venerdì 18 aprile 2014

Happy Infinity!

Quando conosciamo qualcuno, una delle domande che più faranno intravedere la profondità del suo pensiero, è: "In cosa credi?".
Nessuno dovrebbe essere obbligato a credere in una religione specifica, bisognerebbe indagarle e seguire quella a cui ci si sente più affini.
A volte ci si crea un pensiero tutto nostro, e va bene, purchè sia meditato in ogni aspetto, purchè le domande non finiscano mai, purchè i confronti con il mondo esterno non finiscano mai.
Mentre, poi, ci sono le persone fortunate, quelle forse che hanno quella sottigliezza d'animo che concede loro la Fede. Che bella parola è questa: Fede.

Ma il vero mistero della regione Cristiana si svela in questi giorni, nel giorno di Pasqua.
Quindi, lancerò una provocazione:
nessuna religione, nessun pensiero proprio può portare via la speranza, nessuna religione dovrebbe mai portare la tistezza del "Non rivedere più qualcuno di caro".
Se io dovessi essere convinta che tutti i miei cari, dopo la morte, non li rivedrei più, non credo troverei ragione di vita. Non potrei sopportare il pensiero di perdere per sempre qualcuno. Ma, grazie a Dio (ed è il caso di dirlo), sono Cristiana.

Beh, in questi giorni sarebbe bello riflettere su "Cosa c'è dopo".
Perchè io credo davvero in un Happy Infinity!
Buona Pasqua!
Chiara

martedì 15 aprile 2014

Ciao Convitto

Eccomi qui. Tornata a casa dopo una giornata come questa. Di getto a scrivere.
E' da ottobre che non sono più in convitto. Di tempo, per avere preso coscienza di questa nuova situazione, ne ho avuto. E, diciamolo, le cose, ormai erano molto diverse anche nello stesso studentato. Probabilmente, perchè, essere arrivata a Brescia così tanto tempo fa, ed essendo circondata da corsi comunque più brevi del mio, ha portato un tourn over di amicizie, di consocenze, come mai, credo, ne vedrò in vita mia.
Le cose che ho imparato in questi anni, con nessun'altra esperienza le avrei potute imparare. Sia le cose belle, che quelle brutte. Dal "Ciao, piacere io sono..." al "Spero di vederti presto", ho conosciuto mille sfaccettature di situazioni diverse. E tutt'ora, quando mi faccio un'idea su qualcosa, poi vengo costantemente smentita. Mi sorprende continuamente tutto ciò che ho avuto, tutto ciò che ho.

Forse è per questo che ho evitato fino ad ora di passare da quel posto meraviglioso del convitto. Perchè è pieno di ricordi, dal più bello, a quello meno piacevole. Ed entrare lì, è come vederli rivivere.

Per questo, dopo aver detto quelle poche parole ad alta voce, mi sono resa conto che, anche se i fatti dicevano una cosa, il mio cuore ne diceva un'altra.
Guardare Madre Catherine negli occhi e dirle: "Io non starò più qui", sentirmi rispondere che noi "Non passiamo solo di lì", ma di fatto siamo di più per loro, mi ha fatto commuovere. E, vi assicuro: non pensavo di piangere. Per lo meno: non oggi.
Ma più di tutte mi ha sorpreso lei, che con le lacrime agli occhi, mi ha chiesto se ero davvero felice, perchè era questo che contava: e lei era felice per me.
Forse una mamma, una nonna, può dire quelle parole senza attaccarsi e senza fare raccomandazioni varie. Conta solo l'essere felice. E' un amore speciale, questo.

E mai, mai mai potrò essere fortunata in vita mia di incontrare le persone che ho conosciuto in quel convitto: dalla Madre che ti ricorda la S. Messa con il Vescovo, agli incontri con Don Raffaele o con Don Giovanni, alla Madre più severa che ribadisce lo studio, alla Madre più meravigliosa che ti dice che: "Va bene, ti dò le chiavi anche questa sera".


Cortile convitto Le Canossiane. Foto scattata da Giulia Zen, è sgranata solo perchè la connessione internet mi ha impedito di caricarla in modo appropriato.

Mi mancate, mi mancherete,
Grazie di tutto,
Grazie alle persone che ho conosciuto...
Vi voglio bene,
Chiara


mercoledì 9 aprile 2014

"In genere, si lamenta colui che non ha motivo di lamentarsi."

"In genere, si lamenta colui che non ha motivo di lamentarsi." 

