giovedì 11 febbraio 2016

Buon Valzer Silvio, buon Valzer nonna

Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia serena, circondata da amore e tranquillità. Tranquillità che si è interrotta con la separazione dei miei genitori quando ero ancora una bambina.  E’ inutile dire che le cicatrici che una separazione lascia, le può capire solo un altro figlio di separati. Quella sensazione di rottura rimane dentro di te ogni giorno, manifestandosi per lo più nelle feste in cui una famiglia dovrebbe essere unita, come Natale.
Qualche anno dopo ho subìto un intervento alla colonna vertebrale, andato bene, ma che per quei mesi mi ha fatto davvero capire cosa voglia dire il dolore fisico.
Con alti e bassi fisiologici sono arrivata all’università.
Qui le scelte da fare sono aumentate, con le responsabilità; d’altronde ero diventata grande.
Ho dovuto prendere una decisione importante, ho subìto un lutto, ho fatto degli errori, che mi hanno portata a sentirmi umiliata, degradata da chi mi sta intorno e non mi conosce poco. Di vista. Ho subìto decisioni di altre persone, il divorzio, arrivato a ciel sereno dei miei genitori (cosa che ormai credevo impossibile), e un’altra notizia che mi ha sorpreso. Poi tre lutti, in un anno e mezzo.
I primi tre lutti sono stati sofferti, moltissimo. Sogni non avvenuti, non ricordati e notti a piangere. I miei nonni. Il tempo passato con loro, i ricordi sono qui dentro di me. Eppure, una sorta di “preparazione” li aveva annunciati, anche se non si è mai pronti del tutto.

Un’altra cosa però, è stato il lutto di ieri. Improvviso. La chiamata dei vigili, perché il mio numero era quello delle emergenze. E così anche l’ultima persona che avevo di “quella generazione”, anche l’ultima persona che aveva una barlume di “nonno” se ne è andato. Senza un avviso questa volta. Senza poterlo salutare.

E la cosa che mi sconvolge è l’imprevedibilità della vita. Come dicendo quel “Pronto” e sentendo i vigili, tutto sia cambiato. Come qualche anno fa, sedendomi sul divano, qualcuno piangendo, mi ha cambiato la vita in un modo gigantesco.

L’unica certezza che la telefonata di ieri mi ha dato, è stata la conferma che, quando rifiutavo di uscire con le mie amiche, quando non andavo a fare passeggiate la domenica in montagna o in centro, lo facevo per vedere i “miei nonni” e “Ho fatto bene, non ho rimpianti.”
Tre lutti in un anno e mezzo però, sono duri da digerire. Ciascuno porta il pensiero al precedente.

La cosa importante nel caso degli affetti, è di non trascurarli mai, di cercare di non avere mai rimpianti. Qualsiasi affetto essi ricomprano (figli, genitori, nonni, zii, nipoti, cugini e persino amici), e soprattutto di non lasciare mai nulla di “non-detto”. Anche con persone giovani, perché gli imprevisti e gli incidenti, possono davvero devastare, soprattutto se “Non si è detto loro tutto”, ma, in realtà, anche se non ci fosse nulla di nuovo da dire, dedicare tempo, è davvero il regalo più grande che si possa fare a tutte le persone che si amano davvero.  In un famiglia, composta anche da amici, questo non deve mai mancare.

Caro Silvio, ora starai ballando sulle nuvole con la mia nonna.
Alla fine, tutta la vita è un gran Valzer, gira sempre tutto. E voi ce lo avete insegnato benissimo.




Chiara

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