sabato 28 luglio 2012

Riflessioni quotidiane

Qui ci sono riportate alcune frasi di riflessioni personali quotidiane....

Il bello dei sogni? Essi sono come l'acqua: sono lì, ti scorrono addosso e, o ti scivolano, o fortunatamente, ti sommergono. Ma la cosa più bella è che sono in pieno movimento :un sogno pur rimanendo sempre lo stesso,cambia costantemente...magari si aggiunge un semplice particolare, magari,invece, muta completamente. Ma la cosa che preferisco è che per quanto lontane siano certe realtà, certi desideri, certi sogni, basta usare la fantasia per viverli: allora tutto appare così nitido e vicino che sembra di viverlo...sembra di essere davvero sommersi...eppure è così che si respira a pieni polmoni.


A volte non diciamo tutto quello che vorremmo dire.Temiamo che dire quella cosa tanto particolare allontanerebbe una persona fondamentale per la nostra vita, dalla nostra stessa vita, anche se quella persona aveva giurato di esserci per sempre.A volte non ci rendiamo conto che così facendo siamo noi ad allontanarci da lei, senza darle la possibilità di scegliere. Eppure risulta più facile sopportare questo dolore, piuttosto che dire quel qualcosa che la ferirebbe, che ferirebbe te, che potrebbe costare molto di più: come un doloroso confronto. Così si inizia a mentire, prima agli altri e poi a se stessi, perché è più facile così,piuttosto che parlare...ed è a questo punto che inizia la vera solitudine, quella sensazione di rancore verso se stessi e quella malinconia verso qualcosa che non c'è più. Ecco cosa porta al silenzio, ecco cosa porta a non dire più la verità,ecco cosa porta a dire che va sempre tutto bene: la paura di ferire qualcuno con una critica, con la sensazione che tanto non capirà, ma almeno non ce l'avrà con te, nonostante quel rapporto non ci sia più. Alla fine dei conti si hanno solo dolci ricordi, e un grappolo in gola, che forse il tempo farà andare giù,prima o poi.


Le sensazioni.Le sensazioni sono quelle piccole puntine che non smettono di infastidire nemmeno quando sono immerse nel sughero. Pur stando immobili, ferme, riescono ad essere quella pulce che tanto non andrà via,ma forse meglio così…perché in fondo ci danno un grosso insegnamento: l’istinto, il dubbio portano  delle certezze uniche nel loro scatolone.


L’unico momento della giornata in cui non la senti, è quando dormi… allora lì i tuoi sogni, il tuo istinto di sopravvivenza la sovrasta…ed è allora la solitudine scompare. Peccato però che per arrivare a quel momento della giornata passino ore in cui lo stare sveglio e il pensare, cioè praticamente il vivere, ti fa arrivare al momento in cui chiudere gli occhi diventa difficile solo per i pochi minuti di silenzio che precedono la quiete.


Le richieste di aiuto a volte appaiono velate. Sono pochi quelli che le scorgono e capiscono, dietro a commenti poco convincenti, azioni irresponsabili, sguardi abbassati e discorsi importanti troncati a metà. Però c'è chi le capisce, e c'è chi, facendo finta di nulla, aiuta, senza farlo notare, senza proclamarlo platealmente, ma c'è chi c'è e basta. Almeno si spera.


I punti deboli di una persona sono, in genere, nascosti dietro un muro, una siepe, un lungo prato o una profonda foresta.  (E) Quando si ha la fortuna o il merito di abbattere, o di aver abbattuto, tutte queste resistenze, allora si deve stare attenti. Non si deve mai usare nulla contro il soggetto perché se lo si ferisce, è come se si ferisse la vera persona che è lui, o, forse, il bambino che ancora ne rimane. 


