lunedì 30 dicembre 2013

La Famiglia del Mulino Bianco è davvero utile?

Pensavo non esistessero. Invece esistono.
Viene definita, comunemente parlando, "Famiglia del Mulino Bianco" quella famiglia che quasi corrisponde alla pubblicità che in passato regnava nelle nostre tv, appunto della Mulino Bianco, cioè della classica famigliola unita in cui la pace e la felicità regnano costanti.
Io ho sempre pensato che nessuna famiglia potesse essere così perfetta, invece mi sbagliavo. Mi spiego meglio: la perfezione non significa che non ci siano discussioni, o momenti tristi, ma semplicemente affrontarli con unità, come se si sapesse che si è e si starà insieme. La perfezione significa essere uniti sulle decisioni importanti, o, comunque mantenersi un po' come una squadra, e non far pesare nulla dei brutti momenti ai figli.

Ebbene sì: tali famiglie esistono. Ci sono genitori che non si fanno sentire discutere davanti ai figli, che restano uniti anche nelle bufere, ci sono coppie che non si tradiscono, ci sono famiglie che sono vere squadre di serie A.

Ma la vera domanda è: questa famiglia quanto è utile?
Questo sogno di famiglia fa bene?
Innanzitutto posso assolutamente dire che ne sono invidiosa: utile o non utile, non mi importa, l'avrei voluta io una famiglia così!
Detto questo, non credo sia utile averla.
Le persone che, sempre più frequentemente conosco, che hanno questa immensa fortuna, non sanno rapportarsi al dolore, al vero dolore e non si rendono conto della loro buona sorte.
Per loro sbagliare un esame, perdere scolasticamente un anno, avere un posto di lavoro che non è quello dei sogni, essere lasciati dal fidanzato, rappresentano delle vere tragedie. Iniziano così ad usare frasi assolutamente inappropriate alla situazione, come: "Perdere un anno?? Io?? Non potrei mai!! Insomma, io ho una certa intelligenza!!" (Nascosta chissà dove, poi, perchè con questa affermazione, non si dimostra di averne molta.), "Mi sta cadendo il mondo addosso...", "Non dò significato alla mia vita...", piangere o non uscire più di casa poichè si piange per una bocciatura, arrabbiarsi da lanciare o spaccare oggetti.
Non si fa così. Mi ripeto: non si fa così.

Per quanto la rottura di un amore possa fare male, la perdita di un anno scolastico far sentire degradati, non sono tragedie.
Persino quando penso alla persona più innamorata che conosco, quando è stata lasciata, dopo quasi un anno, le si legge ancora la sofferenza nei suoi occhi, la si avverte solo parlando dell'Amore, eppure lei, la persona in questione (della mia età, non sto parlando di rotture di matrimoni, perchè quelle sono sofferenze ben più grandi) non ha mai usato frasi grandi per tale dolore, che per quanto la stesse e la sta devastando, non si può rapportare a veri dolori. Perchè lei non incappa in questo errore? Perchè non è cresciuta nella famiglia del Mulino Bianco.

Il vero dolore sta nel perdere qualcuno, sarò più esplicita: nella sua morte, il vero dolore sta nella scomparsa di qualcuno: di un figlio, di un genitore, di un famigliare, di un amico, della persona che si ama.
Il vero dolore sta nel non avere più una famiglia, perderla, perchè è come sentirla morta.
Il vero dolore è dover affrontare un grande dolore ed essere certi di avere qualcuno vicino, di cercarlo e vedere che non c'è.
Il vero dolore è nascondersi sotto un tavolo quando qualcuno urla, perchè si ha subito un trauma.
Il vero dolore sta nel mettere insieme tutte le forze per affrontare un problema di salute.
Il vero dolore è entrare in una sala operatoria, senza sapere come se ne uscirà.
Il vero dolore è affrontare queste perdite sin da bambini.
Il vero dolore è firmare le carte di un divorzio.
Il vero dolore è discutere per l'affidamento dei figli.
Il vero dolore per una bambina è non sapere quando rivedrà il papà, perchè la mamma non glielo fa vedere sempre, e poi si trova anche a dover scegliere.
Il vero dolore è avere un problema di salute, sapere che si vivrà, ma magari da autistici.
Il vero dolore è perdere il lavoro e non sapere cosa dire alla propria famiglia tornando a casa.
Il vero dolore è volere regalare il mondo al figlio, ma non riuscire a darglielo, e sentirsi frustrati.
Il vero dolore è vedere qualcuno che si ama soffrire e non poter far nulla, ma proprio nulla, se non abbracciarlo.
Il vero dolore è non parlare più con un genitore, o con un figlio.

Potrei andare avanti all'infinito, perchè, non c'è mai limite al peggio, e credo fermamente che certe perone non sappiano affrontare il vero dolore perchè sono vissute nella famiglia del Mulino Bianco, eppure vorrei davvero far cambio.

Chiara



giovedì 26 dicembre 2013

BUON NATALE!!

Un po' in ritardo, ecco i miei personali auguri di Buon Natale a tutti voi, cari miei lettori!! :-)


Buon Natale!!
Buon Natale a chi non smette mai di sognare,
buon Natale a chi, pur mantenendo un po' di egoismo, non si dimentica degli altri in nessun momento dell'anno,
buon Natale a chi si ricorda di essere fortunato ogni giorno,
buon Natale a chi usa le parole al posto giusto, al momento giusto,
buon Natale a chi modera i sentimenti, soprattutto la tristezza,
buon Natale a chi non usa frasi troppo grandi, per dolori piccoli,
buon Natale a chi, questo Natale, ha perso qualcuno ed è distrutto perchè Natale non sarà mai lo stesso, senza quella persona,
buon Natale a chi si arrabbia, ma un bacio non lo nega,
buon Natale a chi non smette di parlare con le persone per un litigio,
buon Natale a chi sorride a tutti, a chi dice "Grazie",
buon Natale a chi non scorda nessuno, nemmeno nei suoi bui momenti,
buon Natale alle persone che non mentono,
buon Natale alle persone che ascoltano una bugia, ma stanno zitte,
buon Natale alle coloro che sono dolci davvero,
buon Natale a chi non ha secondi fini in nulla,
buon Natale a chi è buono nell'anima,
buon Natale a chi non augura il male, ma il bene,
buon Natale a chi ha passato un Natale, ma ne avrebbe voluto tanto passare uno diverso,
buon Natale a chi legge questo blog perchè gli piace,
buon Natale, buon Natale e buon Natale!!

