domenica 24 dicembre 2017

Dire Grazie

Ormai è la Vigilia di Natale del 2017. Io mi sento un po’ come fosse fine anno. Qualcuno mi ha detto di pensare, ogni giorno a qualche aspetto della mia vita che mi piace, che voglio benedire, per cui voglio rendere Grazie a Dio. Eppure, da quando mi è stato fatto questo suggerimento, continuo a pensare principalmente a due cose. Due cose intime, che mi hanno permesso ancora di più "Capire". Non scriverò qui questi pensieri, sono troppo “miei”. Anche se, chi mi ha dedicato un po’ di tempo in questi mesi, chi ha saputo leggermi, chi sa a cosa io do importanza, li conosce. Soprattutto uno, perché recente. Vi chiederete del perché di questo post, allora. Ve lo spiego subito: voglio condividere il pensiero generale perché possa ispirare qualcuno di voi.
Per qualche amica e qualche familiare è stato un anno davvero brutto, per un'altra amica lo è stato il 2016. Chissà per quanti di voi lo è stato. Chissà quanti, facendo finta di nulla dietro uno schermo, hanno finto normalità e a volte felicità. Pensate alle cose davvero importanti: pensate a chi potete abbracciare ancora, benedite chi c’è al vostro fianco e tenetevelo stretto. Pensate alle cose positive che quest’anno vi ha lasciato: no, non sto dicendo che “Può sempre andare peggio, quindi siate felici” e fine. Sto dicendo di pensare seriamente e concretamente a cosa poteva andare peggio nella vostra vita. Fate un bel sospiro, andate alla Santa Messa di Natale e... Quale migliore occasione per ringraziate Dio?
Buon Natale a tutti 
Chiara

martedì 12 dicembre 2017

Vita di Paese, Vita da Paesano

Quando ero molto piccola i miei genitori decisero di trasferirsi in un paese fuori Milano perché piaceva loro l'idea di potermi far crescere in ambienti sereni, più calmidove tutti si conoscono e si aiutano. Dove se ti manca la farina puoi bussare alla porta accanto, dove i bambini della stessa età possono giocare scalzi su uno sterrato e in una strada chiusa, dove entra solo chi ci abita e andando piano in macchina. E' così che sono cresciuta. Citofonando ai miei vicini di casa, andando a piedi in oratorio e praticamente ci conoscevamo tutti. Si facevano grandi feste in 60 persone affittando le sale dell'oratorio, d'inverno una andava a giocare a casa degli amichetti e i genitori diventavano tanto amici da festeggiare l'ultimo dell'anno, i compleanni tutti insieme e si facevano anche le vacanze insieme. Chiaramente non si era sempre in 60, ma comunque anche con coloro che non si frequentavano intensamente, ci si fermava a parlare sul cancello, si chiacchierava del più e del meno.

Quanto ho amato la mia infanzia!! Tanto che ho sempre desiderato avere una famiglia e crescerla in un posto così. Proprio nella stessa via, nello stesso paese.
Già, perché quando qualcuno veniva a mancare, quando qualcuno era in difficoltà, ci si stringeva e ci si aiutava. E poi si tornava a ridere tutti insieme. 

Ma ho tralasciato il lato negativo. Lato che ho appreso solo quando sono cresciuta: LE VOCI DI PAESE. Oh che fatica queste voci, o che fatica certe mentalità.
Tutt'ora i genitori sono diventate persone che con la saggezza della maturità decidono di mostrare ai loro figli che dei propri fallimenti e delle proprie delusioni, nessuno deve sapere niente, che bisogna celare i propri problemi, ma sbandierare quelli degli altri. Insegnano ai figli a fare confronti: chi ha preso la laurea per prima, in quale facoltà, senza guardare quei bambini che hanno visto crescere con un minimo di sguardo affettivo, anzi! Non si fermando nemmeno a pensare che quel bambino che è cresciuto con i loro, magari ha avuto delle difficoltà, magari è stato male. No. L'importante è far vedere che quel bambino diventato/a uomo o donna vale meno del proprio/a. Poco importa guardare ai propri problemi, ai problemi dei propri figli. L'importante è sminuire gli altri, celando i propri problemi sotto il tappeto, senza pensare a risolverli. Non importa se si criticano problemi banali degli altri e in casa si ha invece una bomba atomica. L'importante è ciò che appare. 
Pensate che a Milano chiamano questa mentalità "Mentalità da Falchett" (non so se l'ho scritto giusto), in modo dispregiativo ovviamente.
Questi saggi genitori non criticano solo i figli degli altri, ma si criticano anche tra di loro. L'anzianità avrà dato loro alla testa?


Sapete che ho cambiato idea sul mio futuro? Certo, ogni posto ha i suoi lati positivi e negativi, ma credo proprio che non mi sentirei mai a casa entrando in una via o in un paese dove quando entri si sente il brusio tipico delle vecchie che recitano il Rosario in Chiesa e dove devi pensare a proteggere te stesso e i tuoi cari, invece che essere solo a goderti la vita.

Chiara



!!!! ATTENZIONE: Queste magliette sono state prese dalla pagina Facebook: @IronicShirt 
(Mi piacciono e credo siano giuste per questo post!)

martedì 5 dicembre 2017

La persona giusta?Pazza e intelligente!

"Come deve essere la persona giusta?"
"Stimolante."
"Stimolante in che senso?"
"Pazza e intelligente."

Per un attimo mi sono fermata. Cavolo. Questa è quella che vorrei essere. Finalmente qualcuno che non si mette a elencare qualità superficiali.

Pazza... pazza come? Pazza divertente, pazza che sa ridere, pazza che sa prendere la vita un po' "Così", senza troppe paranoie, ma nemmeno superficialmente. Ma pazza da saper giocare e pazza da sapere quando fermarsi.

