consiglio però, chiedo a tutti di essere un po' umili, perché  a volte, per aver l'oro, è necessario, dare oro, e pretenderlo da se stessi. 

Chiara

sabato 29 settembre 2012

Sezione divorzi

Mercoledì sono andata al Tribunale di Milano ed è stato abbastanza desolante, la sezione famigliare è abbastanza desolante. Desolante perché tutto quello che si avverte è rabbia, dolore, vendetta, delusione e soprattutto il desiderio di non essere lì. Si avverte un deserto di emozioni positive, e spesso, un vero deserto di emozioni. Ma perché?
Mi hanno detto che io sbaglio in tutto, poiché credo, a 23 anni, quasi 24, che, quando si voglia chiudere un rapporto, lo si possa fare con rispetto, sincerità e buona fede. Invece, ormai, nessun rapporto, finisce nel modo che io credo sia corretto. Devono esserci insulti e tanto dolore. Disperazione. 
Tutto ciò logora l'anima, il cuore delle persone...eppure nessuno si arresta, nonostante, la delusione, la tristezza ci sia in entrambi i cuori...o, almeno: si spera. E, a questo punto, credo che sia questo "si spera" a riempire le nostre aule di tribunale, sezione divorzi, dato che non è una certezza che l'amarezza riempia il cuore di entrambe le persone di una storia...ma si pensa che ad essere arrabbiati si sia soli.
Soli, come effettivamente, resta sempre una parte del cuore dopo la fine di un vero amore.

Chiara 

lunedì 24 settembre 2012

Siate più Terroni

Cari ragazzi del nord...e, perché no, del sud...
mai come oggi sento sempre più reale la discrepanza tra nord a sud. Mi tornano in mente i film di Luca Miniero, in cui Claudio Bisio rappresenta il nord e, Alessandro Siani, il sud, ne: "Benvenuti al Sud" e "Benvenuti al Nord". Siamo tutti italiani, sì, ma con delle differenze.
Oggi ho avuto un'esperienza di "toccata e fuga" con angelo siciliano.
Cari nordici, dite quello che volete, scrivete sulla pigrizia e sulla troppa quiete di "quelli del sud", ma forse, come al solito, prima di criticare, fermatevi e facciamo (tutti) un vero scambio culturale, uno scambio caratteriale, come nei due film comici sopra citati, che evidenziano molte caratteristiche veritiere di questa Italia spaccata, che forse, un domani, sarà più unita...non solo quando gioca la Nazionale di calcio.
Non è una novità l'ospitalità terrona, non è una novità la sensibilità terrona, non è una novità la non-tirchieria terrona quando si tratta di un sorriso, di un abbraccio, di un aiuto economico o morale.
In una società che si fa i cazzi degli altri giusto per il gusto di farseli, i Terroni, spesso, se li fanno per offrirti il loro braccio, non solo la loro mano.
Come in tutte le cose è sbagliato generalizzare, e non voglio attaccare eccessivamente il nord a favore del sud, perché anche al nord esistono persone "terrone" (io spero di essere tra queste), come al sud "nordici".



Oggi, in università, il mio angelo siciliano mi ha seguita in bagno, facendomi aprire la porta, per vedere come stavo. Una ragazza MAI e, ripeto, MAI vista. C'erano miei compagni di corso intorno (non tutti ovviamente)... ma nessuno si è degnato di chiedermi come stavo, e non è che "solo loro hanno una vita", anche questa ragazza siciliana, sicuramente, aveva i suo bel da fare, eppure non ha esitato.
Dolcemente, così come è arrivata, è dovuta scappare, una sorta di Cenerentola che, al posto della scarpetta di cristallo, mi ha lasciato un sorriso.
Grazie al mio angelo siciliano segreto,
e siate tutti più terroni!!!!!!!!!
Chiara

p.s. ho usato il termine "Terroni" per enfatizzare la critica ai "nordici".... con più precisione è usato con modalità positiva.

mercoledì 19 settembre 2012

"Del doman non v'è certezza..."


