lunedì 27 giugno 2016

Il bisogno di piangere - Rubrica di caratteristiche umane

Questa caratteristica è sicuramente femminile, tuttavia non so se appartiene a tutto il genere oppure no… E, soprattutto, non so se è maschile. Questo resta un grande dubbio. Probabilmente no, è solo femminile, e chi non ne è dotato, come gli uomini o altre donne, deve ricorrere ad altri metodi di sfogo: ad esempio lo sport.

So per certo che coloro che hanno tale caratteristica arrivano ad un certo punto in cui non vi è un fatto particolarmente triste a scaturire un pianto, ma accade che una serie di emozioni negative (come l’ansia, la tristezza, l’amarezza per qualcosa, la tensione, il nervosismo, ecc.), insomma, una serie di cose, creino nell’anima uno stato di angoscia, di pesantezza, per il quale si avverte l’esigenza fisica e psichica di farsi un bel pianto.
Non sto dicendo che tali persone non piangono se capita un qualcosa di drammatico, questo tipo di pianto non c’entra nulla con l’altro pianto. Pertanto, in genere, coloro che hanno il tipo di pianto che tale post descrive, hanno anche il “Pianto da evento drammatico”, ma non è detto che sia vero il contrario.
Questo perché le lacrime di cui sto parlando sono uno sfogo, e ognuno ha il suo modo di sfogarsi, di lasciar uscire la sua energia negativa. Mentre, il “Pianto da evento drammatico”, è improvviso, è per un evento ben definito e doloroso.

Il bisogno di piangere si avverte crescere dentro. E’ come essere su una giostra, una di quelle con i cavalli, che gira in tondo. Ogni giro è un giorno di vita. E ogni giorno, si vive qualcosa che causa tristezza, ansia e chi più ne ha, più ne metta. Se si visualizza la scena della giostra vedetevi  a bordo, con una palla che vi gira intorno. Quella palla con il passare dei giorni, diventa sempre più grossa: prima è una biglia, e poi diventa un vero e proprio pallone. Ad un certo punto sembra colpirvi, ecco: è qui che il bisogno di piangere diventa una cosa da fare.
Spesso non esce. La tensione è tale per cui non esce nemmeno una singola lacrima.
Cosa fare? Ci si provoca il pianto. Si deve assolutamente trovare il modo di sfogarsi. Come? Si può guardare un film, leggere un libro, una vecchia lettera, una vecchia foto che si sa faccia piangere.

Già, perché piangere, è necessario per alcuni di noi. Non per niente è stato scritto:

“Non bisogna aver paura di piangere. Non bisogna frenare le lacrime quando vogliono uscire. Un uomo deve saper piangere.” Sandro Pertini
“Le lacrime che non escono si depositano sul cuore, con il tempo lo incrostano e lo paralizzano come il calcare incrosta e paralizza gli ingranaggi della lavatrice.”
Susanna Tamaro

IO
Io ho questa caratteristica. Non viene capita spesso. Infatti, spesso, sento dire:  “Non piangere”.  Eppure per me è vitale. Come respirare. Ha la stessa poesia. Mentre piango per quel film che guardo apposta per piangere, mentre rileggo quel messaggio unico, non piango per loro in sé, ma per tutto quello che mi sto portando dentro in quel momento. Per cacciare tutto il dolore che sento di non meritarmi e di non volere. Per allontanare ogni brutto pensiero e ripartire dalla modalità “Serenità”.

Vi confido che quando voglio piangere, guardo “P.s. I love you”. Lì piango sicuramente. Inoltre piango anche se non voglio piangere, perché non sempre sono in questa fase (meno male).

Voi dovete piangere, ogni tanto?
Cosa usate per piangere?