Intelligente. Già. Una di quelle persone che sanno pensare. Che ascoltano ma che non si fanno influenzare. Tuttavia possono cambiare idea se le motivazioni la sostengono. Una di quelle persone che si informa sull'attualità di oggi. Una di quelle persone che la sera guarda una serie tv ma che poi ha Dostoevskij sul comodino e la casa piena di libri.

Che bello.
"E tu come sei?"
"Pallosa e non-totalmente-stupida".
"Davvero?"
"E' così che mi vedo oggi. Ma forse, non dovrei essere io a descrivermi."

E voi? Vorreste essere un po' più pazzi e intelligenti?
Che bello sarebbe il mondo!

Chiara

lunedì 4 dicembre 2017

Parità dei Sessi: una buona cosa?

Siamo sicuri che questa storia della parità dei sessi sia davvero una buona cosa?

Pensiamo a come andavano un volta (anni '50) le cose: si trovava la persona che rapiva il cuore ma anche la mente, si facevano le dovute considerazioni con i rispettivi genitori, ci si fidanzava e dopo un po' di tempo ci si sposava. Senza troppi grilli per la testa, ruoli ben definiti: la donna si occupava della casa, dei figli. L'uomo si occupava di garantire a tutti una buona vita lavorando, e della casa per cose diverse da quelle delle donne (es. tagliare il prato). L'ultima cosa, ma non di certo la meno importante, anzi, proprio per il motivo opposto la scrivo per ultima: la donna si occupava dell'uomo, l'uomo della donna. Erano una squadra, sotto certi termini era la donna a coccolare l'uomo, a farlo sentire in un certo modo, sotto altri, era l'uomo a far sentire unica la donna. Erano ruoli complementari. Sapete tutti quali erano, quindi non mi intrattengo a scriverli. La realizzazione personale della donna e dell'uomo si trovavano nei reciproci ruoli.

Pensiamo ad adesso: ognuno è concentrato prima su di sé, su quello che desidera, e poi sul rapporto. La realizzazione personale viene prima del rapporto di coppia. Privilegiamo prima gli obiettivi del singolo, e dopo quelli della coppia. Pertanto è possibile che non siano gli stessi della coppia ma gli stessi personali. In questo modo la complementarietà si perde, perché tutti e due impegnati sul fronte singolo. Adesso se si segue il marito in trasferta, è una rinuncia della propria carriera. Una volta, invece era normale e favoriva un buon rapporto di coppia.
Io sono convinta che per come concepiamo i rapporti adesso, è più difficile trovare il giusto equilibrio ed essere felici. Perché tutti vorrebbero tutto. 


Una volta, però, non è detto che i rapporti fossero davvero felici, perché questi taciti accordi non sempre venivano rispettati da entrambe le parti. Quando era l'uomo a non rispettarli, la donna non aveva alternativa. Doveva comunque continuare il suo ruolo.
Forse la parità dei sessi è stata ricercata soprattutto per questi motivi: la garanzia di avere una vera vita anche se l'altro se ne va, fino ad arrivare a mettere prima il singolo.

Forse per i rapporti, la parità dei sessi non li ha aiutati, ma ha dato di certo una possibilità nel vivere senza avere bisogno per forza di appoggiarsi ad un uomo.

Voi come la pensate?
Chiara

mercoledì 29 novembre 2017

AAA CERCARSI FLIRT ??

Non ho mai parlato con qualcuno che tradisse solo perché la persona davanti a lui era una tentazione estetica. Se voi conoscete qualcuno che fa parte di questa categoria, mi piacerebbe parlarci per capire il meccanismo psicologico che sta alla base di ciò.

Io penso che non ci siano scuse sul tradimento: anche se una relazione va male, credo che nonostante le milioni di tentazioni, una persona, uomo o donna che sia, sia sempre in grado di dire no e di non permettere che si crei l'occasione. Persino se ubriaca. Per rispetto, soprattutto. Tanti sostengono che "Ho deciso di lasciarlo/a quindi posso tradirlo/a". Io non sono proprio di questa idea. Ma alcuni rivelano di aver bisogno di questo stimolo per porre un "The End" a una relazione, di fatto, già finita. 

Perché sto parlando di questo? Perché era da un po' che non chiacchieravo con un'amica. Abbiamo bevuto una bella camomilla e mi ha chiesto un consiglio. Le darò un nome di fantasia: Genoveffa.
Genoveffa lavora, ha tra i 32 anni, per cui non è vecchia, ma nemmeno così giovane da avere troppi impulsi e poco ragionamento. Convive da 3 anni e lei e il suo fidanzato volevano o forse vogliono le stesse cose. Ridevano, eccome se ridevano. Una volta. Ormai da 6 mesi c'è qualcosa che non va però. Come se non condividessero più le proprie vite. Vivono insieme quasi in modo apatico, come fossero entrati nella routine di una coppia di ottantenni. Provano a uscire da soli loro due, a ricreare certi contesti, hanno fatto un bel week end alle terme, le vacanze estive da soli. Sembra che vada bene e poi.... poi quando tornano a casa, pochi giorni e torna tutto come prima. Nell'ultimo periodo non fanno nemmeno più l'amore.
Lei gli parlato in mille modi, lui dice di capire, ma poi non cambia mai nulla nel concreto.

