mercoledì 25 giugno 2014

La famiglia che voglio

Che strani che sono i vari concetti di famiglia che oguno ha.
Ognuno è cresciuto con la sua, e ognuno sogna la sua.
Tale sogno, va accrescendosi in ciascuno fino a delinerane le caratteristiche: in genere mancano i difetti che si hanno conosciuto nella propria, ma ne restano persistenti le qualità. A queste, se ne aggiungono altre, altre che si sono conosciute studiando e vivendo realtà diverse dalle proprie.

La famiglia che voglio io pensa ai più deboli, ma sta vicino a tutti.
La famigia che voglio io non promette, agisce.
La famiglia che voglio io c'è. Sempre.
La famiglia che voglio io ti tratta come se tu fossi speciale, perchè lo si è tutti.
La famiglia che voglio io aggiunge un posto a tavola se capiti lì all'ora di cena.
La famiglia che voglio io, ti invita anche se si è fin troppi.
La famiglia ch evoglio io festeggia Natale in trenta in trenta metri quadrati.
La famiglia che voglio io non si fa problemi di imbarazzo, perchè sei parte di loro.
La famiglia che voglio io non compra una torta, per poi spacciarla per te. La famiglia che volgio io, la cucina o la compra, per te.
La famiglia che voglio io ti viene a rimboccare le coperte sul divano se ti addormenti lì.
La famiglia che voglio io ti prepara il piatto preferito e fa in modo che tu lo possa portare a casa.
La famiglia che voglio io si stringe per invitarti ovunque.
La famiglia che voglio io non conta i gesti sulle dita, ma nemmeno fa solo lei, bensì si agisce entrambi.
La famiglia che voglio io chiede come stai, anche indirettamente.
La famiglia che voglio io non pensa a sè, pensa a quel "noi".
La famiglia che voglio io non comprende un nucleo famigliare ristetto a mamma, papà, figli. Ma più ampio.
La famiglia che voglio io non litiga per soldi, ma si è giusti, onesti con tutti.
La famiglia che voglio io magari discute, ma si chiarisce, anche magari avendo idee diverse... e poi? E poi si resta uniti.

La famiglia che voglio io è una famiglia grande.
Come noterete io la voglio, non la vorrei. E' un desiderio a cui non rinuncreò per nulla al mondo.


-        “Una famiglia è un posto dove le anime vengono a contatto tra di loro. Se si amano a vicenda la casa sarà bella come un giardino di fiori, ma se le anime perdono l’armonia tra loro, sarà come se una tempesta avrà distrutto quel giardino.” Buddha

Ne ho consociute tante: una l'ho persa quattro anni fa, perchè doveva andare così;
due anni fa ero convinta di trovarne una, quando invece ne ho perse due.
Ma: ho capito che ce n'è una che mai mi lascerà: perchè io sono io. Come io mai lascerò loro.
GRAZIE.


Vi voglio bene,
Chiara

martedì 24 giugno 2014

Un dolce ricordo

Non so come sia successo.
E' certo che non volevo.
E' certo che non volevo succedesse così.
Invece così è successo.
Mi trovo fidanzata con te da anni, ormai. Anni che ho buttato via cercando di dimostrarti quanto ti amassi. Quanto ti amo.
Anni che ho buttato via nell'attesa. Attesa di capire se quel tuo amore era davvero così grande.
Anni che ho butttao via ascoltando le tue parole. Anni che ho buttato via enfatizzando fatti banali per elevarli all'idea che fossero gesti ecclatanti. Gesti d'Amore.
Anni che ho buttato via cercando di fare progetti.
Anni che ho buttato via vedendo e proiettando te nel mio futuro. Nel mio domani. Nel mio oggi. Nel mio presente.
Anni in cui ho buttato via il mio mondo. Anni in cui non mi sono fatta altro che ripetere che eri quello giusto, che dovevo provare a non ascoltare quella vocina dentro di me.