Chiara

sabato 14 dicembre 2013

14/12/2010

Non esiste ragione al sentimento. Non esiste certezza nella speranza.
Non esiste ragione al dolore. Non esiste certezza nell'attesa di rivederti.
Non esiste giorno senza pensiero. Non esiste gioia senza pensarti.

Non esiste un giorno senza il desiderio di sognarti. Perchè ora che ci rivedremo passeranno anni e io non vorrei aspettare. Ma devo. Nella certezza che esista speranza, perchè proprio non riesco a mettere ragione al sentimento di dolore che la tua assenza mi causa.
In ogni situazione vorrei tornare ad avere i tuoi consigli, vorrei parlarti.
Invece non ci sei, non vedrai la mia laurea, il mio matrimonio, i miei figli.

E non passa. Quel dolore non va via. Mai andrà via. Semplicemente si impara a conviverci. Non ci si abitua, mai. Mai quella sensazione di vuoto si potrà colmare. Quel pezzo d'anima resta vuoto. Resterà vuoto. Mai quello spaesamento troverà orientamento.
Allora torna, per piacere, in un sogno, come poco dopo... ora torna, torna da me e non solo da me, per piacere.

Chiara

domenica 8 dicembre 2013

Con tanto Amore, la pillola della gelosia va giù!

Come prima cosa, mi scuso per "L'assenza dalle scene" del mio blog: negli ultimi quindici giorni sono stata parecchio impegnata. :-)

Eccomi qui, a scrivere di un tema parecchio ricorrente nelle coppie. Tema ricorrente, spesso causa di battutine, se non discussioni, se non, addirittura, litigi. 

Partiamo dal presupposto che a nessuno piace essere gelosi, e prima che smussare tale sentimento per fare un piacere al partner, lo si dovrebbe fare per se stessi. Essere gelosi non è bello. Essere gelosi fa sentire insicuri. Essere gelosi non fa stare bene. Essere gelosi fa in modo che non ci si senta LA/IL + nome. In breve: non ci si sente unici per quella persona, ma solo: uno/una che sta lì. Fa sentire non, o poco, speciali. 
Detto questo, è palese che nessuno vorrebbe essere geloso. Eppure in tanti lo sono. Perchè la gelosia non si controlla, non si può ragionare con essa: è spontanea e irrazionale

Certo, generalizzare è sbagliato: ci sono gelosie tollerabili, gelosie comuni che hanno tutti, o quasi, almeno se ci si tiene tanto ad una persona, è dovuta al comune sentimento di paura che si ha di perdere qualcuno di davvero importante.
Poi, ci sono gelosie che non si possono difendere, nemmeno giustificare, e sono quelle malate, gravi, quelle che portano botte o privazioni della propria vita, di se stessi. Ma non voglio parlare di queste, sebbene delle prime che ho menzionato.

Non credo che quelle normali vadano curate in particolar modo, credo siano normali, credo facciano parte dell'Amore, del back ground di ognuno di noi. Ciò che si è vissuto in precedenti relazioni, influenza il futro: perchè il passato, da sempre, perfino nella storia, condiziona "Quello che arriverà". Esattamente come accade per tutto il resto, e, non vedo perchè con questo non dovrebbe accadere.

Per esperienza personale, da una che è stata sia gelosa, sia il soggetto della gelosia: non si deve correggere solo la persona che prova tale emozione: ma entrambi. Quando una persona è troppo gelosa, non ai livelli del secondo caso di cui ho parlato, ma semplicemente rientra nel primo caso un po' accentuato, non è solo colpa sua: ma lo è di entrambi. Lei sbaglia perchè manifesta l'insicurezza del rapporto con magari scenate, frasi provocatorie, ecc. , eppure è così perchè il partner non la fa sentire così bene. Ecco cosa indica la gelosia.
Certo, non è sempre così. Certo un pizzico di gelosia, secondo me è giusto che ci sia sempre, almeno, a me fa piacere.

Io ho commesso entrambi gli errori, sia di esserlo in maniera accentuata, sia di fare sentire qualcuno non speciale, per questo, un appello, lo rivolgo a entrambi i membri di una coppia: è essenziale, se arrivate a questo punto, parlarvi con il cuore in mano... e cercare di venirvi incontro, altrimenti, litigi e discussioni, non porteranno nulla di buono, è necessario spiegare perchè sta succedendo questo alla coppia. 

Ricordatevi comunque che stare con qualcuno che non vi fa sentire LA persona dei sogni, non fa bene nè a voi, nè a lui.
Per questo il titolo dice tutto: "Con tanto Amore, la pillola della gelosia va giù!"

Buone riflessioni,
Chiara ;-)

lunedì 18 novembre 2013

Semplicemente stando lontano da qualcuno, lo si puó dimenticare?

Mi chiedevo: se ci fosse davvero una persona innamorata di un'altra, senza "Se" e senza "Ma", senza avere mille flirts in giro, senza idealizzare l'oggetto dell'innamoramento, ma senza riuscire nemmeno a sminuirlo (intendo per esempio, quando si è arrabbiati con qualcuno, questo aiuta a dimenticarlo), senza riuscire ad andare con altri, ma qualcuno che dopo la rottura abbia davvero il cuore distrutto, qualcuno che amava in una persona i pregi e i difetti andavano bene così, qualcuno che dopo che ci si sia lasciati, resta lì fermo, immobile. Semplicemente disperato.
Fermo perchè la persona non aveva acccenato a problemi di coppia, e quindi resta sorpreso.

Sorpreso. Fermo lì, immobile. Immobile ad escoltare un destino che non vuole, ma che è ormai deciso. Immobile a cercare di capire cosa sia successo. Sguardo vuoto, perso, lontano ad osservare un futuro che non ci sarà. Cuore rotto, che si sbriciola di più ad ogni ricordo che riaffiora nella memoria di un cervello che vede solo flash back di ciò che era e mai più sarà. E come questa frase arriva nella mente, il pensiero è talmente devastanta da rinnegarlo: mai più ? No, no è impossibile, così ci si aggrappa alla fatidica frase del "Magari, anche solo tra dieci anni chi lo sa?" Ma chi lo sa, cosa? Si sa benissimo che è una cosa assurda, difficile. E poi, se fosse stato questo grande Amore, mica sarebbe finita, no?