Non vuole tradirlo, è innamorata di lui... Ma in questo momento persino la sua autostima è a terra. Quindi mi ha chiesto: "Se flirtassi con qualcuno per sentirmi viva, ma senza andare oltre il flirt? Ma come faccio a trovare una persona che capisca questa cosa e non pretenda che la situazione si concretizzi dopo?"
"Genoveffa, se lo facesse lui?"
"Impazzirei, senza dubbio. Però è vero anche che io gli parlo di tutto ciò da mesi. Se lui mi avesse parlato di questa esigenza prima, avrei cercato di andargli incontro, di creare situazioni per farlo sentire così, hai capito come..." mi dice scrollando le spalle.

Le domande che mi sono posta sono: 
Cosa fare allora? Flirtare equivale a tradire oppure in realtà flirtano sempre tutti un po' (anche se impegnati perché non significa nulla)? Se non significa nulla, si può fare senza che l'altro si aspetti che si concretizzi la cosa oppure no? Se il partner lo scopre può arrabbiarsi e recepirlo come un tradimento oppure no (soprattutto considerato il fatto che anche lui sta sbagliando)?

Aiutateci!!
Chiara e Genoveffa :-) ahah

lunedì 20 novembre 2017

Ferita volontaria o involontaria?

La verità è che a volte facciamo male agli altri. Succede. Specialmente quando iniziamo a prendere una strada diversa dalla loro. Quell'amicizia, quel fidanzamento, quel rapporto che sembrava crearsi e essere destinato a grandi cose, ad un certo punto, si spezza.

A volte succede un po' per caso, ci si allontana e nemmeno ce ne si accorge più di tanto.

A volte ci si accorge di quello che sta succedendo e si lotta, convinti di lottare, di essere una squadra. Poi però uno dei due fa un autogol, talmente ricercato da pensare che sia voluto, che voglia perdere. Insomma, nella propria area di rigore può capitare, nella mischia, ma se si parte dall'area di rigore dell'avversario, per correre verso la propria porta e tirare un bel calcio al pallone, quando il portiere si sta allacciando una scarpa, come si fa a pensare ad un errore involontario? 
Il portiere, allora, resta per forza di cose un po' costernato... lì seduto a vedere rotolare quella palla nella sua porta senza poter far nulla. Resta talmente basito che a nulla valgono le critiche dei giornalisti sportivi che si dividono in "Errore casuale, dovuto alla confusione di una dura partita", a quelli che invece lo accusano di un "Errore volontario". Ma forse l'unica cosa che resta da fare per decidere, è solo guardare il risultato finale quando l'arbitro fischia il 90° minuto. Ma quando fischia?

Chiara

martedì 14 novembre 2017

La Benedizione del Dolore

Odiamo a tal punto il dolore, temiamo a tal punto il dolore che non ci accorgiamo che quello che dovremmo odiare e temere, è ciò che ci fa provare dolore: il male.
Il dolore non è altro che una Benedizione, in medicina come nella vita.

Ci rendiamo conto cosa accadrebbe se uno stesse male ma non lo sapesse? Pensiamo ad un'appendicite senza dolore: si andrebbe in peritonite e poi si morirebbe. Invece no: esiste il dolore.
Pensiamo ad un'amicizia, ad un fidanzamento, ad un qualsiasi rapporto deleterio: se non provassimo dolore vivendolo, vci ritroveremmo distrutti.

Ma, grazie a Dio, abbiamo il dolore, proviamo dolore. Proviamo quella spia dentro la nostra anima o dentro il nostro corpo che ci dice "Ehilàààààà fa attenzione: c'è qualcosa che non va". E se c'è qualcosa che non va, non lo si può non sentire, non lo si può non percepire. Si sente.

Poi ammetterlo è tutt'altra cosa, vero? Ci piace raccontarci come fossimo indistruttibili e immorali. E sapete perché a volte facciamo così fatica ad ammettere il contrario? Per paura e perché a volte, la colpa è nostra. Già: se abbiamo un malanno o sono gli altri che ci stanno facendo male, lo ammettiamo. Ma quando siamo noi a farcene o a farlo, no. Eppure siamo umani: nessuno è perfetto, ormai avremmo dovuto capirlo. Soprattutto perché questo passaggio è fondamentale:

"Bisogna curare e guarire il male per non sentire dolore, non è spegnendo il dolore che si cura il male.
Il male è la conseguenza di qualcosa. Se si desidera curarlo, se si desidera non sentire più dolore (per davvero) bisogna affrontarlo, avendo coraggio e mettendosi in gioco; cioè reagendo."

Chiara

lunedì 6 novembre 2017

Sicuri di reagire davanti ai problemi della vita?

Prendendo come dato di fatto che al mondo, prima o poi, tutti hanno dei problemi, personalmente non capisco come certe persone...

Come certe persone davanti ad essi, fingano che non esistano.
Come certe persone davanti ad essi, li nascondano.
Come certe persone davanti ad essi, facciano di tutto per non pensare (non solo ai propri problemi...).
Certe persone davanti ad essi, trovino soluzioni che non sono soluzioni e girano intorno agli stessi continuamente.
Certe persone davanti ad essi in maniera estrema o si isolano o si circondano di persone.

Invece di... semplicemente vederli, guardarli e affrontarli.
Infatti l'unica soluzione per far sparire un problema, è proprio questa.

Capisco che ognuno abbia i suoi tempi anche per riflettere, ma ad un certo punto, insomma, bisogna tirarle fuori queste palle o ovaie che siano oppure no?
Tante persone, tuttavia, non si rendono conto che quello che stanno facendo non è affatto una risoluzione dei loro problemi, anzi.. però bisogna ricordare: l'unico modo per capire se state davvero risolvendo i vostri problemi è proprio domandarsi "Si stanno risolvendo?" (Scusate il gioco di parole)
Sembra banale ma se la risposta è affermativa: ottimo. Altrimenti... bisogna capire in che modo si desidera vivere.

