mercoledì 30 maggio 2012

Amare è non avere maschere

"Qualcuno ha detto che l'amore è dare ad una persona la possibilità di distruggerti, ma confidare nel fatto che non lo faccia." cit.


                                                       Foto scattata da Giulia Zen

Probabilmente il vero concetto di fiducia è questo: mostrarsi nudi davanti all'amato/a, nella convinzione che questa persona non sfrutterà tale rivelazione per danneggiare la nostra persona, ma solo per amarla. Inoltre, sono convinta, che anche la persona alla quale si appare senza vestiti, si debba far vedere essa stessa così: nuda. Ovviamente non sto parlando di nudità di vestiti, ma sto utilizzando metafore per indicare "lo stare davanti ad una persona" come si è nell'anima, senza temere che essa possa approfittarne subdolamente. 

Una volta in una serie televisiva (Desperate Housewife), ho notato un episodio particolare, che mi sono trascritta. "Perché?" Vi chiederete. Leggete.

                          Bree Va de Kamp-la protagonista citata. Interpretata da Marcia Cross. 
                          La vedete nella sua espressione di "maschera", raccontata sotto.


C'è un flash back nella puntata in questione e la mamma di una delle protagoniste (Bree), le spiegava, quando era bambina, il seguente concetto: "Ci sono molte cose che dovrei insegnarti, più importanti rispetto a come si fa una torta. Come, ad esempio: essere una donna. Questa è la lezione più importante che io possa tramandarti, perché non si diventa una donna invecchiando. Ci sono alcune cose che non puoi capire perché sei troppo giovane, ma credo che tu sia abbastanza grande per imparare il concetto di maschera. Maschera è l’espressione che fai quando non vuoi che la gente conosca le tue emozioni. Tutte le donne ben educate nascondono le proprie emozioni. E’ una cosa molto utile, in particolare quando hai a che fare con gli uomini. Perché? Perché se un uomo sa quello che pensi avrà del potere su di te. Per esempio: se un uomo sa quanto lo ami, ti darà per scontata. Ti farà male senza pensarci, crudelmente e continuamente.”


Il senso di questo insegnamento centra molto con la citazione con cui ho aperto questo post; cioè che la fiducia sta nel conoscere che la persona che si ama, proprio perché la si ama, non ci farà mai del male. Eppure, è un concetto così difficile e difficile è trasformarlo da teorico a pratico. Spesso ci si rifà a esempi tratti da passato: è come se una volta che, anche qualcun altro abbia rotto questo meccanismo che porta a tale trasformazione, sia impossibile da rimettere in atto questo progetto. La domanda sorge spontanea: "ma se sono io ad amarlo, perché lui non dovrebbe ferirmi??"
Credo che sia proprio questa la fiducia. Però...caspita se è difficile! Spesso basta solo un'esperienza raccontata da altri o vissuta indirettamente per creare quel sentimento di paura e angoscia che impedisce di amare completamente e, soprattutto, di essere amati completamente. Già, perché la cosa più brutta che si possa creare è proprio questa: respingere l'amore che noi stessi possiamo dare, ma anche quello che possiamo ricevere.
Un modo per vincere tutto ciò? Non c'è. Ma se si sa che questo può essere un ostacolo, prima o poi, e si spera più prima che poi, allora, forse si troverà il modo per sconfiggerlo.


Alcuni si staranno chiedendo: " E se la persona che amiamo ha già provato a distruggerci?" Beh, forse non è la persona che merita di amarvi. Forse è questo l'insegnamento che avrebbe dovuto essere fatto a Bree, perché come si comporterà lei non è amare, né, tanto meno, essere amati.


Quale miglior conclusione se non la stessa la citazione con la quale ho aperto? Citazione che, tra l'altro, mi fa impazzire, e grazie alla quale potrei andare avanti a scrivere per ore:
"Qualcuno ha detto che l'amore è dare ad una persona la possibilità di distruggerti, ma confidare nel fatto che non lo faccia." 


Buon amore e fiducia a tutti,
Chiara

martedì 29 maggio 2012

Il terremoto per chi non è a casa

                                                                                                     29 maggio 2012

Ci sono gruppi di studenti che fanno della loro casa i convitti universitari. Essere sempre con la valigia in mano fa parte della vita che si sono scelti. Si ha metà roba a casa, metà roba in convitto, metà nella borsa per andare in università. Non è una vita particolarmente facile: bisogna pensare a cosa mangiare molto prima dell'ora del pasto, bisogna andarlo a comprare e acquistare anche detersivi, insomma beni di ogni genere, non come se si fosse a casa, la vita in convitto è ben diversa. Inoltre bisogna studiare, recuperare slides varie nelle molteplici cartolerie, pensare all'abbonamento del treno e dell'autobus, controllare le previsioni del tempo e mettere in valigia il necessario, ricordandosi, a fine settimana, di portare a casa la roba prossima a scadenza e vestiti, lenzuola, asciugamani sporchi. Ricordarsi dei carica batterie dei cellulari e del pc. Senza scordare tutti i libri che servono in settimana e quelli che servono nel week end, a casa.
Il convitto prende una forma familiare, nel bene e nel male. Si è sempre un po' soli: nei propri pensieri, nei propri esami. Eppure, quando capita un'emergenza, come il terremoto di questa mattina, si diventa quasi sorelle e fratelli.

