mercoledì 27 giugno 2012

Istinto di immortalità

Non ci sono animali che corrono rischi solo perché l'adrenalina li eccita. Gli animali li corrono per istinto di sopravvivenza. L'uomo no. L'uomo, pur essendo un animale, e dotato per giunta di un cervello più sviluppato rispetto a qualsiasi essere vivente, ama il rischio e lo corre anche a prescindere da quell'istinto che accomuna gli animali, cioè l'istinto di sopravvivenza già citato poco fa. Infatti, egli, ama sentire scorrere l'adrenalina, ama le cose che lo mettono in pericolo. Finché questo si concretizza nel paracadutismo o nel bungee jumping insomma: ognuno fa le sue scelte e se sono scelte legali ed effettuate nelle regolari norme di sicurezza....che che dire: ognuno è padrone della sua vita. Ma spesso ciò non accade. 

                                                     Foto scattata da Giulia Zen

Spesso, l'uomo si diverte a sfidare non la sorte o il destino, che dir si voglia, ma la vita. Ci sono situazioni che palesemente recano danno all'individuo, eppure l'uomo è colpito dal suo istinto di immortalità. Istinto che ha solo l'uomo, istinto che è un gran difetto. 
Avete capito di quale istinto parlo? Dell'istinto che fa pensare: a me non succederà.
Avere questo istinto e seguirlo è come pensare di essere immortali, è come sfidare il suicidio. Il che è assurdo. Va contro ogni logica di sopravvivenza, va contro ogni principio di conservazione della vita, va contro se stessi. La maggior parte di queste situazioni che l'uomo sfida è palese che rechino danno: è come fumare un marea di sigarette al giorno per anni ed essere convinti che il cancro tanto non colpirà i miei polmoni, è come guidare ubriachi perché io non farò un incidente, è come non fare esami di screening perché io non ne ho bisogno poiché non ho sicuramente nessuna malattia, è come fare sesso non protetto con venti persone ed essere convinti che io non prenderò l'HIV o altre patologie, e potrei andare avanti all'infinito....ma nessuno è supereroe, siamo tutti esseri umani....ma siamo così fortunati di essere dotati di un'intelligenza superiore rispetto a tutti gli altri animali....cerchiamo di usarla per combattere questo istinto per utilizzare quello della sopravvivenza. 

Chiara

lunedì 18 giugno 2012

Diario di una futura anoressica

Ormai da un po' di tempo medito su questo tema. Non voglio scrivere qualcosa di banale, e qualcosa che, comunque, sanno già tutti. Vorrei solo provare a sensibilizzare le persone, e a far capire cosa può portare una ragazza ("ragazza", forse perché, essendo io stessa una "fanciulla", posso immedesimarmi meglio) a diventare anoressica, cioè i suoi pensieri.
Ecco, adesso proverò a scrivere una pagina di diario, come se fossi io la ragazza che sta per entrare in questo sbagliato mondo. Per ovvi motivi è tutto romanzato ed inventato, come, ad esempio la situazione famigliare e i suoi personaggi.

DIARIO
Cara Anna,
tu sei la migliore amica, forse perché non parli, ma mi lasci semplicemente sfogare, senza criticare. Le tue pagine e l'inchiostro che mi metti a disposizione sono tutto ciò che ho davvero di mio.
L'estate sta arrivando e sono sovrappeso di 10 kg circa. Si va bene, non si vede. Ahah Come se la gente pensasse che io ci creda quando me lo dice.
Ieri passeggiavo in centro e ho trovato un volantino che pubblicizza una dieta. Dice: "Dobbiamo ricordarci sempre che noi non abbiamo un corpo. Noi siamo un corpo."  C'è un tizio in copertina che ha proprio la faccia da pirla. Ma è così. Ormai tutti la pensano così. Noi siamo un corpo, proprio come gli animali. Non viene menzionata la testa, l'anima, l'istruzione, la cultura, le idee, il pensiero, la dolcezza, la gentilezza. NO. NOI SIAMO UN CORPO.
                                          Foto scattata da Giulia Zen
                                         
