Il dolore non è altro che una Benedizione, in medicina come nella vita.
Ci rendiamo conto cosa accadrebbe se uno stesse male ma non lo sapesse? Pensiamo ad un'appendicite senza dolore: si andrebbe in peritonite e poi si morirebbe. Invece no: esiste il dolore.
Pensiamo ad un'amicizia, ad un fidanzamento, ad un qualsiasi rapporto deleterio: se non provassimo dolore vivendolo, vci ritroveremmo distrutti.
Ma, grazie a Dio, abbiamo il dolore, proviamo dolore. Proviamo quella spia dentro la nostra anima o dentro il nostro corpo che ci dice "Ehilàààààà fa attenzione: c'è qualcosa che non va". E se c'è qualcosa che non va, non lo si può non sentire, non lo si può non percepire. Si sente.
Poi ammetterlo è tutt'altra cosa, vero? Ci piace raccontarci come fossimo indistruttibili e immorali. E sapete perché a volte facciamo così fatica ad ammettere il contrario? Per paura e perché a volte, la colpa è nostra. Già: se abbiamo un malanno o sono gli altri che ci stanno facendo male, lo ammettiamo. Ma quando siamo noi a farcene o a farlo, no. Eppure siamo umani: nessuno è perfetto, ormai avremmo dovuto capirlo. Soprattutto perché questo passaggio è fondamentale:
"Bisogna curare e guarire il male per non sentire dolore, non è spegnendo il dolore che si cura il male.
Il male è la conseguenza di qualcosa. Se si desidera curarlo, se si desidera non sentire più dolore (per davvero) bisogna affrontarlo, avendo coraggio e mettendosi in gioco; cioè reagendo."
Chiara
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