Così i pensieri scivolano, come le lacrime, senza nemmeno sbattere le palpebre.
Ma come si può superare tutto questo? Senza un avvertimento? Senza che prima ci siano stati avvertimenti, campanelli d'allarme? Come? Come si può amare qualcuno così tanto, da non vedere proprio altro? E come si può superare una cosa così?

Non lo so, ma mi chiedevo: semplicemente stando lontano da qualcuno, lo si puó dimenticare? E' l'abitiudine che ci porta ad Amare qualcuno dopo la nascita della magia? Oppure anche se si è lontani, anche se il tempo passa, non lo si dimentica? Ma siamo sicuri che non siano i ricordi? Perchè, eliminando i ricordi, lasciandoli lontani, nascondendoli in un universo parallelo, e non vedendo più quel qualcuno, tutto questo dolore non può passare nemmeno così?

Chiara

martedì 12 novembre 2013

SERVIZI ORALI A 2,50 euro

Non sono madre, ma sentendo certe cose, capita che la voglia di fare figli in questo simpatico mondo, cali.

Ormai è su tutti i giornali, telegiornali, programmi di intrattenimento, la storia di quelle definite dai media "Baby prostitute".
Ore e ore di intrattenimento a parlare di questi casi, che ormai non sono più singoli, ma si stanno moltiplicando ovunque. Ieri sono venuta a conoscenza di una ragazza di 13 anni che fa servizi orali a 2,50 euro, e ,la voce della sua svendita, si sta diffondendo in tutti i paesi della zona.

Ma la cosa che più mi turba di tutti questi commenti, sono che: tutti sono accusatori nei confronti degli uomini.
Ma: io mi sento di criticare un uomo quando sfrutta una ragazza ridotta in schiavitù, quando sfrutta una ragazza ricattata, rapita, obbligata a prostituirsi. Non quando va con una ragazza lo fa per farsi una ricarica del telefonino. Le ragazze d'oggi, ormai, sono molto più sveglie di quelle della mia generazione, sono piene di ambizione, ambizione non per studiare e fare qualcosa per il mondo, ma per sfondare come veline, show girls.  Ma la cosa che più di tutti non si dice è che sanno benissimo quel che fanno. Non sono più bambine, e spesso dimostrano davvero dieci anni in più.
Quindi, io non critico gli uomini, che tutti sappiamo bene essere un po' maiali (senza offesa) e vanno a prostitute dall'età della pietra, ma coloro che fanno questo servizio volontariamente e solo per avere vestiti di marca.
Inoltre: ma dove caspita sono i genitori di queste ragazze??? Che razza di educazione hanno dato loro?

Come quei genitori che sponsorizzano e si indebitano per regalare quel video del "Pre-diciottesimo" alle loro figlie, ai loro figli, per lanciarli nel mondo dello spettacolo (non è che li iscrivono a recitazione)... e la cosa più ironica del tutto è che, quando quelli delle Iene li vanno ad intervistare, li prendono anche ampiamente per il culo con grande sarcasmo, e questi genitori, nemmeno lo capiscono e se ne vantano.

Genitori, cari genitori: ma dove caxxo siete?? Ma che caxxo di ragionamento fate??
Meglio belle e puttane che carine e intelligenti???
Le vostre figlie andranno di certo lontano.

Chiara

sabato 9 novembre 2013

Help!!!!!

Ho guardato la replica della puntata di domenica scorsa di "Che tempo che fa" su rai 3, su consiglio di mia mamma. Per chi non lo sapesse è un programma che inizia alle 20.10 circa e dove vengono intevistati vari ospiti da Fabio Fazio. Verso le 21- 21.15 circa arriva Luciana Litizzetto che dà notizie divertenti, poi provocatorie, per poi fare riflessioni serie ed utili, che possono, o meno, a seconda del caso, spronare le persone a fare qualcosa.
Domenica scorsa era questo il caso.

Come hanno riportato i telegiornali ci sono ATTIVISTI PACIFICISTI di GREENPEACE, che semplicemente protestavano al largo della Russia (in acque internazionali), contro delle compagnie pretrolifere (io la faccio breve, sotto ci sono i vari links), che sono stati arrestati, appunto dalla Russia, con l'accusa di pirateria. Tra essi un italiano.

Questo il sito di Greenpeace aperto per loro:
http://www.greenpeace.org/international/en/campaigns/climate-change/arctic-impacts/Peace-Dove/Arctic-30/

Quello che i telegiornali non fanno è dare l'informazione su quello che ognuno di noi POSSA FARE per protestare contro il loro arresto: vi prego, APRITE E LEGGETE, E se non siete troppo superficiali FIRMATE.

http://www.greenpeace.org/italy/it/libera-i-nostri-attivisti/?GPI_A30_profiles_top

Vorrei fare una breve riflessione che mi è nata grazie alla Litizzetto, o meglio, alcune parole sono proprio le sue, alcune sono mie, le ho messe un po' insieme: "Questi ragazzi non fanno le vacanze a Ibiza per divertirsi, non stanno a casa senza lavoro a oziare, usano il loro tempo per FARE QUALCOSA, credono in quello che fanno, credono nelle proteste pacifiche, credono che sia possibile fare qualcosa per salvare il nostro mondo, hanno degli ideali veri, sono quelli di noi che probabilmente faranno la differenza. Noi, invece, siamo troppo pigri anche per una firma?????"

Cerchiamo di non far cadere l'attenzione per loro,
come è successo per i nostri Marò.
Chiara

martedì 5 novembre 2013

L'Amore ha una speranza?

In genere non leggo giornali di gossip, tanto che non sapevo nemmeno che Belen si fosse sposata. Quando ho tempo porto con me un libro o la musica, perchè i gossip non sono molto il mio forte: i giornali sparano dicerie, foto che non solo rubano momenti privati di un personaggio, ma lo privano di ogni dignità e sbattono in prima pagina il dolore o la gioia che sta vivendo senza pensare alle conseguenze. 

Ieri ho dimenticato il romanzo che sto leggendo e anche la musica... Rassegnata, ho preso il volume di Vanity Fear del 16 ottobre (che si trovava tra i giornali sul tavolino dove ero io), vedendo in copertina Raul Bova e, visto che il pettegolezzo del suo divorzio era arrivato anche alle mie orecchie, ho deciso di leggere l'articolo. 