Beh, devo ammetterlo: credevo fossimo molto più che un corpo. Certo, è giusto non eccedere perché non fa bene alla salute, al cuore. Ma una frase del genere l'avrei vista più per gli esami del sangue, il Pap Test, la colonscopia, gli esami di prevenzione, insomma! Per ricordare alla gente che è sbagliato pensare di essere immortali, e di fare dei controlli.
Invece no. Dieta, dieta e ancora dieta. Rischio di impazzire: mia mamma continua a dirmi che se voglio entrare nel costume dell'anno scorso devo perdere peso e di non ridurmi come mio padre. Mia sorella si scambia i costumi con mia mamma, e non è magra, di più. Vuole partecipare, l'anno prossimo a qualcosa che ha a che fare con le veline, non so.... ma in futuro, perché adesso "è troppo grassa". Mi guarda come se io fossi adottata e non fossi sua sorella, perché ho ben 10 kg in più e non mi so regolare. L'altra sera ho sentito che diceva a telefono con la sua amica (che deve aver pensato che potremmo scambiarci i costumi), che i miei le saranno larghi anche quando avrà 50 anni, perché lei ha preso da mamma e io no.
E' colpa mia se studio e non voglio fare la velina. E' colpa mia se mi innervosisco nel periodo esami e mangio. E' colpa mia aver un metabolismo lento. Lei si fa 20 km di corsa al giorno... io leggo. Ma sono io quella sbagliata, perché "noi non abbiamo un corpo, noi siamo un corpo". E odio tutte le mie amiche quando dicono "vai bene così e loro mangiano mezza foglia di insalata a pranzo e 1/4 a cena."
E sai una cosa, Anna? Stanno tutti lì a fare campagne contro l'anoressia ma poi in tv, anche in qualsiasi pubblicità, anche della colla, ci sono donne nude estremamente belle. Si, bla bla bla: loro sono giuste, non sono anoressiche. Va bene. Però..... sono quelli i modelli che portano all'anoressia: perché non ce ne è una che abbia un difetto. Uno solo. E se, per disgrazia dovesse averlo, c'è photoshop. Con photoshop persino l'abbronzatura puoi modificare. Ma tanto: loro sono perfette, è a me che servirebbe photoshop. E una dieta.
Pure il mio ragazzo dice che così vado bene. Certo... peccato che quando vede quell'oca di mia sorella, solo il culo vede e la guarda con due occhi...dovessi vedere Anna... a me non mi guarda con quegli occhi da una vita. Lo vedo, vedo il luccichio di quando guarda le altre, anche le mie amiche. Come se preferisse farsi loro, piuttosto che farsi me.
L'unico a cui si vede che piaccio è il papà. Ma: mio papà è mio papà... per lui sarò sempre bella. Ah, se fossero tutti gli uomini come il papà!
La verità è che io non mi piaccio, Anna... nemmeno io mi guarderei con quel luccichino. Persino io non mi guardo più allo specchio. Non ho più voglia nemmeno di uscire. Non ho voglia di togliermi la tuta, non ho voglia di guardare come mi stanno male i vestiti dell'anno scorso. Ho provato mille diete eppure sono sempre nervosa e mangio.
Voglio essere io la ragazza a cui la commessa chiede "36 o 38?". Voglio essere io il luccichio negli occhi del mio ragazzo, voglio essere io quella che si girano a guardare, voglio essere io quella di cui tutti sono fieri.
Farò una dieta... magari quella del tizio che dice che "siamo un corpo"... io voglio essere più magra di tutte. Voglio essere io quella a cui dicono: "Quanto sei magra" perché adesso è questo il complimento che si fa, non è più "Quanto sei bella".
Sarò io quella ragazza lì.
-Fine-

E' palese che non sia sbagliato essere in forma, ma è giusto riconoscere che, forse si esagera, in questa ossessione del kg in più, e che può portare nel mondo della malattia, come quello dell'anoressia o della bulemia.
Può capitare che la ragazza del diario non si veda giusta nemmeno quando lo sarà, e che esagererà entrando in uno di quei mondi sopra citati.
Chi ha sbagliato: lei o la società?

Chiara


sabato 16 giugno 2012

Un amico è così

Dall'alto della mia esperienza (ahaha), e ricollegandomi ad uno dei miei ultimi post, posso dire che non so molto a riguardo, cioè: non è che non so molto sull'amicizia, ma non so niente in generale. Tuttavia, ho delle idee, per me valide, magari sbagliate, ma per me, adesso, per lo meno, no.
Non so se a 90 anni, sempre che io ci arrivi, saprò spiegare saggiamente come ci deve comportare nelle amicizie, o nei rapporti, ma se così sarà, scriverò un nuovo post. ;-)
Per ora, mi limito a condividere un'opinione che mi hanno detto tanto tempo fa....e a renderla un po' più mia...
"Un amico non c'è solo nei momenti di difficoltà. Un amico c'è sempre: siano essi momenti brutti, siano essi momenti belli."