Caro lettore, ora chiudi gli occhi e chiediti: "Sto facendo qualcosa di reale, tangibile, per il mio problema?"

Chiara

lunedì 23 ottobre 2017

Siete arrabbiati con qualcuno? 4 consigli !!

Siete mai stati arrabbiati? Quella rabbia che sentite dentro e che vorreste tanto sfogare ma non potete o non riuscite a fare?
Infatti molte persone la fanno semplice sul "Bisogna parlarsi chiaramente", ma purtroppo, non è sempre possibile. Non è possibile quando con l'altra persona non c'è un bel rapporto, non c'è sintonia e deve stare per forza nella vostra vita (come per esempio un parente, un parente acquisito o anche solo il/la fidanzato/a di un amico/a). Inoltre, diciamo la verità: non tutti vogliono vedere le situazioni con chiarezza, ci sono persone con le quali non si può parlare e quindi, capita, di portarsi la rabbia dentro. Quando poi si deve fare finta di nulla, il passo per diventare falsi per primi sembra quasi inevitabile. Voglio provare a dare quattro consigli per evitare di sentirsi così:

1. Parlate con quella persona : metto comunque questo come primo consiglio perché si devono vagliare tutte le possibilità di discussione prima di arrivare alla conclusione "Non posso parlarci chiaramente".

2. Scrivete a questa persona delle lettere, scritte a mano, che poi NON invierete, le metterete in un cassetto e, quando sarete pronti, le brucerete.

3. Potete provare a lasciar andare il rapporto, non facendolo diventare finto, ma semplicemente di circostanza: educazione, moderata gentilezza, ripetendovi che quella persona non è nella vostra vita per scelta, pertanto è sufficiente "Sopportarla con distacco", senza dover instaurare per forza un vero rapporto.

4. Se siete credenti, pregate. Ho letto un consiglio una volta, diceva: "Pregate il vostro Angelo Custode di parlare con l'Angelo Custode di questa persona per aiutarvi nel rapporto".

"Rabbia" - dal cartone "Inside Out" 
(Immagine presa da internet, dal sito: https://www.psicomodena.it/i-disturbi/gestione-emozioni/gestire-la-rabbia/)

Voi conoscete altri consigli?
Se provate ad applicare i miei, fatemi sapere!

Chiara

lunedì 16 ottobre 2017

Non era questa la vita che avresti voluto?

Non era questa la vita che avresti voluto? Certe cose non sono andate come le immaginavi?
Alcune nemmeno le volevi, magari. Alcuni errori ti sei reso/a conto di averli commessi dopo talmente tanto tempo che rimediare sembra quasi impossibile? Oppure non hai fatto errori ma la vita ti ha messo davanti a talmente tanti imprevisti che ora sei... Arrabbiato/a? Deluso/a? Demoralizzato/a?
Vedi tutti andare avanti e ti sembra di essere l'unico/a che è lì fermo. Puoi continuare in quello che stavi facendo, puoi persino provare a impegnarti di più, ma in questo momento sei sempre qui e qui rimani. E non c'è nulla al mondo che può cambiare questa condizione adesso. Perché tu adesso non volevi essere qui.
E magari non ti interessa nemmeno degli sguardi degli altri che ti guardano come se fossi finito nel posto sbagliato al momento sbagliato di proposito (già, perché ahimè tutti giudicano), ma la cosa che più ti brucia dentro è che sono i tuoi sogni quelli che in questo momento non si stanno realizzando. A volte non riesci nemmeno a essere totalmente felice per la felicità altrui, perché dentro di te risuona quella vocina, simil bullo di quinta elementare che ti dice: "Io ce l'ho fatta e tu no, pap-pap-pero".

Se ti senti così, allora questo è il nostro post. Non è il tuo, non è il mio, ma è il nostro. Perché chiunque tu sia in questo momento, i nostri cuori sono vicini.
Allora ti darò qualche consiglio da ripeterti la notte quando non riesci a dormire.

1. Se sei credente, di quelli che parlano con Dio, di quelli che pregano, cioè di quelli "Veri", allora prega. Dii un Rosario, trova una novena che ti stimoli. Fidati: la preghiera libera la mente, mentre reciti il Rosario, pensa proprio a tutte quelle cose che non stanno andando nella tua vita. Fai uscire la rabbia che c'è in te. Ti chiederai se pensare ai tuoi problemi mentre reciti il Rosario non sia peccato, ma più di un Sacerdote mi ha detto che è questo quello a cui serve il Rosario. Ricordati: Dio risponde sempre, magari non quando lo desideriamo noi, ma risponde. 
C'è sempre una ragione per tutto, solo che adesso non la conosci.

2. Vai a qualche incontro spirituale in cui si parli di certe cose, in cui si facciano domande, tramite le quali Dio possa inviarti una risposta. Non per forza un incontro religioso, ma quello che ti ispira tra quelli che hai a disposizione.

3. Leggi qualche libro "Filosofico" oppure fai un'analisi di te stesso andando da un terapeuta.

4. Ascolta quelle persone più grandi, la cui vita non è andata come avevano previsto. Perché loro sì che ti possono capire, e da loro c'è sempre qualcosa da imparare.

