lunedì 2 marzo 2020

Il gioco del telefono senza fili insegna qualcosa ai bambini?

Rinfreschiamoci le idee: ci si siede, generalmente in cerchio, il bambino A dice nell'orecchio una frase al bambino B, che fa lo stesso con il bambino C, ecc, per quanti pargoletti giocano. L'ultimo bimbo dice ad alta voce la frase che gli è stata suggerita, in modo che il bambino A la senta e possa confermare o meno quello che lui stesso aveva detto.
A prescindere dal numero dei giocatori quando si arriva alla fine, quasi mai la frase finale combacia con quella iniziale.

Questo cosa dovrebbe insegnare?
In una visione superficiale ad imparare ad ascoltare e a riportare correttamente quanto sentito, in una visone più profonda, invece, ad imparare che quando si riceve una notizia su qualcuno, tendenzialmente, quella è stata maneggiata e modificata da chi la riporta, salvo ovviamente fatti concreti sempre verificabili, in stile "Cronaca".

Ma le frasi (e non i fatti) dette in circostanze uniche, non possono essere riportate in maniera oggettiva senza il contesto. C'è un contesto che non viene mai considerato, pertanto credo sia questa la ragione per cui la gente capisce spesso e volentieri "Cozze" per "Cazzi". 


Bisogna fare molta attenzione quando si rischia di ferire qualcuno riportando "Frasi a metà", cioè senza contesto. Perché quasi certamente a quel qualcuno arriverà notizia di quel che si dice e a volte anche di chi lo ha detto.
A quanto pare, sono sempre tutti così bravi a giudicare la vita altrui conoscendone 1/100, eppure non ci sono persone perfette, con vite perfette... Strano, no?

Come sempre l'ideale è comportarsi come si vorrebbe che gli altri si comportassero.
E forse, ricordarsi che nel "Telefono senza fili", alla fine A urlava "Ma non avete proprio capito nulla".

Chiara

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