venerdì 19 febbraio 2016

E se... Tutti questi sogni non si esaudissero?

Cresciamo bombardati dalla parola Sogno.
Fin da piccoli la domanda è: "Cosa sogni di fare da grande?"

E, crescendo, si può crescere in tre realtà: accompagnati da genitori molto concreti, secondo i quali i sogni, resteranno sempre sogni; oppure con genitori che esortano i figli a seguire i propri sogni (che a volte combaciano con i loro); infine con genitori cercano di ragionare con i propri figli e di fare una valutazione sogni/realtà con loro, senza bloccare ogni speranza.
Credo che il modello di comportamento migliore sarebbe l'ultimo citato.  Eppure sogni e realtà difficilmente si somigliano. 

Il problema è proprio la realtà che ci circonda: ci sono persone che ce la fanno. Questo fa nascere la speranza di potercela fare ad esaudirli. Eppure, nella maggior parte dei casi, non è così. Ma non fa notizia. Fa notizia colui che ce la fa.
Cito uno dei miei libri preferiti, "Fai bei sogni" di Massimo Gramellini : 


Ma sarà vero? 

Io ci credevo. Ma alla mia età, quando speravo che tanti si sarebbero già realizzati, inizio a pensare, scrutando ferma il mio orizzonte, che, nella maggior parte dei casi, non è così. Ed è ora di iniziare a pensare che io rientro nella maggior parte dei casi. Non sono un'eccezione.

Ma quindi, è tutto qui?

Foto scattata da Michele De Lorenzo

E voi?
Chiara 

domenica 14 febbraio 2016

Caro nonno Silvio

Silvio era una persona discreta, sensibile, intelligente e piena di entusiasmo.

Nonostante la vita non gli abbia dato moglie e figli, con la nonna Rosanna aveva conosciuto quel tipo di amore che lo rendeva felice: finalmente non era più solo.
La chiamava: la “Mia Adorata Compagna...” e con lei diceva di aver trascorso gli anni più belli della sua vita.

Insieme facevano ogni cosa, condividevano ogni passione.
Hanno viaggiato per il mondo, conoscendo altre culture: Medio Oriente, America, Russia, Europa.
Ma come dimenticarsi della loro grande passione per il ballo?



Oltre a queste, Silvio amava moltissimo il suo orto, e non possiamo tralasciare il suo amore sportivo, soprattutto per l’Inter.

Di certo, è venuto a mancare un grande tifoso, ma soprattutto un grande uomo.

I tuoi ultimi due anni, caro Silvio, sono stati difficili: quanto ti mancava la nonna, te lo si leggeva negli occhi.
Tu, al suo contrario, te ne sei andato all’improvviso: la tua scomparsa è stata un fulmine a ciel sereno per tutti noi.

Mi permetto di fare un solo esempio: spiegare l’accaduto al piccolo Mario, con il quale solo una settimana fa, giocavi a calcio, è stato difficile. Ora guarda in cielo, spaesato, per capire dove tu sia.

D’altronde, come sei entrato nella vita della nonna Rosanna, sei entrato nella vita di tutti i noi: come un nonno, come un padre.

I ricordi di te sono moltissimi e non posso citarli tutti, ma saranno sempre nel nostro cuore.

Grazie per esserci stato sempre: in ogni momento, sia felice che triste. Grazie per l’amore che hai donato alla nonna Rosanna e a noi.

E per questo siamo sicuri che l’amore che hai saputo donare, ora verrà donato a te. Allora quel vuoto che si è creato in noi all’improvviso, piano piano lo accetteremo, sicuri che un giorno saremo di nuovo tutti insieme nella casa del Padre Celeste.
Ed allora sarà gioia di cuori, tutti insieme.

Ciao nonno Silvio.



giovedì 11 febbraio 2016

Buon Valzer Silvio, buon Valzer nonna

Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia serena, circondata da amore e tranquillità. Tranquillità che si è interrotta con la separazione dei miei genitori quando ero ancora una bambina.  E’ inutile dire che le cicatrici che una separazione lascia, le può capire solo un altro figlio di separati. Quella sensazione di rottura rimane dentro di te ogni giorno, manifestandosi per lo più nelle feste in cui una famiglia dovrebbe essere unita, come Natale.
Qualche anno dopo ho subìto un intervento alla colonna vertebrale, andato bene, ma che per quei mesi mi ha fatto davvero capire cosa voglia dire il dolore fisico.
Con alti e bassi fisiologici sono arrivata all’università.
Qui le scelte da fare sono aumentate, con le responsabilità; d’altronde ero diventata grande.
Ho dovuto prendere una decisione importante, ho subìto un lutto, ho fatto degli errori, che mi hanno portata a sentirmi umiliata, degradata da chi mi sta intorno e non mi conosce poco. Di vista. Ho subìto decisioni di altre persone, il divorzio, arrivato a ciel sereno dei miei genitori (cosa che ormai credevo impossibile), e un’altra notizia che mi ha sorpreso. Poi tre lutti, in un anno e mezzo.
I primi tre lutti sono stati sofferti, moltissimo. Sogni non avvenuti, non ricordati e notti a piangere. I miei nonni. Il tempo passato con loro, i ricordi sono qui dentro di me. Eppure, una sorta di “preparazione” li aveva annunciati, anche se non si è mai pronti del tutto.

Un’altra cosa però, è stato il lutto di ieri. Improvviso. La chiamata dei vigili, perché il mio numero era quello delle emergenze. E così anche l’ultima persona che avevo di “quella generazione”, anche l’ultima persona che aveva una barlume di “nonno” se ne è andato. Senza un avviso questa volta. Senza poterlo salutare.

E la cosa che mi sconvolge è l’imprevedibilità della vita. Come dicendo quel “Pronto” e sentendo i vigili, tutto sia cambiato. Come qualche anno fa, sedendomi sul divano, qualcuno piangendo, mi ha cambiato la vita in un modo gigantesco.

L’unica certezza che la telefonata di ieri mi ha dato, è stata la conferma che, quando rifiutavo di uscire con le mie amiche, quando non andavo a fare passeggiate la domenica in montagna o in centro, lo facevo per vedere i “miei nonni” e “Ho fatto bene, non ho rimpianti.”
Tre lutti in un anno e mezzo però, sono duri da digerire. Ciascuno porta il pensiero al precedente.

La cosa importante nel caso degli affetti, è di non trascurarli mai, di cercare di non avere mai rimpianti. Qualsiasi affetto essi ricomprano (figli, genitori, nonni, zii, nipoti, cugini e persino amici), e soprattutto di non lasciare mai nulla di “non-detto”. Anche con persone giovani, perché gli imprevisti e gli incidenti, possono davvero devastare, soprattutto se “Non si è detto loro tutto”, ma, in realtà, anche se non ci fosse nulla di nuovo da dire, dedicare tempo, è davvero il regalo più grande che si possa fare a tutte le persone che si amano davvero.  In un famiglia, composta anche da amici, questo non deve mai mancare.

Caro Silvio, ora starai ballando sulle nuvole con la mia nonna.
Alla fine, tutta la vita è un gran Valzer, gira sempre tutto. E voi ce lo avete insegnato benissimo.




Chiara