Ci sono giornate da dimenticare e giornate da ricordare. Eppure, come ha detto Michelle Demonte: "Niente imprime una cosa così intensamente nella memoria, quanto il suo desiderio di dimenticarla".
Forse si dovrebbe voler dimenticare le cose felici, ed ecco servita la gioia su un piatto d'argento.
Fosse semplice. Ci sono giornate in cui non ci si riconosce, in cui si tira fuori il peggio, il meglio o forse semplicemente la verità su noi stessi.
Non so se ci si debba vergognare per mostrare realmente come si è. Non "Vergognare" in senso negativo, ma in senso di "Avere timore", "Avere pudore" per la propria intimità". Intimità che spesso nemmeno l'interessato vuole affrontare. Ma è un'intimità che spesso bisogna affrontare, quando non si vuole, quando si desidera fare tutt'altro, eppure ci sono giornate che portano allo scoperto ciò che non vorremmo, ciò che vorremmo dimenticare di noi, ma che, esce, perché deve uscire, perché è noi.
Così, se posso dare un consiglio: affrontarlo una volta, spesso significa non ri-affrontarlo più, perché significa averlo accettato, allora: meglio prima che poi, no? Ed è in questo modo che una giornata da dimenticare, potrà entrare nella categoria delle giornate da ricordare. :-)
Chiara
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