Ad essere sincera, non credo che col passare del tempo muterò questa convinzione. Perché? Perché la credo molto valida. Non si è amici se si condividono solo i brutti momenti, è troppo facile così: bisogna essere amici sempre.
Mi soffermo su una verbo fondamentale: condividere.
Un amico non scrive per sapere i fatti tuoi e liquidarti con un "bacio", un amico scrive anche per raccontare i fatti suoi. Attenzione, lo stesso il contrario: un amico non scrive per raccontare i fatti suoi e non ascoltare i fatti tuoi. Un amico ascolta e racconta.
Un amico sa quando fare silenzio, sa quando un abbraccio e un buon gelato valgono più di qualsiasi consiglio, anche perché: non sempre si possono dare consigli. Un amico sa che l'apparenza è più superficiale di quanto sia la realtà; un amico è consapevole che, a volte, puoi nascondergli qualcosa, perché è troppo doloroso parlare, e un amico sa che, per quanto ciascuno possa sbagliare, non lo farai mai con cattiveria, ma solo perché sei umano.
Un amico non ascolta solo le tue scuse, ma le ricambia anche lui... perché in un rapporto, la croce è fatta da due legni. Un amico sa quando è ora di chiamare lui. Un amico può chiedere spiegazioni, se pensa di essere stato ferito. Un amico lo fa.
Un amico non è invidioso della tua felicità, un amico festeggia le tue grandi gioie, e non corre da te solo per le grandi sconfitte. Un amico ride con te perché ama il tuo sorriso, e adora la tua contentezza. Un amico non critica la tua bellezza d'animo, e non giudica la tua serenità. Un amico esalta le tue qualità, ed è convinto della tua straordinarietà, come tu della sua.

Un amico c'è sempre, un amico è come un "grande amore, solo mascherato un po'" * : c'è nella felicità e nel dolore, che tu stia sbagliando o che tu stia facendo al cosa giusta. Un amico c'è, e basta.

*cit. dalla canzone "Un amico è così" di Laura Pausini, dalla quale è stato preso anche il titolo (vi invito ad ascoltarla).

Ai veri amici,
anche se saprete già tutto ciò...

Chiara

venerdì 15 giugno 2012

Spaesamento

"Ci si può sentire soli anche in mezzo a tanta gente" (cit.).







 A volte, nonostante si cammini in un viale pieno di persone,  è come camminare in un vicolo deserto.



(Foto scattate da Giulia Zen)





Sì, è proprio così: si sente quel senso di spaesamento, di disorientamento che è difficile da cancellare, forse perché è complicato capire dove si dovrebbe andare. Ci si percepisce in una realtà tanto enigmatica, quanto stretta, angosciante ed inafferrabile.

Si sente il desiderio di fuggire da tutto questa realtà, fatta di convenzioni sociali e di architetti di vita, non solo di strutture. Si ha il forte desiderio di poter stare ore ad osservare uno spazio aperto, uno spazio dove la natura lascia la libertà di pensare, uno spazio dove poter davvero trovare se stessi e per far coincidere la proiezione che si ha di sé con la realtà.
Io mi sento un po' così ora, ma soprattutto, sento che si: potrei farlo. Potrei andare via in Norvegia o in Svezia. Potrei davvero stare là interrottamente, sento che non ci perderei poi così tanto, probabilmente sarebbe più un guadagno.
E' un po' come se avessi avuto un colpo di fulmine col nord, senza averlo mai realmente visto.

(Avrei tanto voluto mettere un immagine, ma una sola non la trovavo: se andate su google immagini, ne troverete moltissime).

Prima o poi ci andrò! :-)

Buoni sogni di viaggio, da una sognatrice di una vita lontano da qui, magari in Svezia, Norvegia o Islanda...
Un bacio
Chiara




martedì 12 giugno 2012

La magia dell'acqua

L'acqua è magica. Credo che alla domanda: "Quale elemento su questo mondo, nasconde il potere di fare incantesimi?" la risposta è senz'altro: "L'acqua".
L'acqua può trasmettere mille sensazioni diverse. L'acqua è rilassante ma energica, crea nostalgia e gioia, procura riflessioni e fa sparire i pensieri. 
Quando mi immergo in acqua, mi sento libera. Libera anche se sono circondata, libera anche se mi sento protetta. C'è chi ha queste sensazioni correndo, c'è chi le ha immergendosi. 
Io rientro in quest'ultimo gruppo. L'acqua è così. E' anestetica. Non c'è niente di eguale capacità di incanto. Che sia in piscina, o su un fondale marino, l'acqua conserva ciò che di più importante ci sia: la tranquillità. Persino un mare in burrasca riesce ad essere tranquillo.
Joseph Conrad ha scritto: "Il mare non è mai stato amico dell'uomo, al massimo è stato complice dell'inquietudine umana.". Beh, essere complici è un po' come essere amici, no?! E l'acqua, l'oceano, riesce ad essere complice con l'uomo di tutti i suoi sentimenti, non sono della sua inquietudine, ma anche nell'amore, nella serenità, nella tristezza, nella felicità.