5. Circondati di Amici veri, che ascoltino, e che siano pronti ad abbracciarti.

6. Ci sono persone che ti sembra stiano vivendo i tuoi sogni, i tuoi progetti. Ecco, fermati e guarda bene la loro vita, fai mente locale e:
- c'è sicuramente qualcosa nella loro vita che non ti piace: pensa invece all'opportunità che avrai te di fare le cose fatte come vorresti tu nella tua vita;
- ricordati che imprevisti ci sono per tutti, e che gli errori li commettono tutti. Sai quello che sta succedendo adesso, ma non sai quello che succederà. La vita di nessuno va come ciascuno l'ha progettata. Magari ricordaglielo se ti giudicheranno apertamente. Se invece non lo faranno, ricordalo a te stesso. E' brutto da dire, è brutto da pensare perché ti sentirai come se gli stessi "Tirando addosso la sfiga", ma non si tratta assolutamente di questo, ma di capire che è la vita di tutti ad essere un imprevisto, non solo la tua. Chiunque quando arriverà a 90 anni, voltandosi indietro, alla fine dei suoi giorni, non potrà mai dire: "E' andato tutto perfettamente come volevo". Ricordatelo.
Non sei te la pecora nera. Siamo tutti sulla stessa barca. Coloro dai cui ti senti giudicato non lo hanno ancora capito.

7. A meno che tu non stia volontariamente sabotando la felicità di coloro che un po' invidi, non stai facendo nulla di sbagliato. Sei umano. E' normale pensare che anche tu adesso avresti voluto essere felice.

Chiara

lunedì 9 ottobre 2017

"Le cose non capitano per caso"

Finalmente riesco a dirlo ad alta voce, o meglio scriverlo.
Nessuna delle decisioni che prendiamo ogni giorno è un caso. Nessuna decisione lo è stata di altri. Ogni scelta è di ciascun individuo.
Quante volte ho sentito ripetere "E' capitato!". Quante volte ho visto persone far ricadere le proprie scelte sbagliate sulle vite di altri. Come? "E' capitato, devi accettarlo, devi venirmi incontro".
Partiamo da presupposto che NESSUNO è obbligato ad andare incontro a qualcun altro quando questo qualcun altro fa errori che si ripercuotono sulla vita altrui.
Ma non è nemmeno giusto? Ci avete mai pensato?

Esagererò ma alla fine, se estremizziamo il concetto "Errori che si ripercuotono su altri" finiamo in ambito giudiziario e penale. Lo so, mi rendo conto che è un esagerare, ma è così.
Commettere un errore, ferire, è come commettere un reato (anche se so bene che le azioni criminali sono "Ben definite"), ma poi, per il semplice fatto che "Non è così grave" (cosa tra l'altro soggettiva e che, ovviamente viene affermata sempre da chi commette, mai da chi riceve) le persone intorno riescono sempre a sminuire ciò che hanno combinato (certo, mica è capitato loro).
Ma cazzo, io non sono per il "Devi vivere certe situazioni", no: esiste un giusto e uno sbagliato!!! Esiste l'etica, esiste la coscienza!!!
Sbagliare e poi pretendere è la cosa più assurda che io abbia mai sentito.
Non dico che darei l'ergastolo a chiunque sbaglia, io per prima sbaglio, tutti sbagliano. Ma dopo aver commesso un errore non si possono cercare scorciatoie. Non si può pretendere che agli altri passi, non si può pretendere che gli altri accettino, non si può pretendere di voler realizzare quello che, seppure sbagliando, si voleva a scapito di altre persone, di anime che magari fino ad ora hanno solo subito conseguenze delle azioni altrui perché piombati nella loro vita.

Troppo facile. Le cose non capitano per caso. Quando capitano è perché lo si vuole o semplicemente si sbaglia (e spesso è perché non si pensa abbastanza). Tuttavia bisogna accettarlo senza pretendere che gli altri lo accettino, senza pretendere un perdono (soprattutto senza delle scuse decenti), ma soprattutto non si può progettare la propria felicità a discapito di quella altrui.

Chiara

domenica 1 ottobre 2017

Dite sempre ciò che pensate? Si? Allora datemi un consiglio sincero

Dite sempre ciò che pensate? Non intendo se aprite la bocca a vanvera, ma se, anche dopo attente riflessioni, vi rendete conto di pensarla in modo magari, non solo diverso, ma proprio opposto, oppure addirittura spiacevole su alcuni fatti o persino su dei conoscenti o anche amici... Glielo dite?
Non dico per forza cercando lo scontro, in maniera rabbiosa e infantile, ma con calma, spiegando chiaramente i vostri pensieri, seppur duri? E non dico neppure nello specifico su di loro, o su aspetti della loro vita, ma anche su questioni generali e non personali.

Confesso: io NO. L'ho fatto fino a "Ieri" con tatto, sensibilità ed empatia. Lo giuro. Eppure poi mi sono resa conto che per quanto a volte chiedano, in realtà a pochi interessa la risposta e la ascoltano.

Sui fatti generali quasi nessuno osa dire: "Ascolto opinioni diverse e ci rifletto..." Magari poi la pensa esattamente come prima, ma quella stessa opinione diversa è un arricchimento, a volte persino nei confronti della posizione precedente. Non solo quasi nessuno fa questo, ma: provano a convincerti della loro opinione, persino alzando la voce, volendo farsi ascoltare, ma non ascoltando.

Sui fatti personali ancora peggio: muovere una critica persino riflettuta per giorni, espressa con calma e dolcezza, nella speranza di aiutare e consigliare nella maniera corretta, trova persone che si arrabbiano (permalose, che magari dicono anche di essere insicure, ma col cavolo che lo sono, dato che nemmeno riflettono su quello che gli si dice) e vanno dritte per la loro strada rispondendo alle tue affermazione inventando delle scuse atroci di chi chiaramente voleva sentirsi dire determinate cose e invece ne ha sentite altre.