Ci si lamenta dei corsi, delle ore di lezione cui si deve assistere, anche se si è scelto, se non addirttura sognato quel tanto ambito percorso universitario o lavorativo, che dir si voglia.
Ci si lamenta un voto basso ad un esame. Ci si lamenta degli esami, anche se si superano tutti e, in certe facoltà, un esame consiste in circa 50 slides con una riga a pagina.
Ci si lamenta per un taglio di capelli mal riuscito. Ci si lamenta perchè una maglietta non sta come dovrebbe stare. Ci si lamenta per essere sempre di corsa, per i tacchi che fanno male.
Ci si lamenta per una discussione con un fidanzato, per una discussione con un'amica, per non ricevere un sms che avremmo potuto mandare noi.
Ci si lamenta per lo sciopero dei mezzi. Ci si lamenta perchè si deve fare la lavatrice.

Ci si lamenta in continuazione per tutto.
Eppure, eppure se ci ferma a pensare, niente di tutto questo è importante.
Certo, è la quotidianità e la quotidianità di per sè è fondamentale, poichè, il più delle volte è lei che crea la nostra vita.

"Il più delle volte", perchè, infatti è su essa che la maggior parte delle persone lancia lamenti.
"La maggior parte". Non tutti.
Quando arriva un evento, che è catastrofico, come una malattia, seguita spesso da una perdita, allora, si capisce cosa è relamente importante.
Però non basta crederlo in quel frangente! Ci si deve obbligare a crederlo sempre.
Questo è tutto quello che un'esperienza drammatica possa insegnare, e non è ammesso dimenticarsene.

Le persone che, invece, vedono e sentono la vera sofferenza costantemente, trovano il bello da tutto. Non si lamentano.  Ecco perchè sono convinta che "In genere, si lamenta colui che non ha motivo di lamentarsi."

A te cara amica che mi hai chiesto di scrivere questo post, continua così perchè la tua forza possa essere d'esempio a tutti.
Oltre a te, dedico questo post alla tua amica, che non ce l'ha fatta contro la leucemia, e ai suoi genitori, perchè "In questa casa non si deve piangere". Se ti farà piacere potrò scrivere qualcosa di più specifico per lei.
Un forte abbraccio,
Chiara



domenica 6 aprile 2014

La Fase Successiva dell'Amicizia...

Tutti i rapporti attraversano una serie di fasi. A volte non si è pronti ad affrontarle, a volte non ce ne si accorge nemmeno. Molto spesso si commette l'errore di pensare che siano solo le relazioni d'amore a vivere tali stadi, eppure non è così: anche e soprattutto l'Amicizia le vive. 

In questo periodo sono stata soprafatta da tali cambiamenti che non pensavo essere pronta ad affrontare, invece, poi, mi sono resa conto che la "Fase successiva" non cambia assolutamente nulla quando si vuol realmente bene a qualcuno.

Ma in cosa consiste tale fase? E che errori si rischiano di commettere?
Tale gradino comporta: l'annullamento della condivisione quotidiana, cui si è abituati alle superiori o magari quando si abita vicine oppure, semplicemente, quando si può messaggiare senza limiti di tempo e orario. Ma con l'età tutto cambia, tra lavoro, lezioni, tirocini vari è tutto più difficile e si fa fatica a chiacchierare proprio di tutto.
Gli errori sono che: si rischia di colpevolizzare l'altro per le sue assenze, dimenticandosi che lui stesso possa avere qualche difficoltà, ci si chiude in se stessi credendo di essere soli.

Tuttavia, spesso, appena si può è necessario comunque madare quel messaggio raccontandosi:  questo è fondamentale per essere insieme nella "Fase successiva", e appena ci si incontra, anche se magari certi problemi o certe notizie risultano vecchie, non bisogna farsi sopraffare, ma, è necessario, ancora, che si faccia lo sforzo, perchè non è detto che sia sempre naturale, di raccontarsi. 
Quando si apre bocca, quando le parole escono, se è una vera amicizia, usciranno anche dall'altra parte, sarà proprio come un fiume di parole, un non-smettere-di-essere-quel-noi
Così, si riscoprirà la meraviglia dell'Amicizia nella Fase Successiva.

Alle Amiche che ci sono entrate con me, 
a quelle che, con dispiacere, ho perso in questa fase, 
spero di essere una buona amica o di esserlo stata.
Grazie alle prime che ho citato soprattutto: che sono quelle che sono rimaste e che mi hanno insgenato e continuano ad insegnarmi tanto.
Vi voglio bene,
Chiara