lunedì 31 dicembre 2012

Buon 2013!

A tutti voi che leggete il mio blog,
a quelli che lo leggono sul tram,
a quelli che lo leggono sulla metro,
a quelli che lo leggono in ufficio prima che arrivi il capo,
a quelli che lo leggono all'1 di notte,
a quelli che lo leggono anche dall'estero,
a quelli che lo leggono per curiosità,
a quelli che lo leggono sperando di fare pettegolezzo,
a quelli che lo leggono per interesse,
a quelli che sono i miei lettori fissi pubblici e a quelli celati,
a quelli che commentano in pubblico o privatamente,
a quelli che non mi conoscono di persona, ma hanno capito chi sono grazie al blog,
a quelli che mi inviano sms o e-mail per discutere dei vari post,
a Giulia Zen e a Caroline Elefante per le vostre foto,
a tutte le mie amiche, alle mie cugine, a mia mamma,
a quelli che mi vogliono bene,
a tutti quelli che mi sono vicini, e che non mi fanno sentire sola,
a quelli che mi hanno ringraziato per un post (o più di uno),

                               

GRAZIE.... per un 2013 da fuochi d'artificio, per un 2013 spettacolare, vi dedico una canzone, che, due anni fa, era stata dedicata a me...

Firework- Katy Perry

Fate risplendere il fuoco d'artificio che c'è in voi!!!

Chiara :-)


sabato 29 dicembre 2012

Innamorarsi dell'Amore, Innamorarsi e Amare

Ci sono tre sentimenti molto comuni e molto confusi tra di loro che possono entrare a far parte della vita di ognuno: innamorarsi, Amare e innamorarsi dell'Amore.

Ci sono persone, prevalentemente ragazze, che pensano di essere innamorate, ne sono convinte con tutta la buona fede del mondo, ma, in realtà, non amano la persona con la quale stanno, ma l'idea che hanno di essa, sono quindi innamorate dell'Amore. Intorno a tale persona costruiscono un mondo, un mondo che poi, prima o poi, si sgretola. Come accade ciò? E' sufficiente, per queste persone, mostrare leggermente più attenzione per esse, dar loro attenzioni è un po' come dare acqua ad una pianta: le fa vivere. Per alcune persone è un po' un vizio quello di fiorire appena arriva un po' d'acqua, altre, invece, cadono in questo vivaio solo perché sopraffatte dalla sensazione della sparizione del senso di solitudine che ormai aveva invaso il loro cuore. Spesso, non ce ne si rende conto affatto, ma solo quando tutto cade a pezzi.
Per citare una canzone: "Il cuore è un girasole, e muore se una stella non ce l'ha." (Angeli nel blu, Laura Pausini). Ancora più poetica è la citazione di Denton Welch, che scrisse: "Quando desideri con tutto il cuore che qualcuno ti ami, dentro ti si radica una follia che toglie ogni senso agli alberi, all'acqua e alla terra. E per te non esiste più nulla, eccetto quell'insistente amaro bisogno. Ed è un sentimento comune a tutti, dalla nascita alla morte."(Diario, 8 maggio 1944). 
Ecco ciò che più si desidera: essere amati, rischiando così di amare chi ama solo perché ama, e non perché lo si ama realmente. 

                                                          Foto scattata da Giulia Zen

La paura di sbagliare spesso fa si che i sentimenti vengano offuscati, si mostrano al "proprietario" confusi, e nemmeno lui riesce a capire se davvero è quello l'Amore. 

Amare ed innamorarsi sono due cose diverse, e se spesso si cerca e si esplora qualsiasi opportunità perché si teme di perdere quella giusta, l'innamoramento gioca un ruolo decisivo.
Innamorarsi è la prima parte quella che tutti devono affrontare. Amare invece viene dopo, amare è più profondo, amare è...è come amare i propri genitori. Spesso ci si sbaglia perché innamorarsi è spettacolare, è accecante, è divertente, fa stare bene, fa innamorare chiunque e fa in modo che arrivi acqua alla pianta, o meglio, si mischia alla semplice H2O fornendo concime, concime che nutre la confusione e i dubbi: ci si è solo innamorati dell'amore e lo si sta confondendo con l'innamoramento? Ci si è innamorati delle attenzioni che qualcuno regala? Oppure, sta davvero avvenendo il processo di Amare? In realtà non lo si sa mai a tempo debito, non perché non ci siano indizi, ma perché non li si vede, si vede ciò che più si desidera vedere, è quando si aprono gli occhi, con il tempo, che si capisce se si Ama una persona o si è solo innamorati di essa (ormai "si era innamorati di essa", poiché con il tempo se non si passa al livello successivo, quello, appunto di Amare, anche il primo livello diventa inesistente o quasi), o, peggio ancora si Ama l'Amore e non la persona che, per forza di cose, momentaneamente, lo rappresenta. Peggio ancora il misto tra la seconda e l'ultima ipotesi.
Amare non è confondibile invece, si Ama qualcuno e lo si sente, si sente che se si perdesse per la vita, forse sarebbe meglio essere morti, perché sarebbe una vita non vissuta.