Chiara

Vite parallele

Avete mai visto Sliding Doors? E' un film molto carino, che ha come protagonista Gwyneth Paltrow nei panni di Helen Quilley.
Da piccola, cioè circa una decina d'anni fa (adesso sono molto vecchia, invece :-) ) lo guardavo e lo riguardavo perché sentivo la magia del destino (oppure no) in questo film. Mi spiego: proprio nelle prime scene, si vede la protagonista che viene licenziata, vuole tornare a casa e sale sulla metro. Subito dopo si vede la stessa scena della metro, ma Helen la perde per poco. Da qui inizia la vera trama: viene raccontata come la stessa vita possa subire un cambiamento drastico solo per una metro presa e una persa. Il film si divide in due vite: quella della Helen che sale sulla metro e quella che la perde. Fortunatamente la confusione dello spettatore viene chiarita subito: la protagonista che riesce a salire sulla metro successivamente decide di tagliarsi i capelli e di farsi bionda, mentre l'altra resta com'era in principio, cioè castana con i capelli lunghi.


                                                Locandina del film citato: Sliding Doors

Vi state chiedendo come finiscono le due vite, vero? Allora: tra poco farò considerazioni, dovute alla visione del film per cui potreste intuire qualcosa, quindi se preferite guardate prima il film, e tornate su questo post, dopo averne avuta visione.

Il motivo per cui adoro questo film è proprio come fa notare in tutto e per tutto, come un singolo gesto possa cambiare la vita, come il dubbio che ci sia un destino nascosto si insinua solo nella scena finale, quando sembra che la Helen castana dovesse per forza incontrare James... ma la fine della sua storia sarà comunque come quella della Helen bionda? Cioè... il destino farà in modo che la sua vita finisca sempre così, anche se dopo tempi diversi ed esperienze diverse oppure ci sarà un finale positivo dovuto praticamente solo alle sue scelte, o meglio, dovuto all'evento casuale di non aver preso quella metro?
Destino o scelte ( che siano meditate o casuali) ?
Non so sicuramente la risposta a tutto ciò...forse creiamo noi il nostro destino in base alle nostre scelte. Invece, magari, quello che esiste, realmente, è che essi convivono: il destino si occupa delle cose serie, mentre il contorno delle cose è deciso da noi? Mah..io credo più nella mia prima ipotesi.

Giovedì ho ricevuto una chiamata inaspettata, e ho ascoltato tante belle notizie. Eventi che, forse, sarebbero potuti capitare anche a me, o comunque non mi sarei trovata in certe situazioni, la mia vita sarebbe stata migliore se non solo io, ma anche le persone intorno a me avessero fatte scelte differenti... . Ho immaginato come sarebbe stato, come avrebbe potuto essere la mia vita ora. Ho commesso, io per prima, un'enorme quantità di scelte sbagliate, ma non mi so spiegare il perché. Certo, tutte mi hanno insegnato qualcosa, tutte: sia quelle meravigliose, sia quelle che vorrei dimenticare, ma comunque sono stata un'ora a letto ad immaginare la quantità di vite parallele con cui avrei potuto girare film, con cui avrei potuto capire mille altre cose. Magari, in un'altra dimensione ci sono le vite parallele di chiunque e, spesso, attraverso i sogni o le semplici riflessioni si fanno sentire.

Provateci anche voi, può essere divertente  ;)
Chiara

martedì 24 luglio 2012

"Chi ti ha ucciso?" "Io"

"Chi ti ha ucciso?"
"Io"
"Cosa? E perché mai ti sei ucciso?"

Questo ipotetico dialogo, ambientato nell'Aldilà, avviene tra due anime morte non per cause naturali, ma forzate. La prima, quella che fa le domande, è stata uccisa, la seconda, invece, cioè quella che si limita a rispondere "Io" è lì a causa di una sua scelta, a causa della scelta di suicidarsi.
Non so cosa spinga una persona a compiere un atto del genere.
Il suicidio è un'evento catastrofico della psiche umana. Compiere un suicidio da lucidi (e non da malati), è un atto di totale ribellione a qualsiasi legge non solo divina, ma anche naturale, va contro il proprio istinto di sopravvivenza.
Nella cultura cristiana è più grave dello stesso omicidio. Viene sempre citato il suicidio di Giuda e di quanto abbia trasgredito, peccato con quest'azione.

