lunedì 29 aprile 2013

Dolci sorprese e giornate anomale... è passato Pollicino!

Capitano quei giorni in cui, alzandosi dal letto si è convinti che si sta affrontando una giornata normale, e, senza togliere nulla alla normalità della quotidianità, la si affronta, sorridendo, in modo mite, senza troppo entusiasmo (per intenderci, non come quando si sa che si sta andando a Gardaland), e, in realtà, quella si scoprirà essere  una giornata ad alto carico emotivo!
Si mettono i piedi giù dal letto, ci si lava, ci si veste, ci si trucca e si esce di casa. In quel momento, come se fosse passato, in anticipo, Pollicino con un sacchetto di briciole di pane o di caramelle o di monete d'oro, si trovano queste dolci sorprese in giro per la propria giornata.

                                                     Foto scattata da Gabriella Iodice

Così, una giornata banale, diventa sorprendentemente anomala. Si riempie di messaggi inaspettatamente piacevoli e di incontri strani, a cui segue il pensiero: "Destino, mi stai incuriosendo; ma, soprattutto, mi stai sorridendo!" Un po' come trovare continue dolci sorprese che mutano una giornata da banale, ad anomala, proprio per il suo alto contenuto dolcifico emotivo, come se realmente fosse passato Pollicino. Così, è necessario, raccogliere tutto ciò che egli ha lasciato, perché  siamo sinceri, giornate così sono rare, e vanno custodite e ricordate riempiendosi le tasche di pane, dolci oppure di monete d'oro.

Certo è che il pane, le caramelle e le monete vanno viste, e non devono restare schiacciate da noiose lamentele. Ad un certo punto, è necessario infatti, capire se si è miopi, quindi mettersi gli occhiali, perchè Pollicino, passa dalla vita di tutti, bisogna essere felici già del fatto che passi, sorridere a quel destino inaspettato, che ci lasci briciole, caramelle oppure oro... anche perchè, spesso sono la stessa cosa, siamo noi a scegliere se troviamo pane, caramelle o monete d'oro.

Chiara

giovedì 25 aprile 2013

Buon 25 aprile, Italia!

Non è vero che non vi è nulla da festeggiare, non è vero che il 25 aprile è morto, cari ragazzi, caro Beppe Grillo.
La situazione politica e finanziaria dell'Italia in questo periodo storico, non riguarda minimamente cosa si celebra oggi, il 25 aprile.

Il 25 aprile è una data simbolo, scelta per Celebrare, per Ricordare, quella che nel 1945 segnò la Liberazione di Milano e di Torino, ed entro il primo maggio, di tutte le città del nord Italia, dall'occupazione tedesca-nazista e che mise fine al regime fascista di Mussolini.



Oggi si festeggia la Libertà, la libertà di poter scegliere chi votare, di poter scegliere a che dio credere. 
Oggi si festeggiano i caduti, quelli morti per far si che quella Libertà fosse possibile, fosse reale.
Ed è questa la Libertà che abbiamo oggi. 

Il 25 aprile non ha nulla a che fare con i pastrocchi che sta combinando chi è al Governo adesso, e chi lo è stato nel periodo storico che ha condotto l'Italia a questa crisi. Quelle persone sono quelle che abbiamo votato noi, quelle persone sono quelle che hanno violato la grande fiducia del popolo italiano.
Ed è ben diverso, da quello che accadeva nel 1945.
Quindi si: va festeggiato, perchè non è morto: oggi possiamo scegliere chi votare, possiamo scegliere a che dio credere ed è possibile uscire per una passeggiata anche se si è diversamente abili o di colore.

GRAZIE A COLORO CHE L'HANNO RESO POSSIBILE,
ai Partigiani, a coloro che hanno compiuto anche un minimo gesto, agli Americani.

Buon 25 aprile, Italia!

Chiara

martedì 23 aprile 2013

Pro"Corna" o pro "Non-Corna"?

Pro "Corna" o pro "Non-Corna"? "Cornuti" o "Non-Cornuti"? Questo è il dilemma! Non più "Essere" o "Non-Essere". Oppure lo si può impostare come: "Open" o "Closed"? Anzi, probabilmente meglio dire: "Open" oppure "Old-Fashioned"?


