giovedì 31 gennaio 2013

Perché le donne giocano con il cuore degli uomini?

"Magari ti serve come spunto per scrivere il tuo blog... E a me come sfogo personale: perché le donne giocano col cuore degli uomini? :'-( "

                                                        Foto scattata da Giulia Zen

Questa e-mail mi è arrivata qualche giorno fa... e, come potete immaginare, la mia risposta non è stata un'invettiva contro il genere femminile, ma è stata una replica contro le persone che invece adottano queste metodologie, che sono sia uomini che donne, sia fidanzate che fidanzati, sia amiche che amici, sia parenti che persone entrate da poco nella vita di qualcuno: insomma chiunque a cui si indirizza del bene, potrebbe giocare con il cuore del mittente... ed è questo il problema, seguito dal fatto che è difficile tornare a fidarsi. 
Come ho scritto in un precedente post, che vedo che viene letto spesso ("Amare è non avere maschere"): "Qualcuno ha detto che l'amore è dare ad una persona la possibilità di distruggerti, ma confidare nel fatto che non lo faccia." cit. 
Come si può immaginare questo può accadere, e allora si pensa sempre che "Il tempo sistemi le cose, ma si fa un po' meno presto a convincersi che sia così" ("L'odore del sesso" di Ligabue), perché è vero: all'inizio capita spesso di sentirsi cadere il mondo addosso, specialmente se ci si aveva scommesso il cuore, poi, forse, può andare un po' meglio.
Io di soluzioni non ne ho.. l'unico consiglio che posso dare è quello di rivolgersi alle persone che ci sono sempre state e di cui ancora ci si fida, che, sicuramente ci sono incondizionatamente.

Detto questo, mi soffermo su una cosa sorprendente per me, che vuole essere un complimento: non è la prima volta che capita di restare deluso al mittente della e-mail, e non è la prima volta che lo fa stessa persona.. eppure lui non smette di crederci, continua a provare, continua ad aspettare, nonostante gli sfoghi, nonostante l'amaro che prova nell'anima: lui è lì, tenace e resistente, certo probabilmente di quello che mi ha detto qualche anno fa: "Il dubbio è una certezza", e sembra proprio che lui non nutri dubbi. 
Poche volte ho visto questa determinazione, poche volte ho visto qualcuno che non andasse avanti con la sua vita nella speranza che la persona giusta tornasse a farne parte, nonostante l'altra persona non si sia comportata benissimo. Quindi, beh, il mio augurio è che tutti possano essere così certi di un sentimento, così fermi sulle proprie idee, perché, forse, è questo Amare.

Mentre, per chi è convinto che siano le donne a giocare con il cuore degli uomini, fidatevi, spesso è il contrario, dipende dalla persona, non dal sesso...e perché no: dipende anche dal motivo: non tutti quelli che lo fanno sono stronzi, spesso sono solo confusi, o spesso è perché sono stati feriti dalla persona in questione (caro amico, questo riferimento non è per te, ovviamente). 

A presto,
Chiara

martedì 29 gennaio 2013

Sistemando la mia stanza...foto e diari...

Settimana scorsa è stata la settimana delle grandi pulizie, pur non-di-primavera. E' stata la settimana del grande ordine e dei grandi ricordi. Nostalgici. Alcuni. Altri no.
Ho riscoperto il potere di una fotografia, e la meraviglia di tenere dei diari, che accumulati negli anni, ricordano emozioni cancellate dalla memoria quotidiana, celate da quella memoria che ricorda utilizzata quotidianamente, ma che rammenta solo se stimolata.

