martedì 12 dicembre 2017

Vita di Paese, Vita da Paesano

Quando ero molto piccola i miei genitori decisero di trasferirsi in un paese fuori Milano perché piaceva loro l'idea di potermi far crescere in ambienti sereni, più calmidove tutti si conoscono e si aiutano. Dove se ti manca la farina puoi bussare alla porta accanto, dove i bambini della stessa età possono giocare scalzi su uno sterrato e in una strada chiusa, dove entra solo chi ci abita e andando piano in macchina. E' così che sono cresciuta. Citofonando ai miei vicini di casa, andando a piedi in oratorio e praticamente ci conoscevamo tutti. Si facevano grandi feste in 60 persone affittando le sale dell'oratorio, d'inverno una andava a giocare a casa degli amichetti e i genitori diventavano tanto amici da festeggiare l'ultimo dell'anno, i compleanni tutti insieme e si facevano anche le vacanze insieme. Chiaramente non si era sempre in 60, ma comunque anche con coloro che non si frequentavano intensamente, ci si fermava a parlare sul cancello, si chiacchierava del più e del meno.

Quanto ho amato la mia infanzia!! Tanto che ho sempre desiderato avere una famiglia e crescerla in un posto così. Proprio nella stessa via, nello stesso paese.
Già, perché quando qualcuno veniva a mancare, quando qualcuno era in difficoltà, ci si stringeva e ci si aiutava. E poi si tornava a ridere tutti insieme. 

Ma ho tralasciato il lato negativo. Lato che ho appreso solo quando sono cresciuta: LE VOCI DI PAESE. Oh che fatica queste voci, o che fatica certe mentalità.
Tutt'ora i genitori sono diventate persone che con la saggezza della maturità decidono di mostrare ai loro figli che dei propri fallimenti e delle proprie delusioni, nessuno deve sapere niente, che bisogna celare i propri problemi, ma sbandierare quelli degli altri. Insegnano ai figli a fare confronti: chi ha preso la laurea per prima, in quale facoltà, senza guardare quei bambini che hanno visto crescere con un minimo di sguardo affettivo, anzi! Non si fermando nemmeno a pensare che quel bambino che è cresciuto con i loro, magari ha avuto delle difficoltà, magari è stato male. No. L'importante è far vedere che quel bambino diventato/a uomo o donna vale meno del proprio/a. Poco importa guardare ai propri problemi, ai problemi dei propri figli. L'importante è sminuire gli altri, celando i propri problemi sotto il tappeto, senza pensare a risolverli. Non importa se si criticano problemi banali degli altri e in casa si ha invece una bomba atomica. L'importante è ciò che appare. 
Pensate che a Milano chiamano questa mentalità "Mentalità da Falchett" (non so se l'ho scritto giusto), in modo dispregiativo ovviamente.
Questi saggi genitori non criticano solo i figli degli altri, ma si criticano anche tra di loro. L'anzianità avrà dato loro alla testa?


Sapete che ho cambiato idea sul mio futuro? Certo, ogni posto ha i suoi lati positivi e negativi, ma credo proprio che non mi sentirei mai a casa entrando in una via o in un paese dove quando entri si sente il brusio tipico delle vecchie che recitano il Rosario in Chiesa e dove devi pensare a proteggere te stesso e i tuoi cari, invece che essere solo a goderti la vita.

Chiara



!!!! ATTENZIONE: Queste magliette sono state prese dalla pagina Facebook: @IronicShirt 
(Mi piacciono e credo siano giuste per questo post!)

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