Non c'è un modo per capire a quale delle tre categorie si appartenga, spesso l'unica soluzione è smettere di esaminare tutto in maniera logica e vivere, tutto qui.
Tuttavia, probabilmente, prima di fare passi importanti, come sposarsi e creare una famiglia si deve aver raggiunto l'Amare, e qualche domanda prima di importanti decisioni è necessario porsela, perché sarebbe giusto considerare certe scelte realmente definitive. 

Chiara

giovedì 27 dicembre 2012

Persa la felicità?

Nel mio penultimo post, "Che cos'è la felicità?", avevo terminato con una semplice domanda: "Se erroneamente, si butta via la felicità?"
Esistono due categorie di dubbi a tal proposito: chi è certo di averla gettata via, e coloro che, invece, lo temono e basta.
Se si rientra nella prima fascia, allora è facile la conclusione: è necessario fare di tutto per riprendersela. Però bisogna esserne sicuri, anzi sicurissimi, altrimenti si possono causare danni, anche, irreparabili.
Mentre, se si fa parte del secondo genere, è un po' più complicata la questione, e non ho molte risposte, a dire la verità: non ho risposte. Però, credo, che: se quando la si perde non si urla, non si piange, non ci si dispera, non ci si mette le mani nei capelli, allora, forse, non era quella la felicità. Se si va avanti senza troppe sceneggiate (anche interiori) d'animo, quella che si è persa non era la vera felicità. Questo è il momento decisivo per capire se si rientra o meno nella prima categoria: perché una volta persa la felicità, non lascia spazio a nulla per un bel po'...ma, se ce ne si fa una ragione immediatamente (attenzione: non con il tempo, ma, ripeto, immediatamente), non si è persa la felicità, ma solo un po' di gioia. Perdere la felicità è devastante, non si riesce a respirare, almeno per un bel po' di tempo.
Quindi tutto ciò da fare è rispondere alla domanda: prima categoria positiva o negativa? Se si è positivi, si inizia con l'agire, riprendendosela; se si è negativi, si agisce in un altro senso: continuando a cercarla.
Almeno penso tutto possa essere semplificato così nel caos generale, almeno penso.
Chiara

lunedì 24 dicembre 2012

Il pozzo dei desideri

C'è un piccolo sogno dentro tutti noi, un piccolo desiderio che aspetta solo la possibilità di essere realizzato, la possibilità di diventare realtà. Noi lo attendiamo ed esso stesso attende di poter brillare nel nostro mondo, e non più solo nel mondo dei sogni.
A volte, però, a causa di qualche cattivo che si incontra lungo la strada, si lascia questo desiderio troppo a lungo celato in qualche cassetto o, meglio, in qualche angolo della nostra fantasia futura. Perché? Per paura? Probabile, per paura che qualche altro cattivo o il medesimo cattivo che ha spaventato il nostro piano-di-realizzazione-sogno possa nuocere ulteriormente a tutto il desiderio e alla speranza che giace dentro chiunque desideri realizzare qualcosa. 
Il Santo Natale, tuttavia, riporta in noi quella magia, quella positività, quella gioia, ma soprattutto ravviva la speranza, la fede, e fa credere ancora nell'incanto, in quel mondo fantastico in cui le fiabe, fin da bambini, si pensa, possano diventare realtà. Così, tutto d'un tratto, un Natale con la neve, seppur sia rimasta solo nei giardini, e nei grandi prati, fa tornare quel sorriso di quando da bimbi, ci si alzava presto per vedere se c'erano doni sotto l'albero e poi si correva ad aprire la finestra per vedere se, per caso, cadeva qualche fiocco dal cielo.
Allora, in un Natale come questo in cui sembra che nulla sia possibile, in cui sembra che la maggior parte delle persone abbiano almeno un buon motivo di abbattersi, si deve far rivivere la magia, la festa, guardare la neve e sorridere. Subito dopo è necessario tirare fuori il proprio desiderio e lanciarlo in un pozzo, nel famoso e fantastico pozzo dei desideri, cosicché la magia di domani lo possa far divenire realtà. 