                                                        Foto scattata da Giulia Zen 

Le foto somigliano un po' come questa: sfumate ai bordi e per lo più appannate. Portano a galla un attimo, un solo attimo che è scomparso, e di cui, ricordo i bordi giusto perché li ho davanti. E' qualcosa che non credo tornerà mai, anche se non ne sono convinta del tutto. Certo, dipende dalla foto in questione... . Ci sono foto che invece non ci sono più, che ho nascosto, spesso con dolore, spesso con rabbia, nel fondo di un cassetto, e foto che esistono solo in digitale, e che, se ne avevo fatta una copia cartacea, essa è stata strappata: non per cattiveria, o per altro...ma solo perché  quello che mi doveva dare quel pezzo di carta colorato, era finito. Non avrebbe più potuto darmi nulla, né nostalgia, né rabbia, né amore, né rammarico. E' triste, ma in un certo senso: no. Perché la sua missione l'aveva compiuta (inoltre, se uno si pente, tanto esiste la copia digitale), un po' come certe persone che entrano nella vita degli altri, danno, danno e danno, e poi, così come sono arrivate, spariscono, un po' come quando si alza il vento sull'oceano, che alza tutte quelle goccioline e le trasporta da una parte all'altra, da un'onda ad un'altra: esse vagano, nonostante siano importantissime ovunque esse siano, non torneranno indietro, anche perché non troverebbero più l'onda dove l'avevano lasciata. Non c'è un bene o un male in questo, ci sono state e ciò va bene così.
Quelle amo, però, sono quelle che ritrovo e, appendo perché meravigliose nel sorriso che riscuotono nei miei occhi.

Le foto sono sempre lì ed è bello riguardarle, spesso lo faccio, specialmente quelle che riscatterei tornando indietro nel tempo: queste sono le migliori; ma i diari... beh per quelli c'è tutt'altro meccanismo. Sono talmente impregnati di inchiostro di memoria che non vengono aperti tanto facilmente come le fotografie. Essi sono lì chiusi e raccontano non un attimo, ma un mondo intero, un periodo completo, il mio cuore in tutto e per tutto in un determinato e ampio momento della vita.
Riaprendoli c'è sempre quella lacrima, quella lacrima così felice di aver vissuto certi momenti, che mi sussurra: "Brava, stavi facendo la cosa giusta". Tuttavia, esiste anche un momento di arrossamento: aprire certe pagine e pensare: "Oh mondo, che vergogna.". Poi ci scappa un sorrisino, anche se per un attimo spero di non essere io ad avere scritto certe pagine. Che ridere.
Ci sono anche anche fogli che mi rammentano qualcosa che avevo scordato totalmente e sono felice di aver riesumato, anche perché certi pensieri che ho fatto sono: "No, ho speso davvero tanto tempo per questo?!", e, in un certo modo, è un insegnamento, come tutto, e come tutti, poiché basta essere un po' umili per pensare che tutto, a suo modo, insegna qualcosa...non solo gli errori, ma anche le cose meravigliose, da quelle, poi, è ancora più bello imparare. E per certi errori: dovevo compierli per capire che erano tali, esattamente come le cose meravigliose... basta vivere e il resto vien da sè.

La conclusione è che ho proprio voglia di scattare nuove foto, e perché no, di continuare a scrivere...tra qualche anno sarò felice di averlo fatto, come sono felice delle mie foto scattate e dei miei diari.

Chiara

domenica 27 gennaio 2013

27 gennaio - Giorno della Memoria

Cos'è il 27 gennaio
Il 27 gennaio del 1945 i sovietici liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Questa giornata è divenuta il simbolo del genocidio ebraico, ed è stata ufficialmente dichiarata, dal 2005, Giornata della Memoria, non solo in Italia, ma anche in altre nazioni, e dallo stesso ONU.
Il testo dell'articolo 1 della legge italiana definisce così le finalità del Giorno della Memoria:

"La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati."

