Buongiorno cari lettori,
innanzitutto chiedo scusa per l’assenza di riflessioni, che
avevo promesso di fare una volta a settimana. Il motivo è semplice: ne sto
metabolizzando tante, e necessito di tempo prima di scriverle, perché sono
davvero tante!!
Quella su cui mi sento di scrivere oggi, è il PERDONO.
Ferma e zitta, davanti all’ennesimo torto da parte della
stessa persona che non posso escludere dalla mia vita, mi sono fermata a
riflettere.
Riflettere sul fatto che io non posso, né mi sento di
giustificare gesti infantili o comunque di una persona che non pensa. Ma questa
può essere una giustificazione continua? Ovviamente no. E, quando un torto, non
è UNO, ma un susseguirsi di essi, alternati magari da attimi di silenzio o di
gesti che fanno ben sperare, ma purtroppo in minoranza, allora: come si fa a
perdonare?
Mi sono rivolta ad una persona che mi ha fatto capire COS’è
DAVVERO IL PERDONO.
Perdonare non
significa dimenticare.
Perdonare significa
non farsi contagiare da quel male. Non rispondere al male con il male. Lo si
può bloccare, non bisogna stare immobili a riceverlo. Oppure si può rispondere
con il bene. Rispondere nel senso di agire nella quotidianità, come avremmo agito
senza di esso. Pur bruciando dentro di noi quel fiammifero che vorremmo tanto
lanciare, si prova a spegnerlo, ignorandolo. Perché “Chiara non è quel
fiammifero, tu non sei così. E non devi lasciare che il male cambi Chiara”.
Mi ha aiutata molto, perchè io mi sentivo cattiva solo perchè sentivo ardere quel fiammifero, invece era normale. Basta non lanciarlo.
Nella speranza che sia di aiuto anche a molti di voi,
Chiara
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