[Digressione: Come se non bastasse adesso gli argomenti seri si fanno con audio lunghissimi o messaggi lunghissimi su WhatsApp, ma quando ci si renderà conto che per lo più sono monologhi e non dialoghi? Peggio ancora quando (chiaramente) succede di fraintendersi. Si va avanti per ore. Chiaramente riporto fatti accaduti ad altri, perché persino quando avevo 11 anni, se litigavo con la mia amica del cuore, prendevo il telefono e la chiamavo: per lo più a voce si risolve nella metà del tempo rispetto allo stesso impiegato usando quei simpatici audio. Per carità, OGNI TANTO, possono anche starci, eh. Ci si ostina a dire che non si ha tempo per un te e un caffè o per una telefonata, ma poi se si sommano gli audio di una giornata, sono lunghi ore. Certo: possono mandarti ben 2 ore di monologhi ma per un'ora di dialogo non c'è tempo.]

Ultimamente ho diviso le persone in due gruppi:
- quelle con cui si può parlare, si può dire ciò che si pensa (sempre riflettendo e mai con superficialità!), e la si può anche pensare diversamente, ma il bene e la stima non cambiano;
- quelle che vogliono sentirsi dire solo quello che pensano loro.

Io mi comporto diversamente a seconda della categoria. Ma forse sbaglio io. Io che non voglio avere problemi, perché in questo momento proprio non voglio sprecare tempo ed energie per chi non lo apprezzerebbe. Ma forse, cari amici che dite sempre ciò che pensate, ditemi: questo è davvero un bene oppure sarebbe meglio svuotare i miei archivi e piuttosto arrivare a cancellare dei rapporti?

Giuro, che vorrei delle risposte sincere :-)
Un abbraccio,
Chiara

lunedì 4 settembre 2017

4 Settembre.. Tanti auguri Amica Mia!

Era il 3 settembre di un po' di anni fa quando sono entrata un po' spaventata alla Casa di Cura "La Madonnina".
Era il 4 settembre quando "Quegli stronzi dei medici non mi avevano detto che mi avrebbe fatto così male" -frase urlata ai medici stessi mentre mi stavo risvegliando dall'anestesia-. Avevo 14 anni.
Ricordo ogni cosa di quel giorno, di quei giorni.
Gli odori, la dolcezza delle infermiere, i medici stronzi e quelli che sono riusciti a entrare in empatia con me. Da paziente lo posso dire: essere preparati sul piano teorico è e deve essere scontato, ma essere preparati sul piano umano, dovrebbe esserlo altrettanto.
Il mio attuale ortopedico era entrato in sintonia con me parlando di Milan e di Pastori Tedeschi. Non dimenticherò mai cosa ha fatto quel giorno ad una bambina un po' spaesata.

Ricordo chi c'era ed è venuto a trovarmi, chi c'era con un sms o una chiamata ai miei genitori, chi mi ha portato dei fiori, chi un cappello.
Con alcuni di voi le nostre strade si sono divise: un po' l'adolescenza, un po' i cambiamenti, un po' gli errori, ma non importa: chi c'era in quei giorni avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Di voi mi ricorderò sempre con molto affetto.

Ma la cosa che ricordo più di tutte è il dolore. Quel dolore che non meritavo di provare. Quel dolore dovuto ad un intervento chirurgico di 6 ore alla colonna vertebrale, quel dolore dovuto ad un cazzo di antidolorifico che non entrava in vena perché la flebo si era piegata e nessuno se ne era accorto.

Vedo ogni giorno la mia cicatrice: dite quello che volete, ma è stupenda. Sapete che a me le schiene senza cicatrici proprio non piacciono? Ahah :-) mi chiedo sempre: "Che strano, nessuno ha mai guardato dentro di lui/lei?" . Ovviamente il caso strano sono io.
Ecco perché quando mi fermano in spiaggia per chiedermi "Cosa hai fatto?" lo racconto senza problemi. Ecco perché quando mi chiedono se voglio sottopormi ad una "Sistemazione della cicatrice" dico di no.
Perché lei, fa parte di me. Lei è quello che ho passato. E non voglio dimenticarlo.



Allora, Amica Mia, cara la mia schiena parliamone: quest'anno mi hai fatto un po' tribolare. Va bene, invecchio io e invecchi te, ci sta. Ma dii alle mie vertebre di smetterla di avere "Quell'iniziale rarefazione", di fermarsi così. Dii alla mia scapola di stare attenta a quella vite proprio lì sotto.
Hai ragione Amica Mia, sento quello che mi dici: mi sono sfuggite di mano un po' di cose negli anni e ho sbagliato. Ho commesso non uno, ma più errori. Non sono giustificabili, scusami. Ti chiedo perdono, e tu, per piacere, semplicemente perdonami.

Chiara

giovedì 3 agosto 2017

Sintonie, rabbie e delusioni.. infine: serenità

Oggi mi sento un po’ così: stanca.
Mi sembra di essere piombata nella fase “Cosa pensano di me”, “E’ arrabbiata con me?”, cioè dell’insicurezza.
Eppure la cosa che mi preoccupa è che in realtà sono io a non dire ciò che penso.
Ho sempre paura di ferire e forse anche di ascolare commenti negativi su di me, ma in fin dei conti: non si può piacere a tutti.  Non si può pensare che non ci sia (Sempre) qualcuno dietro l’angolo a giudicare, alla fine si sa: chi vuole criticare, troverà sempre il modo di farlo.
Ma la cosa più naturale è che al mondo esiste la grande bellezza della “Varietà”.
Non siamo tutti uguali, per questo la sintonia c’è o non c’è.
Forse bisogna solo vivere con meno rabbia e capire che, a volte in realtà, è delusione. Essa è dovuta al fatto che si senta sintonia verso una certa persona, ma lei non la sente. Succede… ed è importante capire che non è colpa di nessuno. Prima o poi, la tristezza e la delusione passeranno, anche grazie a persone con le quali la sintonia è reciproca.
Pensandoci: se fossimo tutti in sintonia con tutti, nessuno riuscirebbe a vivere davvero, perché saremmo occupati a coltivare milioni di rapporti. Ovviamente sarebbe assurdo.