                                                       Foto scattata da Giulia Zen


Perché si ricorda
E' necessario ricordare, perché spesso nella vita quotidiana si sente ripetere la seguente domanda: "Perché pensare a cose negative del passato?" E questo vale spesso per tutto, non solo per eventi storici e tragici di così fondamentale importanza. E' necessario ricordare, pensare ad avvenimenti atroci, non solo per evitare accadano in futuro, ma anche, perché, semplicemente: sono avvenuti e non si può chiudere gli occhi davanti a certe situazioni solo perché scomode. 
Capisco sia più bello guardare un film comico piuttosto che affrontare ciò che realmente è accaduto, ma non sarebbe vivere: sarebbe solo una lunga dormita ad occhi aperti ed codardi.
Oltretutto, spesso ci si trova a combattere contro persone (altamente ignoranti) che negano l'Olocausto, negano quanto avvenuto, ed è fondamentale essere informati sul passato di tutti noi, per poter ribattere, per poter difendere la memoria.
Si pensa che ormai al giorno d'oggi sia impossibile incontrare persone che neghino la Shoah, sia impossibile incontrare persone che non sappiano (seppur i media non si risparmino), cosa sia la Giornata della Memoria. Ma non è così... a me è successo di incontrare persone poco informate. Quindi, per piacere, parlatene, non celatevi dietro una battuta simpatica, ma proviate a pensare che realmente è successo tutto ciò.

Immagini personali di Israele
Questo argomento mi sta molto a cuore e devo confidare che, quando facevo le elementari io, era necessario al termine della quinta, portare una "ricerca", una sorta di mini-tesina, e ricordo che portai proprio la Shoah.
Ho visitato ripetutamente Israele e credo sia una di quelle nazioni cariche di emozioni, dove non esiste solo la cultura da visitare, ma si visitano i sentimenti di un popolo. 
Mia mamma mi ricorda spesso di un museo, che ho visitato da bambina, ma purtroppo, nell'ultimo mio viaggio (nel 2008) non sono riuscita a visitare: il museo Yad Vashem, noto spesso come "Museo dell'Olocausto". Una parte di esso consiste in un edificio buio, dove una candela sempre accesa, con un gioco di specchi, simula migliaia di candele. Una voce legge il nome di tutti i bambini morti nell'Olocausto, uno ad uno.

Due poesie
Ho scelto due poesie per simboleggiare questo giorno: la prima è un po' più sconosciuta, le seconda, non si può non-conoscere.

LA FARFALLA - Pavel Friedmann
L'ultima, proprio l'ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
-così gialla, così gialla!-
l'ultima, 
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell'altra volta fu l'ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.


SE QUESTO è UN UOMO - Primo Levi
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.


Buon ricordo,
Chiara

venerdì 25 gennaio 2013

Ragazze, non uscite da sole.

Buon pomeriggio a tutti!
Vorrei utilizzare questo post per esprimere una mia personale opinione riguardo la notizia scalpore di metà gennaio, sulla dichiarazione effettuata dal procuratore capo di Bergamo, Francesco Dettori*, dopo lo stupro avvenuto nel centro di Bergamo a inizio gennaio. 
La dichiarazione per cui sembra quasi che questo pover'uomo sia stato criticato da ogni parte è la seguente: "Lo dico con tutto il rammarico, ma sarebbe bene che le donne di sera non uscissero da sole". 

Ora, è necessario davvero criticarlo così per una constatazione che mostra semplicemente la realtà dei fatti? Chi mi conosce sa quanto io sia estremamente dalla parte delle donne e, quando "mi tocca sentire" (perchè di fatto vorrei non esistessero certe dichiarazioni, nonostante la libertà di parola), "cagate" (perchè diversamente non le posso chiamare), come le seguenti: "Donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?" del parroco del comune di Lerici, mi viene solo da pensare che all'ignoranza sarebbe meglio rispondere con il silenzio, perchè, ahimè, chi non arriva da solo a certi concetti, è inutile spiegarglieli. Tuttavia, quando ascolto queste notizie la riposta che darei sarebbe banale: una donna ha il diritto di andare in giro vestita come le pare, è vero, quando vedo certe ragazze vestite, a parer mio, in maniera eccessivamente succinta, magari al ristorante, penso che davvero ci sia un luogo adatto ad ogni abbigliamento, c'è un look da ristorante, diverso da quello da discoteca, e uno da discoteca, diverso da uno da strada, MA non tutte siamo uguali, e se queste ragazze (in genere bellissime) amano vestirsi così, che lo facciano! Nessuno e nessuno si deve mai permettere di toccarle senza il loro consenso. Altrimenti si violerebbe il diritto anche nel dire "Ho cambiato idea" poco prima di un rapporto sessuale (perchè chissà in quel momento quanto sia stato provocato ed eccitato l'uomo). Eppure questo diritto esiste. Ed esiste in assoluto il diritto di vestirsi come si desidera, e di dire no quando e come si vuole.