Anni che ora mi pento di avere passato così. Era meglio pensare: "E se avessi provato?" piuttosto che pensare che ho sbagliato tutto. Che era un'illusione. Che tu non provavi e mai proverai quello che provavo io. Quello che provo io. E l'odio che ho per questa delusione cresce in me in maniera spropositata. E' troppo forte, lancinante. Urlo e mi strappo i capelli. Il dolore che te, quello che credevo essere il mio grande Amore, mi sta infliggendo è così forte che provo un nodo in gola così forte che non riesco a respirare. Ti odio, ti odio e ti odio.
Tu, invece, mi dici che io sarò un dolce ricordo. Beh, sai dove puoi ficcarti il mio dolce ricordo? Spero ti si rompa il cuore, spero ti si rompa il ventricolo sinistro, così proveresti a capire come l'Amore può paralizzare tutto, come l'Amore può bloccare ogni cosa dentro di noi.
Sì, forse se passerà tutto ti vedrò come un dolce ricordo. Forse se non ti amassi come ti amo, saresti un dolce ricordo. Ma adesso no. Adesso vorrei solo che il tuo ricordo non esistesse.
E lo penseresti anche te se mi amassi. Invece: mi amavi. Forse.

                                                         Foto scattata da Giulia Zen

Chiara
p.s. Questo post è stato scritto da una mia amica che desidera restare anonima.

venerdì 13 giugno 2014

Non ci ho pensato.

Forse la mia acidità è semplicemente dovuta ad una forte sindrome premestruale. Forse invece il mio è solo cinismo, stanchezza.
Non mi spiego coome certi essere umani adoperino il loro microscopico cervellino per fare e dire cose senza pensarci. Ovviamente, per lo più: uomini. Ma interrompo subito le malelingue dicendo che non sto parlando del mio ragazzo.

Ora, parliamoci chiaramente: visto che non ho 12 anni, è ovvio che ho e ho avuto amici maschi, conosco varie persone di sesso opposto, ecc. quindi lo dico: "Non ci ho pensato." è una frase del cavolo. Priva di ogni significato. Usata dal sesso maschile troppe e troppe volte.
Come so che è una scusa? So che vi risulterà strano, ma non sono tutti così. E mi rifiuto di crederci. Ci sono anche uomini che pensano, e so che questo va a sfavore di voi piccoli uomini non pensanti, ma, vi giuro che ci sono.
Ma poi, sinceramente: cosa vuol dire "Non ci ho pensato?" Cioè: state ammettendo di avere un cervello base come gli animali? Pensate solo ai vostri fabbisogni? Perchè se è così, è ora di creare un corso per imparare a PENSARE. Se, questa piccola e banale parola, sì, amici: è quella che ci distingue dagli animali. Che, permettetemi di dire: sono più umani di tanti umani.

Non si feriscono le persone perchè "Non ci si pensa." O almeno, non dovrebbe capitare troppo frequentemente. Certo si sbaglia. Può capitare... Ma che adesso la scusa del momento sia: "Sono/E' un uomo, non ci ho/ha pensato."mi sembra esagerato. Ma soprattutto: che razza di uomini avete frequentato tutti e tutte per continuare a giustificare ogni errore con una mancanza di cervello?

Chiara

mercoledì 11 giugno 2014

Chissà se... Avessi fatto altro...

Chissà se avessi fatto altro...
Chiassà se avessi accolta una proposta non troppo tempo fa...
Chissà se mi fossi fermata a riflettere, inevece che inorridire e a non pensarci nemmeno per un minuto.

Le donne si possono dividere in quattro categorie: la prima è rappresentata dalle donne che vogliono lavorare a tutti i costi, cioè quelle che vogliono mantenere una loro indipendenza, costi quel che costi. Quelle che non vogliono rinunciare ad una realizzazione professionale.

La seconda categoria ritrae le arriviste: esse non fanno un lavoro per passione, ma perchè non hanno trovato un marito abbastanza ricco che le mantenga. Magari hanno anche studiato, ma lavorano, così... passivamente.

Nella terza categoria ci sono le donne che lavorano perchè devono, magari non sono riuscite ad inseguire un sogno, ma devono arrivare a fine mese, e fanno il lavoro che è loro capitato, con dignità, non vedendo l'ora di arrivare a casa dalla propria famiglia.