Il divorzio di Raul e Chiara: non c'è nulla da commentare, solo la tristezza che nasce dal cuore e prende tutta l'anima. Due persone che ci credevano davvero, due persone che ci hanno provato fino alla fine, due persone che hanno fatto tutto come andava fatto, secondo le regole che l'Amore impone.
Nessun tradimento, nessuna bugia, nessuna omissione, rispetto per ció che c'è, per i figli, per il lavoro dell'altro.. Soprattutto Tanto Amore...

Eppure... Nemmeno così ha funzionato. Come puó funzionare allora?! Nemmeno facendo tutto giusto va tutto bene. Come è possibile, a questo punto, crederci? Come è possibile credere che il grande Amore duri per sempre? È triste, è deludente... Lascia vuota la speranza verso il futuro... E una lacrima scivola giù. 

Detto questo posso dire che è molto bello l'articolo, molto intenso, da esso di percepiscie il dolore che questo divorzio sta causando, non solo da un punto d vista privato (che sarebbe già fin troppo), ma anche pubblico: i media si accaniscono e i bambini ne risentono. Come si puó fare un lavoro che provoca dolore a dei bambini? Come si puó commentare così superficialmente una separazione? 

Tornando al paragrafo precedente: crederci o non crederci? Ma soprattutto: l'Amore ha una speranza d'Essere?

Chiara

sabato 2 novembre 2013

Captain Phillips & Marò italiani.

In un momento storico un po' particolare, in un momento storico in cui ognuno ha problemi economici e di cerco-lavoro, capisco il motivo per cui al cinema si tenda ad andare a vedere film che fanno ridere al posto di quelli reali, al posto di quelli che fanno riflettere.
Ma vi chiedo comunque di guardare il seguente trailer; io ho visto questo film ieri sera e, lasciatemelo dire: non guardavo un film così bello davvero da molto tempo.
E' una storia reale, e questo fa pensare ulteriormente.

"Captain Phillips-Attacco in mare aperto":



Sicuramente questo film fa pensare, fa pensare soprattutto ai due Marò italiani arrestati in India, alla difficoltà di vivere certe realtà e di prendere certe decisioni immediate, che possono nuocere alla vita di altri o alla vita di chi si sta difendendo, e, ovviamente, alla propria.
Fa pensare perchè non credo che tale errore possa dovergli costare tanto, credo sia stato un incidente che resterà già nei loro cuori, essendo loro brave persone e non criminali.
Inoltre, se vi è questa realtà, realtà che i governi di quei posti non gesticono, o la creano loro stessi non aiutando la propria gente, come è possibile che a pagare devono essere solo i nostri Marò?
Certo, hanno sbagliato, ma le condizioni a cui erano sottoposti erano simili a quelli di una guerra, e, in una guerra, difficile come quella raccontata in questo film, ci sono sempre vittime, e i nostri Marò non dovrebbero essere lasciati là, vittime di un governo che non sa gestire il suo paese e cerca dei capri espiatori per una realtà che andrebbe risolta eliminando la pirateria, cercando di aiutare le persone povere a non arriavare a tanto... anche se la scelta del male è sempre una scelta.

Chiara

martedì 29 ottobre 2013

Sono Uomini gli uomini che...

Mi capita spesso di conoscere, chiacchierare con uomini (o almeno con ragazzi che si definiscono tali) che molto spesso finiscono per scoprire le carte della loro presunta mascolinità con termini di vario genere, a me piace definirli, soprattutto: volgari.

Se per esempio sono in un locale ed entra una bella ragazza, riesco a leggere il pensiero dei miei amici, dallo sguardo che le addossano... tra l'altro un mio amico mi ha proprio detto che questo è un mio difetto: capire gli uomini così a fondo su queste cose, su queste battute che gli uomini si scambiano anche solo guardandosi. 
La cosa che più compare sul loro viso è una sorta di sorriso e /o di sguardo malizioso. Attenzione: malizioso è ben diverso da innocente. Uno sguardo innocente è quello che facciamo anche noi donne quando entra un bel ragazzo (rari, ma ci sono), tuttavia non eccediamo mai in quella parte maliziosa, del "Caxxo, se me lo potessi fare!".  Mentre voi uomini sì. 

Poi, spesso, sono gli stessi uomini che si lamentano di una ragazza gelosa, o peggio ancora: insicura. Ma se una ragazza è così insicura......... chissà come mai lo è.
Poi, spesso, sono gli stessi uomini che sono single o che non riescono ad avere una relazione Seria... chissà come mai.
Poi, spesso, invece... la loro ragazza non ha nessuna di queste paturnie e sono fidanzati da anni, probabilmente la rivincita personale della malcapitata sta nell'adottare lo stesso comporatmento.

Ma è qui che vi voglio: quanto vi piacerebbe questo? Facile, direte che non vi importa... sapete perchè? Perchè purtroppo trovare un bel ragazzo è un miraggio, mentre di belle ragazze è pieno il mondo... e non vivete quotidianamente quest'esperienza.

Evitate, se possibile esprissioni come: "Che figa" con la bava alla bocca.... perchè risultano volgari e patetici, e le chiacchiere da spogliatoio stanno prendendo il sopravvento su quegli che sono i veri Uomini: infatti, ormai siamo in un'epoca in cui, spesso, i veri Uomini sono i nostri nonni oppure, purtroppo, sono omesessuali. 
Ogni tanto, però, si incontrano i veri Uomini, quindi ragazze non smettete di cercare, prima o poi troverete quelli che non guardano ogni bella ragazza con quella malizia. Esistono, fidatevi. ;-) Non smettete di cercare, però.
Ma soprattutto, ricordate: OGNI COSA CHE VI FA STARE PIù MALE CHE BENE, VA NECESSARIAMENTE ALLONTANATA. Compreso un uomo se vi fa star male, perchè serve aver vicino un Uomo con la "U" maiuscola.
E, cari uomini, non vi lamentate se perdete una vera Donna, prerchè lei deve stare con un vero Uomo.

Dedicato alle amiche che mi scrivono...
Chiara

mercoledì 23 ottobre 2013

Il mondo che NON vorrei

Il mondo che non vorrei è quello che non vorrebbe nessuno. Eppure molti lo compongono e ne fanno parte, senza accorgesene, senza accorgersi che un piccolo gesto da chiunque può cambiare molte cose.

Il mondo che non vorrei è quello che non ho mai vissuto, bella felice nella mia nuvola rosa. Felice nella convinzione che il mondo che non avrei voluto era così lontano.
Invece è estremamente vicino. Semplicemente non se ne parla.

