martedì 24 luglio 2012

"Chi ti ha ucciso?" "Io"

"Chi ti ha ucciso?"
"Io"
"Cosa? E perché mai ti sei ucciso?"

Questo ipotetico dialogo, ambientato nell'Aldilà, avviene tra due anime morte non per cause naturali, ma forzate. La prima, quella che fa le domande, è stata uccisa, la seconda, invece, cioè quella che si limita a rispondere "Io" è lì a causa di una sua scelta, a causa della scelta di suicidarsi.
Non so cosa spinga una persona a compiere un atto del genere.
Il suicidio è un'evento catastrofico della psiche umana. Compiere un suicidio da lucidi (e non da malati), è un atto di totale ribellione a qualsiasi legge non solo divina, ma anche naturale, va contro il proprio istinto di sopravvivenza.
Nella cultura cristiana è più grave dello stesso omicidio. Viene sempre citato il suicidio di Giuda e di quanto abbia trasgredito, peccato con quest'azione.

Il Corano (3,145) recita: "Non è possibile che nessuno muoia se non con il permesso di Dio stabilito e scritto a termine fisso."

E' un peccato talmente grande che spesso al suicida si rifiutava la sepoltura, o lo si seppellisce rivolto verso nord, la direzione di Satana (gli altri defunti vengono seppelliti verso sud). Si pensa che all'inferno ai suicidi vengano inflitti i supplizi e le punizioni più crudeli.

Nella religione cinese esiste una città dedicata completamente a loro: essi diventano demoni e non hanno diritto alla reincarnazione a meno che non trovino qualcuno che li rimpiazzi. Come? Ogni tre anni suicida può salire sulla terra e fare in modo che una persona muoia nel luogo e nel modo in cui è morto lui.
Solo in certe culture viene attribuito al suicidio un significato connesso al codice d'onore: la morte piuttosto che il disonore. Ma, comunque, è solo in caso, dall'altra parte la scelta tra questo e il disonore.
Ai giorni d'oggi si parla di suicidio assistito, eutanasia ed il suicidio dei kamikaze, mentre nella letteratura è spesso vissuto in maniera romantica. 

Ma: perché questo post? Perché sembra che nessuno ne voglia mai parlare. Davanti al termine suicidio ogni domanda si spegne. E' considerato un tabù, cioè come un qualcosa di proibito, anche se l'origine di questa parola indica che tabù sia qualcosa contemporaneamente di sacro e di proibito, e, sicuramente il suicidio non è sacro. Il senso, però, che spesso si attribuisce a questo termine è quello di proibito, ed è così che ho inteso questo termine ora.

Sono stanca degli argomenti proibiti. Mille thriller, mille telefilm, film e romanzi descrivono l'istinto omicida di pazzi psicopatici e ne esaminano prove, cercando di immaginare cosa possa aver scatenato tutto questo odio. Ma l'odio contro se stessi? Il desiderio di non esserci più  non fa audience? Forse bisognerebbe parlarne maggiormente, e bisognerebbe far capire alle persone che pensano al suicidio, che c'è una via per chiedere aiuto e non bisogna nascondersi, né, tanto meno, agire. Forse si capirebbero i segnali, se se ne parlasse di più, forse i soggetti non si sentirebbero pazzi e parlerebbero, chiederebbero più facilmente aiuto, perché non è mai giusto desiderare di morire. 


Le foto seguenti, scattate da una mia amica, Giulia Zen, sono per me molto rivelatrici su come una persona depressa possa sentirsi:




Sembra rappresentare la solitudine della depressione, come ci si senta trasparenti e senza nessuno che, realmente, veda.
Buona riflessione,

Chiara

Bibliografia: le mie ricerche sono state effettuate sul "Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze", Corinne Morel, Giunti editore.

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