mercoledì 29 novembre 2017

AAA CERCARSI FLIRT ??

Non ho mai parlato con qualcuno che tradisse solo perché la persona davanti a lui era una tentazione estetica. Se voi conoscete qualcuno che fa parte di questa categoria, mi piacerebbe parlarci per capire il meccanismo psicologico che sta alla base di ciò.

Io penso che non ci siano scuse sul tradimento: anche se una relazione va male, credo che nonostante le milioni di tentazioni, una persona, uomo o donna che sia, sia sempre in grado di dire no e di non permettere che si crei l'occasione. Persino se ubriaca. Per rispetto, soprattutto. Tanti sostengono che "Ho deciso di lasciarlo/a quindi posso tradirlo/a". Io non sono proprio di questa idea. Ma alcuni rivelano di aver bisogno di questo stimolo per porre un "The End" a una relazione, di fatto, già finita. 

Perché sto parlando di questo? Perché era da un po' che non chiacchieravo con un'amica. Abbiamo bevuto una bella camomilla e mi ha chiesto un consiglio. Le darò un nome di fantasia: Genoveffa.
Genoveffa lavora, ha tra i 32 anni, per cui non è vecchia, ma nemmeno così giovane da avere troppi impulsi e poco ragionamento. Convive da 3 anni e lei e il suo fidanzato volevano o forse vogliono le stesse cose. Ridevano, eccome se ridevano. Una volta. Ormai da 6 mesi c'è qualcosa che non va però. Come se non condividessero più le proprie vite. Vivono insieme quasi in modo apatico, come fossero entrati nella routine di una coppia di ottantenni. Provano a uscire da soli loro due, a ricreare certi contesti, hanno fatto un bel week end alle terme, le vacanze estive da soli. Sembra che vada bene e poi.... poi quando tornano a casa, pochi giorni e torna tutto come prima. Nell'ultimo periodo non fanno nemmeno più l'amore.
Lei gli parlato in mille modi, lui dice di capire, ma poi non cambia mai nulla nel concreto.

Non vuole tradirlo, è innamorata di lui... Ma in questo momento persino la sua autostima è a terra. Quindi mi ha chiesto: "Se flirtassi con qualcuno per sentirmi viva, ma senza andare oltre il flirt? Ma come faccio a trovare una persona che capisca questa cosa e non pretenda che la situazione si concretizzi dopo?"
"Genoveffa, se lo facesse lui?"
"Impazzirei, senza dubbio. Però è vero anche che io gli parlo di tutto ciò da mesi. Se lui mi avesse parlato di questa esigenza prima, avrei cercato di andargli incontro, di creare situazioni per farlo sentire così, hai capito come..." mi dice scrollando le spalle.

Le domande che mi sono posta sono: 
Cosa fare allora? Flirtare equivale a tradire oppure in realtà flirtano sempre tutti un po' (anche se impegnati perché non significa nulla)? Se non significa nulla, si può fare senza che l'altro si aspetti che si concretizzi la cosa oppure no? Se il partner lo scopre può arrabbiarsi e recepirlo come un tradimento oppure no (soprattutto considerato il fatto che anche lui sta sbagliando)?

Aiutateci!!
Chiara e Genoveffa :-) ahah

lunedì 20 novembre 2017

Ferita volontaria o involontaria?

La verità è che a volte facciamo male agli altri. Succede. Specialmente quando iniziamo a prendere una strada diversa dalla loro. Quell'amicizia, quel fidanzamento, quel rapporto che sembrava crearsi e essere destinato a grandi cose, ad un certo punto, si spezza.

A volte succede un po' per caso, ci si allontana e nemmeno ce ne si accorge più di tanto.