L'ultima categoria individua le donne opposte alla prima e magari alcune della terza, se potessero, rientrerebbero qui: quelle che vogliono stare a casa a fare le mamme, quelle che vogliono esserci per i loro figli, per i loro mariti. Quelle che vogliono curare la casa, sperimentare ricette nuove, trovare piacere nella tenda abbinata alle lenzuola, infondo: cosa c'è di male? Quelle che possono fare sport senza sottrarre tempo ai figli o al marito, quelle che possono leggere, scrivere, e magari fare un corso universitario che non richieda frequenza. Chissà: e magari scrivere un libro.
Quelle donne che mettono i fiori in giardino, la sabbia per i bambini, uno scivolo e un'altalena.
Chi lo dice che quelle in questa categoria non si sentano realizzate? Nessuno. Cioè: non è detto che diventino tutte cattive pettegole, come mia recente esperienza dimostra. Non è detto che si concentrino su cose superficiali, su apparenze. Magari si dedicano anche al volontariato, non a curiosare nella vita degli altri, giudicando senza sapere.
E se... io avessi scelto questa categoria? Tutto ciò, ne sono certa, non mi avrebbe resa diversa. Magari ora avrei un pancione in crescita, un anello al dito, abiterei in una casa in montagna con vista lago.
Magari non mi sentirei un pesce fuor d'acqua, un fallimento, un televisore inceppato.
Già, magari no.

Stanotte ci proverò: proverò a sognare quella vita, anche se io, facendo parte della prima categoria, non potrò mai rientrarci. E un po' mi dispiace.

Chiara

sabato 7 giugno 2014

MALEFICA ;-)

SPOILER: tale post rivela la storia e il finale del film. 

Questa immagine è stata presa da Google, digitando: "Maleficent Angelina Jolie poster", ed è una delle locandine del film.

"Maleficient" racconta la storia della "Bella Addormentata nel Bosco" con la voce narrante della stessa addormentata (Aurora), ma dal punto di vista della cattiva, Malefica: una cattiva che durante il film si rivela una finta cattiva. Infatti, mentre alcuni dettagli sono gli stessi del cartone, sono state apportate delle modifiche alla trama, che, a mio parere la rendono decisamente migliore.

Trama:
Malefica era una fata, le cui ali sono state tagliate da colui che lei credeva essere il suo vero Amore per poter diventare Re: Re Stefano. Infatti colui che avrebbe sconfitto Malefica (che era una fata buona ma potente) avrebbe sposato la figlia dell'attuale sovrano morente, diventando così Re.
Malefica, come ci si poteva aspettare, è devasta dal dolore di un tradimento così vile, e il dolore la fa diventare una vera cattiva. Scatena così una maledizione su Aurora, la figlia di Re Stefano e della sua consorte, che, come nel cartone animato, viene affidata alle tre fatine. Tre fatine che, però, sono parecchio sbadate. Malefica trova il capanno nel bosco dove sono nascoste e indirettamente le aiuta a controllare Aurora, la sfama, la culla: tanto che quando avverrà l'incontro di Malefica con Aurora, quest'ultima la chiama: "Fata Madrina". Purtroppo il sortilegio non può essere annullato nonostante i tentativi di Malefica, e su Aurora si abbatte la maledizione: il giorno del suo sedicesimo compleanno si punge con un arcolaio e cade in un sonno profondo. Sonno dal quale si può svegliare solo se baciata dal vero Amore. In tale sortilegio vi è una "punzecchiatura" che Malefica ha fatto a Re Stefano: lei credeva che il loro fosse il vero Amore: ovviamente in questo modo è come se pensasse che il vero Amore non esiste.
Malefica, disperata, porta il Principe Filippo (anch'esso trasformato in imbranato, come le tre fatine), al capezzale di Aurora che: NON SI SVEGLIA.
Malefica è disperata, le dà l'addio baciandola: Aurora, soprannominata Bestiolina, si sveglia: perchè non c'è Amore più grande di quello di una madre per la figlia. E anche se Aurora non era sua figlia biologica, è evidente che con il cuore lo fosse: ed è questo che conta per essere genitori, non il dna. Nel Regno torna ad esserci la pace ed è questo il finale più bello.

Riflessioni:
Trama fatastica e un'Angelina Jolie meravigliosa, da Oscar direi.
Il cambiamento della trama è stato un colpo da geni: credo che, se mai avrò una figlia, sarà questa la storia che le racconterò.
Perchè l'illusione del Principe Azzurro che metterebbe a rischio la propria vita per salvare e per rendere felice la donna che ama, fa crescere noi, piccole pricipesse, nell'idea che esista davvero. Nell'idea surreale che qualcuno possa davvero fare qualsiasi cosa per noi, pur di non perderci.
Quel qualcuno non esiste. Esistono i compromessi, il chiudere gli occhi, il piangere in silenzio o urlando. Mentre ciò che esiste è il tradimento, che non è inteso come andare con un'altra persona fisicamente, ma: ferire a tal punto da spezzare un cuore, un'anima, facendola diventare malefica.

