martedì 29 ottobre 2013

Sono Uomini gli uomini che...

Mi capita spesso di conoscere, chiacchierare con uomini (o almeno con ragazzi che si definiscono tali) che molto spesso finiscono per scoprire le carte della loro presunta mascolinità con termini di vario genere, a me piace definirli, soprattutto: volgari.

Se per esempio sono in un locale ed entra una bella ragazza, riesco a leggere il pensiero dei miei amici, dallo sguardo che le addossano... tra l'altro un mio amico mi ha proprio detto che questo è un mio difetto: capire gli uomini così a fondo su queste cose, su queste battute che gli uomini si scambiano anche solo guardandosi. 
La cosa che più compare sul loro viso è una sorta di sorriso e /o di sguardo malizioso. Attenzione: malizioso è ben diverso da innocente. Uno sguardo innocente è quello che facciamo anche noi donne quando entra un bel ragazzo (rari, ma ci sono), tuttavia non eccediamo mai in quella parte maliziosa, del "Caxxo, se me lo potessi fare!".  Mentre voi uomini sì. 

Poi, spesso, sono gli stessi uomini che si lamentano di una ragazza gelosa, o peggio ancora: insicura. Ma se una ragazza è così insicura......... chissà come mai lo è.
Poi, spesso, sono gli stessi uomini che sono single o che non riescono ad avere una relazione Seria... chissà come mai.
Poi, spesso, invece... la loro ragazza non ha nessuna di queste paturnie e sono fidanzati da anni, probabilmente la rivincita personale della malcapitata sta nell'adottare lo stesso comporatmento.

Ma è qui che vi voglio: quanto vi piacerebbe questo? Facile, direte che non vi importa... sapete perchè? Perchè purtroppo trovare un bel ragazzo è un miraggio, mentre di belle ragazze è pieno il mondo... e non vivete quotidianamente quest'esperienza.

Evitate, se possibile esprissioni come: "Che figa" con la bava alla bocca.... perchè risultano volgari e patetici, e le chiacchiere da spogliatoio stanno prendendo il sopravvento su quegli che sono i veri Uomini: infatti, ormai siamo in un'epoca in cui, spesso, i veri Uomini sono i nostri nonni oppure, purtroppo, sono omesessuali. 
Ogni tanto, però, si incontrano i veri Uomini, quindi ragazze non smettete di cercare, prima o poi troverete quelli che non guardano ogni bella ragazza con quella malizia. Esistono, fidatevi. ;-) Non smettete di cercare, però.
Ma soprattutto, ricordate: OGNI COSA CHE VI FA STARE PIù MALE CHE BENE, VA NECESSARIAMENTE ALLONTANATA. Compreso un uomo se vi fa star male, perchè serve aver vicino un Uomo con la "U" maiuscola.
E, cari uomini, non vi lamentate se perdete una vera Donna, prerchè lei deve stare con un vero Uomo.

Dedicato alle amiche che mi scrivono...
Chiara

mercoledì 23 ottobre 2013

Il mondo che NON vorrei

Il mondo che non vorrei è quello che non vorrebbe nessuno. Eppure molti lo compongono e ne fanno parte, senza accorgesene, senza accorgersi che un piccolo gesto da chiunque può cambiare molte cose.

Il mondo che non vorrei è quello che non ho mai vissuto, bella felice nella mia nuvola rosa. Felice nella convinzione che il mondo che non avrei voluto era così lontano.
Invece è estremamente vicino. Semplicemente non se ne parla.

