sabato 13 settembre 2014

Paura dell'ISIS oppure no? Combatterlo oppure no?

I telegiornali parlano dell’ISIS. Obama parla dell’ISIS. L’ISIS parla. Il Papa critica la guerra. Ma in tutto ciò, non ho ancora sentito parlare l’Italia, l’Europa dell’ISIS.
Non riesco a capire.
Minacce piovono dal cielo. Quella che ormai è “La dovuta ricorrenza del ricordo” dell’11 settembre è passata da pochi giorni, quelle immagini inimmaginabili circolano nella nostra memoria, nel nostro sistema circolatorio, nel nostro sistema nervoso. Eppure non sento una risposta. Non sento un’unione, che, davanti a minacce urlate e dimostrate, dovrebbe esserci.
Pare che i telegiornali passino la notizia, basta. Come se nulla fosse. Mentre la politica italiana ed europea sono impegnate a parlare di numeri. Certo, sono importanti, ma ora? Abbiamo davanti un nemico che ci colpirà da dentro. Ormai è così che vanno le guerre.

E… mentre rifletto, ricordo l’ultima puntata di Grey’s Anatomy della decima stagione: una bomba in un centro commerciale, e subito vi è l’allarme terrorismo, che poi si scopre essere una perdita di gas.
Guardavo la puntata con mia mamma, e lei stessa, mi diceva quanto fosse vero il pensiero della futura mamma.
La ragazza incinta piange e la suocera le dice: “Non hai sentito? Non è stato un atto terroristico!”
Lei le risponde: “Ma noi lo abbiamo pensato. Noi viviamo in un mondo in cui è quello il primo pensiero che ci attraversa la mente. (…) Non credo di poter crescere un figlio in un mondo in cui potrebbe morire mentre compra un paio di scarpe.”
La suocera, afroamericana, le risponde: “Ricordo, che quando avevo dieci anni ero in un ristorante con mio padre (…), era il 1960 (…), e mi ricordo degli ignoranti, degli uomini che ci hanno detto di andarcene, hanno rovesciato il piatto e la tazza di caffè bollente addosso a mio padre. Se ho avuto paura? Si, l’ho pregato di portarmi via di lì. E sai cosa mi ha detto lui? Prima devi finire le uova, signorina.”
La nuora le chiede: “Che vi hanno fatto? Cosa è successo?”
Lei risponde: “Niente, sono andati a infastidire un altro. Lui non aveva paura. Perciò non avevano potere su di lui. Ci saranno sempre persone stupide. Ci saranno sempre incidenti. Ma non è questo a sconfiggerti: è la paura. (…) Ma è solo così che si cambia il mondo tesoro: con le brave persone che crescono bene i propri figli.”

Non bisogna avere paura, ma c’è modo e modo di combattere: l’afroamericano del discorso di Grey’s Anatomy aveva solo quel modo, in quel momento. Ma non credo che il nostro modo, ora, sia quello di ignorare delle serie minacce.

Forse, uno dei modi di combatterli, sarebbe iniziare a riempire quel vuoto che ha già iniziato a crearsi nell’anima, da un bel po’, a molti occidentali. Quel vuoto che fa aderire i “noi” più deboli a cause ingiuste. Quel vuoto che una volta non c’era, ma che la società di oggi ha costruito dietro un muro di apparenze.

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