Il pensiero corre subito indietro nel tempo, al terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009. Lì si ferma. La memoria, nello specifico, tira fuori dai suoi cassetti immagini come le seguenti:

                                          Aquila, casa dello studente 2009.

Si sospira pensando agli studenti delle case universitarie. Il ricordo va al loro funerale. La similitudine è venuta da sé stamattina, quando al secondo e al terzo piano del mio convitto, le porte delle presenti si sono spalancate e ci siamo chieste: cosa facciamo? Il ricordo è ancora troppo forte. Non esiste più la forza d'animo che pensa: a me non accadrà mai. Al contrario, il pensiero é: se accade? Se poi si pensa che non siamo in un edificio propriamente nuovo...
Come una sorta di vera famiglia allora ci si informa su dove si va, su dove si sta. Terzo piano o piano interrato? Camera o sala bar? Vai in bagno? In quale? Così ci si organizza per stare tutte insieme: si formano gruppi studio, per non perdere, comunque, tempo utile, si memorizzano i numeri di cellulare, e si pensa di dormire tutte insieme. Si organizza una macchina con coperte, acqua, un cambio, i computers e le cose più preziose. Perché? Per la notte. Perché se questa notte si deve evacuare, almeno si ha qualcosa.

C'è anche chi lo prende un po' alla leggera, ma alla prima scossa, corrono verso chi è attrezzato con uno sguardo non troppo sicuro.
Invece alcune tornano a casa.

Forse si esagera. Forse. Ma, per lo meno, non si è soli, e soprattutto: meglio sopravvalutare un evento sismico, piuttosto che sottovalutarlo.

Che giornata anomala....
Chiara

lunedì 28 maggio 2012

Questione di sguardi

Il titolo è preso dall'omonima canzone di Paola Turci, ma, in questo post, non tratterò solo dello sguardo narrato dalla cantante, ma di una somma di sguardi di vario genere. 

Una delle cose che amo di più è fermarmi a pensare. Ferma senza sentire il correre della vita che echeggia in ogni cassetto della mia mente. Il silenzio dello stop che sono riuscita a ricrearmi viene subito sovrastato dal rumore dei pensieri, che, tuttavia, sono silenziosi. Mi piace non ascoltare nulla d'altro a parte il mio sguardo. Spesso dice più di quanto le mie parole non rivelino.
Lo sguardo è qualcosa di estremamente vero, e bisogna fare attenzione a non mostrarlo proprio a tutti, perché, senza ombra di dubbio, non tutti lo meritano. 
Ogni sguardo ha un suo perché, una sua ragion d'essere.
Tre sono gli sguardi che più amo: quello di paura, quello prima o dopo il pianto, quello d'amore e quello dietro ad un abbraccio.

Lo sguardo di paura. Tutto di lui comunica fobia. E' uno sguardo di terrore, dove si vede tutto e niente. E' uno sguardo che ha per complice solo la voglia di fuggire da quella situazione. E' turbato, ed è consapevole di esserlo, e ciò lo rende ancora più esposto al suo stato di angoscia. 

                                         Foto scattata da Giulia Zen

Lo sguardo che rende una persona ancora più bella di quello che già, è lo sguardo prima o dopo il pianto. Sì, io sono una persona malinconica, ma trovo che quello sguardo riesca a rendere bella o bello chiunque. Non so chi si ricordi una famosa pagina de "I promessi sposi" in cui Renzo arriva a Milano, città colpita dalla peste e:
"Entrato nella strada, Renzo allungò il passo, cercando di non guardar quegl'ingombri, se non quanto era necessario per iscansarli; quando il suo sguardo s'incontrò in un oggetto singolare di pietà, d'una pietà che invogliava l'animo a contemplarlo; di maniera che si fermò, quasi senza volerlo. Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo." Cap. 34
Avete ascoltato la poesia di queste parole? E' come se il dolore di questa donna (che poi si narra essere mamma-continuate a leggere-), la rendesse di una bellezza più profonda di qualsiasi altra. Ecco: lo sguardo prima o dopo il pianto, a parer mio, procura questa particolare bellezza. Probabilmente perché un animo sofferente è dolce, e, soprattutto è vero. 



Uno sguardo d'amore varia molto in base all'attimo che si è rubato: può essere una sorta di contatto telepatico, quindi evadere nella sua complicità; oppure può rappresentare l'estrema fiducia che lega due persone, ma soprattutto può dipingere sentimenti di grande amore, e spesso i sentimenti sono così intensi che che quasi come si mostrassero al mondo come due calamite che da un momento all'altro si uniranno per non staccarsi mai più.