Ci dovrebbe essere una regola base molto importante: rispettare sempre e comunque gli altri, anche le persone con le quali la sintonia si è persa, ed augurare loro il meglio.
Rassegnarsi alle sintonie perse e continuare a coltivare quelle che sono reciproche: così si che torna la serenità.

Chiara

P.s. Sintonia non significa essere sempre d’accordo in ogni cosa, sia chiaro.

venerdì 23 giugno 2017

Sei davvero una Donna emancipata?

Non mi sono mai piaciute certe definizioni, e credo fortemente che la vera libertà sia la possibilità di scegliere cosa fare della propria vita. Certo, bisogna essere chiari con se stessi e con la persona con cui intendiamo accompagnarci nel lungo percorso della nostra esistenza.
Comunque non divagherò, questo è un altro discorso.

Tuttavia, una volta chiarito cosa si desidera, la vera emancipazione è ottenerlo da Donna, almeno secondo me.

Si vedono continuamente, anche nei film o telefilm, donne che giocano ad interpretare uomini, rinunciando alla propria personalità solo per raggiungere il proprio scopo.
Per quanto l'obiettivo sia importante, però, è il viaggio la parte più importante che contraddistingue le persone tra di loro. Il fine non giustifica i mezzi. Anzi, giocando a fare gli uomini, secondo me, si perde la parte più bella dell'essere Donna.

La società non ha bisogno di donne al potere che si comportano da uomini, i bambini non hanno bisogno di vedere una madre che fa il padre e viceversa.

Noi Donne possiamo davvero conquistare il mondo, ma facendo le Donne. Di uomini ne abbiamo avuti già abbastanza, non credete?

Chiara

lunedì 12 giugno 2017

Ti sei mai pentito di aver fatto una confidenza?

Confidare deriva proprio da "Avere piena fiducia" e se ci pensiamo, le confidenze dovrebbero in assoluto avere questa prerogativa. 
Eppure ogni tanto, specie alle persone un po' più aperte, capita di far uscire qualcosa di intimo, di personale, senza questa reale "Confidenza".
O meglio: in quel momento la si avverte. Ma poi, lì, quando è il momento di ascoltare la risposta, essa non è altro che una delusione (sempre se c'è!).

Da esperienze simili personali, sono nate grandi amicizie ma non nascondo una cosa: da bambini, da pre-adolescenti, si ha un istinto che definirei "Naturale".
Crescendo, però, è come se venisse un po' a mancare.
Iniziano così le prime vere delusioni: sentirsi come se fosse stato l'altro a rubare una piccola parte di te. E la si vorrebbe indietro.

Però non funziona così, quindi cosa fare?
E' chiaro: ognuno deve trovare il suo modo, non c'è una reazione giusta e una sbagliata, ma vi confido il mio, magari vi sarà utile.
Io lascio perdere la prima volta. A volte anche la seconda. Quindi cerco di capire se nelle altre confidenze fatte a questa persona, esiste qualcosa che mi ha arricchita oppure no.
Se la risposta è no, nessun arricchimento, ma anzi: sensazione di aver letteralmente perso tempo ad ascoltare, senza essere mai stati ascoltati (e non siete psicoterapeuti) allora non è amicizia. Allora non è un vero rapporto. E va chiuso.

Volete qualche segnale? Eccoli, ma ricordate che la linea sottile è quella dell'egocentrismo: perché una persona egocentrica metterà sempre sé al primo posto e le vostre confidenze saranno sempre "Dopo di loro", per cui le sottovaluteranno o non le prenderanno mai in considerazione.

- Tutte le volte che parlate esiste solo un "Anche io";
- tutte le volte che parlate esiste solo "Per me è stato peggio" (magari non esplicitamente ma quello è il senso) e sarà sempre così;
- spesso ti chiedono "Come stai?" e non rispondono, oppure "Scusa ma mi è successo...." e ancora loro;
- non rispettano quello che gli chiedi;
- esigono sempre, e nonostante li aiutate, vi fanno pesare i due errori che avete commesso (perché siete umani) o lanciano battute poco chiare nonostante ammettano di esserlo;
- autostima elevata senza rendersene conto;
- se prendete le vostre conversazioni degli ultimi 3 mesi al 90% si parla di loro e al 10% di voi;
- ti rispondono "Passerà" quando sui loro problemi avete "Impiegato una rottura di coglioni tremenda".

Però, ora mi rivolgo a te che stai leggendo questo post: ricordati che non sei lo psicologo di nessuno. E se un rapporto non ti arricchisce è un rapporto morto. Un rapporto deve essere da entrambi i lati, e i tuoi sfoghi, i tuoi problemi, sono importanti quanto quelli dell'altro.
Un rapporto che non fa bene, va chiuso.

Se non puoi chiuderlo perché chiaramente l'altro non ammetterà mai di essere un egocentrico che sottovaluta le confidenze altrui, lasciatelo scivolare via.

Chiara

martedì 6 giugno 2017

Sei anche tu un "Tuttologo col web"?

"Tutti tuttologi col web" recita la canzone vincitrice di Sanremo 2017.
Tutti la cantano e nessuno la ascolta. Nello specifico questa frase.

Non ci si rende proprio conto che per avere un'opinione serve essere molto informati su quella questione. Inoltre spesso, non si può avere un'opinione su certi argomenti. Infatti, per averla, bisogna aver studiato quelle specifiche materie.