Il Corano (3,145) recita: "Non è possibile che nessuno muoia se non con il permesso di Dio stabilito e scritto a termine fisso."

E' un peccato talmente grande che spesso al suicida si rifiutava la sepoltura, o lo si seppellisce rivolto verso nord, la direzione di Satana (gli altri defunti vengono seppelliti verso sud). Si pensa che all'inferno ai suicidi vengano inflitti i supplizi e le punizioni più crudeli.

Nella religione cinese esiste una città dedicata completamente a loro: essi diventano demoni e non hanno diritto alla reincarnazione a meno che non trovino qualcuno che li rimpiazzi. Come? Ogni tre anni suicida può salire sulla terra e fare in modo che una persona muoia nel luogo e nel modo in cui è morto lui.
Solo in certe culture viene attribuito al suicidio un significato connesso al codice d'onore: la morte piuttosto che il disonore. Ma, comunque, è solo in caso, dall'altra parte la scelta tra questo e il disonore.
Ai giorni d'oggi si parla di suicidio assistito, eutanasia ed il suicidio dei kamikaze, mentre nella letteratura è spesso vissuto in maniera romantica. 

Ma: perché questo post? Perché sembra che nessuno ne voglia mai parlare. Davanti al termine suicidio ogni domanda si spegne. E' considerato un tabù, cioè come un qualcosa di proibito, anche se l'origine di questa parola indica che tabù sia qualcosa contemporaneamente di sacro e di proibito, e, sicuramente il suicidio non è sacro. Il senso, però, che spesso si attribuisce a questo termine è quello di proibito, ed è così che ho inteso questo termine ora.

Sono stanca degli argomenti proibiti. Mille thriller, mille telefilm, film e romanzi descrivono l'istinto omicida di pazzi psicopatici e ne esaminano prove, cercando di immaginare cosa possa aver scatenato tutto questo odio. Ma l'odio contro se stessi? Il desiderio di non esserci più  non fa audience? Forse bisognerebbe parlarne maggiormente, e bisognerebbe far capire alle persone che pensano al suicidio, che c'è una via per chiedere aiuto e non bisogna nascondersi, né, tanto meno, agire. Forse si capirebbero i segnali, se se ne parlasse di più, forse i soggetti non si sentirebbero pazzi e parlerebbero, chiederebbero più facilmente aiuto, perché non è mai giusto desiderare di morire. 


Le foto seguenti, scattate da una mia amica, Giulia Zen, sono per me molto rivelatrici su come una persona depressa possa sentirsi:




Sembra rappresentare la solitudine della depressione, come ci si senta trasparenti e senza nessuno che, realmente, veda.
Buona riflessione,

Chiara

Bibliografia: le mie ricerche sono state effettuate sul "Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze", Corinne Morel, Giunti editore.

mercoledì 18 luglio 2012

Destabilizzanti aspettative

Si vive. La metafora della vita come un viaggio, come il percorrere una lunga strada è un po' banale, ma è molto efficace. Diciamo che rende l'idea. Problema o fortuna: non si è soli. Quasi mai, almeno... o meglio: siamo tutti soli, ma nessuno lo è mai del tutto. Mi spiego: siamo circondati da persone, eppure, capita di sentirsi soli. Quando? Quando si è confusi... confusi su tutto e nella testa si creano dei punti saldi di contorno all'autostrada che stiamo percorrendo. Punti saldi, che, puntualmente, si muovono e causano solo instabilità.