                                                     Foto scattata da Caroline Elefante

Buon S. Natale a tutti,
lanciate il vostro desiderio nel pozzo e attendete con gioia....

Chiara

mercoledì 19 dicembre 2012

Che cos'è la felicità?

La felicità è ridere, ridere, ridere e sorridere. Sorridere e commuoversi della vita, sorridere ed essere felici di quel singolo istante. Felici di ogni istante. Se dura. Se invece è un tipo di felicità momentanea permane un istante, se invece è stabile si è ancorata. Sicuramente la più bella felicità è quella ancorata, ancorata per un bel po' di tempo, senza guardare "il superficiale".
Ma esiste davvero "il superficiale"?

Nei giorni passati, nelle settimane passate mi hanno accusata di ben due cose molte differenti:
1. di guardare eccessivamente alle piccole cose;
2. di focalizzarmi eccessivamente sulle grandi cose.

Forse la critica ben ragionata, la critica di qualcuno che realmente osserva, sarebbe stata più giusta se indirizzata su un "guardi eccessivamente tutto": questo tutto comprende sia le piccole cose, sia le grandi cose. L'avverbio che mi ostino a scrivere in corsivo (eccessivamente) può essere un mio difetto, perché sì: io medito su tutto...probabilmente meglio meditare eccessivamente che non meditare su nulla...penso io...però riconosco che né il bianco, né il nero siano completamente delle scelte corrette, ma a me piace essere così, e, credo, che questo sia sicuramente un difetto, quanto sicuramente un pregio: insomma ogni cosa ha i suoi pro e i suoi contro!

Comunque, ho divagato: torniamo sulla domanda: esiste davvero "il superficiale", intendendo qualcosa che non è di grande importanza? Perché la profondità, intendendo le cose importanti, esistono dato che esistono quelle superficiali, e l'una senza l'altra non esisterebbero. Quindi: non sono importanti anche le cose superficiali?!
Ovviamente, da come si può intuire per me sì: è tutto importante!!
Dunque, per rientrare nella domanda posta nel titolo: che cos'è la felicità? La felicità è tutto. La felicità sono i grandi gesti, i piccoli gesti, le grandi parole, le piccole parole, le grandi attenzioni, le piccole attenzioni, una dolce piccola notizia e una grande notizia.


La felicità può essere un bambino che guarisce (termine usato impropriamente, come sapranno el persone dell'ambito sanitario, ma ne va colto il senso generale, comune) dal cancro nel più grande ospedale di Milano, come assistere alla prima recita di Natale del proprio figlio, o, semplicemente, di bimbi estranei in un paesino con duecento anime.

La felicità è un sussulto al cuore, ma un sussulto che deve durare, quella è la vera felicità: riuscire a trovare la felicità in tutto. Quando, invece, la felicità dubita di se stessa, e dura poco, significa che le componenti di felicità che facevano sussultare il cuore non erano, ahimè, sufficienti... però non smettete, non smettiamo, di cercarle, di aumentarle, perché tutti meritano la felicità, quella vera.

E...se la si è erroneamente buttata via? A presto, in un nuovo post!
Buona felicità a tutti,
Chiara

sabato 15 dicembre 2012

Ti ricordi di me?

Toc toc.
Qualcuno bussa?
Toc toc.
Uffa, adesso che stavo dormendo.
Toc, toc.
E' proprio la porta. Devo alzarmi ad aprire. Eppure questo sonno era davvero intenso. "Chi è?" chiesi. "Lo sai" rispose.