Lo so, tanti di voi sono stanchi di sentire parlare dei vaccini. Ma forse non vi rendete conto di quanta ignoranza circoli... Altro argomento nella top ten sono gli antibiotici: diciamolo subito, è un argomento diverso da quello dei vaccini. Certo chi legge questo post potrebbe pensare che sono impazzita a specificarlo. Ma ne ho lette di tutti i colori.

Onestamente questo articolo era molto diverso prima che lo rivedessi. Ma poi ho cambiato idea. Non voglio condividere opinioni scientifiche, specifiche. Ma voglio solo fare a tutti voi una grande richiesta:

"(...) Ho sempre detto a mia figlia: se vuoi sapere una cosa non chiedere a internet. Trova il migliore in circolazione, e se non è più in gamba di te, vai da qualche altre parte. (...)" Grey's Anatomy stagione 13-episodio 12

Chiedo questo quindi : prima di farvi un'opinione senza basi, se avete dei dubbi su qualcosa, bene: fissate un appuntamento con il migliore in quel campo e andateci. Fatelo parlare e poi strizzatelo di domande. Ma per favore, fatelo. Su qualsiasi argomento, ma soprattutto su uno in cui le opinioni non avrebbero ragione d'esistere.

Altrimenti.... Beh, altrimenti ci vedremo in spiaggia a cantare canzoni di cui ignorate il significato.

Chiara

lunedì 29 maggio 2017

Quante amiche hai?

"C'era una volta un gruppo di Amiche... " vi suona familiare? 
"Le Amiche poi presero strade diverse... chi quella dell'università, chi quella del lavoro... 
Ed è allora che, il tempo, le litigate, la vita, hanno creato i rapporti di oggi. I rapporti della fase adulta della vita. I rapporti che forse le accompagneranno in quell'eternamente noi, che speravano esistessero davvero. Già perché spesso il principe azzurro c'è, ma nell'epoca dei divorzi e di Tinder, è difficile credere al per sempre. Ma nell'epoca dei lavori all'estero e di FaceTime, l'Amicizia invece fa credere al per sempre. "

I rapporti, cambiano, spesso e volentieri... Ma come? E soprattutto quante amiche hai? Le puoi contare, seguendo queste tre categorie.

1.  L'Amica : colei che è come una sorella. Colei con la quale condividete tutto. Colei con la quale non avete paura nemmeno di litigare. Perché sapete che c'è e ci sarà. Perché vi ha dato molte dimostrazioni di quanto ci tenga a voi, anzi, con lei le dimostrazioni non finiscono mai. Siete quasi simbiotiche, una di quelle amicizie da "Abbiamo il ciclo contemporaneamente".
In questa fase ci possono essere più persone, ma difficilmente più di 2, soprattutto se avete una vita vera.

- L'amica/ Le amiche: in questa categoria ci sono i rapporti di "ogni 3/4 giorni". Già diventa più difficile organizzare di sentirvi, e gli aggiornamenti, ve li date appena vi sentite. Vi volete bene, non c'è comunque dubbio. Amate i consigli dell'altra e le prospettive diverse che porta nella vostra vita.

- Le amiche da una volta al mese o più: non siete l'una la priorità dell'altra, è chiaro. Ma come dicevo: non si può essere tutte la priorità di tutte... altrimenti sarebbe come lavorare in un centralino! Tuttavia hanno diritto di esistere anche questi rapporti. Sono le amiche che non vi sentite per mesi, ma quando vi vedete, è come essersi viste la sera prima. Quell'intimità non si perde.
In questa categoria ci possono essere davvero tante amiche. 

Purtroppo è inevitabile, c'è sicuramente qualcuno che avete perso. Magari in questo momento vi irrita ancora come sono andate le cose. Di certo, però: se riempite le tre categorie sopracitate siete fortunate, ma anche brave... perché diciamolo: per avere delle amiche, bisogna essere delle amiche

Chiara

domenica 12 febbraio 2017

Non c'è solo il bianco e il nero

Non mi piacciono le persone che... :

- pretendono di aver sempre ragione e non mettono mai in dubbio una loro idea;
- si circondano solo di persone che la pensano esattamente come loro, senza ascoltare (N.B. non "Sentire") altre opinioni;
- quando passano loro un momento "Delicato", gli amici ci devono essere, ma al contrario no;
- criticano gli altri e generano pettegolezzi puri (come nei piccoli paesini), giudicando gli errori degli altri, ma non guardano quelli in casa propria;
- i cattolici che giudicano, pur davanti all'umiltà di un Papa come Papa Francesco;
- gli anti-cattolici che pubblicano una serie di "Ignorantate", senza informarsi;
- offendono;
- non si informano sull'attualità;
- fanno paragoni;
- davanti ai problemi degli altri dicono "Vedrai che..." . Nessuno è un veggente;
- gli estremisti di ogni categoria: "Bisogna essere vegetariani, carnivori, perennemente dieta perché il cibo non è importante e bisogna pesare il giusto peso, mangioni perché bisogna mangiare." 

Tutto quello che ho scritto si può riassumere in "Non c'è solo il bianco e il nero.".
Io non sono perfetta, sbaglio, eccome se sbaglio! Ma cerco sempre di riflettere, di non ferire gli altri e di non giudicarli.




Perché questo post? 
No, non sono arrabbiata (= non lo sono davvero, fate prima a non chiedermelo, grazie, ma solo stufa di non dire la "Mia") , ma delusa da quello che ascolto, da quello che leggo. Come tanti altri giorni... 
Ma se con questo post, qualcuno si farà qualche domanda in più, ne sarei felice.

Che bello invece, essere circondati da altre persone. 
Grazie a chi si è ricordato di me, con quel pensiero particolare, IERI e OGGI. 
Buona notte a tutti,
Chiara