Insomma, ho reso l'idea? Il problema del momento è realmente divenuto questo. Devo ammettere quanto tutto ciò si possa rivelare altamente sorprendente.
Ho sempre pensato che il mondo dei cornuti (che probabilmente non sono anche "..Mazziati", ma altrettanto "Cornatori" -Come mi piace inventare termini nuovi!- ), fosse decisamente limitato ad una sfera poco numerosa di componenti, e, pensavo che, rientrare in quella categoria fosse un "Privilegio" di pochi intimi. Ma, decisamente, questa è una (delle molte cose) su cui erravo!
Mi sono scoperta così una "Old-Fashioned" e decisamente poco aperta ragazza (che fortunatamente, fino ad ora, ha incontrato ragazzi altrettanto "Old"). Tuttavia, intorno a me si è aperto, o chiuso (a seconda dei punti di vista), un mondo! Come se all'improvviso, la luce della sicurezza del requisito "Fedeltà" durante un fidanzamento, fosse, metaforicamente parlando una lampadina che, illuminando l'universo, si dissolvesse, fino a non notarla nemmeno più.
Vi assicuro che entrando in amicizia con svariate persone di diversa estrazione ambientale e sociale, sono rare le coppie di cui non sono a conoscenza di un tradimento da una delle due parti o, addirittura da entrambe!

Ma, allora... perché? Perché fidanzarsi? Non sarebbe meglio restare single e fare ciò che si desidera, senza preoccuparsi di sensi di colpa o di essere scoperti? Inoltre, così facendo, non viene a mancare l'esclusività di un rapporto?
O forse è proprio il rischio dell'essere scoperti, che intriga, che piace, che attrae?
Ed è il fattore "Sicurezza" che fa restare ancorati ad una persona?
Probabilmente, come mi hanno risposto, c'è differenza tra l'attrazione fisica pura e l'attrazione mentale+fisica che si costruisce in un rapporto, e "Ogni tanto" cito: "Bisogna dare adito all'attrazione fisica pura!"
Ma, un rischio, che nessuno sembra prendere in considerazione è quello di ferire qualcuno che, se non è a conoscenza o d'accordo con questo tipo di rapporto "Open", potrebbe soffrirci (molto)? Non è un rischio troppo alto da correre, la sofferenza di qualcuno a cui, comunque, si vuole (o a cui si dovrebbe) voler bene?

Chiara

domenica 21 aprile 2013

Parlare e ascoltare, ascoltare e parlare

Stare ad ascoltare, imparare ad ascoltare, per chi lo fa davvero, realmente, è un'azione, che arricchisce. Sembra che si dia, ma molto spesso si riceve. E' una sorta di scambio, chi ascolta non è detto che stia facendo un'opera di immensa carità, ma sta semplicemente svolgendo un'azione umana e sensibile, che, non tutti, sanno compiere.
Alcuni ascoltano, alcuni parlano. La condizione ideale, sarebbe quella di sapere fare entrambi. Non "Ascoltare" e "Parlare", come sanno fare tutti (purtroppo), ma in maniera più sottile, più fine. Allora, ascoltare diventa un comprendere, un sentire che va oltre a ciò che viene detto, mentre parlare non è solo un comunicare, un informare, ma un aprirsi, uno schiudersi che piano piano dovrebbe far intendere all'interlocutore come si è, cosa si è, chi si è. 
Così, e solo così si possono avere rapporti completi, quando due persone sanno fare entrambe le cose: ascoltare & aprirsi, e, quest'ultima azione comporta un determinato rischio. Eppure è solo così che esistono amicizia e amore, anche se, mimetizzandosi e osservando vari rapporti sia miei, sia di altri, noto quanto tutto ciò sia relativo, e, poche volte esistente. Ma c'è, e quando c'è, è realmente un'aggiunta alla propria vita.

Chiara

mercoledì 17 aprile 2013

Ricordo di dolore...

Capita a tutti di passare momenti negativi, particolarmente negativi. Ed è proprio vero che, con il tempo, si impara a convivere con molte situazioni e a superarne delle altre. Ma: capita che... quando un amico, un'amica, passa quello che è a noi stessi è già capitato, succede di riviverlo.
Ascoltare un amico vivere certi drammi, è devastante. Da un lato si sa cosa dire, si sa come aiutarlo, dall'altro è semplicemente e dolorosamente triste. Triste, perché se non si è sufficientemente bravi, si rischia di cadere in quel vortice di emozioni che riportano al passato, che fanno rivivere il passato. Letteralmente. Si ricorda, così, quell'evento che il cuore lo ha davvero spezzato, e improvvisamente si nota come, nonostante ciò, il mondo stia andando avanti, ed è difficile dire a quell'amico che, comunque andrà, il mondo andrà avanti, nonostante il suo terribile dolore, e anche lui, come te e come il mondo, andrà avanti, per quanto sia difficile da credere.
E' strano, perché certi dolori sembrano così irremovibili, è strano pensare come certi drammi possano essere così terrificamente drammi, ma che, comunque si andrà avanti.
La cosa importante è esserci, sempre, finché possiamo.

