giovedì 28 marzo 2013

Grandi notizie!

Le si sentono all'improvviso, le si sentono urlare da infondo una strada, le si ascoltano cantare e come una sirena si avvicinano sempre di più, soprattutto con il passare del tempo. Anche quando vengono sussurrate in un orecchio, le grandi notizie, sembrano sempre essere urlate a gran voce, come il ragazzo che si vede nei film americani che, con tutti i quotidiani in mano, richiama l'attenzione del mondo intero.

Le grandi notizie hanno la potente capacità di farti sentire bene e male allo stesso tempo.
Bene poiché, fortunatamente sono positive, e danno annuncio di una grande felicità, come una nascita inaspettata o tanto ricercata, oppure un matrimonio improvviso che si svolgerà solo per il gusto d'amore tra due persone, senza altro scopo.
Male perché le grandi notizie svelano la realtà del presente, e mostrano il mistero del proprio futuro. Sconvolgono le riflessioni che provocano e, ad una certa età, in un'età come il quarto di secolo che si avvicina, un'età in cui si intravedono le prime grandi notizie, mostrano, se non le si è già vissute, l'assenza di esse, ed improvvisamente ci si senta vecchi. Non per la mancanza di progetti che, in realtà, sono molto presenti, quanto per la lontananza con la quale essi si manifesteranno, oppure, esagerando, nella speranza che essi escano dal loro nascondiglio.


                                                 Foto scattata da Carol Joyce Elefante

E' come se si aprisse un varco nell'animo di chi inizia queste riflessioni: tutto d'un tratto si guarda il presente dall'alto, come se si volasse più in alto di un aereo...

Chiara

domenica 24 marzo 2013

Un attimo di eterno

Di recente mi è stato chiesto cosa mi manchi maggiormente dell'essere fidanzata. Dopo attenta riflessione, ma non troppo lunga, credo che la cosa che mi manchi di più sia dormire con qualcuno, o, come piace dirlo a me: far la nanna con qualcuno.

                                                       Foto scattata da Giulia Zen

Mi piace il silenzio della notte, rotto dal respiro incessante di colui che culla la ragazza che gli dorme accanto. Mi riscalda la dolce notte che mi fa ascoltare il calore emanato dalla pelle dell'amante. Amo la notte vicino a qualcuno che mi fa sentire protetta con un braccio intorno alla vita, che mi stringe forte e che mi rammenta che mai sarò sola, qualsiasi cosa succeda, nessuno dei sue sarà mai solo, qualsiasi cosa la vita possa metterci davanti. Ecco cosa mi manca: quella consapevolezza che la notte porta in maniera stabile, che il dormire insieme fa crescere, se già presente. Un po' come quando si ha la propria coperta di Linus, il proprio peluche, che sai che è lì e c'è. E c'è.
Un po' come, avere la certezza dell'illusione che quella persona sarà lì accanto senza condizioni, che tu sia medico o muratore. Ma quella certezza così pura, così sentita, così ascoltata, è, come ho scritto, illusoria oppure è reale? Quel "E c'è." esiste davvero?
Solo il tempo può rispondere, eppure chiudendo gli occhi quell'attimo di eterno che non c'è (cit. Baglioni, "Mille giorni di te e di me") si avverte, eccome se si avverte, e mi manca, molto.

Chiara

giovedì 21 marzo 2013

Funerale su invito

Qualche mese fa, ho letto su Facebook, uno stato di una mia conoscente che diceva, più o meno, quanto segue: "Vorrei proprio assistere al mio funerale! Se morissi, infatti, vorrei vedere se certa gente verrebbe al mio estremo saluto, perché io non li vorrei!"


                                                          Foto scattata da Giulia Zen

Mi sono fermata su questa frase, su questo stato, evidentemente pieno di rabbia, e ho riflettuto. In effetti... è vero.
Mi spiego, spesso ai funerali si vedono persone sconosciute o persone che non erano in ottimi rapporti con il defunto... e, in prima esperienza (non da morta, ma da parente stretta) mi è successo. Mi è capitato di vedere persone su cui ero consapevole che il morto le avrebbe prese a calci nel sedere, anche sul sagrato della chiesa... ma: perché venire?
Allora mi sono provata ad auto-rispondere: è immagine la loro presenza in momenti che dovrebbero essere profondamente intimi e di estremo dolore, oppure è per quello strano velo di rispetto che si prova nei confronti di chiunque incappi nella morte? E' un po' come il detto: "Da morti sono tutti Santi", che punta sull'idealizzazione della persona defunta dopo la morte? Credo di si e, allo stesso modo, sono convinta sia per questo che ci si sente quasi obbligati a recarsi al funerale di una persona a cui, una volta, si voleva bene. Sicuramente poi ci sono coloro che nutrono rimpianto, rimpianto per aver permesso al tempo, alla distanza, alla vita di mettersi in mezzo tra sè e il rapporto con il defunto, quindi lancio un'ulteriore provocazione: per quali persone con le quali non vi è più un rapporto, se morissero, vi sentireste realmente male? Provate a pensare: se morisse ora?