Foto scattata da Giulia Zen

-        E' come se l'uomo, appartenesse all'acqua, e l'acqua all'uomo. John Fitzgerald Kennedy  ha scritto: "Siamo legati all'oceano e quando torniamo al mare, sia per navigarci, sia per guardarlo, torniamo da dove siamo venuti". 
      Chiara


sabato 9 giugno 2012

Boh!

Sarà perché sto crescendo...o forse perché sto tornando indietro. Chissà... Quello che so per certo è che quando ero più piccola vedevo le cose o bianche o nere...adesso invece vedo un sacco, ma proprio tanti, grigi.
Ad una marea di domande, la risposta che più so dare è "mah, non lo so". Uffa... perché?
Forse, crescendo so riconoscere che per parlare di qualcosa è necessario avere un'idea completa di essa, e ho imparato ad ammettere la mia ignoranza rispetto a molti fattori.
ho capito che, il più delle volte, è necessario non fare il passo più lungo della gamba.

Una delle tante cose che non so e che mi confonde, è quella del cambiare.
Si cambia perché si cresce? Eppure, a volte (e non sempre fortunatamente), il cambiamento avviene in qualcosa di estremamente negativo. Quindi non è strettamente collegato alla crescita, perché, in genere, quando ciò avviene, è uso comune, pensarlo in positivo.
E' davvero così? Si cambia? Oppure si impara a mostrare ciò che si è veramente?
Anche qui, ovviamente, per quanto lo vorrei, non c'è un vera regola. Sicuramente c'è qualcuno che cambia naturalmente perché cresce (quindi in cambia in meglio), qualcuno che peggiora, qualcuno che, invece, non cambia realmente dentro di sé, ma cambia perché impara a farsi vedere per come è davvero.
Nel cambiamento deciso razionalmente, ad essere sincera, non credo proprio per niente. Sì: si può decidere di cambiare per certe azioni (come abbassare la tavoletta del water, o smettere di fumare o cose del genere per cui si sa come agire), ma si può cambiare nelle cose più profonde perché lo si decide?Boh!


Quanto mi affascina tutto ciò! Il comportamento dell'essere umano è così intrigante, affascinante, e per quante idee si possano avere ce ne saranno sempre delle nuove.
Ma tanto: io non so più niente! ;-)

Chiara



martedì 5 giugno 2012

Il dubbio copia l'idea

Il film "Inception" (film del 2010, scritto, prodotto e diretto da  Christopher Nolan, con Leonardo DiCaprio come protagonista) si apre con la celebre frase: "Qual'è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? Una tenia intestinale? No. Un'idea. Resistente e altamente contagiosa. Una volta che un'idea si è impossessata del cervello, è quasi impossibile sradicarla. Un'idea pienamente formata, pienamente compresa, si avvinghia, qui, nel cervello, da qualche parte."




Credo che non ci sia niente di più vero anche sul dubbio. Il dubbio copia l'idea in tutto e per tutto. Un dubbio può costituire un'idea. E quando un dubbio diventa un'idea, seppur mantenendo una velata sfumatura di incertezza, non si può più cancellare dalla testa.  Spesso diventa una vera e propria ossessione, una vera fissa.
Un pensiero persistente, che potrebbe venire eliminato, solo dalla conferma stessa del dubbio, che si muterebbe, così, in una certezza.


Tuttavia, a volte, si riesce ad estirparlo, dando prova, però, che qualsiasi sia stata la prima gettata di cemento che l'ha fondato, sia, in realtà, irreale. 


E' brutto convivere con un dubbio: non sembra di vivere, non sembra di respirare a pieni polmoni, è come se ci fosse qualcuno che si nutre dall'interno. Non penso sia possibile convivere con un dubbio. Qualsiasi sia il tarlo dentro di voi: esprimetelo, sfogatelo. Magari rimarrà, magari, nonostante le prospettive (molto) pessimistiche, riuscirete a sconfiggerlo. Cosa più importante: avrete provato, almeno, ad eliminarlo... e questo è un grande passo avanti per una mente in dubbio. 


Lasciate che siano le idee, le idee giuste, le idee vere, a impadronirsi di voi, non i dubbi. 


Da una dubbiosa....ahah ;-)
Chiara