Per te,
Chiara

lunedì 15 aprile 2013

Istruzioni per un litigio

Trovarsi in mezzo ad un litigio tra due persone, o semplicemente in mezzo ad un litigio, è un po' come trovarsi nel mezzo di una bufera non prevista, in cui l'unico desiderio è quello di prendere meno pioggia, meno neve, meno grandine, meno vento, meno freddo addosso. Perché è questo che fanno i litigi: fanno prendere freddo, un sacco di freddo. Quel freddo che solo un caldo abbraccio può mandare via. Perché spesso anche se si arriva in una stanza calda, gli spifferi entrano sempre un po', non se ne è mai del tutto immuni, se non, appunto, con quell'abbraccio.



Forse, è perché sono figlia di divorziati e le urla non mi sono mai piaciute, e se, da piccola ne fuggivo, piano piano ho iniziato ad abituarmici, per esserne spesso l'artefice. Eppure, adesso mi sento tornata bambina, con quel desiderio di fuga in corpo, perché le urla sono irrazionali, e allora, come si può cercare di parlare razionalmente in mezzo all'irrazionalità di un bufera? Non si può, così preferirei celarmi.

Qualche volta ho toppato in pieno anche io, urlando, e, a volte, invece, razionalmente parlando, dicevo alla persona con cui stavo discutendo, qualcosa che, di nascosto, avevo fatto per lei. Lei non lo avrebbe mai saputo altrimenti, non era nulla di che, sapete, l'avevo solo difesa davanti ad una battuta "cattiva" in sua assenza, se così si può dire. Ma, dicendoglielo, ho perso un pezzo di quello che avevo fatto: come se la parte più altruistica di quel gesto, si fosse staccata dal gesto in sè. Ho sbagliato, sentivo che quella persona stava preferendo "quella che le aveva fatto la battuta", e, credendo di aprirle un mondo, le ho raccontato questo "splendido gesto". Ma non è stato giusto, anche se, credo, che le persone non sempre si accorgano di tutto. Però non si fa... magari sbaglierò ancora, ma quel che credo, è che il volersi bene viene prima, e chissà quanti sono i gesti che qualcun altro ha fatto per me e io me ne sono accorta dopo tempo e... i gesti di cui ancora sono all'oscuro!

Ecco cosa bisogna fare durante i litigi... pensare che siano litigi, focalizzati su una cosa... ma dopo dieci minuti, pensare che nulla, nulla e nulla sia cambiato. 
So che sembra assurdo, ma io vorrei tanto fossero tutte così le discussioni, vorrei tanto che le persone chiedessero scusa a prescindere perché non sbaglia mai solo uno (o almeno nella maggior parte dei casi); vorrei che le persone non dicessero cattiverie, non mostrassero ingratitudine verso un bene che gli è stato dato, vorrei si mettessero più in discussione, senza urlare solo un elenco di fatti, vorrei pensassero alle belle cose ricevute, non solo a quelle date, che non sono nemmeno regalate, perché quando le si dicono, si stanno facendo pagare, vorrei che fosse obbligatorio abbracciarsi dopo un litigio, perché allora quel freddo verrebbe sostituito da un caldo calore. 

Molti penseranno che io sia visionaria, ma questo rapporto io l'ho trovato, ed esiste, per ora, certi sono due, e sono già molto fortunata, perché so che qualsiasi cosa accada, qualsiasi litigio, anche se scivoliamo sul gradino delle urla, dopo dieci minuti, anche a distanza, tutto torna come prima, perché ci vogliamo un bene dell'anima... Chissà, magari ne troverò altri, spero almeno un altro... ;-)

Chiara

giovedì 11 aprile 2013

About sex

Buona sera a tutti,
titolo interessante, vero? Beh, me lo avete suggerito voi, perchè ovviamente, molti miei cari amici maschietti, mi hanno chiesto di trattare questo argomento sul blog, quindi: vi accontento :-) !
Vi confesso che sono giorni che penso a quello che potrei scrivere, non perché l'argomento non sia sufficientemente vasto, ma proprio per il contrario, inoltre perché, nel 2013 ogni tabù è già stato sfatato, anche se, per alcune persone ho i miei dubbi, ma, diciamo: l'informazione non manca di certo. :-)


                                       










Oslo, febbraio 2013, foto scattata da Caroline Joyce Elefante.














Carine le foto vero? Partiamo da esse. Uomini e donne sono diversi tra loro, non solo fisicamente, ma anche sentimentalmente, anche se le eccezioni sono molto in voga ultimamente... Ma sono eccezioni fasulle o reali? Mi pongo questa domanda in seguito al sollecito di due miei amici che, da bravi maschietti, stanno cercando di convincermi ad imparare ad usare il genere virile, giusto per il sesso semplice e disinteressato, esattamente, come si comportano molti "uomini".