Lo sguardo d'amore spesso si può riconoscere anche nello sguardo dietro un abbraccio: infatti quando si stringe forte a sé una persona, in genere, si prova amore. Non importa che tipo di amore sia, se sia l'amore di un genitore, piuttosto che quello di un fidanzato, ma c'è quella sensazione di dolcezza, di totale abbandono nell'altro, di totale fiducia, di affetto quasi inconcepibile alla ragione, ma non al cuore.  Spesso, durante l'abbraccio, lo sguardo, in realtà, viene celato, come  se fosse troppo, o addirittura, come fosse troppo poco: allora le palpebre si chiudono e, a volte si stringono gli occhi, nel profondo desiderio che l'altro capti quella valanga di emozioni, persino quelle che gli occhi tendono a trasmettere vengono incanalate nelle braccia. Ed è questo lo sguardo che più mo fa impazzire. Esso non si cura mai di chi lo guarda, anche se è estraneo: è lui, ed è il più naturale che ci sia. 



E' incredibile come uno sguardo possa voler dire tutto.. Sono proprio lo specchio dell'anima... lo specchio di noi stessi, di quello che proviamo. In uno sguardo c'è davvero tutto il necessario per capire e conoscere qualcuno.. certo: bisogna saperlo leggere!
Ora vi lascio ai mille sguardi della vostra vita... abbiatene cura!
Buoni sguardi, 
Chiara

P.S. Questo post avrebbe dovuto essere molto diverso... ma...l'isprazione mi ha portato su queste affascinanti categoria di sguardi! Spero di non essere stata noiosa!

sabato 26 maggio 2012

Scuse

Chiedo scusa se non ho pubblicato nuovi lavori, ma sono stata piuttosto impegnata... Comunque ho delle idee in cantiere e a breve le pubblicherò (domani o dopo)...
Scusatemi ancora...
Un bacio,
Chiara

domenica 20 maggio 2012

Voglio volare. Posso farlo.




                                                                                                              20 marzo 2006

Io posso volare. I can fly. Magari. Magari potessi.. volare, volare via lontano, oltre le nuvole, oltre il cielo, oltre la luna, oltre il sole, in un’altra galassia…via dai problemi. Via, lontano da qui.
Guardo giù dalla finestra. E la voglia viene. Passa una rondine: io non ho le ali. Che maniera brusca per accorgersi di questo dramma! Ma l’uomo può volare? Può volare senza un motore? Può scappare da solo? Senza aiuti? Si, può. Con la fantasia. La fantasia ci indica se girare a sinistra della via lattea o a destra. Se tornare o rimanere là. Se proseguire/continuare o tornare. Tornare? Ancora? Perché? Perché l’uomo tende sempre a tornare indietro. Nel tempo. Nelle emozioni. Nello spazio. Nei ricordi. Nel mondo. Voli via ma poi ti manca. Eppure non sembra. Non sembra quando guardi una rondine, un’aquila volare via: salire, scendere, giù da quella nuvola, sopra a quell’altra, giocare a nascondino lì, accarezzando il vapore e poi via, via, sempre più sopra (perché): sotto piove. Diluvia. Nevica. Grandina. Ma sopra è sereno. E allora perché tornare?

Volare. Volare. Volare e poi scappare. Scappare perché ci si sente…come dire…scomodi. Bagnati dalla pioggia. Dalla neve. Colpiti dalla grandine. Senza ombrello. Quasi troppo pesanti per volare. Anche con la fantasia. No. Si è arrivati al punto in cui è la realtà a non farti volare. Sognare.. scappare. Inchiodati qui, aspettiamo. Cosa?
Il ritorno del sereno per tornare a volare. Un po’ come accade durante le tappe della vita: prima si è bambini, poi adulti, poi anziani. Anzi “vecchi”: è così affascinante dirlo. “Sono vecchio.” Come suona bene! Saggio, pieno di vita. Di esperienza. Di cadute dopo tante volate.
Allora, a quel punto, forse, si sa trovare il proprio posto nel mondo. Si smette di sentirsi inadeguati.. di voler volare via.
“Vai su, sempre più in alto, tuffati di testa nelle nuvole, giocaci, sentiti leggero come lo sono loro, come il vapore… Poi arriva alla luna, svolta a destra, circumnavigala, vai più giù, sorpassa tutte le stelle che incontri, corri e corri… scappa…via. Poi torna su, vola più in alto e vai vicino al sole. Sei libero.”
“No, io rimango qui.” Mi piace dirlo.
Ma passerà molto tempo ancora prima che io possa affermarlo. Nel frattempo (però): VOGLIO VOLARE.