Il mondo che non vorrei è quello di camminare veloce, sentendo dei passi che ti seguono in un vicolo buio. Vicolo in cui ti convinci che siete in due e nulla può capitare di male. Nemmeno se siete due ragazze alle 19 di sera. Perchè le 19 non sono certo le 23.
Il mondo che non vorrei è arrrivare al centro commerciale ed essere sollevata di essere in mezzo alla gente. Ed essere convinta che erano solo paranoie.
Il mondo che non vorrei è viaggiare in bicicletta per risparmiare e non inquinare. Il mondo che non vorrei è non trovare più la mia biciletta.
Il mondo che non vorrei è trovare due ragazzi che spaccano bottiglie vuote di birra fuori dall'ingresso di un centro commerciale, con la barista che resta dentro per la paura.
Il mondo che non vorrei è sentirmi dire: "Sei fortunata perchè non le hai prese, perchè potevano derubarti in tutto, perchè potevi essere stuprata."
Il mondo che non vorrei è sentirmi dire: "E' normale, succede sempre." Senza nessuno che faccia nulla.
Il mondo che non vorrei è cercare la polizia in un distaccamento che hanno chiuso.
Il mondo che non vorrei è girare l'angolo e trovare uno che piscia con una canna in bocca. In un marciapiede in centro Brescia.
Il mondo che non vorrei è correre alla stazione con la sensazione di essere finita in un mondo che di giorno non esiste, anche se sono solo le 20.30 ed è giorno.
Il mondo che non vorrei è arrivare alla stazione, sempre piena di polizia, militari e carabinieri (circa una trentina)... per chiedere dove andare, e scoprire che questi grandi organi di polizia, alle 19 se ne vanno. Perchè, in effetti, di notte, la sera, non accade mai nulla di male.
Il mondo che non vorrei è vedere un tipo in stazione con i pantaloni semi-calati che si gratta l'uccello, mentre tutti la trovano la normalità.
Il mondo che non vorrei è salire spaventata un taxi.
Il mondo che non vorrei è scoprire che i taxisti vengono rubati con coltelli e pistole, scoprire che è routine che siano picchiati, ma la cosa peggiore è che i commenti dei carabinieri sono: "Lei lo può raccontare, almeno."
Il mondo che non vorrei è chiamare un'amica perchè ho paura a fare 100m di strada.
Il mondo che non vorrei è stare a casa da sola e avere paura perchè il portone è rotto.
Il mondo che non vorrei è andare a servire alla mensa dei poveri, a mezzogiorno, e smettere di andare. Perchè i cari poveri seguivano me e la mia amica per chiederci un appuntamento.

Il mondo che non vorrei è scoprire che la mensa dei poveri, i posti per far dormire i barboni, gli extracomunitari, siano inutili. Perchè io vorrei tanto sapere che quello che si fa sia utile. Che sia utile andare dai carabinieri per denunciare qualsiasi furto, non per la speranza di ritrovare l'oggetto. Il mondo che vorrei è di persone che SCELGONO IL BENE, perchè il male non si sceglie nemmeno con la fame. Perchè i posti per aiutare le persone a fare una vita VERA ESISTONO. Ho fatto volontariato, miei amici lo fanno. Ci sono. Scegliere di rubare cose che non sono pane e pasta, stuprare, picchiare, vendere droga, è una scelta. La scelta del mondo che non vorrei.
La scelta di svegliarsi un giorno e scoprire che non ci si può più guardare allo specchio. Perchè tutto, prima o poi, torna. Io almeno allo specchio mi posso guardare, visto che il mio più grande errore ultimamente è stato assentarmi da una laurea importante perchè ero in sessione esame.
Il mondo che non vorrei è vedere che tanti sforzi a volte sembrano inutili.

Il mondo che non vorrei è pensare che questo sia il mondo che ho, che abbiamo.
Ma soprattutto ABITUARSI AD ESSO.

Chiara

lunedì 21 ottobre 2013

Il Principe Azzurro deluso

C’era una volta un Principe di nome Alessandro,
era molto ma molto intelligente, era sensibile, simpatico, fedele, tenero, affettuoso, gentile, dolce, onesto, altruista... insomma: non aveva un difetto, era proprio il Principe azzurro! Inoltre grazie al fatto che era un principe, era ricco, aveva una bella famiglia unita, ed era anche bello.
Purtroppo però non riusciva a trovare una Principessa adatta a lui, e come lui. Aveva girato e conosciuto le Principesse di tutto il regno e anche quelle degli altri Regni: nessuna era davvero piena d’Amore come lo era lui.
Era triste, tanto triste e deluso dalle donne: a parte sua mamma sembravano tutte oche o galline, infatti non facevano altro che parlare, parlare, e ancora parlare di cose futili come la moda, i soldi e tutte vedevano come occupazione principale della loro vita: spendere soldi (magari anche quelli del consorte), fare vacanze, andare a feste da ballo, e cose così.
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Nessuna pensava ad aiutare gli altri, nessuna era gentile con i camerieri, nessuna diceva mai “Per piacere” e “Grazie”: erano tutte superficiali.
Decise quindi di partire per l’Africa e di sfruttare così la sua laurea in Ingegneria per progettare e controllare le costruzioni di case ponti per gli altri. Si tinse i capelli e si fece crescere la barba, in modo da non essere riconosciuto e con dei documenti falsi il gioco era fatto!
Partì. Arrivato in Africa, dopo le prime due settimane di prova decise di restare giù un anno intero.
Una sera, l’organizzazione per cui era volontario organizzò una cena con tutti i volontari: non solo gli ingegneri.
Gli piaceva quella serata, senz’altro diversa da tutte le altre cene a cui aveva partecipato, più semplice: ma finalmente non si parlava solo di cose stupide.
D’un tratto entrò in sala una ragazza, Angelica era il suo nome, si sedette davanti a lui, perché era l’unico posto libero: era arrivata tardi a causa di una visita su un bambino di pochi mesi. Angelica era una dottoressa per bambini. Non era particolarmente bella, ma ai suoi occhi era meravigliosa, aveva lo sguardo dolce, il sorriso così unico da non averne mai visti di così belli, e aveva la voce di un usignolo.
Alessandro si innamorò, era follemente innamorato di quella sconosciuta: era stato un colpo di fulmine.
Il Principe in incognito la invitò ad uscire, e Angelica, inconscia del fatto che stesse per uscire con un membro di una delle famiglie reali più importanti del mondo, accettò.
Fu una serata bellissima: finalmente parlarono di cose importanti e serie, ma poi si divertirono anche con le stupidate, con tutto. Si frequentarono
per tutto quell’anno, e quando Alessandro finì il suo anno di volontariato ad Angelica mancava ancora un mese.
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Alessandro però, organizzò una serata romantica, con candele, aiutato dagli altri suoi amici: e poi con il cordino di uno zaino come anello, le chiese di sposarlo.
Angelica non era mai stata così felice! Accettò subito!