Il mondo che non vorrei è quello di camminare veloce, sentendo dei passi che ti seguono in un vicolo buio. Vicolo in cui ti convinci che siete in due e nulla può capitare di male. Nemmeno se siete due ragazze alle 19 di sera. Perchè le 19 non sono certo le 23.
Il mondo che non vorrei è arrrivare al centro commerciale ed essere sollevata di essere in mezzo alla gente. Ed essere convinta che erano solo paranoie.
Il mondo che non vorrei è viaggiare in bicicletta per risparmiare e non inquinare. Il mondo che non vorrei è non trovare più la mia biciletta.
Il mondo che non vorrei è trovare due ragazzi che spaccano bottiglie vuote di birra fuori dall'ingresso di un centro commerciale, con la barista che resta dentro per la paura.
Il mondo che non vorrei è sentirmi dire: "Sei fortunata perchè non le hai prese, perchè potevano derubarti in tutto, perchè potevi essere stuprata."
Il mondo che non vorrei è sentirmi dire: "E' normale, succede sempre." Senza nessuno che faccia nulla.
Il mondo che non vorrei è cercare la polizia in un distaccamento che hanno chiuso.
Il mondo che non vorrei è girare l'angolo e trovare uno che piscia con una canna in bocca. In un marciapiede in centro Brescia.
Il mondo che non vorrei è correre alla stazione con la sensazione di essere finita in un mondo che di giorno non esiste, anche se sono solo le 20.30 ed è giorno.
Il mondo che non vorrei è arrivare alla stazione, sempre piena di polizia, militari e carabinieri (circa una trentina)... per chiedere dove andare, e scoprire che questi grandi organi di polizia, alle 19 se ne vanno. Perchè, in effetti, di notte, la sera, non accade mai nulla di male.
Il mondo che non vorrei è vedere un tipo in stazione con i pantaloni semi-calati che si gratta l'uccello, mentre tutti la trovano la normalità.
Il mondo che non vorrei è salire spaventata un taxi.
Il mondo che non vorrei è scoprire che i taxisti vengono rubati con coltelli e pistole, scoprire che è routine che siano picchiati, ma la cosa peggiore è che i commenti dei carabinieri sono: "Lei lo può raccontare, almeno."
Il mondo che non vorrei è chiamare un'amica perchè ho paura a fare 100m di strada.
Il mondo che non vorrei è stare a casa da sola e avere paura perchè il portone è rotto.
Il mondo che non vorrei è andare a servire alla mensa dei poveri, a mezzogiorno, e smettere di andare. Perchè i cari poveri seguivano me e la mia amica per chiederci un appuntamento.

Il mondo che non vorrei è scoprire che la mensa dei poveri, i posti per far dormire i barboni, gli extracomunitari, siano inutili. Perchè io vorrei tanto sapere che quello che si fa sia utile. Che sia utile andare dai carabinieri per denunciare qualsiasi furto, non per la speranza di ritrovare l'oggetto. Il mondo che vorrei è di persone che SCELGONO IL BENE, perchè il male non si sceglie nemmeno con la fame. Perchè i posti per aiutare le persone a fare una vita VERA ESISTONO. Ho fatto volontariato, miei amici lo fanno. Ci sono. Scegliere di rubare cose che non sono pane e pasta, stuprare, picchiare, vendere droga, è una scelta. La scelta del mondo che non vorrei.
La scelta di svegliarsi un giorno e scoprire che non ci si può più guardare allo specchio. Perchè tutto, prima o poi, torna. Io almeno allo specchio mi posso guardare, visto che il mio più grande errore ultimamente è stato assentarmi da una laurea importante perchè ero in sessione esame.
Il mondo che non vorrei è vedere che tanti sforzi a volte sembrano inutili.

Il mondo che non vorrei è pensare che questo sia il mondo che ho, che abbiamo.
Ma soprattutto ABITUARSI AD ESSO.

Chiara

lunedì 21 ottobre 2013

Il Principe Azzurro deluso

C’era una volta un Principe di nome Alessandro,
era molto ma molto intelligente, era sensibile, simpatico, fedele, tenero, affettuoso, gentile, dolce, onesto, altruista... insomma: non aveva un difetto, era proprio il Principe azzurro! Inoltre grazie al fatto che era un principe, era ricco, aveva una bella famiglia unita, ed era anche bello.
Purtroppo però non riusciva a trovare una Principessa adatta a lui, e come lui. Aveva girato e conosciuto le Principesse di tutto il regno e anche quelle degli altri Regni: nessuna era davvero piena d’Amore come lo era lui.
Era triste, tanto triste e deluso dalle donne: a parte sua mamma sembravano tutte oche o galline, infatti non facevano altro che parlare, parlare, e ancora parlare di cose futili come la moda, i soldi e tutte vedevano come occupazione principale della loro vita: spendere soldi (magari anche quelli del consorte), fare vacanze, andare a feste da ballo, e cose così.
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Nessuna pensava ad aiutare gli altri, nessuna era gentile con i camerieri, nessuna diceva mai “Per piacere” e “Grazie”: erano tutte superficiali.
Decise quindi di partire per l’Africa e di sfruttare così la sua laurea in Ingegneria per progettare e controllare le costruzioni di case ponti per gli altri. Si tinse i capelli e si fece crescere la barba, in modo da non essere riconosciuto e con dei documenti falsi il gioco era fatto!
Partì. Arrivato in Africa, dopo le prime due settimane di prova decise di restare giù un anno intero.
Una sera, l’organizzazione per cui era volontario organizzò una cena con tutti i volontari: non solo gli ingegneri.
Gli piaceva quella serata, senz’altro diversa da tutte le altre cene a cui aveva partecipato, più semplice: ma finalmente non si parlava solo di cose stupide.
D’un tratto entrò in sala una ragazza, Angelica era il suo nome, si sedette davanti a lui, perché era l’unico posto libero: era arrivata tardi a causa di una visita su un bambino di pochi mesi. Angelica era una dottoressa per bambini. Non era particolarmente bella, ma ai suoi occhi era meravigliosa, aveva lo sguardo dolce, il sorriso così unico da non averne mai visti di così belli, e aveva la voce di un usignolo.
Alessandro si innamorò, era follemente innamorato di quella sconosciuta: era stato un colpo di fulmine.
Il Principe in incognito la invitò ad uscire, e Angelica, inconscia del fatto che stesse per uscire con un membro di una delle famiglie reali più importanti del mondo, accettò.
Fu una serata bellissima: finalmente parlarono di cose importanti e serie, ma poi si divertirono anche con le stupidate, con tutto. Si frequentarono
per tutto quell’anno, e quando Alessandro finì il suo anno di volontariato ad Angelica mancava ancora un mese.
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Alessandro però, organizzò una serata romantica, con candele, aiutato dagli altri suoi amici: e poi con il cordino di uno zaino come anello, le chiese di sposarlo.
Angelica non era mai stata così felice! Accettò subito!