Un abbraccio,
Chiara





lunedì 20 giugno 2016

Pollaio... di donne - Rubrica di caratteristiche umane

Questa caratteristica appartiene anche agli uomini nella versione di “Galletti”, ma io vorrei parlare, in questo post, della versione femminile: galline.
“Che caratteristica strana” starete pensando, ma affermo con felicità che, fortunatamente, non appartiene a tutte le donne.
Le donne-pollaio, o donne-galline, sono delle specie femminili di qualsiasi classe sociale ed età, che possono anche essere definite provocatrici.
La selezione del destinatario provocato coincide con la suddivisione in categorie: va da un singolo soggetto (prima categoria), a più soggetti (seconda categoria), a qualsiasi soggetto (terza categoria). Tutti i “Soggetti” hanno solo la qualità di essere maschi. Poco importa se sono maschi fidanzati, o addirittura maschi fidanzati con un’amica.
Le modalità di provocazione vanno dalla provocazione fisica (abiti succinti, cambiarsi senza chiudere una porta) alla provocazione vocale (tramite battutine).
Gli uomini, in genere, ma attenzione non tutti (grazie al cielo!!!), capiscono la cosa. Questo non fa altro che aumentare la loro innata autostima (perché diciamocelo: a volte alcuni uomini ne hanno troppa, credendosi la personificazione ideale di “Brad Pit+Mario Draghi”, cioè “Figo e colto”) e grazie a questo iniziano a “Seminare”, e, cosa peggiore, a pensare che sia la compagna ad essere fortunata ad avere loro e non il contrario. Quindi la relazione va peggiorando.

Compagna che, magari si fa in dieci, cercando di lavorare, curarsi, badando alla casa e magari ai figli. Ma, all’improvviso tutto passa in secondo piano…. E sapete perché? Perché se una donna fa tutto questo “E’ NORMALE”. Se non si cura, magari per un periodo, perché ha mille cose da fare e fa fatica, “E’ SCIATTA”. “Come biasimare un uomo che se ne scopa un’altra?”
Se un uomo aiuta in QUASI la metà delle cose, è “DA SPOSARE”. Se un uomo fa una minima sorpresa alla compagna “E’ ADORABILE”, se si comporta da merda, se si dimentica un anniversario “HA AVUTO TROPPO A CUI PENSARE, bisogna avere pazienza, poverino. Loro non sono fatti come noi.”
Vi rendete conto? Ed è così che ragionano, se di ragionamento si può parlare, le galline. E lo dicono anche ad alta voce.

Ma quando le donne hanno smesso di fare le Donne? Quando le donne hanno smesso di essere Amiche?
Si parla tanto di parità dei sessi, ma… Senza solidarietà femminile, siamo noi a toglierci la parità. Se sono queste le donne che circolano, tanto vale che il mondo resti in mano agli uomini. Altrimenti si trasformerà in una gara di foto in costume su Facebook. Oppure peggio: a quanti una se ne è scopati. Ah… già… Sapete cosa c’è di peggiore di un uomo? Una donna che si comporta da uomo. Ed è questo a cui stiamo andando incontro.



IO
Io ne ho viste passare tante, di galline, intendo. E sapete la cosa più divertente? Quando si tratta del loro uomo, diventano gelose. Ah sì, se un’altra gallina si avvicina, la poveretta diventa immediatamente una vacca. Questo si che mi fa ridere. Sul loro uomo NON si può dire nulla.

Tanti anni fa ero amica di una ragazza che mi sembrava flirtasse con il mio fidanzato (lei era a sua volta fidanzata). Litigate infinite perché ero io la paranoica. Finché lei non è andata a letto con un altro, e, scoperta, ha detto di essere stata stuprata da questo qui, per non perdere il suo fidanzato. Vi rendete conto o servono commenti?
Passiamo poi a esperienze molto più “Semplici”, fortunatamente.
Dall’amica che è in casa mia a cambiarsi, ma non chiude la porta, pur essendoci il mio fidanzato in casa, “Perché tanto siamo tutti come fratelli e sorelle”… E ho pensato: “Casa mia è diventata una comune e non me ne sono accorta? E io che sono ancora monogama, mannaggia a me!” ;
al sentirmi ripetere circa trenta volte in un mese: “Ho incontrato il tuo fidanzato, abbiamo avuto una scappatella… ahahah” … e ho pensato: “ahahah che?” e quindi adottando ciò che ho scritto sopra “Si? Bene dammi il numero del tuo fidanzato, così ci divertiamo anche noi”, e, appunto: ha smesso ;
al: “Eh… si.. d’altronde il mio fidanzato vuole vedermi nuda… Cosa ci devo fare?” parlando con il mio fidanzato. Beh, anche il mio vuole vedermi nuda, ma non ho proprio la necessità di comunicarlo ai fidanzati delle altre;
oppure un’altra che sentendosi a suo agio, si tira su la gonna, si mette la mano nelle mutande e si gratta il culo. Davanti a me e al mio fidanzato. Scena che vorrei tanto dimenticare perché è stata il contrario dell’essere sexy. Non sto scherzando, giuro. “Ma che fai????”