                                                     Foto scattata da Giulia Zen


Cosa li fanno muovere? Le aspettative. Si, esatto quelle piccole certezze che si installano erroneamente nella nostra testa, nella nostra anima. Poi, puntualmente, vengono spazzate via.
Ci aspettiamo un "come stai?" che non arriva, ci aspettiamo un "mi dispiace" che non passa nemmeno nell'anticamera del cervello della persona da cui l'avremmo aspettato o, semplicemente, ci aspettiamo che qualcuno si ricordi di un esame importante, di una situazione di disagio, di un evento che sta succedendo. Si pensa, troppo spesso, che le persone, quelle che ci circondano sappiamo mettersi nei nostri panni, cioè che siano empatiche nei nostri confronti. Ma non è così, e bisogna smettere di pensare sia così.
Meno aspettative si hanno, più sorpresi saremo, perché se qualcuno ci stupisce è positivo....ma se qualcuno ci delude, è un problema perché dall'autostrada non si vedono più riferimenti intorno. I punti saldi ci devono essere, e, ora non so dove si possano trovare, ma santo cielo: non cercateli negli altri.
Cancellate le vostre aspettative,

Chiara

p.s. se ci sono errori grammaticali nei miei post, è perché un mese fa ho rovesciato la coca cola sulla tastiera. I tasti non vanno più tanto bene, e quando rileggo i miei post sono veloce e mi sfuggono perché li ho già rivisti mille volte. Non, di certo, per ignoranza.

martedì 17 luglio 2012

Luce

Ci sono momenti in cui ogni indizio di luce è dannoso.

                                                         Foto scattata da Giulia Zen  

E' dannoso perché l'unica situazione piacevole è quella del non parlare e dello stare a letto. Istanti in cui tutto è confuso, è appannato....un po' come vedere senza occhiali essendo miopi.
Ci sono momenti in cui ci si chiede, ci si incolpa di come si è finiti in certe situazioni. E poi ci sono le situazioni non cercate, in cui, però, si finisce dentro.
La vita offre momenti di distruggenti uragani e momenti di instabile sole. Sia il bello, sia il brutto tempo sono oscillanti e non fanno altro che disorientare, non fanno altro che non mostrare più l'orizzonte.
Senza orizzonte è un disastro! Eppure, bisogna sempre cercare di vedere qualcosa laggiù in fondo...qualcosa di luminoso.

Chiara

lunedì 16 luglio 2012

I soldi fanno la felicità

Qualche mese fa una mia amica mi ha detto: "Vorrei essere povera... i soldi portano solo dispiaceri. Le persone con pochi soldi, non hanno certi tipi di problemi.".
La rabbia che provava in quel momento, ovviamente, le offuscava la visione delle cose. Ogni situazione è unica nel suo genere, e non è mai giusto generalizzare. Però da questa sua opinione ho preso spunto per costruirmi una mia idea sull'importanza dei soldi nella vita, da cui il titolo provocatorio.


Ogni famiglia ha i suoi i problemi, alcuni per motivi economici, altri no.
A volte i problemi economici si sommano a problemi che ci sono già.
Credo sia proprio questa la questione... Non è che i soldi fanno la felicità nel senso che la costituiscono, e  che senza soldi non si possa essere felici, il punto non è questo. La questione si può semplificare citando Marilyn Monroe : "Dicono che i soldi non facciano la felicità, ma se devo piangere meglio farlo sui sedili posteriori di una Rolls Royce, piuttosto che su quelli di un vagone del metrò".
Perché? Perché se bisogna piangere per qualcosa meglio non dover piangere anche perché non si arriva a fine mese. Perché se c'è un grave problema di salute, dato che la sanità pubblica ha tempi molto lunghi, con visite private si possono accelerare le cose. Perché si può adottare un bambino a distanza. Perché si è più agevolati se si sceglie di studiare e intraprendere un lungo percorso. Ne potrei citare altri mille di esempi come i precedenti, ma sono sicura che avete capito cosa intendo: i soldi non costituiscono la felicità, ma se si hanno, possono essere grandi amici di essa.
L'unico problema abbinabile ai soldi è che spesso non si sanno gestire e che ci si approfitta del prossimo per averne sempre più.

Chiara

giovedì 12 luglio 2012

Figli e genitori. Genitori e figli.