Mentre stavano per parlare di dove andare a vivere, cosa fare, eccetera: Alessandro le rivelò la sua identità.
Angelica era scioccata, non sapeva cosa dire. Capiva il perché lui le aveva detto una bugia, sia per la loro sicurezza, sia perché doveva conoscere bene Angelica, ma non sapeva se poteva fidarsi di lui.

“Perché?” chiese lui.
“Perché non so se quando tornerai nel tuo Regno sarai ancora
così. Ho paura diventerai snob, avendo il mondo ai tuoi piedi.” Rispose lei.
Lui le disse: “Non sono così, ma tutte le parole del mondo, non fanno un fatto: sposami e vedrai che non sbagli.”
Lei accettò, dopo un mese tornò a casa, andò subito da lui e fecero tutte le varie presentazioni di famiglia: dopo sei mesi di convivenza convolarono a nozze, mentre lui le infilava l’anello al dito, oltre tutte le classiche promesse, le disse: “Questo anello ti ricorderà che non sarai mai più sola.”
Superarono tante difficoltà, ma stavano sempre insieme, ed è questo che significa che vissero felici e contenti.

                                                Immagini prese da Google Immagini

Dedicato a chi è tentato di smettete la propria ricerca, perchè resista...
Chiara

mercoledì 16 ottobre 2013

Conoscere qualcuno

Conoscere qualcuno non significa sapere di lui le credenziali generali.
Conoscere qualcuno signica sapere gli aspetti più intimi della sua vita.
Conoscere qualcuno significa avere fatto un percorso insieme, spesso senza mai lasciarsi (oppure ritrovandosi), un percorso che non cessa mai di essere, perchè mai si arriva.
Conoscere qualcuno significa però anche essere empatici con lui, su tutto.
Conoscere qualcuno significa avere quella sintonia che non c'è con altri.
Conoscere qualcuno significa anche conoscere se stessi tramite quel qualcuno.
Conoscere qualcuno significa che sai che sempre potrai contare su di lui, che sempre lui sarà dalla tua parte.
Conoscere qualcuno non significa conoscere il taglio di capelli, ma conoscere cosa sta vivendo giorno per giorno, periodo per periodo: gioia o dolore che esso sia, a prescindere che lui lo dica.
Conoscere qualcuno significa poter rispondere per lui alla domanda: "Come stai?", ma non come quando si dice a qualcuno: "Tutto benissimo grazie, ciao", ma rispondere a tale domanda a fondo.
Conoscere qualcuno significa sapere cosa c'è sotto la maschera.
Conoscere qualcuno significa spesso intuire come sta dai dettagli, è un po' come un concerto: lo si vede da lontano, come tutti, nella sua sinfonia generale, ma conoscerlo significa sapere che nota sta suonando ogni sigolo strumento.

Qualcuno mi ha detto: "Non si conosce e non si può Amare qualcuno, se non si conosce cosa lo tormenta, cosa lo fa soffrire." Perchè questo, lo sanno solo le persone che ne vendono l'anima, mentre le cose belle si dicono e le sanno tutti.