Detto questo, credo si capisca come la penso, quindi, tornando alla dichiarazione del procuratore capo di Bergamo, devo affermare che egli: ha ragione. Perchè ha ragione? Perchè purtroppo in questo momento non ci si può fidare di niente e di nessuno. Nemmeno ai miei genitori piace che vada in giro da sola, e credo lo pensino tutti i genitori RESPONSABILI di ragazze. Non per chissà quale strana logica anti-femminista, ma solo perchè i fatti parlano chiaro: ci sono troppi maiali (non vorrei offendere l'animale reale, che è simpatico, ma non so come definirli, forse "immondizia del genere umano" è più corretto). Queste persone che sono "immondizia del genere umano" hanno spesso moglie e figlie a casa (come l'indiziato dello stupro di Bergamo di inizio gennaio), e fanno, realmente schifo. 
Chi ha criticato il procuratore capo di Bergamo probabilmente non conosce la realtà dei fatti, di quanto sia difficile non aver paura ad uscire sole, di quanto davvero il nostro paese sia pieno di "immondizia del genere umano", forse perché queste care donne o uomini che affermano questo hanno una scorta personale. 

                                                       Foto scattata da Giulia Zen

Un esempio? Eccolo: sono uscita, pantaloni, maglietta lunga e non scollata, golfino; poco truccata. (Non ha importanza ma meglio precisare, così sfatiamo il mito delle donne che provocano). Ero con una mia amica, anche lei vestita come me. Siamo andate in un bar in centro, in una serata come un'altra a prendere un gelato. Non c'era mota gente in giro, nel bar eravamo solo noi 2, il cameriere, una coppia e un amico della coppia, seduti alle spalle della mia amica. L'amico della coppia, ha iniziato a guardarmi, a fissarmi, a mandarmi baci, e ad attirare la mia attenzione (inutilmente), urlando "Amoreeee?" e continuando a mandare baci. Provavo a spostarmi in modo che la mia amica coprisse la sua faccia da .... , ma lui si spostava.
Voglio dire, io non sono bella, non sono "figa", non sono niente, sono una com un'altra, non ero provocante, non gli ho rivolto un solo sguardo, ma lo evitavo e basta. Eppure continuava a importunare a tal punto, che appena il cameriere è arrivato al loro tavolo, noi ce ne siamo andate. Ora: cosa può fare lo Stato Italiano? Mettere le pattuglie in un bar? Certo, qualche pattuglia in più in giro farebbe comodo, probabilmente però sono i politici che dovrebbero pensare meno alla loro scorta, alle auto blu e pensare ai fondi per la sicurezza... e magari anche certe madri dovrebbero imparare a crescere i propri figli. E permettetemi: finché non ciò non avviene, ha ragione il procuratore capo di Bergamo: non uscite da sole.

Chiara



*preciso che avevo sentito questa notizia nei vari telegiornali serali ma per scrivere questo post ho preso le notizie da: http://bergamo.corriere.it/bergamo/notizie/cronaca/13_gennaio_15/dettori-donne-sera-a-casa-bergamo-stupro-borgo-santa-caterina-2113558813034.shtml .

lunedì 21 gennaio 2013

Resta leggera - Claudia Sartirana

Purtroppo sono poco ispirata in questo periodo... e non so molto come gestire questo blog se non con aneddoti divertenti o riflessivi. Tuttavia, oggi, non pubblicherò uno di essi, ma semplicemente volevo ringraziare una mia amica per la poesia che mi ha scritto: è semplice, come quello che descrive, la voglia di serenità e di essere così, dolcemente, leggera. 