Alcune di loro sono mie amiche e voglio loro bene, so che sono fatte così; infatti,
in tutti questi casi, non era il mio fidanzato ad essere speciale. Il mio fidanzato avrebbe potuto anche essere la persona più brutta e incolta del mondo, loro si sarebbero sempre comportate così. Perché cercano attenzioni, fanno le spiritose, vogliono: provocare. E’ un modo di essere. Mi fido, so che non farebbero mai nulla seriamente, ma, purtroppo, questo modo di essere è un difetto, per quanto mi riguarda.
La cosa peggiore è che gli uomini (e io sono cresciuta con un padre che mi ha sempre detto tutto senza filtri, e con “Tutto”, intendo “TUTTO”), le donne provocatrici le vedono come “Una cosa da trombare”, non “Qualcuno con cui stare”.

Inoltre io mi devo subire le loro mille paranoie su colleghe del lavoro che ci provano con i loro fidanzati, o amiche su Facebook che gli scrivono?
Ragazze… NON SIAMO TUTTE COSì.

Se mi viene chiesta un’opinione durante un litigio tra una mia amica e il suo fidanzato, cerco di parlare da sola con lei, se penso che abbia ragione lui. Lo dico a lei. Davanti a lui, davanti a chiunque, io difenderò la mia amica. MAI sminuirei lei e/o esalterei lui. E’ una sacrosanta REGOLA dell’amicizia tra donne. Ma dove andremo a finire se non ci aiutiamo tra di noi?

Eh si che quando io ho conosciuto il mio fidanzato, lui era fidanzato con un’altra. La prima sera che mi ha conosciuta, ad una festa, si è avvicinato per baciarmi. Gli ho detto: “Aspetta un secondo: non sarai mica fidanzato?”; lui: “Eh si.”; io: “Non pensare certo di baciare me, allora.”
Abbiamo continuato a uscire in questa nuova compagnia, ci siamo conosciuti. In quei mesi ogni cosa l’ha decisa lui: se scrivermi oppure no. Se uscire, anche se saremmo stati in pochi, oppure no. Io non l’ho mai “Portato verso di me”, se è venuto verso di me, è perché si è innamorato. Può succedere. Ma di certo non l’ho portato verso di me con stratagemmi e battutine. Anzi, eravamo amici e io gli parlavo del fatto che ero indecisa se tornare con il mio ex.

E’ questa la donna leale che sono o almeno penso di essere. Certo, le situazioni cambiano, non sono tutte facili come sembrano. Eppure tante volte questa è una grande scusa.

E voi, care amiche, siete leali con le altre donne o provocatrici?
Stasera, provate a pensare se il vostro caro compagno, lavorasse con una donna che si comporta come descritto sopra, soprattutto se vi siete identificate in quanto letto.

Chiara 

lunedì 13 giugno 2016

Il voler far tutto - Rubrica di caratteristiche umane

Il voler far tutto è una caratteristica delle persone con molti interessi, appassionate della vita, dell’amore, dell’amicizia, della felicità. Questa loro continua ricerca di tutto ciò, o comunque il mantenimento di tutto ciò, li porta a manifestare un continuo movimento della vita, della quale trascurano inevitabilmente i dettagli. Trascurarne i dettagli significa non averne una cura completa. Di fatto, per queste persone l’importante è fare, anche se in maniera approssimativa.
Dall’approssimazione però vengono scaturite le loro stesse frustrazioni perché, se la loro priorità è fare, al secondo posto vi è il far tutto in maniera perfetta. Cosa impossibile perché una giornata ha 24 ore anche per loro. Inoltre, alla loro delusione si aggiunge quella di coloro che gli stanno accanto, poiché non si sentono mai del tutto importanti. Infatti nessuno di loro viene prima del coltivare ogni loro interesse.

Quanto può essere bello voler far tutto e provare a far tutto, dal lavoro, allo sport, all’uscire con mille amici, ad andare a mille eventi, a viaggiare… quando non si fa una sola cosa fatta realmente bene e curata nei dettagli?
Forse, in fin dei conti, il loro è solo il desiderio di occupare tempo, senza pensare di occuparlo con qualità.

IO
A tutti capitano momenti davvero pieni, basta un imprevisto di qualsiasi tipo: da un’urgenza sul lavoro, alla richiesta di un amico, alla lite con un fidanzato che va chiarita; allora il tempo che si considerava libero per i propri hobbies, viene occupato. La vera bravura consiste nel lasciare sempre uno spazietto vuoto, così qualsiasi imprevisto lo si può risolvere in quel momento. Certo si può sbagliare, si è tutti umani. Tuttavia, alcune volte ho notato come il: “Scusa ho poco tempo” sia una grande, appunto, scusa.