                                                       Foto scattata da Giulia Zen

"Ti ricordi me? Eccome se ti ricordi di me, tesoro. Sono venuto a trovarti perché mi hai dimenticato, perché ti sei scordata che io sono parte di te, e tu di me" affermò il passato, e continuò: "Tu sei così, tu hai aspettative, sogni, incubi grazie a me. Non puoi volermi scordare del tutto, non puoi volermi dimenticare. Io sono quello che ti ha formato, che ti ha fatto conoscere l'Amore e l'amore, sono quello che te ne ha mostrato le differenze, sono quello che quando cadevi ero vigile sul prossimo gradino per evitare tu inciampassi ancora, sono quello che ti ha aiutato a capire il tuo ruolo nel mondo, e sono il motivo per cui hai tutti questi ideali. Sono il motivo della tua gentilezza e della tua speranza, sono il motivo della tua dolcezza e della tua allegria. Ricordami. Ma ricorda anche le lacrime, le crisi isteriche e  ricorda ogni lezione che io ti ho dato: ricorda il bianco, il nero, il grigio, ricorda cosa vuol dire amare, perché sei stata amata tanto e tanto sei amata. Ricorda quello che ti diceva qualcuno tanto tempo fa: la trottola ha smesso di girare e allora sei stata catapultata nella realtà. Magari la odi, magari l'ami, magari vorresti tornare indietro e cambiare tante cose: allora sì, sarai grande, perché avrai capito i tuoi errori e non ne rifarai più. Ma soprattutto ricorda che certi amori fanno dei giri strani, ma poi ritornano, ma solo quell'Amore lo farà. E, se non l'avevi ancora incontrato, lo incontrerai, perché tutti lo incontrano, ma se credi di averlo incontrato e gettato, allora non farti mangiare dal rimorso, perché tornerà. Non vivere, però, dormendo perché odi la realtà, la realtà serve a costruire un futuro e presto sarà la migliore realtà di sempre."
Detto questo il passato mi disse che non potevo tornare con lui, ma mi promise che nel mio cuore ci sarebbe sempre stato e che sempre ci sarà.
Chiara

venerdì 14 dicembre 2012

Ti dico ciao

Ogni perdita è incolmabile, ma ci sono sempre i sogni, i ricordi e le preghiere per far sì che ogni perdita sia un"Ciao", non un "Addio".
I ricordi fanno paura, i sogni sono sperati e le preghiere sono bramose di quel contatto, di quell'attimo in cui senti la presenza di chi si ha perso accanto.
Con il tempo rischia di diventare tutto più sfumato, ma le preghiere riescono nel far sentire quell'anima vicino alla tua, perché sì: credo nell'Aldilà, e se non ci credessi temo impazzirei.

A chi ha perso qualcuno, a chi gli manca qualcuno, a chi poco prima di Natale ha dovuto affrontare una perdita.
A chi non c'è più, ma in realtà c'è ancora.
Per il mio nonno, solo e semplicemente, per te.

"Te ne vai, salutandomi,
da quel luogo che, è un luogo senza te.
Te ne vai da qui con gli occhi lucidi,
che piano si colorano di bianche nuvole,
ah si: ti penserò così.
Ti dico ciao, ma so che è un addio,
c'è molto di te che sento ancor mio.
Se c'è un paradiso, adesso sei lì, 
nel cielo di raso, avvolto così. 
Te ne vai, lo fai lasciandoci,
con quell'ultimo battito,
che d'ali diventò,
ah, ma no, dall'ultimo metrò.
Ti dico ciao, e non è un addio,
la memoria di te sovrasta il vocìo,
lascia il ricordo dei consigli tuoi,
che adesso rimpiango, che adesso vorrei.
Pianterò, davanti a casa mia, un albero per te.
Ti dico ciao, salutami Dio, e digli che tu se l'amico mio..."
cit. della canzone, di Laura Pausini, "Ti dico ciao", scritta da Laura Pausini e Cheope.

Come mi ha insegnato qualcuno: l'amore non muore mai.

Chiara

martedì 11 dicembre 2012

Perché?

Mi piacciono le persone che si chiedono il perché. Mi piacciono le persone curiose, quelle a cui una notizia non basta per farsi un'opinione. Mi piacciono le persone che rispettano le idee altrui e mi piacciono le persone che leggono, le stesse che sanno ascoltare.

Mi piacciono le persone che vanno oltre, e che provano a capire, non quelle che giudicano e danno insegnamenti di vita a vent'anni, non conoscendo realmente nulla, perché, come dice una canzone che amo: "(...) Viva il tormento di chi si chiede (...); la verità è in chi non giudica, NESSUNO SA, qualcuno immagina (...)"; da: "Nessuno sa" di Laura Pausini.
Perché "qualcuno"? Perché, ahimè, non lo fanno tutti. 

Mi piacciono le persone che, se sentono un'ingiustizia, ne verificano la veridicità e che poi la denunciano, non quelle che leggono uno di quei "quadrati su facebook" e basta: per loro è così e lo ri-pubblicano.

Mi piacciono le persone che non criticano la mia religione e quella altrui. Mi piacciono le persone che quando si è paragonata la morte di Welby a quella del Cardinal Martini, hanno chiesto "Perché?" e si sono informati "sulla differenza", perché c'è una differenza.
Mi piacciono le persone che sanno i principi cristiano cattolici o mussulmani, prima di emanare sentenze e pregiudizi. Mi piacciono le persone che capiscono che la categoria dei medici, degli operai, dei preti, degli insegnanti non sono costituite da categorie in sè, ma da persone, e che se una persona sbaglia: non è detto che siano tutti sbagliati.