Grazie a ieri sera, a colui che mi ha ispirato questo post,

Chiara

lunedì 14 ottobre 2013

Lo squalo cattivo

C’era una volta uno squalo bianco grande, tanto grande. Igor era il suo nome, ed egli seminava il terrore in tutti gli oceani.
Si sentiva parlare di Igor persino nei mari piccoli, e le voci della sua forza e della sua fame ripercorrevano i fiumi, i laghi, i torrenti e i ruscelli. Persino le trote conoscevano per fama Igor: era enorme con denti aguzzi e grandi quanto una trota stessa, aguzzi come la cima della montagna più alta.
Ma non solo: anche negli acquari il nome di Igor ridondava tra le finte alghe, e nessuna mamma-pesce dava il nome di Igor ai suoi bambini.
Igor, d’altronde, non aveva nulla nel suo aspetto che ricordasse tenerezza, dolcezza, gentilezza, compassione, era semplicemente: terrificante.

                         Immagine presa da "Google immagini"

Un giorno mentre vagava solo nel mare, Igor vide passare un branco di squali bianchi, come lui, così si avvicinò. Essi subito si impietrirono e gli chiesero se lui fosse davvero Igor.
Igor, felice che già lo conoscessero, sorrise e disse fiero “Si!”.
Subito gli squali si dileguarono, ma restò fermo impassibile un piccolo squaletto di nome Reginaldo.
Igor lo guardò spaesato e gli chiese: “Perché sono scappati via tutti?”
Reginaldo rispose: “Tu sei Igor, quell’Igor tanto conosciuto per la sua temibilità, per la sua cattiveria, ecco perché!”
Igor, scioccato, gli chiese spiegazioni, e Reginaldo gli confidò tutto quello che si diceva su di lui, persino che la voce della sua esistenza era giunta alle trote, che risalendo fiumi, la diffondevano ovunque.
Mentre Reginaldo parlava, Igor iniziò a piangere, all’inizio le lacrime scendevano giù silenziose, una dietro l’altra, ma poi iniziarono ad aumentare, tanto che Igor iniziò a respirare male, ed a soffiarsi il naso sulle alghe che aveva intorno. Reginaldo era sorpreso: non pensava di ferire così Igor, anzi, Reginaldo lo invidiava! Voleva lui essere conosciuto come lo squalo più cattivo di tutti gli oceani!

Igor si calmò e poi gli disse: “Ecco perché non ho un branco, ecco perché non ho amici, nemmeno gli stessi squali mi vogliono. Come ti chiami, squaletto?”
“Reginaldo, signore!” Rispose lui.
“Reginaldo” continuò Igor, “non è bello vivere così, sono sempre solo, caccio da solo, mangio da solo, dormo da solo, non parlo con nessuno eccetto le alghe. Ti dirò un segreto: io preferirei essere più piccolo, ma sono nato così e in più ho sempre tanta fame. Cosa ci posso fare?”
In quel momento, uscì un cavalluccio marino che si era mimetizzato lì vicino, e disse loro: “Non mi mangiate: devo dirvi una cosa!”.
I due squali un po’ turbati che un cavalluccio marino potesse intervenire in questa conversazione, gli dissero comunque di parlare. Il cavalluccio continuò: “Igor, non devi essere triste, devi solo fare capire al mondo, e Reginaldo ti può aiutare in questo, che tu non sei cattivo, ma solo affamato, sei uno squalo ciccione, ma non c’è nulla di male! Tu hai fame e mangi, mangi come la natura ti ha insegnato a farlo, o moriresti!”

Igor e Reginaldo compresero la verità: era questo il destino degli squali, e Igor era semplicemente più grosso perché aveva sempre fame. Ringraziarono il cavalluccio marino che fuggì con la promessa che non lo avrebbero inseguito, anche perché troppo piccolo per soddisfare il loro appetito.
Arrivò d’un tratto, spaventata la mamma di Reginaldo che giunse di corsa implorando Igor di non mangiare uno della sua razza (Reginaldo). Allora, spiegarono anche a lei, la situazione e decisero di non abbandonare Igor ma di aiutarlo ad entrare nel branco.
Così, ovunque, arrivò la voce che Igor non era più cattivo degli altri squali, solo più affamato, la natura lo aveva fatto così, ma non meritava di restare solo ed emarginato: è il ciclo della vita, è la natura.

                      Immagine presa da "Google immagini"

E... Igor visse felice, contento e sazio.

Chiara



lunedì 7 ottobre 2013

I nonni...

Il 2 ottobre è la giornata dei nonni.

I nonni... cosa sono i nonni?