Mentre stavano per parlare di dove andare a vivere, cosa fare, eccetera: Alessandro le rivelò la sua identità.
Angelica era scioccata, non sapeva cosa dire. Capiva il perché lui le aveva detto una bugia, sia per la loro sicurezza, sia perché doveva conoscere bene Angelica, ma non sapeva se poteva fidarsi di lui.

“Perché?” chiese lui.
“Perché non so se quando tornerai nel tuo Regno sarai ancora
così. Ho paura diventerai snob, avendo il mondo ai tuoi piedi.” Rispose lei.
Lui le disse: “Non sono così, ma tutte le parole del mondo, non fanno un fatto: sposami e vedrai che non sbagli.”
Lei accettò, dopo un mese tornò a casa, andò subito da lui e fecero tutte le varie presentazioni di famiglia: dopo sei mesi di convivenza convolarono a nozze, mentre lui le infilava l’anello al dito, oltre tutte le classiche promesse, le disse: “Questo anello ti ricorderà che non sarai mai più sola.”
Superarono tante difficoltà, ma stavano sempre insieme, ed è questo che significa che vissero felici e contenti.

                                                Immagini prese da Google Immagini

Dedicato a chi è tentato di smettete la propria ricerca, perchè resista...
Chiara

mercoledì 16 ottobre 2013

Conoscere qualcuno

Conoscere qualcuno non significa sapere di lui le credenziali generali.
Conoscere qualcuno signica sapere gli aspetti più intimi della sua vita.
Conoscere qualcuno significa avere fatto un percorso insieme, spesso senza mai lasciarsi (oppure ritrovandosi), un percorso che non cessa mai di essere, perchè mai si arriva.
Conoscere qualcuno significa però anche essere empatici con lui, su tutto.
Conoscere qualcuno significa avere quella sintonia che non c'è con altri.
Conoscere qualcuno significa anche conoscere se stessi tramite quel qualcuno.
Conoscere qualcuno significa che sai che sempre potrai contare su di lui, che sempre lui sarà dalla tua parte.
Conoscere qualcuno non significa conoscere il taglio di capelli, ma conoscere cosa sta vivendo giorno per giorno, periodo per periodo: gioia o dolore che esso sia, a prescindere che lui lo dica.
Conoscere qualcuno significa poter rispondere per lui alla domanda: "Come stai?", ma non come quando si dice a qualcuno: "Tutto benissimo grazie, ciao", ma rispondere a tale domanda a fondo.
Conoscere qualcuno significa sapere cosa c'è sotto la maschera.
Conoscere qualcuno significa spesso intuire come sta dai dettagli, è un po' come un concerto: lo si vede da lontano, come tutti, nella sua sinfonia generale, ma conoscerlo significa sapere che nota sta suonando ogni sigolo strumento.

Qualcuno mi ha detto: "Non si conosce e non si può Amare qualcuno, se non si conosce cosa lo tormenta, cosa lo fa soffrire." Perchè questo, lo sanno solo le persone che ne vendono l'anima, mentre le cose belle si dicono e le sanno tutti.

Grazie a ieri sera, a colui che mi ha ispirato questo post,

Chiara

lunedì 14 ottobre 2013

Lo squalo cattivo

C’era una volta uno squalo bianco grande, tanto grande. Igor era il suo nome, ed egli seminava il terrore in tutti gli oceani.
Si sentiva parlare di Igor persino nei mari piccoli, e le voci della sua forza e della sua fame ripercorrevano i fiumi, i laghi, i torrenti e i ruscelli. Persino le trote conoscevano per fama Igor: era enorme con denti aguzzi e grandi quanto una trota stessa, aguzzi come la cima della montagna più alta.
Ma non solo: anche negli acquari il nome di Igor ridondava tra le finte alghe, e nessuna mamma-pesce dava il nome di Igor ai suoi bambini.
Igor, d’altronde, non aveva nulla nel suo aspetto che ricordasse tenerezza, dolcezza, gentilezza, compassione, era semplicemente: terrificante.

                         Immagine presa da "Google immagini"

Un giorno mentre vagava solo nel mare, Igor vide passare un branco di squali bianchi, come lui, così si avvicinò. Essi subito si impietrirono e gli chiesero se lui fosse davvero Igor.
Igor, felice che già lo conoscessero, sorrise e disse fiero “Si!”.
Subito gli squali si dileguarono, ma restò fermo impassibile un piccolo squaletto di nome Reginaldo.
Igor lo guardò spaesato e gli chiese: “Perché sono scappati via tutti?”
Reginaldo rispose: “Tu sei Igor, quell’Igor tanto conosciuto per la sua temibilità, per la sua cattiveria, ecco perché!”
Igor, scioccato, gli chiese spiegazioni, e Reginaldo gli confidò tutto quello che si diceva su di lui, persino che la voce della sua esistenza era giunta alle trote, che risalendo fiumi, la diffondevano ovunque.
Mentre Reginaldo parlava, Igor iniziò a piangere, all’inizio le lacrime scendevano giù silenziose, una dietro l’altra, ma poi iniziarono ad aumentare, tanto che Igor iniziò a respirare male, ed a soffiarsi il naso sulle alghe che aveva intorno. Reginaldo era sorpreso: non pensava di ferire così Igor, anzi, Reginaldo lo invidiava! Voleva lui essere conosciuto come lo squalo più cattivo di tutti gli oceani!