A volte ci si accorge di quello che sta succedendo e si lotta, convinti di lottare, di essere una squadra. Poi però uno dei due fa un autogol, talmente ricercato da pensare che sia voluto, che voglia perdere. Insomma, nella propria area di rigore può capitare, nella mischia, ma se si parte dall'area di rigore dell'avversario, per correre verso la propria porta e tirare un bel calcio al pallone, quando il portiere si sta allacciando una scarpa, come si fa a pensare ad un errore involontario? 
Il portiere, allora, resta per forza di cose un po' costernato... lì seduto a vedere rotolare quella palla nella sua porta senza poter far nulla. Resta talmente basito che a nulla valgono le critiche dei giornalisti sportivi che si dividono in "Errore casuale, dovuto alla confusione di una dura partita", a quelli che invece lo accusano di un "Errore volontario". Ma forse l'unica cosa che resta da fare per decidere, è solo guardare il risultato finale quando l'arbitro fischia il 90° minuto. Ma quando fischia?

Chiara

martedì 14 novembre 2017

La Benedizione del Dolore

Odiamo a tal punto il dolore, temiamo a tal punto il dolore che non ci accorgiamo che quello che dovremmo odiare e temere, è ciò che ci fa provare dolore: il male.
Il dolore non è altro che una Benedizione, in medicina come nella vita.

Ci rendiamo conto cosa accadrebbe se uno stesse male ma non lo sapesse? Pensiamo ad un'appendicite senza dolore: si andrebbe in peritonite e poi si morirebbe. Invece no: esiste il dolore.
Pensiamo ad un'amicizia, ad un fidanzamento, ad un qualsiasi rapporto deleterio: se non provassimo dolore vivendolo, vci ritroveremmo distrutti.

Ma, grazie a Dio, abbiamo il dolore, proviamo dolore. Proviamo quella spia dentro la nostra anima o dentro il nostro corpo che ci dice "Ehilàààààà fa attenzione: c'è qualcosa che non va". E se c'è qualcosa che non va, non lo si può non sentire, non lo si può non percepire. Si sente.

Poi ammetterlo è tutt'altra cosa, vero? Ci piace raccontarci come fossimo indistruttibili e immorali. E sapete perché a volte facciamo così fatica ad ammettere il contrario? Per paura e perché a volte, la colpa è nostra. Già: se abbiamo un malanno o sono gli altri che ci stanno facendo male, lo ammettiamo. Ma quando siamo noi a farcene o a farlo, no. Eppure siamo umani: nessuno è perfetto, ormai avremmo dovuto capirlo. Soprattutto perché questo passaggio è fondamentale:

"Bisogna curare e guarire il male per non sentire dolore, non è spegnendo il dolore che si cura il male.
Il male è la conseguenza di qualcosa. Se si desidera curarlo, se si desidera non sentire più dolore (per davvero) bisogna affrontarlo, avendo coraggio e mettendosi in gioco; cioè reagendo."

Chiara

lunedì 6 novembre 2017

Sicuri di reagire davanti ai problemi della vita?

Prendendo come dato di fatto che al mondo, prima o poi, tutti hanno dei problemi, personalmente non capisco come certe persone...

Come certe persone davanti ad essi, fingano che non esistano.
Come certe persone davanti ad essi, li nascondano.
Come certe persone davanti ad essi, facciano di tutto per non pensare (non solo ai propri problemi...).
Certe persone davanti ad essi, trovino soluzioni che non sono soluzioni e girano intorno agli stessi continuamente.
Certe persone davanti ad essi in maniera estrema o si isolano o si circondano di persone.

Invece di... semplicemente vederli, guardarli e affrontarli.
Infatti l'unica soluzione per far sparire un problema, è proprio questa.

Capisco che ognuno abbia i suoi tempi anche per riflettere, ma ad un certo punto, insomma, bisogna tirarle fuori queste palle o ovaie che siano oppure no?
Tante persone, tuttavia, non si rendono conto che quello che stanno facendo non è affatto una risoluzione dei loro problemi, anzi.. però bisogna ricordare: l'unico modo per capire se state davvero risolvendo i vostri problemi è proprio domandarsi "Si stanno risolvendo?" (Scusate il gioco di parole)
Sembra banale ma se la risposta è affermativa: ottimo. Altrimenti... bisogna capire in che modo si desidera vivere.

Caro lettore, ora chiudi gli occhi e chiediti: "Sto facendo qualcosa di reale, tangibile, per il mio problema?"

Chiara