domenica 24 dicembre 2017

Dire Grazie

Ormai è la Vigilia di Natale del 2017. Io mi sento un po’ come fosse fine anno. Qualcuno mi ha detto di pensare, ogni giorno a qualche aspetto della mia vita che mi piace, che voglio benedire, per cui voglio rendere Grazie a Dio. Eppure, da quando mi è stato fatto questo suggerimento, continuo a pensare principalmente a due cose. Due cose intime, che mi hanno permesso ancora di più "Capire". Non scriverò qui questi pensieri, sono troppo “miei”. Anche se, chi mi ha dedicato un po’ di tempo in questi mesi, chi ha saputo leggermi, chi sa a cosa io do importanza, li conosce. Soprattutto uno, perché recente. Vi chiederete del perché di questo post, allora. Ve lo spiego subito: voglio condividere il pensiero generale perché possa ispirare qualcuno di voi.
Per qualche amica e qualche familiare è stato un anno davvero brutto, per un'altra amica lo è stato il 2016. Chissà per quanti di voi lo è stato. Chissà quanti, facendo finta di nulla dietro uno schermo, hanno finto normalità e a volte felicità. Pensate alle cose davvero importanti: pensate a chi potete abbracciare ancora, benedite chi c’è al vostro fianco e tenetevelo stretto. Pensate alle cose positive che quest’anno vi ha lasciato: no, non sto dicendo che “Può sempre andare peggio, quindi siate felici” e fine. Sto dicendo di pensare seriamente e concretamente a cosa poteva andare peggio nella vostra vita. Fate un bel sospiro, andate alla Santa Messa di Natale e... Quale migliore occasione per ringraziate Dio?
Buon Natale a tutti 
Chiara

martedì 12 dicembre 2017

Vita di Paese, Vita da Paesano

Quando ero molto piccola i miei genitori decisero di trasferirsi in un paese fuori Milano perché piaceva loro l'idea di potermi far crescere in ambienti sereni, più calmidove tutti si conoscono e si aiutano. Dove se ti manca la farina puoi bussare alla porta accanto, dove i bambini della stessa età possono giocare scalzi su uno sterrato e in una strada chiusa, dove entra solo chi ci abita e andando piano in macchina. E' così che sono cresciuta. Citofonando ai miei vicini di casa, andando a piedi in oratorio e praticamente ci conoscevamo tutti. Si facevano grandi feste in 60 persone affittando le sale dell'oratorio, d'inverno una andava a giocare a casa degli amichetti e i genitori diventavano tanto amici da festeggiare l'ultimo dell'anno, i compleanni tutti insieme e si facevano anche le vacanze insieme. Chiaramente non si era sempre in 60, ma comunque anche con coloro che non si frequentavano intensamente, ci si fermava a parlare sul cancello, si chiacchierava del più e del meno.

Quanto ho amato la mia infanzia!! Tanto che ho sempre desiderato avere una famiglia e crescerla in un posto così. Proprio nella stessa via, nello stesso paese.
Già, perché quando qualcuno veniva a mancare, quando qualcuno era in difficoltà, ci si stringeva e ci si aiutava. E poi si tornava a ridere tutti insieme. 

Ma ho tralasciato il lato negativo. Lato che ho appreso solo quando sono cresciuta: LE VOCI DI PAESE. Oh che fatica queste voci, o che fatica certe mentalità.
Tutt'ora i genitori sono diventate persone che con la saggezza della maturità decidono di mostrare ai loro figli che dei propri fallimenti e delle proprie delusioni, nessuno deve sapere niente, che bisogna celare i propri problemi, ma sbandierare quelli degli altri. Insegnano ai figli a fare confronti: chi ha preso la laurea per prima, in quale facoltà, senza guardare quei bambini che hanno visto crescere con un minimo di sguardo affettivo, anzi! Non si fermando nemmeno a pensare che quel bambino che è cresciuto con i loro, magari ha avuto delle difficoltà, magari è stato male. No. L'importante è far vedere che quel bambino diventato/a uomo o donna vale meno del proprio/a. Poco importa guardare ai propri problemi, ai problemi dei propri figli. L'importante è sminuire gli altri, celando i propri problemi sotto il tappeto, senza pensare a risolverli. Non importa se si criticano problemi banali degli altri e in casa si ha invece una bomba atomica. L'importante è ciò che appare. 
Pensate che a Milano chiamano questa mentalità "Mentalità da Falchett" (non so se l'ho scritto giusto), in modo dispregiativo ovviamente.
Questi saggi genitori non criticano solo i figli degli altri, ma si criticano anche tra di loro. L'anzianità avrà dato loro alla testa?