Igor si calmò e poi gli disse: “Ecco perché non ho un branco, ecco perché non ho amici, nemmeno gli stessi squali mi vogliono. Come ti chiami, squaletto?”
“Reginaldo, signore!” Rispose lui.
“Reginaldo” continuò Igor, “non è bello vivere così, sono sempre solo, caccio da solo, mangio da solo, dormo da solo, non parlo con nessuno eccetto le alghe. Ti dirò un segreto: io preferirei essere più piccolo, ma sono nato così e in più ho sempre tanta fame. Cosa ci posso fare?”
In quel momento, uscì un cavalluccio marino che si era mimetizzato lì vicino, e disse loro: “Non mi mangiate: devo dirvi una cosa!”.
I due squali un po’ turbati che un cavalluccio marino potesse intervenire in questa conversazione, gli dissero comunque di parlare. Il cavalluccio continuò: “Igor, non devi essere triste, devi solo fare capire al mondo, e Reginaldo ti può aiutare in questo, che tu non sei cattivo, ma solo affamato, sei uno squalo ciccione, ma non c’è nulla di male! Tu hai fame e mangi, mangi come la natura ti ha insegnato a farlo, o moriresti!”

Igor e Reginaldo compresero la verità: era questo il destino degli squali, e Igor era semplicemente più grosso perché aveva sempre fame. Ringraziarono il cavalluccio marino che fuggì con la promessa che non lo avrebbero inseguito, anche perché troppo piccolo per soddisfare il loro appetito.
Arrivò d’un tratto, spaventata la mamma di Reginaldo che giunse di corsa implorando Igor di non mangiare uno della sua razza (Reginaldo). Allora, spiegarono anche a lei, la situazione e decisero di non abbandonare Igor ma di aiutarlo ad entrare nel branco.
Così, ovunque, arrivò la voce che Igor non era più cattivo degli altri squali, solo più affamato, la natura lo aveva fatto così, ma non meritava di restare solo ed emarginato: è il ciclo della vita, è la natura.

                      Immagine presa da "Google immagini"

E... Igor visse felice, contento e sazio.

Chiara



lunedì 7 ottobre 2013

I nonni...

Il 2 ottobre è la giornata dei nonni.

I nonni... cosa sono i nonni?

I nonni, i nonni sono genitori alla seconda, sono genitori che hanno l'esperienza moltiplicata a due vite.
I nonni educano, ma più teneramente dei genitori, i nonni viziano, ma non da renderti viziato.
I nonni ti capiscono, a volte più che i genitori stessi.
I nonni ti sanno coccolare in maniera così tenera, in un modo così insolito che solo loro sanno fare.
I nonni avvertono quando qualcosa non va, e sanno quando gli stai mentendo.
I nonni sanno quando hai un fidanzato o una fidanzata, lo sentono nel cuore.
I nonni sanno quando hai bisogno di un consiglio, e la loro saggezza fa in modo che lo esprimano in brevi parole concise, in un modo totalemente inaspettato, ed esatto.
I nonni sanno quando vuoi ascoltare un ricordo, della loro vita o della tua infanzia: perchè loro c'erano.
I nonni hanno quella calma che un genitore non ha, e quella risolutezza: sono così concisi e determinati su tutto, sui principi soprattutto, e, per questo, non errano.
I nonni sanno troppo della vita per sbagliare a leggere l'anima, per sbagliare un consiglio, per sbagliare ad indovinare cosa si pensa.
I nonni sanno raccontare una favola e addormentarsi con essa, mentre tu resti sveglio.
I nonni sanno prepararti quella merenda che nei supermercati non si trova.
I nonni sanno essere più efficienti di un asilo.
I nonni sanno asciugare una lacrima con un sorriso.
I nonni sanno quando è arrivato il momento di lasciar andare il nipote.
I nonni dovrebbero esserci sempre: dovrebbero poter arrivare alla laurea, al matrimonio e a tener in braccio i loro bis-nipoti.
Ma più di tutto:
i nonni sono ciò che Dio ha regalato ai figli, di più bello dopo i genitori.

Chi ha ancora un nonno, una nonna è fortunato, e per quanto pesanti possano essere... sono unici... chissà poi come saremo noi alla loro età, chissà come ci tratteranno... ma ricordate: loro sono ciò che noi saremo, e una telefonata, adesso, ora, non costa nulla.

Auguri a tutti i nonni!
Chiara

P.s. Mi scuso se questo post arriva solo ora, ma sono stata presa.

mercoledì 2 ottobre 2013

Il Principe triste



C’era una volta un Principe, Filippo era il suo nome.
Egli viveva in un castello bellissimo, con ben tre torri, tra le montagne più alte del mondo, possedeva un Regno grandissimo ed era l’uomo più ricco della Terra.

       Il castello di Neuschwanstein- Immagine presa da Google

Era tanto triste, però, perché non aveva amici, o meglio, gli unici amici che aveva, erano semplicemente delle persone che gli erano fedeli a causa del suo denaro.
Come lo sapeva il Principe Filippo?
La fata Kiki gli aveva fatto un dono: ogni volta che sul suo castello scendeva la neve, egli vedeva gli amici veri, quelli che gli volevano bene davvero, circondati da una luce, la luce della vera Amicizia.
Purtroppo, però, non gli era mai capitato: all’inizio pensava fosse perché il regalo della fata non funzionava molto bene, poi si rese conto che le persone non erano per nulla sue amiche, pur non facendogli nessun torto, a parte usare il suo denaro, ma di quello, ne aveva a volontà.
Eppure nessuno nel suo Regno era povero! Perché Filippo era un bravo Principe!

Un giorno chiese alla fata Kiki di fargli un altro dono: voleva che lei gli regalasse un Amico!
La fata gli spiegò che non era possibile, perché l’Amicizia era una cosa speciale, un sentimento unico che cresceva con il tempo, era un’emozione forte, era un volersi bene a tal punto da esserci sempre per l’altro, capire l’altro, tanto da essere in empatia con lui, nel bene e nel male, quasi come un matrimonio con la condizionale che non c’è bisogno di vedersi tutti i giorni per costruire qualcosa, la fata Kiki aggiunse: “L’Amicizia è una sentimento talmente forte che può essere chiamato Amore, è magica: si va oltre l’apparenza, due cuori amici si riconoscono ovunque, nel freddo e nel caldo. L’Amicizia è semplicemente magia, ma senza bacchetta magica, solo tra anime.”

Filippo ebbe un’illuminazione e si ricordò di un bambino, quando andava a scuola, con cui si era sentito amico, ma finita la scuola non lo aveva più chiamato perché era troppo occupato con il suo Regno. Si rese conto che Federico gli mancava, così corse da lui.
Federico aprì la porta, lo riconobbe e lo invitò ad entrare in casa, lo ospitò tutta la notte e parlarono tanto e di tutto. Filippo si rese conto che non erano stati “Amici ideali”, ma semplicemente “Amici reali”, che possono sbagliare, ma esserci sempre.
E, quando la neve cadde sul castello, la luce della vera Amicizia avvolse entrambi.