Nella vita tutto insegue una certa cronologia... si nasce in una famiglia, si cresce in una famiglia, la prima scelta vera è sul tipo di istituto superiore da affrontare e poi (vivamente consigliata al giorno d'oggi) è l'università. Sia alla fine di questa, piuttosto che al termine dell'istituto superiore scelto, si trova un lavoro a tempo indeterminato, spesso dopo un periodo di prova (possibilmente non troppo lungo), si risparmia, si apre un mutuo con un  bravo ragazzo/a che condivide i tuoi stessi obiettivi (s'intende una famiglia ovviamente, crescere i figli nel medesimo modo, mantenendo l'amore tra i coniugi), quindi il matrimonio e appena possibile dei figli e la carriera, oppure uno dei due rinuncia a quest'ultima, per la famiglia (questo dipende da caso a caso, basta essere d'accordo all'interno del nucleo famigliare).

Questo è quello che ci hanno insegnato... questo è quello in cui ci hanno fatto credere, questo è quello che ci hanno detto "essere giusto", "corretto".. perché c'è un ordine a tutto. Ed è vero. Cioè almeno per certe cose, quando il tutto riguarda soprattutto dei bambini è vero: ci vuole un ordine, un marito prima di andare a prostitute o una moglie prima di farsi il capo per far carriera (sono i due prototipi di errore che spesso vengono riportati, ma ce ne sono a migliaia), deve pensare alle promesse che ha fatto, deve pensare ai propri figli, perché, volere o volare, ogni conseguenza ricade su loro.

Ma l'ordine non è sempre così facile da trovare: la strada, il percorso non è sempre così chiaro. Una volta poche erano le figure, i personaggi che si poteva scegliere di interpretare, oggi sono milioni. Ti laurei in una cosa ma non sai se andrai realmente a fare la cosa più ovvia che la tua facoltà ti propone, a volte non ci sono nemmeno strade ovvie. Spesso si preferisce addirittura finire per orgoglio un istituto superiore che si è scelto, ma che non appartiene alla persona in sé, e, al termine, si sceglie di proseguire da tutt'altra parte. Molti sono talmente bloccati, che si fermano e stanno lì: aspettano? Cosa? I sogni che diventano realtà, ma non tutti se lo possono permettere, e nessun sogno si insegue da un divano (ahimè).

Se l'ordine delle cose porta alla termine dell'università o dell'istituto superiore scelto dopo cosa c'è? Non c'è più quello che ci avevano detto ci sarebbe stato. Ma solo spaesamento. Mille curriculum e mille domande. Nessuna certezza.
Ormai non è più nemmeno una certezza la scelta di un amore, perché ci si abbatte così facilmente davanti alle difficoltà che è meno faticoso dire un "Ciao", piuttosto che un "Restiamo". Probabilmente perché si è stanchi delle scelte che è necessario compiere, e perché? Perché nessuno aveva avvertito, previsto tutto questo. Non solo la crisi economica, ma la crisi di una società che non lotta né per un matrimonio, né per uno stipendio più alto. Grazie al cielo c'è chi lo fa, ma la maggior parte no.

 


Senza contare gli imprevisti... oh mondo quelli sono proprio quelli che odio. Sapete, io sono una di quelle che sa tutto. Sono dieci anni che so la specializzazione a cui voglio dedicarmi, so come sarà il mio matrimonio, so dove andrò ad abitare, so a che età voglio il primo figlio, so i nomi dei miei figli e so con chi fare tutto questo.