Tralasciando questa parte triste e dolorosa, qual'è la parte più bella che mia mamma mi aveva già insegnato? Che NON ESISTE AMORE PIù GRANDE DI QUELLO PER UNA MADRE PER I FIGLI. Certo, non tutti i figli ne sono soggetti, purtroppo. Ci sono madri che non si comportano da madri, che abusano dei figli (non solo in senso letterale), e la cronaca nera ce ne dà spesso esempio, MA, quando non è così, questo è L'UNICO VERO AMORE CHE ESISTE.
Sono fortunata, perchè io lo vivo costantemente: GRAZIE MAMMA. Ti voglio tanto bene.

Io non sono mamma, ma sono una sorella per una persona che mi è sempre stata vicina come se fossimo davvero state nello stesso utero, e la distanza tra i nostri compleanni la dice tutta: una giornata. Grazie Marty, perchè ci sei sempre: 24h su 24 tu per me ci sei. Ti voglio bene.

Chiara




venerdì 6 giugno 2014

Dalla parte del paziente: medici senza camice

Quando si entra in ospedale con indosso un camice bianco, per quanto magari non si è ancora laureati e si tratta solo di un semplice tirocinio, si sente addosso quella maschera rassicurativa che trasmettono i medici veri. Ed è così che immagino si senta un medico laureato con la sua esperienzaa addosso, con la calma, la sensibilità e l'empatia adeguate al suo ruolo (anche se, purtroppo, non tutti sono così, ma hanno queste qualità a zero). Tuttavia è così che credo fermamente dovrebbe essere.

Ma entrare in ospedale senza quel camice, senza quel minimo di necessario distacco che esso dà e finire in un reparto, dove lo sguardo complice lo trovi tra i pazienti e non tra i "colleghi", è devastante emotivamente. Certo: dipende dal reparto in cui si finisce. 
Ma se si finisce in neurochirurgia circondato da persone, pazienti ma soprattutto dai parenti di quei pazienti particolarmente toccati dalla vita in modo irreversibile, sembra quasi tutto crolli. Sembra quasi che il mondo si debba fermare.
Eppure il mondo non si ferma mai. Tutto va avanti, e la sofferenza sembra che si impossessi sempre delle stesse persone, come se pensasse che la sua abitudine possa causare meno dolore, meno sentimento.
Così si vedono urla e si sentono vegetali con gli occhi fissi nel vuoto. Avanti il prossimo, perchè il mondo va avanti.
Senza quel camice che protegge è davvero terribile.

Chiara

martedì 3 giugno 2014

Il cerchio intorno a noi

Nella vita si è circondati da persone che deludono e da persone che sorprendono.
Ma non è detto che gli stessi che deludono non siano i primi a sorprenderci. E viceversa.
E' tutto un altalenarsi di ruoli che dipendono in primis dagi attori che ne fanno parte.
E' molto complicato il discorso: perchè le persone di cui si è circondati in realtà fanno parte anche di altre cerchie e loro stessi hanno una cerchia di individui da cui sono circondati.
Magari si delude qualcuno per sorprendere qualcun altro, perchè, tutto sommato, il tempo che si ha a disposizione è limitato.
A volte capita che qualcuno esca da questo cerchio come se nulla fosse, e piano piano prende un sentiero che lo conduce fuori dalla circonferenza del protagonista in questione. Senza quasi accorgersene.

Io ho preso quel sentiero varie volte, devo dire, quasi nell'indiffereza di colui a cui ruota tutto il cerchio.
Succede, senza farne troppi drammi. Ma attenzione: succede tra persone che ci tengono relativamente. Bisogna solo abituarsi all'idea che per alcune persone, ma davvero molto poche, siamo il mondo, e per altre solo una persona che passa di là.

Il mio consiglio è quello di fare attenzione a non fare entrare troppa gente nel cerchio, perchè tutti hanno bisogno che gli si dedichi tempo: identificate le persone a cui davvero volete dedicarlo e solo così i rapporti che avrete saranno unici e fondamentali.

Chiara