Chiara


lunedì 30 settembre 2013

Ne vale la pena?

Facciamo un gioco, il gioco del "Ne vale la pena sì o no?"
Una delle tante cose che mi sono state insegnate e che trovo estremamente interssante è proprio questo gioco, che si dovrebbe applicare per ogni rapporto della propria vita: sia in amore, sia in amicizia, sia in famiglia.
Il gioco consiste nel porsi questa domanda davanti ad ogni singolo legame qualora iniziassero ad esserci fattori che indichino che quella determinata relazione provochi più dolore che beneficio.

Premettendo che tutti potremmo essere il complemento oggetto di tale gioco, va precisata una cosa: in ogni rapporto nessuno è mai immune del tutto da errori, tutti sbagliano, siamo tutti umani.
Ed è proprio questo che fa la differenza per iniziare o meno questo gioco: dopo la presa conscienza dell'errore, lo si perdona, magari anche senza aspettarsi delle scuse, proprio perchè "Magari è capitato anche il contrario".
Ma se questo slancio non avviene nemmeno dopo un litigio, nemmeno dopo un chiarimento, l'amarezza si accumula.
Passo dopo passo, giorno dopo giorno, un rapporto inizia a non dare più quella gioia che dava, inizia a vacillare, a causare più nervosismo che gioia. E... siamo d'accordo tutti che un rapporto, di qualsiasi natura esso sia, non può causare più dolore che felicità... Altrimenti è nocivo per le persone stesse che lo tengono in piedi.
Proprio a questo punto subentra il gioco del "Ne vale la pena?"
La risposta è quella di lottare sempre, bisogna lottare se si è solo all'inizio di questo terremoto emotivo. Attenzione: se si è all'inizio, qualora la lotta duri troppo, e quel troppo lo sanno quantificare solo i soggetti che lo stanno vivendo, il gioco inizia davvero a diventare duro: lottare o non lottare diventa una domanda cruciale. Ma, se è così nocivo, da causare più dolore, più nervoso, rispetto alla gioia, persino passata, allora la risposta è senza dubbio: lasciar perdere, non ne vale la pena.

Mi è capitato? Sì, soprattutto in amicizia, o meglio in quelle che si sono dimostrate conoscenze, e sinceramente non mi sono mai voltata indietro. Anzi, vi dirò, avrei potuto lasciar perdere prima. Forse avrei avuto qualche rimorso, ma ora come ora, ho solo il rimorso di aver perso tempo prezioso, che potevo dedicare alle persone importati davvero, con le quali vorrei sottolineare, non mi sono mai posta la domanda: "Ne vale la pena?", perchè il dubbio non mi ha mai sfiorata.
Quest'ultimo ragionamento la dice lunga: credo, infatti, qualora si presenti tale dubbio, esso sia già una risposta, almeno nella maggior parte dei casi.

Perchè questo post oggi? Perchè si stanno rivolgendo a me, per consigli, varie persone che stanno trovando amicizie o rapporti amorosi un po' discostanti, quindi ho deciso di svelare questo piccolo segreto, come mi era stato dato in passato.

Quindi, ragazzi: "Ne vale la pena?" ;-)
Baci, Chiara

venerdì 27 settembre 2013

Ecco come si saluta un'Amica!

Non si smette mai di imparare... in tutto, come in Amicizia.
Ho imparato che quando un'Amica riceve una bella o una brutta notizia, non la si saluta con un "Ciao" apatico, ma la si saluta con tutte se stesse. La si abbraccia, ovunque ci si trovi. Si è in empatia con lei, con tutto il corpo, sia che ci si trovi in un centro commerciale, sia in una casa privata, sia in macchina.
Le si fa sentire tutto di sè, specialmente, il proprio battere del cuore che batte con il suo per farle capire che si è lì, nel bene come nel male.
Ecco cosa ho imparato questa settimana, e ho imparato a dare con più raziocigno, con più amor proprio.
E il consiglio che dò a tutte le persone che si lamentano del comportamento degli altri, è di pensare prima a come si comportano loro, perchè, spesso, gli altri agiscono di conseguenza, o perchè semplicemente non tengono così tanto a quell'Amicizia, e questa è l'altra cosa che ho imparato, non tutti ci tengono come altri, e bisogna indirizzare il proprio amore vcerso le persone giuste.

Grazie alle Amiche, agli amici che mi hanno abbracciato questa settimana e da cui ho imparato molto    :-)

Chiara :-)

lunedì 16 settembre 2013

Promesse, promesse e ancora promesse!

Mi sono resa conto che non ho mai, almeno che io ricordi, scritto di questo fantastico sostantivo. Così eccomi qui, ora a rimurginare sopra questa bellissima ed affascinante parola.

Bellissima, fino ad un certo punto, raramente resta bellissima anche oltre quel punto, ma quando lo fa, è un sogno che diventa realtà.
Le promesse sono qualcosa di inebriante, qualcosa di misteriosamente riscaldante, esse sanno mettere i puntini sulle i, a qualcosa che già sembrava perfetto, e lo rendono così fumante, appassionante.

Le promesse, però spesso e purtroppo, sono come un piatto di patatine fritte, vengono fatte nel momento idilliaco, ma non appena il piatto si raffreddda, diventano poco buone, poco digeribili, e riscaldarle è davvero una pessima idea, perchè ormai la loro natura è stata persa: non saranno mai più come pirma. Questo avviene perchè si sbaglia il momento, o la persona a cui le si fanno. Capita perchè si fanno in preda all'attimo, quando l'olio è caldo, senza riflettere. Capita perchè le fa qualcuno di superficiale, che pensa che esse siano proprio come le patatine fritte.

Le promesse, invece, devono essere sentite, devono essere meditate, bisogna essere sicuri che resteranno buone, come la cioccolata: fusa, o dura che essa sia, è sempre buona, è sempre romantica, certo magari nel momento in cui è in frigo, si fa fatica a morderla, come certe promesse si faticano a mantenere nei momenti più bui, però essa è sempre buona e quelle promesse risultano essere quelle vere: perchè a prescindere dal momento, esse ci sono, ed è questa la cosa davvero importante.

                                       Foto della vetrina della "Cioccolateria Italiana" - Milano

Buona cioccolata a tutti... ups: buone promesse a tutti... e attenzione a farle, perchè chi le ascolta crede sempre siano come la cioccolata!
Chiara