giovedì 17 maggio 2012

La solitudine delle fate

                                                                                                             17 maggio 2012

A volte, e purtroppo, non spesso, capita di incontrarle. Sì, può darsi che da una parte all'altra del pianeta, esse vaghino senza meta. Non sanno dove vanno, ma da qualche parte, alla fine, arrivano. Vivono dove capita e la loro casa si trova dove vive la loro anima e la loro intelligenza.
Non sono particolarmente belle, anche se sono fate. Se si cerca un'estetica volgare, loro non la rappresenteranno mai. La loro sembianza è dolce, il loro sorriso è angelico, i loro occhi soli: queste caratteristiche saltano agli occhi solo se si è riusciti a cogliere la loro essenza, che è la cosa che più le contraddistingue. Ecco: credo che la loro bellezza si possa vedere solo se si percepisce, se si riesce a leggere, se si riesce a cogliere il germoglio del nocciolo che portano nel loro "fatare", che non è altro che la loro sostanza.
Viaggiano da sole (anche questo fa parte del loro profumo d'anima), e, anche se si sanno riconoscere, non volano mai in grandi gruppi: come se questo le rendesse presuntuose all'umanità. Si danno man forte l'un l'altra, sì, ma quella loro solitudine permane sempre nel seme del loro cuore. Preferiscono a volte il silenzio, a volte la lotta, a seconda della situazione.
Per quelli che non riescono nemmeno a capire quanto fantastiche siano queste creature, non c'è pericolo: non le vedranno nemmeno e, suppongo, non le percepiranno mai. Ma questo non le proteggerà da eventuali attacchi, dai quali sono e resteranno sempre indifese, perché le loro energie sono concentrate sulla magia, non sulla difesa.
Si innamorano? Oh certo! Sono piccoli esserini che brillano al buio, ovunque, e si innamorano facilmente. Della vita, della poesia, dell'acqua, del cielo, della dolcezza e dell'amore. Più raramente delle persone.
...E quando questo capita, diventano dolci e cordiali, amare e villane. Infatti sanno perdersi nell'estremo di ogni aggettivo, e, a volte, diventano anche ossessive. Tuttavia, l'amore di una fata è incomparabile. Nessuno sa perché, però tutti sanno che nessuno potrà mai amare quanto ama una fata.

                                                 Foto scattata da Giulia Zen

A volte ci sono dove non sostano, perché è il ricordo che le persone hanno dopo averle incontrate, sempre se le hanno riconosciute, a tenerle vive... un po' come le lucciole: non possono brillare per sempre... Quando il loro ossigenò terminerà, moriranno, e quando una fata non verrà riconosciuta o quando verrà dimenticata,  morirà, seppure con la stessa dolcezza e con la stessa solitudine con cui è nata.

A tutte le fate, e a chi ha capito questo post ;-) ,
Chiara

mercoledì 16 maggio 2012

Quello che le donne non dicono

                                                                                                    16 maggio 2012



Tutti conosceranno la canzone da cui ho preso il titolo: Quello che le donne non dicono, cantata da Fiorella Mannoia e scritta da Enrico Ruggeri. Sì, una delle più belle canzoni sulle donne è stata scritta da un uomo! Questo provoca piacere con una punta di rammarico: mi fermo alla parte gradevole. J
Credo sia una cosa molto romantica leggere e poi ascoltare una così dolce canzone, che è un po’ poesia, scritta da un maschietto. E’ come se lui avesse percepito quel qualcosa di magico che la maggior parte delle donne ha. C’è qualcosa di unico nello sguardo di una donna, che, tra i molteplici sentimenti, contiene sempre una traccia malinconia. Se si scava al di là dello sguardo, si avverte il dolore celato e rimandato. Scrive come se avesse visto le paure e le insicurezze che caratterizzano il sesso femminile, e l’amore che esso sa emanare.
                                              Foto scattata da Giulia Zen

E’affascinante questa melodia, quasi ed è un po’ magica, e quando una donna la canta, si legge nelle sue labbra quanto si sente coinvolta nel testo, in ogni singola parola, in ogni singola nota.
Le donne sono così: un po’ fatate, un po’ nel loro misterioso mondo. La chiave per entrare in quel mondo probabilmente, nemmeno loro sanno qual è, perché ci si sono ritrovate: non c’è un perché, non c’è un accesso segreto, non c’è una password. E’ un mondo fatto di tacchi e ballerine alternate, è mondo fatto di collant rotte e smagliature dell’anima, un mondo progettato intorno ai “se” e ai “ma”, un mondo dove si è indecise sull’abbigliamento, ma non sulla vita. E, se, invece, capita di essere indecise su questa, le donne riescono ad essere ribelli ma eleganti, dolci ma aggressive, finché non si trovano catapultate nel riordine della loro confusione, che può restare come andar via, ma è intoccabile perché costituisce il loro mondo ed è ciò che più di affascinante resterà per sempre nella loro vita.