Sapete che ho cambiato idea sul mio futuro? Certo, ogni posto ha i suoi lati positivi e negativi, ma credo proprio che non mi sentirei mai a casa entrando in una via o in un paese dove quando entri si sente il brusio tipico delle vecchie che recitano il Rosario in Chiesa e dove devi pensare a proteggere te stesso e i tuoi cari, invece che essere solo a goderti la vita.

Chiara



!!!! ATTENZIONE: Queste magliette sono state prese dalla pagina Facebook: @IronicShirt 
(Mi piacciono e credo siano giuste per questo post!)

martedì 5 dicembre 2017

La persona giusta?Pazza e intelligente!

"Come deve essere la persona giusta?"
"Stimolante."
"Stimolante in che senso?"
"Pazza e intelligente."

Per un attimo mi sono fermata. Cavolo. Questa è quella che vorrei essere. Finalmente qualcuno che non si mette a elencare qualità superficiali.

Pazza... pazza come? Pazza divertente, pazza che sa ridere, pazza che sa prendere la vita un po' "Così", senza troppe paranoie, ma nemmeno superficialmente. Ma pazza da saper giocare e pazza da sapere quando fermarsi.

Intelligente. Già. Una di quelle persone che sanno pensare. Che ascoltano ma che non si fanno influenzare. Tuttavia possono cambiare idea se le motivazioni la sostengono. Una di quelle persone che si informa sull'attualità di oggi. Una di quelle persone che la sera guarda una serie tv ma che poi ha Dostoevskij sul comodino e la casa piena di libri.

Che bello.
"E tu come sei?"
"Pallosa e non-totalmente-stupida".
"Davvero?"
"E' così che mi vedo oggi. Ma forse, non dovrei essere io a descrivermi."

E voi? Vorreste essere un po' più pazzi e intelligenti?
Che bello sarebbe il mondo!

Chiara

lunedì 4 dicembre 2017

Parità dei Sessi: una buona cosa?

Siamo sicuri che questa storia della parità dei sessi sia davvero una buona cosa?

Pensiamo a come andavano un volta (anni '50) le cose: si trovava la persona che rapiva il cuore ma anche la mente, si facevano le dovute considerazioni con i rispettivi genitori, ci si fidanzava e dopo un po' di tempo ci si sposava. Senza troppi grilli per la testa, ruoli ben definiti: la donna si occupava della casa, dei figli. L'uomo si occupava di garantire a tutti una buona vita lavorando, e della casa per cose diverse da quelle delle donne (es. tagliare il prato). L'ultima cosa, ma non di certo la meno importante, anzi, proprio per il motivo opposto la scrivo per ultima: la donna si occupava dell'uomo, l'uomo della donna. Erano una squadra, sotto certi termini era la donna a coccolare l'uomo, a farlo sentire in un certo modo, sotto altri, era l'uomo a far sentire unica la donna. Erano ruoli complementari. Sapete tutti quali erano, quindi non mi intrattengo a scriverli. La realizzazione personale della donna e dell'uomo si trovavano nei reciproci ruoli.

Pensiamo ad adesso: ognuno è concentrato prima su di sé, su quello che desidera, e poi sul rapporto. La realizzazione personale viene prima del rapporto di coppia. Privilegiamo prima gli obiettivi del singolo, e dopo quelli della coppia. Pertanto è possibile che non siano gli stessi della coppia ma gli stessi personali. In questo modo la complementarietà si perde, perché tutti e due impegnati sul fronte singolo. Adesso se si segue il marito in trasferta, è una rinuncia della propria carriera. Una volta, invece era normale e favoriva un buon rapporto di coppia.
Io sono convinta che per come concepiamo i rapporti adesso, è più difficile trovare il giusto equilibrio ed essere felici. Perché tutti vorrebbero tutto. 


Una volta, però, non è detto che i rapporti fossero davvero felici, perché questi taciti accordi non sempre venivano rispettati da entrambe le parti. Quando era l'uomo a non rispettarli, la donna non aveva alternativa. Doveva comunque continuare il suo ruolo.
Forse la parità dei sessi è stata ricercata soprattutto per questi motivi: la garanzia di avere una vera vita anche se l'altro se ne va, fino ad arrivare a mettere prima il singolo.

Forse per i rapporti, la parità dei sessi non li ha aiutati, ma ha dato di certo una possibilità nel vivere senza avere bisogno per forza di appoggiarsi ad un uomo.

Voi come la pensate?
Chiara