Resta leggera,
come la nuvola bianca che svolazza senza meta e senza pioggia.
Resta leggera,
vola dove ti pare, pungi il fiore che ti va e dimenticalo al prossimo fiore.
Resta leggera,
come l'aria di montagna, che dall'alto guarda in giù, e non vede la città perchè oppressa dal nero.
Resta leggera,
segui il fiume che ti ispira, annusa i suoni che desideri, non devi per forza seguire chi te lo chiede.
Resta leggera,
come il gatto che gioca col cane, senza sapere che la natura non vorrebbe, senza pensare a se va bene, e a cosa sarà.
Resta leggera,
tingi la tua tela di colori, riempila di macchie, di sfumature ed allegria.
Resta leggera,
come fa la piuma, orgogliosa, senza pensare al perchè, resta leggera.

-Claudia Sartirana-

Grazie Claudia...solo chi ha delle amiche, può davvero capire cosa significa il nostro rapporto, cosa significhi stare vicino a qualcuno...e non sono molte le persone fortunate quanto me...grazie perché insieme abbiamo davvero costruito qualcosa...

Grazie agli altri anche ai miei due angeli...non servono nomi... sicuramente avrete intuito che mi sto rivolgendo a voi...

Se non avete una vera amicizia, una solo vostra, una che sapete che ci sarà sempre e comunque, è un vero dramma...

Chiara

giovedì 17 gennaio 2013

Seconda pagina preferita- I promessi sposi

Dal post di qualche giorno fa:

Ci sono varie pagine delle letteratura che mi fanno sognare, che trovo così poetiche e piene di passione, tanto che mi emozionano ogni volta che le sfoglio.
Così, visto che, ormai, è da un bel po' non aggiorno la sezione "Letture", ho deciso che le trascriverò in alcuni post. Questa è la seconda pagina di letteratura che amo: "I promessi sposi" di Manzoni.

                                                           Foto scattata da Giulia Zen

I PROMESSI SPOSI - Alessandro Manzoni
Non credo che qui serva il riassunto :-) almeno, lo spero! La pagina che più mi piace è quella nota come "la madre di Cecilia". Renzo nel XXXIV arriva in una Milano devastata dalla peste e resta impressionato dalla seguente scena cui assiste.

Entrato nella strada, Renzo allungò il passo, cercando di non guardar quegl'ingombri, se non quanto era necessario per iscansarli; quando il suo sguardo s'incontrò in un oggetto singolare di pietà, d'una pietà che invogliava l'animo a contemplarlo; di maniera che si fermò, quasi senza volerlo. 
Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio una donna, il sui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne' cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero addornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Nè la teneva a giacere ma sorretta, a seder sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca e guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sull'omero della madre, con un abbandono più forte del sonno: della madre, chè, se anche la somiglianza de' volti non n'avesse fatto fede, l'avrebbe detto chiaramente quello de' due ch'esprimeva ancora un sentimento.
Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d'insolito rispetto, con un'esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno nè disprezzo, "No!" disse: "Non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete" così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: "Promettetemi di non levarle un filo d'intorno, nè di lasciar che altri ardisca di farlo e di metterla sotto terra così."
Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affaccendò a far un po' di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come sur un letto, ce l'accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l'ultime parole: "Addio, Cecilia! Riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi: ch'io pregherò per te e per gli altri." Poi voltatasi di nuovo al monatto, "Voi," disse, "passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola."
Così detto rientrò in casa, e, un momento dopo, s'affacciò alla finestra, tenendo in collo un'altra bambina più piccola, viva, ma coi segni della morte in volte. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finchè il carro non si mosse, finchè lo potè vedere; poi disparve. E che altro potè fare, se non posar sul letto l'unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? Come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccia, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato. 

Ogni volta mi commuove...
Chiara

lunedì 14 gennaio 2013

Prime pagine preferite - Cime Tempestose

Ci sono alcune pagine delle letteratura che mi fanno sognare, che trovo così poetiche e piene di passione, tanto che mi emozionano ogni volta che le sfoglio.
Così, visto che ormai da un bel po' non aggiorno la sezione "Letture", ho deciso che trascriverò in questo post varie parti di un romanzo che mi emoziona, ogni volta che lo leggo, sempre di più: "Cime Tempestose"di Emily Bronte. Ho già scritto in passato un paragrafo che amo, ma in questo post ci saranno più parti di esso che adoro.
Seguiranno altri post, in cui citerò parti più o meno corpose o pagine intere di altri romanzi che trovo imperdibili.