Chiara

lunedì 14 maggio 2012

Ciao ragazzi

                                                                                                             14 maggio 2012

Le grandi epoche finiscono sempre, e il rammarico, è che sono passate e che non si sa quanto saranno grandi le epoche che verranno: certo un passato grandioso può dare coraggio e spingere verso un futuro altrettanto glorioso, ma non si sa, bisogna lavorarci e anche avere quella grande passione che avevate voi.
Vi si legge negli occhi e nel cuore che siete nati per giocare a calcio, che già nella culla sognavate, probabilmente, quel pallone; forse già le vostre mamme pensavano:  "Come scalcia! Sarà un calciatore!"
Ma di grandi giocatori, il mondo è pieno: ma non di grandi uomini e di grandi sportivi. Purtroppo i grandi uomini, quelli che non si montano la testa, quelli che seguono l'umiltà, quelli che anche se segnano, restano fedeli alla vita, a prescindere dagli errori che si possono commettere, non ce ne sono, poi, molti. Come ha detto Gattuso in un'intervista di questi giorni, ci sono giocatori bravi, dotati, ma non sono umili: rispondono male e non sono disposti ad imparare di più, e, tra l'altro, tutti dovrebbero essere sempre disposti ad imparare (aggiungo io).
L'epoca di Ancelotti e Maldini è finita da un po', e adesso credo che sia terminata del tutto. Certo, c'è Ambrosini ancora, e Seedorf in "forse", ma la realtà è che quell'epoca vincente, ma soprattutto ricca di grandi esempi di sportività, e di umanità, sia finita e nella speranza che l'epoca che verrà sia piena di uomini che seguano il vostro esempio, un grazie è d'obbligo, ragazzi...

Grazie Pippo o Alta Tensione;
Grazie Nesta o Tempesta Perfetta;
Grazie Ringhio o Braveheart;
Grazie Seedorf o Willy Wonka (anche se non si sa ancora se resterai o no...);
E anche se siete rimasti per meno tempo:
Grazie Zambrotta o Mojito;
Grazie Van Bommel o The Magister.
(I soprannomi, sono sicura li avrete riconosciuti, sono quelli attribuiti dal famoso giornalista, milanista, Pellegatti).


Voi avete commosso tutto il mondo milanista, mi avete resa orgogliosa di appartenere ad una squadra che viene definita da tutti voi una grande famiglia. Non solo i più famosi calciatori nati al Milan, hanno mostrato grande tristezza nel lasciare questo staff (perché è di questo che si tratta), ma anche quelli arrivati da altri club, hanno sempre definito il Milan una famiglia... speriamo di continuare ad esserlo con i nuovi giocatori e speriamo portino con altrettanto rispetto la maglia che indossano.


Mancherei di sportività io se non ringraziassi un altro grande uomo... Grazie Del Piero per essere stato un avversario con i fiocchi, un uomo di prima qualità, un grande sportivo.

Ciao ragazzi... mi mancherete tanto...


Chiara

http://www.acmilan.com/it/news/show/141325


domenica 13 maggio 2012

La vera libertà

                                                                                                           11 ottobre 2011

Quante volte al giorno d’oggi sentiamo la necessità di usare questo termine? Viene usato dai giornalisti di qualsiasi ambito, poi passa di bocca a bocca tra noi persone comuni, e lo sentiamo risuonare nei corridoi della nostra anima, ma anche dal semplice panettiere. Eppure... sappiamo realmente cosa vuol dire? Lo sappiamo usare con il rispetto che la sua etimologia, cioè il vero senso di questa parola (anche se identificandola solo come “parola” quasi sembra  di degradarla! Infatti è evidente che “libertà” esprima un concetto più profondo di quello di “tavolo” ), richiede?
Credo di no. E me ne rammarico molto. Sembra che vada di moda usare a caso, anzi, per esprimermi in termini forti, tradire, quella che, personalmente reputo un’espressione così profonda, da venire spesso deformata. Mi spiego meglio: ognuno parla di libertà personale, di quello che può dire o fare, senza mai considerare l’atro individuo come essere libero.  Le persone si dimenticano che la propria libertà termina dove  inizia la libertà altrui. Libertà non significa fare ciò che si vuole, quando si vuole.  Se fosse così, sarebbe una frase puramente egoistica. Infatti bisognerebbe capire che non si può fare ciò che si vuole, quando lo si  vuole. Rendersi conto di questa affermazione è il più grande passo che ci rende altruisti e ci fa capire che non siamo in una società in cui l’ “io” domina su tutto o, almeno, non dovrebbe essere così. E’ assolutamente necessario riconoscere che non si tratta più di libertà personale quando si viola la libertà altrui. Bisogna capire i termini prima di utilizzarli: la vera libertà, se  reale, è di tutti, non di uno.
                                               Statua della libertà-Stati Uniti
                               Ho deciso di usare questa immagine, anche se è stata donata per festeggiare l'Indipendenza, e non una libertà "generica", perché è molto rappresentativa.