                                                                                   Scritto domenica 8 luglio 2012


Non sono madre. Non ancora. Magari un giorno lo sarò. Lo spero. Magari un giorno starò lì, sotto una bella veranda con mio marito e, nel migliore delle ipotesi, nostro figlio o nostra figlia o i nostri figli penseranno ciò che penso io dei miei genitori. Allora sarei davvero fortunata.

                                            Qualche anno fa...com'ero giovane! 

Più vedo le mille realtà che mi circondano, più sono estremamente felice di aver accanto due persone, anzi una mamma e un papà che hanno sempre messo per primo il mio bene, il mio futuro.
Mi hanno insegnato cosa vuol dire amare un figlio, dimostrandomelo. Ogni scelta che hanno fatto è sempre stata improntata sul rendermi felice, non viziata, felice. Questo non significa che se volevo un gioco, me lo compravano, ma significa che per la mia felicità si sono sempre comportati in un certo modo. Non hanno mai pensato a loro stessi come prima cosa, ma la prima cosa ero io.

Mi hanno insegnato l'importanza della famiglia, anche se poi si sono separati. 
Non mi hanno mai lasciato da nessuna parte, se non per esigenze di lavoro. Perché io ero con loro, io ero sempre la loro bambina e ho sempre fatto parte della famiglia, parte di loro stessi. Non mi hanno mai fatto sentire un peso, cercando spazi senza di me. Anzi, hanno sempre cercato di passare con me più tempo possibile.

Mi hanno insegnato ad aver cura di me stessa... sotto ogni aspetto: dall'importanza di un esame clinico alla forza di un abbraccio.

Mi hanno insegnato che il rispetto è fondamentale nel corso dell'esistenza.
Mi hanno insegnato che gli anziani non si deridono, ma si aiutano. 
Mi hanno insegnato che gli emarginati vanno inclusi, sempre. 
Mi hanno insegnato che non si deve aver paura di qualcuno diverso dalla maggior parte delle persone, che sia per un handicap mentale o fisico. 
Mi hanno insegnato che uno scherzo, per essere divertente, deve far ridere tutti i protagonisti, non uno solo.


Mi hanno insegnato che ogni gesto ha delle conseguenze.
Mi hanno insegnato che le conseguenze di un mio gesto, possono anche ricadere su altre persone.


Mi hanno insegnato che si devono conoscere le situazioni, prima di esprimersi o di dare consigli.
Mi hanno insegnato a mettermi sempre nei panni altrui.



Ma oggi, più di ogni altra cosa, sento il dover dirgli grazie per avermi insegnato l'importanza di un libro, l'importanza della cultura, l'importanza dello studio. L'importanza del sacrificio. L'importanza di pensare al futuro. Ho sentito tanti rimproveri, soprattutto quando portavo a casa un brutto voto (e alcuni fin troppo severi a parere mio, ahah), e più proseguo sulla mia autostrada quotidiana, più capisco che non tutti i genitori abbassano il volume della tv se il figlio sta studiando perché hanno paura di disturbarlo. Non tutti i genitori spiegano a un figlio che ciò che oggi può essere un sacrificio, un domani sarà una grande gioia. Non tutti i genitori stanno svegli fino all'una a far compagnia ai figli nelle serate di "studio matto e disperatissimo"(Leopardi), non tutti i genitori puntano alla realizzazione personale del figlio, sia essa interiore, esteriore, affettiva e professionale.


Non dico che sia sbagliato far errare i propri figli, perché spesso è necessario farlo.... ma farlo con lo spirito di "sono cazzi tuoi" o "fai le tue esperienze, qualsiasi cosa sono qui" è molto diverso.


Un'altra delle cose importanti che mi hanno insegnato è che un genitore resta un genitore sempre. Anche quando il figlio è cresciuto, ed così, mi hanno insegnato l'Amore

Grazie,
Chiara



giovedì 5 luglio 2012

Simbiosi

Simbiosi*: in biologia, vita comune di due o più individui animali o vegetali che appartengono a specie diverse. In senso figurato, associazione o coesistenza, stretto rapporto, compenetrazione di elementi diversi.