I nonni, i nonni sono genitori alla seconda, sono genitori che hanno l'esperienza moltiplicata a due vite.
I nonni educano, ma più teneramente dei genitori, i nonni viziano, ma non da renderti viziato.
I nonni ti capiscono, a volte più che i genitori stessi.
I nonni ti sanno coccolare in maniera così tenera, in un modo così insolito che solo loro sanno fare.
I nonni avvertono quando qualcosa non va, e sanno quando gli stai mentendo.
I nonni sanno quando hai un fidanzato o una fidanzata, lo sentono nel cuore.
I nonni sanno quando hai bisogno di un consiglio, e la loro saggezza fa in modo che lo esprimano in brevi parole concise, in un modo totalemente inaspettato, ed esatto.
I nonni sanno quando vuoi ascoltare un ricordo, della loro vita o della tua infanzia: perchè loro c'erano.
I nonni hanno quella calma che un genitore non ha, e quella risolutezza: sono così concisi e determinati su tutto, sui principi soprattutto, e, per questo, non errano.
I nonni sanno troppo della vita per sbagliare a leggere l'anima, per sbagliare un consiglio, per sbagliare ad indovinare cosa si pensa.
I nonni sanno raccontare una favola e addormentarsi con essa, mentre tu resti sveglio.
I nonni sanno prepararti quella merenda che nei supermercati non si trova.
I nonni sanno essere più efficienti di un asilo.
I nonni sanno asciugare una lacrima con un sorriso.
I nonni sanno quando è arrivato il momento di lasciar andare il nipote.
I nonni dovrebbero esserci sempre: dovrebbero poter arrivare alla laurea, al matrimonio e a tener in braccio i loro bis-nipoti.
Ma più di tutto:
i nonni sono ciò che Dio ha regalato ai figli, di più bello dopo i genitori.

Chi ha ancora un nonno, una nonna è fortunato, e per quanto pesanti possano essere... sono unici... chissà poi come saremo noi alla loro età, chissà come ci tratteranno... ma ricordate: loro sono ciò che noi saremo, e una telefonata, adesso, ora, non costa nulla.

Auguri a tutti i nonni!
Chiara

P.s. Mi scuso se questo post arriva solo ora, ma sono stata presa.

mercoledì 2 ottobre 2013

Il Principe triste



C’era una volta un Principe, Filippo era il suo nome.
Egli viveva in un castello bellissimo, con ben tre torri, tra le montagne più alte del mondo, possedeva un Regno grandissimo ed era l’uomo più ricco della Terra.

       Il castello di Neuschwanstein- Immagine presa da Google

Era tanto triste, però, perché non aveva amici, o meglio, gli unici amici che aveva, erano semplicemente delle persone che gli erano fedeli a causa del suo denaro.
Come lo sapeva il Principe Filippo?
La fata Kiki gli aveva fatto un dono: ogni volta che sul suo castello scendeva la neve, egli vedeva gli amici veri, quelli che gli volevano bene davvero, circondati da una luce, la luce della vera Amicizia.
Purtroppo, però, non gli era mai capitato: all’inizio pensava fosse perché il regalo della fata non funzionava molto bene, poi si rese conto che le persone non erano per nulla sue amiche, pur non facendogli nessun torto, a parte usare il suo denaro, ma di quello, ne aveva a volontà.
Eppure nessuno nel suo Regno era povero! Perché Filippo era un bravo Principe!

Un giorno chiese alla fata Kiki di fargli un altro dono: voleva che lei gli regalasse un Amico!
La fata gli spiegò che non era possibile, perché l’Amicizia era una cosa speciale, un sentimento unico che cresceva con il tempo, era un’emozione forte, era un volersi bene a tal punto da esserci sempre per l’altro, capire l’altro, tanto da essere in empatia con lui, nel bene e nel male, quasi come un matrimonio con la condizionale che non c’è bisogno di vedersi tutti i giorni per costruire qualcosa, la fata Kiki aggiunse: “L’Amicizia è una sentimento talmente forte che può essere chiamato Amore, è magica: si va oltre l’apparenza, due cuori amici si riconoscono ovunque, nel freddo e nel caldo. L’Amicizia è semplicemente magia, ma senza bacchetta magica, solo tra anime.”

Filippo ebbe un’illuminazione e si ricordò di un bambino, quando andava a scuola, con cui si era sentito amico, ma finita la scuola non lo aveva più chiamato perché era troppo occupato con il suo Regno. Si rese conto che Federico gli mancava, così corse da lui.
Federico aprì la porta, lo riconobbe e lo invitò ad entrare in casa, lo ospitò tutta la notte e parlarono tanto e di tutto. Filippo si rese conto che non erano stati “Amici ideali”, ma semplicemente “Amici reali”, che possono sbagliare, ma esserci sempre.
E, quando la neve cadde sul castello, la luce della vera Amicizia avvolse entrambi.

Chiara