Chiara

ps scusate la lunga assenza :-(

martedì 8 maggio 2012

Festa della mamma 2012- Per la mia mamma

                                                                                              Martedì 8 maggio 2012


La mamma è quanto di più ispirato Dio abbia creato.

La mamma è come una poetessa che scrive la sua ode, al figlio, crescendolo.
La mamma non è quella che partorisce, ma è quella che c'è per rimboccare ogni coperta la sera e per asciugare ogni lacrima che la vita regala; è lei a raccontare al figlio perché quella lacrima è, come ogni sorriso, un dono.
La mamma riesce ad essere orgogliosa di suo figlio anche solo per un singolo gesto.
La mamma è colei che spiega l'esistenza del bene e del male.

"C'è un bene che non cambia al mondo: di chi ti sente e ti ascolta, e in meno di un secondo capisce cosa stai provando tu, se sono grida mute o lacrime segrete." Tutto non fa te-Laura Pausini
La mamma è l'unica persona al mondo che con uno sguardo riesce a capire come si sente il figlio.
La mamma è l'unica persona al mondo che resta vicino al figlio, qualunque cosa esso sia, qualunque cosa esso faccia.

La mamma non si arrabbia se le rubi l'ultima patatina fritta dal piatto, nemmeno se gliele rubi tutte,
anche se era il suo piatto.
La mamma c'è per ogni ricovero in ospedale, per ogni letto bagnato, per ogni favola la sera, per ogni notte di studio.
La mamma è colei che guarda un film solo per coccolare il figlio.
La mamma mantiene le promesse.


"La mamma è l'unica che, come accade nelle favole, ti amerà per sempre... Anche se volerai via, verso l'isola lontana di una città... perché il sole può scordarsi della luna."  Celeste-Laura Pausini
La mamma è colei che sprona il figlio ad uscire di casa perché sa che è la cosa giusta, per poi piangere in silenzio, perché le manca.
La mamma è quella persona che non mollerà mai la mano del figlio, anche se lui la lascerà.
La mamma perdona.
La mamma è l'unica che c'è, anche quando non c'è.
La mamma non smette mai di essere mamma per essere un'amica: lei è un po' tutte e due, ma prima di tutto è mamma.
La mamma è "quell'abbraccio che non smette mai di dare affetto, come il profumo di una sorpresa, di una speranza che si è accesa, qualsiasi posto insieme a te è sempre casa." Le cose che non mi aspetto-Laura Pausini
La mamma è l'unica persona al mondo per la quale sarebbe bello vivere anche se non ci fosse nessun altro.

Grazie per essere la mia mamma,
grazie per avermi insegnato cosa è una mamma.
Ti voglio tanto bene,
Chiara




FAVOLA:

-         Ora della nanna per la piccola stella. C’era una volta una piccola stella. Abitava molto vicina al sole e,tutte le sere, all’ora di andare a nanna, quella piccola stella voleva divertirsi. Così brillava e brillava, cadeva e lasciava una lunga coda, una scia splendente, e diceva “Mammina, scappo via se mi costringi ad andare a letto.” E allora la mammina la baciava sul nasino scintillante e diceva: “Non importa dove sei,non importa dove vai, non importa quanto diventi grande e anche se perdi la strada, t vorrò bene per sempre, perché per sempre tu sarai la mia piccola stella.”




Ginger e la grande fuga

                                                                                             martedì 8 maggio 2012
                                                                                            categoria "storiella"


C'era una volta...e c'è ancora...una tartaruga molto, molto birichina di nome Ginger.

Essa vive in un bell'acquario dotato di una penisola di sughero, di un amico, Flamber, e di alcune alghe finte, che ha tentato più volte di mangiare. -.-
Ginger era una tartaruga molto attiva, e anche adesso lo è, seppur più coscienziosamente. :-)
Ogni tanto, Ginger segue la sua padroncina a Brescia, grazie ad un comodo trasportino.

La piccola Ginger, mentre si trovava nel suo apposito mezzo di trasporto, per tornare da Brescia a Milano, insieme alla sua cara padroncina Chiara, ha deciso di tentare, quella che si è pensato essere una grande fuga.
Infatti, mentre Chiara, guidava, aveva deciso (errore epocale) di lasciare il trasportino aperto.... mai più avrebbe pensato che le doti arrampicatrici della furbetta Ginger fossero così sviluppate!!
Ebbene, mentre Chiara cantava, ad un rosso fuoco semaforo, si è voltata per chiacchierare con la sua amica Ginger, e rendendosi conto che la tartaruga non era più nell'apposito contenitore, è diventata dello stesso colore del semaforo, suscitando l'ira di chi le stava dietro, poiché, ormai era diventato verde.
Fermatasi appena ha potuto, Chiara cercava disperatamente Ginger... fino a capire che Ginger non aveva tentato la fuga, bensì voleva solo fare un terribile scherzo a Chiara: si divertiva, infatti, ad osservala seduta sul sedile dietro la borsa... e aveva quello sguardo da: "Ahaha te l'ho fatta!" -.- . Però questi scherzi non si fanno e Ginger da adesso in poi, verrà chiusa bene nel suo trasportino, nonostante abbia ammesso l'errore e nonostante sia diventata più coscienziosa!





