Dal vocabolario Treccani:
egoismo s. m. [der. del lat. ĕgo «io»].
– Atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio
benessere e della propria utilità, tendendo a escludere chiunque altro dalla
partecipazione ai beni materiali o spirituali ch’egli possiede e a cui è
gelosamente attaccato: persona chiusa nel proprio e.; l’e. dei ricchi; l’e. di certi letterati; e. materno; restringere e riconcentrare
ogni suo affetto ed inclinazione verso se stesso, il che si chiama appunto e.
(Leopardi). Nel linguaggio filos., e.teoretico (detto più propriamente solipsismo),
dottrina secondo la quale l’esistenza di ogni altro soggetto non è che fenomeno
della coscienza del soggetto che se lo rappresenta; e. pratico, dottrina
secondo la quale il fine di ogni azione umana è sempre e soltanto l’interesse
individuale dell’agente.
Contrario:
Altruismo.
L’egoismo ha di base, quindi, una connotazione
assolutamente negativa.
Sono cresciuta con questa assoluta convinzione,
con persone che denigrano questa caratteristica, definita, per lo più, un
grande difetto.
Ma è davvero così?
Bene, mi sto ricredendo e non penso assolutamente
che allontanerò ancora da me o da chi mi chiederà consiglio questa
caratteristica, che sta assumendo dentro di me connotazioni sempre più
positive. Perché?
Come ho esposto nello scorso post, non c’è solo
il bianco e il nero, ma anche il grigio; ed è prendendo ad esempio questo
colore che si dovrebbe vedere ogni qualità o ogni difetto. Perché gli eccessi
fanno sempre male.
Pertanto, essere egoisti nella maniera più
eccessiva di questo termine, equivale ad avere un bel difetto.
Tuttavia non avere questa caratteristica,
permette a qualsiasi altro individuo di calpestarti, di approfittare di questa mancanza.
Avere questa qualità nel grigio, invece permette
di pensare a se stessi quando si ha necessità di pensare a se stessi. Di andare
avanti dritti per la propria strada, consapevoli del fatto che in quel momento
bisogna agire in questo modo, per un obiettivo o per un altro. Averla, è una tutela. Una tutela non solo verso se
stessi, ma verso i propri bisogni, i propri sogni, i propri obiettivi.
Obiettivi che se non si ha tale caratteristica nella maniera più eccessiva,
possono essere i più nobili del mondo. Ma se lasciamo ad altri approfittarsene,
non si raggiungeranno mai.
IO
Farò degli esempi personali.
Studio medicina.
Vorrei diventare medico per aiutare gli altri. Ho avuto, in passato, dei
problemi di salute e ho conosciuto persone con veri problemi di salute. Sia io
che loro abbiamo incrociato sulla nostra strada medici stronzi e poco
professionali. Volevo e vorrei poter far la differenza.
Eppure le persone fino a poco tempo fa, anche
amiche, ma senza accorgersene (sto dicendo che non sono comunque persone
cattive) approfittano del fatto che io sia molto disponibile. Giuro, non
passano tre ore che io risponda a chiamate o messaggi. Questo fa si che io mi
distragga. Ma la colpa non è loro, ma mia. Sono io che lo permetto, sono io che
lo faccio fare. Persino per stronzate. Non va bene. Fossero cose gravi sì, ma
così no.
Il colmo è che loro anche per cose di una certa
importanza non rispondono, perlomeno non in tempi inferiori alle dodici ore. Nemmeno
a una telefonata, tante volte. Annullano impegni presi con me per uscire con
altre persone. Non mi rispondono se sono con il loro fidanzato. Eppure io no.
Io sono sempre reperibile.
Ah già, eppure mi sono sentita dire che sono
assente, perché, mentre sono con altre persone non mi fermo a salutarle (magari
le altre persone non volevano?) oppure perché non amo più andare a ballare,
oppure perché non posso sprecare un pomeriggio accompagnandole a fare shopping
o a passare un weekend con loro.
Non importa se devo studiare, perché la maggior
parte delle persone che ha studiato, ha fatto una facoltà più semplice, quindi non
capirà. Eppure se loro devono lavorare, io devo capire.
Capite che non va bene? Ma sono io che ho
permesso che loro si comportino così. La colpa è solo mia.
Io dovrei imparare a dirmi: “Se c’è qualcosa di
grave, urgente, una persona mi chiama.” E lì rispondere. Altrimenti, se il
cellulare suona per un messaggio, e io sto studiando, quella persona può
aspettare. Esattamente come aspetterei io, e senza problemi, se quella persona
sta lavorando. Per studiare medicina serve una più alta concentrazione rispetto
alle altre facoltà. Richiede enormi SACRIFICI. So bene che anche le mie amiche
li fanno, come spesso io li faccio per loro. Ma non è forse questa l’amicizia?
Eppure provo ad esserci in ogni modo che mi è possibile.
Alla fine, il mio obiettivo è nobile. Eppure se
non imparo ad essere un po’ egoista, non lo raggiungerò. Però queste persone i
loro obiettivi li hanno raggiunti.
Però è e sarà colpa mia. Perché sono io che devo
imparare a pensare a me. Se gli altri si lamenteranno, chi è il vero egoista
che pensa a sé e non ad aiutarmi nel mio percorso?
Alla prossima settimana,
Chiara