Eppure, secondo me, non credo ciò sia possibile, o meglio: non so se per alcune donne lo sia... Ma, cari maschietti, come si fa a praticare questo tipo di attività sportiva che è sicuramente più piacevole di qualsiasi altra attività fisica, senza avere quel flirt che lo rende ancora più bello?
Non è emozionante avere quegli sguardi, quello scambio di messaggini flirtanti, quel contraccambio di battutine, a telefono, di persona, quell'attrazione che, un po' prolungata, porta quasi ad un'attrazione fatale, non solo fisica, che terminerebbe dopo un quarto d'ora, ma molto più vera; un'attrazione mentale, quasi fatale per i sentimenti, che a quel punto, sono loro che fanno l'amore, ed è questo il vero piacere dell'unione uomo e donna, no? ;-)

Chiara

lunedì 8 aprile 2013

La prima scelta

Qualche post fa, avevo scritto un articolo su come mi mancasse la sensazione di quell'attimo di eterno che si ascolta, che si percepisce dormendo accanto al proprio innamorato. Altra mancanza che si sente, è quella di rappresentare la prima scelta per qualcuno.
Essere la prima scelta significa essere i primi, non essere sottoposti a compromessi, ad incastri di vario genere, ma essere i primi e basta. Significa alzare il telefono e sapere che per la persona con la quale si sta condividendo il presente, e si spera il futuro, si è davanti ad ogni cosa, forse anche davanti ai sogni, perché se non realizzati in due perdono di significato. Certo: è rischioso. Molto. Perché in questo modo la propria vita è in totale condivisione con quella dell'altro ed è necesario un grande atto di fiducia per riuscire ad essere la prima scelta, ma soprattutto ad effettuare una prima scelta.
Mi manca esserlo, o meglio, lo sono per una persona, e questo è già molto, è già tanto, perché so che su di lei, la mia mamma, potrò sempre contare. Probabilmente un amore così incondizionato esiste solo tra madre e figlia, in certi rapporti, non in tutti.

Settimana scorsa ero un po' giù di morale, poiché pensavo di essere la prima scelta di più persone, ne ero convinta. D'un tratto, invece, mi sono resa conto che non era così, che non è così e mi sono demoralizzata. Avevo un unico pensiero: "Cosa ho fatto per non meritarmi la prima scelta? Dove ho sbagliato? Come mai nessuno mi considera tanto importante?"
Eppure, sabato, parlando di questo con una mia amica, mi ha confidato essere io la sua prima scelta, essere io quella persona per la quale farebbe ogni cosa senza condizioni. E mi sono commossa... commossa perché mi ha parlato davvero da amica, con il cuore in mano, spiegandomi quale posto di rilievo ho io nel suo cuore. Ed è bello, tanto. Soprattutto poiché anche lei occupa un così posto unico nel mio cuoricino, e mi ha fatto sentire, come se realmente io contassi qualcosa, come se sparissi domani, davvero qualcuno, oltre a mia mamma, ci soffrirebbe da impazzire.

Tuttavia, riflettendo: credo che sia un problema di molti quello di non sentirsi la prima scelta per nessuno, così, dal basso delle mie considerazioni, posso dire che siamo noi che dobbiamo considerarci la prima nostra scelta. Così, se quel qualcosa che vi fa sentire unici, amati e la prima scelta, non c'è, perché non provare a realizzare quel qualcosa voi per voi?

Chiara

mercoledì 3 aprile 2013

Interessati o pettegoli?

Nel lontano 22 agosto 2012 ho scritto un post intitolato "Spettegulessss", e il post di oggi può, a tratti, richiamare quello, ma non è così, poiché il senso un po' cambia.
Una sera, infatti, parlando con mia amica, ci siamo interrogate sull'origine della richiesta di informazioni personali, sia quando esse si richiedono al diretto interessato, sia per vie traverse.
Una volta, come ho scritto nel post di agosto, credevo nella sincera richiesta di informazioni a fine interessato e non pettegolo. Credevo.
Non che adesso non ci creda, ma riesco a capire quando una persona è davvero interessata a me, o a miei amici, piuttosto che si nutra di semplice pettegolismo.
In genere si nota soprattutto dal fatto che se ci si ferma alla notizia in sè, e se poco piacevole la si sdrammatizza con battute e risate di poco conto è pettegolismo, ma se la si indaga, la si approfondisce e si mostra reale dispiacere, si è interessati. Mi rendo conto di non aver detto nulla di nuovo, che in questo post non ci sia nessuna scoperta epocale, tuttavia alcuni che credono di essere più furbi di altri, insistono su questa via, ma, siate consapevoli, che il resto del mondo non è proprio deficiente, e si rende conto del vostro interesse o del vostro pettegolismo e vi risponde e vi tratta di conseguenza. Se si è interessati a qualcuno realmente, ragazzi, si capisce. Come si comprende quando si è solo pettegoli, a volte si sbaglia nell'identificazione delle persone, ma il tempo rivela la vera natura di ognuno.

Mi scuso per l'acidismo,

Chiara