Ma voi, quali pagine, quale frasi di romanzi amate di più?

John William Waterhouse, Miranda-The Tempest
(Ho scelto questa immagina poichè è la copertina della mia edizione di Cime Tempestose, tuttavia il mare non è molto inerente con il romanzo).

CIME TEMPESTOSE - Emily Bronte
Segue spoiler.
In modo molto riassunto, la protagonista, Catherine, ama Heathcliff che è suo fratello adottivo, e lui ama lei. Per varie ragioni Catherine sposa Linton e quando lei muore, Heathcliff "impazzisce". 
Nelly Dean Ellen è la governante della casa dov'erano bambini, poi lo è solo di Catherine e ancora più tardi della casa di Heathcliff. 
Hindley è il fratello biologico di Catherine, che non ha mai accettato l'adozione di Heathcliff.
Heathcliff sposa la sorella di Linton, Isabella, per vendicarsi del matrimonio tra Catherine e Linton.

Catherine: "(...) Non amo Heathcliff perchè è bello, Nelly, ma perchè è ancora di più uguale a me stessa di quanto possa esserlo io. Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono identiche, mentre quella di Linton è diversa come è diverso un raggio di luna dal fulmine o la brina dal fuoco".

"Pensi che mi abbia quasi dimenticato?" Disse Heathcliff "Oh Nelly, sai bene che non è vero! Sai bene quanto me, che per ogni pensiero dedicato a Linton, Catherine ne dedica mille a me! Nel periodo più disperato della mia vita ho temuto che mi potesse dimenticare, e lo stesso timore mi ha assillato al mio ritorno in questi luoghi, la scorsa estate, ma ora soltanto una sua conferma potrebbe farmi accettare un'idea così orribile. E in tal caso, Linton non esisterebbe più, nè esisterebbe Hindley, nè esisterebbero tutti i sogni che abbia mai sognato. Due sole parole includerebbero tutto il mio avvenire... morte e inferno... sì, l'esistenza, dopo aver perduto Catherine, sarebbe un inferno.
Eppure fui stupido immaginando, anche soltanto per un momento, che Cathy avesse caro l'affetto di Linton più del mio... Se anche lui l'amasse con tutte le capacità della sua meschina persona non potrebbe amarla in ottant'anni quanto l'amerei io in un sol giorno. E il cuore di Catherine è grande quanto il mio. Quell'abbeveratoio per i cavalli non potrebbe contentere il mare più di quanto tutti gli affetti di lei possano essere monopolizzati da Linton... Storie! Quell'uomo le è caro poco più di quanto lo sia per lei il suo cane o il suo cavallo... Non c'è niente, in quell'individuo che possa essere amato quanto me; come potrebbe Catherine amare in lui ciò che non possiede?"

Nelly, descrivendo Catherine malata: "Il suo aspetto era cambiato, come avevo detto a Heathcliff, ma quando si manteneva calma, sembrava esservi, nel mutamento, una bellezza ultraterrena.
Nei suoi occhi, gli sguardi balenanti erano stati sostituiti da un languore sognante e malinconico; non dava più l'impressione che stesse guardando gli oggetti dai quali era circondata; sembrava sempre contemplare un punto situato al di là di essi; molto lontano... si sarebbe detto fuori dal mondo. (...)."