Storiella di Chiara e Ginger









giovedì 3 maggio 2012

Non ci sono più i vampiri di una volta!

                                                                                                            3 maggio 2012

Diciamolo: non ci sono più i vampiri di una volta! :-)



                                         Brad Pit e Tom Cruise in "Intervista col vampiro"


I "vecchi" e "buoni" vampiri (sono ironica) di Intervista col vampiro non esistono più! Voglio far notare che il film appena citato è un horror, non un film romantico, e sebbene i protagonisti siano Brad Pit e Tom Cruise, nulla nel film fa venire voglia di incontrarli. Lo so bene io, perché con la mia cara amica Laura, in una gelida sera in quel di Brescia, eravamo convinte di trovare tutt'altro film, ahahah :-) . Forse abbiamo visto quella che potrebbe essere la finzione più vicina ad una ipotetica realtà, ma tutto questo con grande dispiacere. Perché? Sono sicura che dietro alla passione sbocciata in questi ultimi anni da parte di noi fanciulle verso queste creature misteriose e succhia-sangue, ci sia un motivo molto più profondo, rispetto a quanto ci voglia far credere il sesso forte, che, tuttavia nutre sentimenti di gelosia per questa nostra "adorazione". Gli ometti pensano sia dovuto al fatto che gli attori siano dei gran bei ragazzi....pensano,così, che noi ragazze ragioniamo come loro... ma non è così!!
Ora svelerò il famoso mistero...................................................................
...Suspance...
...Suspance...
...Suspance...

I vampiri dei telefilm e dei film che sono apparsi in questi ultimi anni, cosa fanno di tanto particolare?
Amano una ragazza. Solo una. Una che trovano profondamente bella dentro e fuori. Una sola è capace di farli impazzire, una sola è capace di fargli provare quelle cose. Le altre? Blah! Nemmeno le guardano. Loro, hanno quella folgorante passione, provano quell'amore incomprensibile verso una sola ragazza. Il segreto è questo. Loro inseguono quell'amore per anni (e per loro possono essere davvero tanti anni) e, quando lo trovano farebbero di tutto per non farselo scappare. Sono forti nello spirito e nel fisico, e usano queste qualità per proteggerla, per amarla, non per ferirla.  Loro vedono quella ragazza come unica. Ed è questo che piace tanto a noi giovani sognatrici. Loro non vogliono una con certe caratteristiche, ma vogliono lei. E per sempre e il loro "per sempre" è davvero l'eternità. 


                                             "The Vampire Diaries" - Damon ed Elena
Il far sentire la propria ragazza come unica in tutto e per tutto, è difficilissimo, implica restrizioni inimmaginabili, ma è quello che ciascuna di noi vorrebbe...e se ce la fate.... beh: allora sarete il sogno diventato realtà della vostra lei.
Buona fortuna,
Chiara


martedì 1 maggio 2012

I politici italiani ci rappresentano

                                                                                                               1 maggio 2012

Esatto, avete letto bene. I politici italiani ci rappresentano, o almeno, rappresentano la maggior parte del popolo italiano. Non tutto il popolo, ma la maggior parte si. Per chi, come me, nutre un po' di orgoglio nazionale, è una vergogna, e mi piange il cuore anche solo a pensarlo, figuratevi a scrivere questo post. :-( Tuttavia sono molto, molto ma molto dispiaciuta nel pensare che forse in Italia la cultura di "inculandia" (termine che uso per indicare quanto in Italia sia presente la vera e propria cultura di inculare il prossimo), non sia presente solo tra i politici, ma sia insita nella maggior parte delle persone che compongono la nostra nazione.

Questo lo dico per esperienza personale. E' pieno, pieno e strapieno di gente di qualsiasi tipo che è convinta di "essere più furba degli altri" e di far soldi a scapito altrui. Avanti, chi in pizzeria, se gli si dà più resto del dovuto, lo riporta indietro??? Si, qualcuno c'è, grazie al cielo.... ma non tutti. Chissà perché sono convinta che, nel paragone, il numero di persone che lo riporterebbero indietro è inferiore rispetto a chi se lo terrebbe. E non usiamo la scusa della crisi: questa cosa accadeva anche molto prima di questo brutto momento storico. Vi racconto una storia.
Tanto tempo fa, il mio nonno è stato investito sulle strisce pedonali. Ha preso un grande spavento e una bella botta, ma nulla di grave, fortunatamente. Lui non ha pensato minimamente di procedere legalmente, poichè anche la persona si era spaventata e si era scusata. Per lui, questo bastava, ed era inutile, secondo lui, far spendere soldi ad altre persone per guadagnarci.
Ora: in quanti farebbero così??? Vi dirò di più: molti staranno pensando: "Che fesso.".