Quindi: viva il perché? ! Anche se non sempre ce n'è uno, anche se non sempre è facilmente riconoscibile, ma almeno ci si prova ad immaginare, ma almeno ci si prova a comprendere, ma almeno si usa la testa non solo per parlare, ma anche per riflettere, per ragione, per formarsi. 

Chiara

sabato 8 dicembre 2012

La neve rende bianco anche il buio

                                                          Foto scattata da Giulia Zen

Non c'è molto da dire, da spiegare, da raccontare sulla neve. La neve è magia. 
Crea disagi, va bene, fa freddo ok, ma un paesaggio è un paesaggio bianco anche con il buio.
La notte è chiara e la luna risplende nella sua limpidità. Brilla, tutto brilla con la neve: non solo la luna. 
Brillano gli occhi, brilla l'anima, brilla il cuore, brillano i sogni, le speranze che finalmente si vedono riflessi sulla terra, brilla l'amore, brilla la notte più buia.
Per un secondo, magari, ma tutto il brutto svanisce e la neve rende tutto più dolce, più romantico.
La neve rende ancora più calda un casa, la neve rende ancora più buona una cioccolata con panna, la neve rende più serena la notte per coloro che temono il buio, e, se le finestre restano aperte (ovvero senza persiane chiuse, senza tapparelle abbassate), allora la neve rende davvero bianco anche il buio, anche la solitudine si sente meno sola in compagnia della neve, che le regala un po' di chiarore. 
Mi piace tutto ciò che brilla, tutto ciò che si riflette sulla neve, perché è qualcosa che si farebbe fatica a vedere, che si celerebbe con facilità: ma la neve lo rende visibile, ma la neve lo rende reale, anche se è lontano, anche se è solo un semplice sogno, una semplice speranza lassù. 
La neve rende bianco anche il buio. La neve è magia.

Chiara

lunedì 3 dicembre 2012

A volte ti ci ritrovi dentro

Essere seduta al ristorante in una sala di tutte coppie e notare che l'unico duo che parla è il più anomalo, strano, sicuramente il più criticato, fa un po' paura.
Ero lì ferma e guardavo, osservavo: non c'era una coppia che rideva, non c'era una coppia che si teneva per mano, che dialogava: tutti zitti (erano 5 o 6 le coppie). Una coppia aveva un bambino, e pure loro non parlavano, nemmeno si guardavano e il bambino era apatico: fermo a fissare il vuoto anche un bambino di 5 anni.
Praticamente se aprivo bocca, parlavo con tutti. Ma: come si finisce così?

Mi sono ricordata di qualche anno fa, quando sono andata al cinema a vedere "Solo un padre" (un film del 2008 con Luca Argentero), vi era la stessa scena: due al ristorante guardavano una coppia zitta da 10 minuti a fissare il vuoto, e i due osservatori (una coppia anche loro) si scambiano delle opinioni:
"E' 10 minuti che stanno così... perché non si lasciano?" chiede lei, lui risponde: "A volte ti ci ritrovi dentro, anche se avevi giurato che a te non sarebbe mai successo. Non è sempre facile parlarne. Ci sono cose che devi tenere per te, che, semplicemente devi risolvere da solo."

A volte ti ci ritrovi dentro.
E' triste no? ritrovarsi dentro una situazione da cui non si può uscire. Ascoltare il silenzio della tua vita in un ristorante felice e chiassoso, e non riuscire a parlare, non riuscire a comunicare, è desolante. Soprattutto per i sposati, soprattutto per chi ha promesso il "per sempre".
Una coppia che rideva c'era...ed era la più criticata. Un signore che "ha il tavolo fisso al ristorante" sui sessant'anni, è sempre lì con una donna diversa, ogni volta, con la metà dei suoi anni e ridono, si scambiano effusioni.
Ciò rende ancora più difficile le mie conclusioni, che, sappiate, non ci sono, ci sono solo domande: allora è quella la felicità? Forse no... forse la felicità non era di nessuno lì dentro. Lì dentro vi erano il silenzio e un finto dialogo, essi sono amici tra loro, non nemici, quindi praticamente la stessa cosa.
Eppure ci si ritrova dentro. E di coppie felici che ridono dopo anni di matrimonio ne conosco poche, perché?
Perché a volte ti ci ritrovi dentro, a volte scopri solo tanta diversità. Che paura.


                                                       Foto scattata da Giulia Zen.

Se c'è un segnale, vi auguro di trovarlo prima di finire così, se c'è un segnale, cercate, cerchiamo di ammetterlo per poter fare qualcosa.

Chiara