Oh cielo! Ho usato il tempo presente....e l'ho fatto apposta. Gli imprevisti hanno trasformato tutto in tutto passato. Rileggete il paragrafo sopra e modificatelo con "sapevo". La cosa più fantastica è che i genitori (in generale, non nello specifico dei miei, ma di quello che ascolto) si arrabbiano per gli imprevisti che capitano lungo la strada. Si arrabbiano se non trovi lavoro, si arrabbiano se vieni bocciato ad un esame, si arrabbiano se ti fai male. Eppure quando eravamo piccoli e cadevamo dalla bicicletta loro erano sempre lì. Ora si è grandi e si deve fare tutto da soli, ma ognuno ha il suo tempo. Ognuno è diverso. Ognuno deve seguire se stesso, sempre a non scapito di altri, ma ognuno deve seguire se stesso. Pensano che gli imprevisti si possano comandare, si possano ignorare, ma spesso non è così: sia esso un figlio improvviso (non sono incinta, è per dire), sia esso un po' di disorientamento per le troppe certezze, per il troppo ordine delle cose che ci hanno detto ci sarebbe stato. Spesso non si rendono nemmeno conto di quanto questo spaesamento soffochi i figli, stanno solo lì fermi a criticare. Non solo i genitori, ma tutte le generazioni più avanti. Ma, tutto questo: non l'hanno costruito loro?? Non sono loro ad aver cresciuto la nostra generazione?

Adesso io non so nulla... è probabile che tra un anno sarò in Svezia a spalare la cacca delle renne, oppure ancora qui a scrivere altri post e a studiare. Ma devo avere il coraggio di accettare che non c'è più la terra sotto i piedi, che non c'è più alcuna certezza. Una volta accettato questo, spiegherò le vele e partirò... lo stesso fate voi: accettate l'incertezza e partite... tra dieci anni, forse avremo più certezze, e, spero, la certezza di insegnare ai nostri figli che non ci sono certezze.

Come scrisse Lorenzo de' Medici, Canti Carnascialeschi, Canzona di Bacco  :

«
 Quant'è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
Del doman non v'è certezza »


Chiara

lunedì 17 settembre 2012

In riflessione dalle vostre riflessioni sull'amicizia-parte 2

Parte 2: sfatiamo un mito.

In ritardo di un giorno, ma ci sono! :-)
Dai vostri commenti e dalle vostre storie mi è tornata in mente una vecchia frase, che tanti anni fa si scriveva sulla Smemo, quando ero alle medie, al liceo. Diceva: L'amore chiese all'amicizia: "Tu a cosa servi?" E l'amicizia rispose: "A portare un sorriso dove tu hai lasciato una lacrima." 
Eheheh niente di più falso.. :-)
Chiariamo subito le cose: questa frase, questo detto, va bene se hai 16 anni e si riferisce alle proprie cotte quotidiane, altrimenti è ora di superare la cosa. Ma come? Ci si lamenta tanto della Disney che ha fatto credere nelle vere storie d'amore... ma mai a queste cagate sull'amicizia.
Carol diceva che se l'amore è un'incertezza, l'amicizia è una sicurezza....poi ha aggiunto: "Se c'è". Ho visto storie di amicizie finite male, e in quel momento se non c'era un amore accanto alla persona tradita dall'amicizia, sarebbe stato un vero colpo, nonostante lo sia stato comunque, almeno c'era qualcuno accanto.
Così, come diceva Marco, siamo pronti a credere alle storie d'amore eterne e a quelle finite male, ma soprattutto pagine e pagine spese ad aiutare donne e uomini di tutto il mondo a cercare il vero amore. MA: la vera amicizia? Come si deduce? Come si affronta la rottura con un amico, con un'amica? Nei vostri commenti ho letto tanta delusione scatenata dall'amicizia, tanta amarezza, tanta tristezza. C'è chi è arrabbiato per un'amicizia finita e chi è deluso per un'amicizia non trovata. Tutto ciò fa tanto male, perché se una storia d'amore (nell'epoca attuale, con l'eccezione dei sogni) è quasi normale finisca, un'amicizia non dovrebbe (né nella realtà, né nei sogni), ma lo fa: finisce. Ho letto una frase da una canzone di Laura Pausini, riferita all'amicizia: "(...) è come un grande amore, solo mascherato un po' (...)". Probabilmente è in questo modo che si deve prendere, come una storia d'amore: si inizia con feeling, si inizia per caso, si chiacchiera, ci si vuole bene, si è se stessi e "se va bene, andrà, altrimenti fine". E' triste ma credo sia così.