Permettetemi un commento: sono sicura che questa classe politica rappresenti perfettamente moltissime persone, tuttavia.... vorrei una classe politica che rappresentasse uomini veri come il mio nonno, una classe politica che fosse in grado di insegnare agli altri come si vive, una classe politica che rappresentasse le meravigliose persone italiane che, a volte, si incontrano!

Chiara

p.s.  Non riesco proprio a stare zitta: Grillo doveva per forza fare un paragone di così cattivo gusto, non riuscendo nemmeno a spiegare subito cosa intendeva, ma dovendolo fare a più riprese, sotto il disappunto generale???

http://www.tgcom24.mediaset.it/politica/videodallarete/1000235/mafia-fiorello-critica-grillo.shtml

La moda del giudizio

                                                                                                                   1 maggio 2012


Sbaglio o siamo diventati tutti esperti di qualsiasi cosa? La mia mamma dice sempre che prima di parlare, i pensieri devono essere filtrati dal cervello... perché seppure animali, siamo dotati di un'intelligenza superiore... "o almeno lo crediamo", aggiungo io. Se, quindi, lo crediamo, perché non utilizzare la nostra ipotetica intelligenza?
La cosa peggiore è che pensiamo di usarla ogni volta che esprimiamo una critica, un giudizio. Ovvero: quasi sempre. E' difficile incontrare persone che, quando si parla di qualcosa, non si sbilanciano perché ammettono di non essere informati su tal argomento. Tutti sono diventati opinionisti di tutto... ma è davvero giusto?
Forse prima di esprimere un'opinione che sia sulla chiesa, sull'aborto, sulla fecondazione assistita, sulla politica, ma anche sulla vita degli altri, ci si dovrebbe informare: leggere, ascoltare diverse opinioni, seguire interviste.... sarebbe un buon punto di partenza!
Chiunque può arrivare al concetto che se si ascolta una sola campana, essa cercherà di portar acqua al suo mulino....no?



Una delle tante cose brutte è il concetto che per forza tutti devono assolutamente dire la loro, come se fosse una questione di vita o di morte. Il che andrebbe bene se almeno si fosse informati...ma così....
Mi è capitato di leggere su Facebook, lo stato di un mio amico che ha pubblicato la poesia di Leopardi "A Silvia". Nei commenti una sua amica ha scritto "Che brutta.", lui le ha risposto: "Ma è di Leopardi!". E lei: "Non so chi sia 'sto Leopardi ma la poesia è brutta." Ora, con tutto il rispetto, se a 20 anni non sai chi sia Leopardi, forse, bella gioia (chi ha fatto il liceo con me è in grado di capire il concetto solo con questa espressione), c'è qualcosa che non va in te, no? "A Silvia" potrà anche essere brutta, ma per criticarla, bisogna capirla.

Questo vale per qualsiasi cosa, come per l'aborto. Vuoi essere favorevole? Va bene, ma, santo cielo! Bisogna sapere cos'è.... non si può rispondere citando a dei tanti post che girava tempo fa su Facebook, che recitava, se non ricordo male (anche se lo vorrei): "Essere contrari all'aborto? Perché? Allora ogni volta che mi masturbo sto uccidendo dei bambini!!".
A parte l'espressione non corretta, non so se è il caso di piangere o dire un "grande LOL" per la grande ignoranza non solo di chi ha scritto questo post, ma anche di quei poveri deficienti (andate a vedere il significato del verbo latino deficere), che lo condividono! Devo davvero spiegare che sono due cose diverse? Io spero vivamente di no. Se una persona vuole essere favorevole all'aborto, lo sia...ma almeno deve aver capito cos'è, almeno scientificamente e abbia letto di vari pareri: perché, cari ragazzi, anzi belle gioie non è solo la chiesa che è contraria!

"Essere informati" è un diritto....ma in molti casi si dovrebbe dire: "informarsi" è un dovere!!!!

Chiara


Autostrada

                                                                                                                    1 maggio 2012

Non pensate sia un post dove uso la metafora dell'autostrada per parlare della vita, ecc. ecc. Qui parlo dell'autostrada vera e propria.
E' possibile riuscire a guidare in autostrada senza doversi arrabbiare?? Sarebbe possibile se le persone che la usano, imparassero a guidare!!!!!
In autostrada SI DEVE USARE LA CORSIA PIù LIBERA A DESTRA, a prescindere dalla velocità a cui si sta andando! 
Vi rimando al codice della strada, articolo numero 143!!!!! Leggetelo se non sapete le regole!!! E' inutile che facciate i fighi stando in mezzo.. perché create traffico e fate solo la figura degli idioti!!!! 


Eh, porca miseria, non se ne può più!!!!!!!! Pensate che vergogna: gli stranieri la usano perfettamente, nella maggior parte dei casi.............................................. . 
Questo forum spiega molto bene, che questo disagio è di molti: 



Chiara