(Catherine è appena morta). Heathcliff: "Possa destarsi in preda ai tormenti!", gridò lui con una veemenza terribile, battendo il piede e gemendo in preda ad un improvviso parossismo di incontrollabile passione. "Ah, ha voluto mentire fino alla fine! Dove si trova? Non lassù... non in cielo... non tra i defunti... dove? Hai detto che non ti importava nulla delle mie sofferenze! E io recito una sola preghiera... e la ripeterò finchè la lingua non mi diventerà rigida... Catherine Earnshaw, possa tu non avere riposo finchè io vivo! Hai detto che sono stato io a ucciderti... perseguitami, allora! Gli assassinati perseguitano i propri assassini. Credo... so che altri fantasmi hanno vagato su questa terra. Sii con me sempre... assumi qualsiasi forma... fammi impazzire! Ma non lasciarmi ti prego, in questo abisso dove non posso trovarti! Oh, Dio, è un dolore indicibile! Non posso vivere senza la mia vita! Non posso vivere senza l'anima mia!"
Battè la testa contro il tronco nodoso; poi arrovesciati gli occhi, si abbandonò a grida che nulla avevano di umano, ma erano quelle di una bestia feroce, trafitta a morte da lance coltelli.

Isabella parlando con Hindley: "Sono già fin d'ora stanca di sopportare, e sarei lieta di una vendetta che non si ripercuotesse su di me; ma il tradimento e la violenza sono lance appuntite a entrambe le estremità; feriscono quelli che se ne servono ancor più gravemente dei nemici".

Heathcliff parlando con Nelly: "(...) Devo ricordare a me stesso di respirare... quasi ricordare al mio cuore di battere! Ed è come cercare di comprimere una molla possente... (...)"

Ora, anche Heathcliff è morto. (...) In quel momento il cancello del giardino venne spalancato; i due giovani stavano rientrando dalla passeggiata.
"Loro non hanno paura di niente", mormorai (è Nelly a parlare), guardandoli dalla finestra mentre si avvicinavano. "Insieme, sfiderebbero Satana e tutte le sue legioni".

Spero l' abbiate amata anche a voi, e abbiate sentito quel brivido che sento io ogni volta,
Chiara

domenica 6 gennaio 2013

Teatro alla Scala

Sabato sera, il 29 gennaio per la precisione, sono andata, grazie ad una mia amica che aveva i biglietti (grazie ancora picci! ;-) ) al Teatro alla Scala a vedere "Roméo e Juliette".


Ho girato vari teatri, ma quello più emozionante è sicuramente la Scala di Milano. E' proprio una chicca, come direbbero alcuni; infatti non è molto grande, ma è l'esempio di come la bellezza e le emozioni che un edificio possa trasmettere, non debbano per forza essere correlate alle dimensioni. Se dovessi trovare un aggettivo descrivente la Scala credo direi che è impregnata. Impregnata di tutto: di storia, di letteratura, di poesia, di magia, di sogni, di pensieri, di lacrime, di emozioni, di brividi, di musica, di canto, di recitazione...si respira tutto ciò appena si entra!
Basta stare seduti lì e osservare intorno a sè: tutto parla, con un po' di immaginazione si aprono spettacoli di anni e anni fa, in cui si indossavano vestiti lunghi e voluminosi, si sentivano opere liriche che facevano commuovere, e se le porte del passato si chiudo, si notano abiti diversi, stili differenti, quelle emozioni non sono passate, quei brividi non sono decaduti.
Shakespeare fa sognare, sempre e comunque fa emozionare, fa colare il trucco, e opere come le sue, come quelli di molti altri, non passeranno mai, come non passerà mai lei, la Scala: che resterà sempre così impregnata di tutto questo e di molto altro.

Sabato 29 mentre stavo lì a sognare, pensavo... pensavo...pensavo e immaginavo, immaginavo tutte quelle coppie in sala che probabilmente stavano vivendo un amore passionale e travolgente come quello di "Romeo e Giulietta", magari avevano proprio lì accanto il loro Amore, a stringergli la mano e avevano la possibilità di baciarlo ogni dove e ogni come... oppure guardavo le amiche lì con me che scrivevano al loro dolce fidanzato e che probabilmente avrebbero tanto voluto fosse lì con loro....così, giusto perché sono poco romantica, ho pensato di consigliare a tutti i maschietti un'uscita classica e sorprendente: dite alla vostra lei di vestirsi elegante, portatela alla Scala, possibilmente a vedere una storia d'amore, fatele respirare quella magia, la magia che ogni tanto a Milano si trova (sembra strano, ma ripeto: ogni tanto si trova), poi camminate lungo la galleria, mangiate una pizza, e riempitela di baci... credo che la ragazza dei vostri sogni potrebbe dirsi scioccata dal vostro amore e dalla vostra idea. Beh, ovviamente, se è un tipo romantico, dolce... se è uno scaricatore di porto che dice più parolacce lei di un camionista, non è il caso, ma se è una ragazza dolce, fine e appassionata di magia, le piacerà!