Per concludere: ha ragione la mia conoscente quando afferma "Non sarebbe meglio se i funerali fossero su invito?"?

Chiara


domenica 17 marzo 2013

Il suono della vita

La poesia dei suoni è difficile da battere, persino da quella della parole. Le emozioni che essi suscitano sono ravvivanti dell'anima. Certo, lo spirito si deve un po' accostare, deve essere in modalità "sensibilità", e, allora, allora non si sente ma si ascolta



Così stasera, ascolto il vento che sta piegano alberi lontani e vicini, facendo tremare le tapparelle, il cui suono mi fa sussultare periodicamente. Intanto la pioggia scende delicatamente ma ripetutamente, quasi come stesse suonando in accordo con le note di Eolo e non volesse rischiare di perdersi nel tragitto. Già, perché capita di perdersi lungo il tragitto. Eppure, spesso, le note che arrivano dopo, quelle dovute ad un'improvvisa deviazione sono le migliori. 
Mi piace ascoltare ardere la legna, il suono delle mie dita che battono sulla tastiera, anche se il suono della macchina da scrivere era molto più affascinante.
Mi piace ascoltare l'onda irrompersi sulle rocce, violentemente, ma anche quando arriva leggera e celata sulla spiaggia, poiché ricorda esattamente il percorso che ogni persona compie nella vita.
Il suono più romantico è quello del battito cardiaco, quando il viso poggia sul petto di qualcuno e si sente quel calore così desiderato accompagnato dal suono della vita, perché quella è vita.
E' vita il suono di un sorriso affiancato da quello strano respiro. E' vita il chiudersi di una palpebra cui segue la discesa di una lacrima. E' vita il suono di un bacio dato vicinissimo all'orecchio. E' vita il suono del profumo della pelle di chi si ama. Infatti, le cose che mancano di più quando si perde qualcuno non sono la sua vista, ma il suo odore, il suono della sua voce, perché quando il ricordo si allontana dalle orecchie, e l'odore non è più addosso, la mancanza che si sente pervadere dentro è fortissima. 
Ed è vita questa pioggia stasera, stare sotto il piumino al caldo e scrivere. 

Chiara

giovedì 14 marzo 2013

Facebook per adulti

Credo sarebbe giusto che i parchi giochi restassero per i bambini, e Facebook per gli adolescenti, a meno che non si creino stazioni per adulti.



Infatti, spesso si nota un rincitrullimento di molti adulti su Facebook e il tentativo di usarlo come se si fosse tornarti improvvisamente in un'adolescenza non trascorsa, è un po' triste. Preferirei di gran lunga ci fossero parchi giochi per adulti, ma ormai, credo sarebbe arrivata l'ora di fondare un Social Network dove gli adulti possano fare realmente e sempre i grandi. Magari per promuovere un utilizzo atto a discutere di cultura, a scrivere frasi intelligenti, a scambiarsi opinioni scomode o comode ma che siano più idee che sfoghi personali.
Per gli sfoghi mi permetto di consigliare gli sport o una buona amicizia, o scrivere lettere d'amore sarebbe utile per incentivare il focoso sentimento che arde nel cuore dei bimbi cresciuti: perché scrivere frasi di rabbia, piuttosto che avere una discussione civile, o condividere banali citazioni che i bambini delle scuole secondarie hanno ampiamente superato, è deprimente.
E' corretto che lo facciano gli adolescenti, coloro ancora in tarda-adolescenza, io stessa spesso scivolo su questo gap (tra l'altro: la caduta mi risulta imbarazzate per molto tempo), ma farlo a mezzo secolo compiuto (o quasi), è davvero il caso? Ma soprattutto: devo essere io a comunicare che spesso le persone coinvolte, non solo non colgono il messaggio (per incapacità d'intelletto), ma si trovano spesso a fregarsene o a prendervi in giro (poiché quasi sicuramente essi si trovano nella fase bimbi-minchia antecendente l'adolescenza). E le frasi d'amore, poi! O sono profonde e reali o ve ne prego, evitiamo di scrivere frasi del genere: "80voglia di te, 70 tu ne hai di me, 16 che mi ami, 3mendamente 6 mio".

I Social Network sono molto importanti nel nostro secolo e le recenti elezioni politiche lo dimostrano, ma cercate voi adulti di dare l'esempio nel loro utilizzo, altrimenti perché gli adolescenti dovrebbero crescere se neppure i genitori lo hanno fatto?
Naturalmente, come sempre, non mi riferisco a tutti gli adulti... ma solo ad alcuni, per ora specie rara e da non proteggere. 

Chiara

p.s. Io, però, voglio parchi giochi per adulti :D

martedì 12 marzo 2013

Rubrica del cuore scomoda

Sempre più spesso mi sento un po' una "Rubrica del cuore scomoda".



