lunedì 4 settembre 2017

4 Settembre.. Tanti auguri Amica Mia!

Era il 3 settembre di un po' di anni fa quando sono entrata un po' spaventata alla Casa di Cura "La Madonnina".
Era il 4 settembre quando "Quegli stronzi dei medici non mi avevano detto che mi avrebbe fatto così male" -frase urlata ai medici stessi mentre mi stavo risvegliando dall'anestesia-. Avevo 14 anni.
Ricordo ogni cosa di quel giorno, di quei giorni.
Gli odori, la dolcezza delle infermiere, i medici stronzi e quelli che sono riusciti a entrare in empatia con me. Da paziente lo posso dire: essere preparati sul piano teorico è e deve essere scontato, ma essere preparati sul piano umano, dovrebbe esserlo altrettanto.
Il mio attuale ortopedico era entrato in sintonia con me parlando di Milan e di Pastori Tedeschi. Non dimenticherò mai cosa ha fatto quel giorno ad una bambina un po' spaesata.

Ricordo chi c'era ed è venuto a trovarmi, chi c'era con un sms o una chiamata ai miei genitori, chi mi ha portato dei fiori, chi un cappello.
Con alcuni di voi le nostre strade si sono divise: un po' l'adolescenza, un po' i cambiamenti, un po' gli errori, ma non importa: chi c'era in quei giorni avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Di voi mi ricorderò sempre con molto affetto.

Ma la cosa che ricordo più di tutte è il dolore. Quel dolore che non meritavo di provare. Quel dolore dovuto ad un intervento chirurgico di 6 ore alla colonna vertebrale, quel dolore dovuto ad un cazzo di antidolorifico che non entrava in vena perché la flebo si era piegata e nessuno se ne era accorto.

Vedo ogni giorno la mia cicatrice: dite quello che volete, ma è stupenda. Sapete che a me le schiene senza cicatrici proprio non piacciono? Ahah :-) mi chiedo sempre: "Che strano, nessuno ha mai guardato dentro di lui/lei?" . Ovviamente il caso strano sono io.
Ecco perché quando mi fermano in spiaggia per chiedermi "Cosa hai fatto?" lo racconto senza problemi. Ecco perché quando mi chiedono se voglio sottopormi ad una "Sistemazione della cicatrice" dico di no.
Perché lei, fa parte di me. Lei è quello che ho passato. E non voglio dimenticarlo.



Allora, Amica Mia, cara la mia schiena parliamone: quest'anno mi hai fatto un po' tribolare. Va bene, invecchio io e invecchi te, ci sta. Ma dii alle mie vertebre di smetterla di avere "Quell'iniziale rarefazione", di fermarsi così. Dii alla mia scapola di stare attenta a quella vite proprio lì sotto.
Hai ragione Amica Mia, sento quello che mi dici: mi sono sfuggite di mano un po' di cose negli anni e ho sbagliato. Ho commesso non uno, ma più errori. Non sono giustificabili, scusami. Ti chiedo perdono, e tu, per piacere, semplicemente perdonami.

Chiara