Degli esempi? Eccoli…
Torno a casa una volta al mese se va male, due se va bene: possibile che alcune mie amiche non abbiano un sabato o venerdì sera da dedicarmi in quasi un anno? Sempre per pranzo o per merenda e, sempre, rigorosamente: di corsa.  Poi però fanno mille cose e mille eventi con altri amici, viaggi e sport. E sono sicura che non trascurino solo me. Glielo fai notare, si scusano. Poi, ovviamente, resta tutto come prima. Sono certe non siano cattive, hanno solo questa brama di far tutto, senza pensare alla qualità di come lo svolgono.
Mi è capitato mi dicessero: “Beata te che riesci a passare una serata sul divano con tua mamma”. Ma…. Basta fare sport due volte a settimana invece di tre, basta rinunciare ad un’uscita con gli amici o con il fidanzato, per passare una serata con la propria madre.
Oppure ancora: “Ma al posto che stare a casa con tua mamma, puoi uscire con i me e i miei amici…”
Il punto è che a me piace, io voglio passare del tempo con mia mamma, con mio papà.  Io voglio mantenere i rapporti che ho e voglio che siano dei rapporti di QUALITA’. Uscire con sconosciuti, perché? Ho già abbastanza amici e creare altri rapporti significherebbe abbonare la qualità con cui ho sempre curato i miei soliti e solidi rapporti. Perché la giornata ha 24 ore anche per me.  Preferisco uscire con la persona che mi ha fatto quella domanda, da sola. Preferisco mantenere confidenza, sintonia, profondità di rapporto con lei, raccontarle cosa mi succede e ascoltare cosa le succede, piuttosto che conoscere duemila persone e non parlare realmente con nessuno.

Tante persone rispondono ai messaggi dopo giorni, dopo settimane. Può capitare, certo. Ma se diventa la regola, come può essere mantenuto un rapporto di qualità? Come fa l’altra persona a sentirne la presenza nei momenti difficili e anche in quelli di gioia?

Altri esempi? Eccoli…
Ogni martedì andavo a degli incontri culturali, mi piacevano tantissimo. Mi donavano qualcosa in più. Una mia amica aveva bisogno di me, purtroppo poteva solo il martedì. E così altre due. Dovevo scegliere: lasciarle sole, trascurare la nostra amicizia, oppure rinunciare agli incontri culturali. Ho scelto la seconda. Non sono ci andata per tre mesi e poi sono finiti. Mi sono demoralizzata, perché mi piacevano, eppure dentro di me sapevo di aver fatto la cosa giusta e mi sono ripromessa di tornarci l’anno prossimo, cercando di gestire meglio le cose.

Una persona mi ha risposto dopo 3 settimane…. 3 settimane e davvero non aveva il tempo di rispondermi a uno sfogo su persona vicino a me con il cancro?? Ma scherziamo? E poi finisce tutto con: “Scusa ma non avevo tempo” e ovviamente deve tornare tutto come prima. Beh spero tu abbia il tempo di andartene a fare in culo, adesso. Mi sono arrangiata. Ma non da sola. Con chi c’è sempre. Con chi magari mi risponde di corsa, ma risponde. Con chi c’è anche a mezzanotte dovendosi alzare alle quattro.

Le persone così le preferisco. Magari non prendono mille impegni, magari non fanno tre sport e hanno pochi amici… Ma quelli che hanno, le persone che hanno loro intorno, le trattano davvero facendole sentire importanti per loro, dedicando loro tempo di qualità
Spero di essere in questa categoria anche io, giacché l’unico vero impegno che mi limita è l’università. Poi cerco di non prendere troppi impegni, per dedicarmi a chi davvero voglio bene. Seppur a volte sbaglio anche io, non crediate. Ci sono cose che voglio fare, ma verrà un tempo per farle, quando l’università o il lavoro richiederanno meno impegni, farò tutto ciò che voglio fare ora, devo avere pazienza perché le altre cose che vorrei fare sono solo rimandate.

Mi rendo conto dello sfogo prolisso, e chiedo scusa.

Fatemi un piacere, stasera prima di andare a dormire chiedetevi davvero se conta più il fare o la qualità con la quale si fanno le cose, con la quale si mantengono i rapporti.

Buona serata a tutti,
Chiara