Buona Scala a tutti,
fidatevi: una volta nella vita, almeno, dovete vivere la sua magia...
Chiara

mercoledì 2 gennaio 2013

Sei unica/o

Quante volte si sente risuonare l'eco di questa frase nei romanzi, quante volte si legge questo testo allo stereo, alla radio, nelle canzoni, nei film d'amore... Ovunque è un ripetere alla persona che si ama quanto unica essa sia.
Un conto dirlo, un conto dimostrarlo: come in tutte le cose, non si devono solo far uscire parole dal cuore e dall'anima, ma è necessario, anche, metterle in pratica. In realtà dipende tutto dal lasciarsi andare: se una persona è in grado di farlo, di donare tutta se stessa, e di non risparmiarsi, allora è molto facile. Ovviamente mettersi in gioco totalmente, su mille livelli, è una vera sfida, perché la paura è quella di, detto in parole esaustive, restare fregati.

In realtà dietro l'essere unici c'è un concetto molto banale, poiché chiunque è unico nel suo genere. Tuttavia è un aggettivo che, quando detto e ascoltato, gli viene attribuito un significato, praticamente sempre, positivo. Non so perché ma sentirselo dire, e, se c'è qualcuno che lo mette in pratica ancora meglio, fa proprio vivere il mondo secondo un'altra prospettiva, specialmente se a dirlo e a dimostrarlo è la persona che si ama.

                                                       Foto scattata da Giulia Zen.

Sapevo come ci si sentiva ad essere il mondo per qualcuno, sapevo com'era andare a dormire sapendo che se mi fosse successo qualcosa, una persona (oltre ai miei genitori, s'intende) avrebbe fatto fatica a svegliarsi la mattina senza di me, o anche semplicemente senza un mio sms, e credo, d'altra parte, di aver fatto sentire così una persona. Le sensazioni che si hanno sono d'immensa felicità: trovare chi non ti fa sentire normale, ma speciale, unica/o, è un qualcosa che tutti meritano di avere, sempre, perché riempie di felicità, di gioia, ci si sente pieni di vita. Ci si sente di star vivendo.

Ma come si fa? Con parole e gesti.
Le parole sono quelle più banali che chiunque conosce (come il titolo di questo post, "Ti amo", ecc.); mentre i fatti non ci si deve sforzare a compierli, ma vengono naturali e la cosa meravigliosa e che si ha voglia di fare gesti pazzi, è come un fuoco dentro che fa restare svegli tutta la notte, pur di realizzare qualcosa. L'aver voglia è la chiave dei fatti, perché senza di essa, nulla uscirà spontaneo e stupendo.

Come già detto: va fatto tutto... infatti, in qualsiasi forma d'amore, compresa l'amicizia, si ama, si vuol bene, sia con le parole, sia con i fatti. 
I fatti sono quelli che ognuno ha voglia di compiere, ognuno è diverso, e ogni dove ci sono spunti per mettere le parole in pratica, basta volerlo, basta ascoltare il cuore, basta non voler risparmiarsi ma darsi, darsi e ancora darsi!
Attenzione, se non le ricevete, fermatevi, o le ustioni saranno di maggior grado... ma, solleverò un altro dubbio: aveva ragione Dante a scrivere: "Amor, ch'a nullo amato amar perdona" (Divina Commedia, Inferno, Canto V, 103 v.) ? Perché se così fosse...quest'ultimo paragrafo andrebbe cambiato...

Chiara