Non ho mai creduto del tutto ai rapporti simbiotici. Forse perché ho sempre pensato che un rapporto condito con eccessiva simbiosi avrebbe potuto terminare con la "non-sopportazione" reciproca. Come se una relazione di questo tipo, portasse ad una mancanza di ossigeno nell'aria.
So che i ricordi possono essere travisati, a volte sembrano tutti meravigliosi, a volte, invece, tutti da evitare; però, per esprimere il tutto più elegantemente cito Barbara Kingsolver, che disse: "La memoria è una cosa complicata: è imparentata con la verità, ma non è sua gemella." . Ora come ora la mia vita simbiotica del passato, ha un ricordo molto piacevole nella mia testa e nel mio cuore...Io non sono un filosofo, né una gran mente capace di distribuire consigli di vita a destra e a sinistra. Credo infatti che, spesso, le persone che pensano di sapere tutto, e danno mille suggerimenti, in realtà sanno meno di chi è convinto di non sapere molto; quindi, onestamente, non so se il mio rapporto simbiotico che ho avuto in passato, può essere diventato così stretto, da non far più restare i due individui nella stessa storia, ma oggi a "rigor di ricordi", ora (magari domani cambierò idea), mi ricredo sulle mie teorie iniziali... non penso sia vero che un rapporto simbiotico possa essere distruttivo, penso che siano altri i fattori che possano essere d'ostacolo in una relazione...ma la simbiosi no.
Con la simbiosi si finiscono le frasi a vicenda, si sa che non si può vivere senza l'altro, è come aver trovato l'altra metà della mela, della vita, dell'anima, è come pensare ad una cosa e dover assolutamente comunicarla immediatamente... è come se si trovasse "la propria persona", come si trovasse la tazza da colazione uguale a se stessi, ed è un avvenimento spettacolare, è davvero come non essere più soli.

                                                    Foto scattata da Giulia Zen.
                                                    

Buona ricerca di simbiosi a tutti,
Chiara


*cit. da "Il dizionario della lingua italiana", ed. Le Monnier. 

martedì 3 luglio 2012

La Nazionale gioca ogni giorno

Non si vede mai l'Italia così unita come quando gioca la Nazionale di calcio. Soprattutto quando passa i primi turni, e "il gioco inizia a diventare più serio". Allora si ride e si piange insieme. Allora ci si sente davvero un popolo. E' pazzesco come il calcio riesca a fare tutto ciò più di qualsiasi altro sport, più di qualsiasi politico, più della nostra bandiera. 

                                            
Ammetto che c'è qualcuno che critica e non solo la Nazionale di calcio, ma tutta l'Italia, sempre. Io stessa ho scritto in uno dei precedenti post, che "spesso è come vivere nella terra di inculandia (...)". Tuttavia amo l'Italia e critico degli atteggiamenti che hanno alcune persone (sempre pronte ad approfittarsi del prossimo), nella speranza che qualcosa cambi; mentre: chi fa solo prendere aria alla bocca, può sempre trasferirsi oltre confine. 
Forse ci vorrebbe più patriottismo, quello che hanno molte altre nazioni, quei brividi sulla pelle quando si ascolta e si canta il nostro Inno, quel rispetto davanti alla bandiera, davanti alla nostra Italia ogni giorno, non solo quando gioca la Nazionale di calcio, ma costantemente, perché ci si dovrebbe ricordare che tutti noi siamo la Nazionale, tutti noi siamo un popolo che scende in campo quotidianamente. Per questo ho intitolato il post: "La Nazionale gioca ogni giorno", perché il nostro stato gioca ogni giorno e si dovrebbe esternare la nostra unità, "l'insieme" citato nella seconda riga di questo post, ogni giorno

Buona Italia a tutti,
Chiara