Purtroppo, Alessia, non si può far molto se una persona non è interessata. Tu puoi provare, ma se...beh io non ho molta stima di tante persone. Anche io ho provato a farmi sentire, a far sentire la mia disponibile amicizia, ma se dall'altra parte non c'è interesse, cosa ci vuoi fare? Nulla. Sai cosa mi è capitato di pensare? "Se dovessi morire ora, e certe persone dovessero venire al mio funerale, giuro che le perseguito dall'Aldilà." Esagero? Oh, io odio l'ipocrisia. Credo proprio, quindi, che ne sarei capace. Sinceramente, dopo, mi calmo e penso: "Povero/a ebete". Hihihi :-)

Non si arriva subito alla conclusione "Povero/a ebete", spesso come ho dedotto da quello che ha scritto Nati, ci si colpevolizza. In qualche modo è vero che se un rapporto finisce la colpa è di entrambi, ma non sempre è così. A volte finisce perché deve finire, perché quel feeling non esiste più. A volte, invece, finisce per colpa di uno/a, quando l'altro ha fatto il possibile... e dopo un po' è normale cedere. Siamo tutti umani e, come non si possono inseguire gli amori, non si possono inseguire le amicizie.

A me, Alessia, è capitata un'amicizia così: al liceo, durante le prove di un'accademia di Natale, a teatro, ero per caso vicino ad una ragazza, e sul palco c'erano tre persone: uomo1, uomo2, donna.
Ad un certo punto ho detto: "Che bello che è, quell'oca non può smettere di toccarlo?" La ragazza accanto a me ha detto: "Oh santo cielo... stavo pensando la stessa cosa...piace anche a te?" In quel momento eravamo paralizzate, ma in uno slancio di fiducia (fino a quel momento non c'eravamo mai parlate), ci siamo dette a chi eravamo interessate. Io "all'uomo1", lei "all'uomo2". Ero in terza liceo.... adesso ho quasi 24 anni e lei è una delle mie più grandi amiche. :-) Per questo continuo a pensare alla casualità... non è che c'è un destino anche per le amicizie? 

Una volta invece, parlavo con delle persone e sostenevo la tesi che io, anche se non sentivo mensilmente certe persone, per una questione di distanza, di molteplici impegni, quando ci si riusciva a vedere era come se l'amicizia che ci univa dimostrava una strana quotidianità e sarebbe durata per sempre. Questa cosa capitava anche a mia mamma. Invece mi devo ricredere. Mi sbagliavo. Ormai ho un muro dentro di me. Alcune di queste persone, una volta hanno passato brutti e bei momenti ed io, dall'esserci poco, sono stata presente a condividerli. E' successo che abbiano passato brutti momenti loro ed io non potevo saperlo, perché "non sentendosi di parlare non mi avevano avvisato". Ma se ci sentivamo non-mensilmente come facevo a star loro vicino comunque? Per non far lo stesso errore, negli ultimi mesi ho fatto loro sapere che stavo passando un periodo travagliato...alcuni hanno giudicato superficialmente (eliminati), altri, pur sapendo, hanno ignorato (eliminati), e così ho fatto una bella pulizia d'amicizia.  Con rabbia, con impulsività? Sì, ma ci sono anche queste emozioni, sensazioni nella vita e spesso è necessario usarle. Non è che l'abbia comunicato con telegrammi ufficiali, non mi interessa farlo. L'ho solo fatto dentro di me, perché ora so chi conta davvero, ma soprattutto: so per chi conto davvero (e spero continuerà ad essere così). Pensate, è una pulizia che ho fatto anche per mia mamma. Lei mi ha sempre presentato una sua amica come la migliore che si possa avere... poi ho visto i fatti, e ho fatto pulizia dentro di me, anche per lei.


                                                Un amico sa sorreggere il tuo cuore, e il suo.

Ci sono errori che si possono commettere (come io stessa ho commesso o mi hanno commesso), ma poi ci sono errori ingiustificabili, errori imperdonabili. A volte invece, semplicemente finisce così, come un grande amore.

Chiara