C’era
una volta uno squalo bianco grande, tanto grande. Igor era il suo nome, ed egli
seminava il terrore in tutti gli oceani.
Si
sentiva parlare di Igor persino nei mari piccoli, e le voci della sua forza e
della sua fame ripercorrevano i fiumi, i laghi, i torrenti e i ruscelli.
Persino le trote conoscevano per fama Igor: era enorme con denti aguzzi e
grandi quanto una trota stessa, aguzzi come la cima della montagna più alta.
Ma
non solo: anche negli acquari il nome di Igor ridondava tra le finte alghe, e
nessuna mamma-pesce dava il nome di Igor ai suoi bambini.
Igor,
d’altronde, non aveva nulla nel suo aspetto che ricordasse tenerezza, dolcezza,
gentilezza, compassione, era semplicemente: terrificante.
Un
giorno mentre vagava solo nel mare, Igor vide passare un branco di squali
bianchi, come lui, così si avvicinò. Essi subito si impietrirono e gli chiesero
se lui fosse davvero Igor.
Igor,
felice che già lo conoscessero, sorrise e disse fiero “Si!”.
Subito
gli squali si dileguarono, ma restò fermo impassibile un piccolo squaletto di
nome Reginaldo.
Igor
lo guardò spaesato e gli chiese: “Perché sono scappati via tutti?”
Reginaldo
rispose: “Tu sei Igor, quell’Igor tanto conosciuto per la sua temibilità, per
la sua cattiveria, ecco perché!”
Igor,
scioccato, gli chiese spiegazioni, e Reginaldo gli confidò tutto quello che si
diceva su di lui, persino che la voce della sua esistenza era giunta alle
trote, che risalendo fiumi, la diffondevano ovunque.
Mentre
Reginaldo parlava, Igor iniziò a piangere, all’inizio le lacrime scendevano giù
silenziose, una dietro l’altra, ma poi iniziarono ad aumentare, tanto che Igor
iniziò a respirare male, ed a soffiarsi il naso sulle alghe che aveva intorno.
Reginaldo era sorpreso: non pensava di ferire così Igor, anzi, Reginaldo lo
invidiava! Voleva lui essere conosciuto come lo squalo più cattivo di tutti gli
oceani!
Igor
si calmò e poi gli disse: “Ecco perché non ho un branco, ecco perché non ho
amici, nemmeno gli stessi squali mi vogliono. Come ti chiami, squaletto?”
“Reginaldo,
signore!” Rispose lui.
“Reginaldo”
continuò Igor, “non è bello vivere così, sono sempre solo, caccio da solo,
mangio da solo, dormo da solo, non parlo con nessuno eccetto le alghe. Ti dirò
un segreto: io preferirei essere più piccolo, ma sono nato così e in più ho
sempre tanta fame. Cosa ci posso fare?”
In
quel momento, uscì un cavalluccio marino che si era mimetizzato lì vicino, e
disse loro: “Non mi mangiate: devo dirvi una cosa!”.
I
due squali un po’ turbati che un cavalluccio marino potesse intervenire in
questa conversazione, gli dissero comunque di parlare. Il cavalluccio continuò:
“Igor, non devi essere triste, devi solo
fare capire al mondo, e Reginaldo ti può aiutare in questo, che tu non sei
cattivo, ma solo affamato, sei uno squalo ciccione, ma non c’è nulla di male!
Tu hai fame e mangi, mangi come la natura ti ha insegnato a farlo, o
moriresti!”
Igor
e Reginaldo compresero la verità: era questo il destino degli squali, e Igor
era semplicemente più grosso perché aveva sempre fame. Ringraziarono il
cavalluccio marino che fuggì con la promessa che non lo avrebbero inseguito,
anche perché troppo piccolo per soddisfare il loro appetito.
Arrivò
d’un tratto, spaventata la mamma di Reginaldo che giunse di corsa implorando
Igor di non mangiare uno della sua razza (Reginaldo). Allora, spiegarono anche
a lei, la situazione e decisero di non abbandonare Igor ma di aiutarlo ad
entrare nel branco.
Così,
ovunque, arrivò la voce che Igor non era più cattivo degli altri squali, solo
più affamato, la natura lo aveva fatto così, ma non meritava di restare solo ed
emarginato: è il ciclo della vita, è la natura.
Immagine presa da "Google immagini"
E... Igor visse felice, contento e sazio.
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