Sono tante le ragazze che mi scrivono o mi raccontano, più o meno, lo scenario che sto andando a descrivere in maniera molto esaustiva: "Era in crisi, mi ha chiesto una pausa, gliel'ho data, poi è tornato e mi ha lasciato perchè ha detto che comunque era confuso e non credeva più di amarmi... che stronzo... lasciamo perdere."

Allora, sfatiamo questo mito per piacere. Non è stronzo chi dice la verità, non è stronzo chi è sincero. Lo stronzo è chi tradisce, chi scappa, chi chiude con voi con un litigio inutile, chi non ha rispetto per quello che è stato. Non è colpa di una persona se vi non ama più. Cosa deve fare? Mentire e continuare a tenervi tra le sue braccia? Non funziona così.
So che è brutto avere il cuore spezzato, amare e non essere ricambiati, credere che quella persona fosse quella giusta, ma: se voi non lo siete per lei, lei non lo è per voi, ed è meglio che sia finita. In questo modo vi sta dando l'opportunità di conoscere La persona davvero giusta.
Io credo sia per questo che ci si fidanza, prima di sposarsi, perchè quando si arriva al matrimonio si deve essere in grado di superare qualsiasi cosa... E, se durante il fidanzamento*, si capisce che non ce la si può fare, per vari motivi, come la perdita dell'amore, del feeling che si è sempre sognato, della complicità, dell'amicizia, dell'attrazione, allora, è giusto che resti tutto un bel ricordo.
So che canalizzare la rabbia spesso è utile per superare una perdita, ma non è nemmeno giusto, riversare rabbia su chi ha solo peccato di onestà, e che a dirla tutta, probabilmente, avrebbe voluto non trovarsi in quella situazione.
"Credere di amare qualcuno" non basta a tutti, e per quanto mi riguarda, non dovrebbe mai bastare.

Chiara

(*Per il matrimonio il discorso è un altro.)

venerdì 8 marzo 2013

Le donne che stimo

Le donne che stimo sono quelle non si lasciano vivere dalla vita, ma quelle che vivono la vita.
Le donne che stimo sono quelle che sanno dire si e no al momento giusto.
Le donne che stimo sono quelle che sbagliano e ammettono di averlo fatto.
Le donne che stimo sono quelle che sanno chiedere scusa.
Le donne che stimo sono quelle che sanno mantenere una vera amicizia per anni, per sempre.
Le donne che stimo sono quelle che non attaccherebbero mai un'amica in pubblico.
Le donne che stimo sono quelle con cui puoi urlare avendo la certezza che nulla mai cambierà, perché un litigio non cambia il bene che ci si vuole.
Le donne che stimo sono quelle coerenti con se stesse e con quanto affermano.
Le donne che stimo non sono sempre quelle sicure e decise, le donne che stimo sono quelle travagliate, che a volte sono a terra, ma che poi alzandosi portano con sè chiunque fosse giù con loro.
Le donne che stimo sono quelle ci sono sempre per coloro che amano, ma sempre per davvero però.

Le donne che stimo hanno di più oltre le gambe, e non intendo due tette da paura, ma un cervello.
Le donne che stimo sono quelle che ridono se sono uscite male in una foto.
Le donne che stimo sono quelle che ridono e piangono, spesso contemporaneamente.

Le donne che stimo sono quelle che sanno cosa vogliono e che non si accontentano.
Le donne che stimo sono quelle che non hanno paura della rinuncia e del sacrificio per un'idea.
Le donne che stimo sono quelle che non lasciano accadere le cose come vanno, ma sono quelle che decidono come deve andare la propria vita, salvo imprevisti, gestiti con passione o con freddezza, ma sempre gestiti.
Le donne che stimo sono quelle che si ribellano, che lottano.

Le donne che stimo sono quelle che si amano, e poi amano.
Le donne che stimo sono quelle che non si fanno trattare da zerbino, ma da diamanti.
Le donne che stimo sono quelle donne che non tornano da un uomo perché dicono di essere innamorate nonostante un trattamento spregevole.
Le donne che stimo sono quelle che di certo non tornano con un uomo perché sole.
Le donne che stimo sono quelle che hanno il coraggio di amarsi.
Le donne che stimo cambiano ora, perché se non ora, quando?

Le donne che stimo più di tutte però, sono le mamme.
Le mamme quelle che non pensano prima a se stesse, e poi ai figli, ma quelle che pensano prima a coloro che hanno messo al mondo, e poi a loro.
Le mamma che sanno fare le mamme, non le mamme che fanno le amiche, ma le mamme-mamme, che non vuol dire non essere amiche, ma essere, prima di tutto, mamme.
La donna che stimo più di tutte è la mia mamma perché lei è una mamma-mamma-mamma, lei sì che è davvero una donna.

La foto non è molto inerente, ma c'è il rosa sul bianco, la femminilità che può essere ovunque, e soprattutto: mi piace molto. :-)


Auguri a tutte le vere donne!!
Chiara