lunedì 26 gennaio 2015

27 gennaio - Giorno della Memoria


Cos'è il 27 gennaio
Il 27 gennaio del 1945 i sovietici liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Questa giornata è divenuta il simbolo del genocidio ebraico, ed è stata ufficialmente dichiarata, dal 2005, Giornata della Memoria, non solo in Italia, ma anche in altre nazioni, e dallo stesso ONU.
Il testo dell'articolo 1 della legge italiana definisce così le finalità del Giorno della Memoria:

"La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati."


                                                       Foto scattata da Giulia Zen


Perché si ricorda

E' necessario ricordare, perché spesso nella vita quotidiana si sente ripetere la seguente domanda: "Perché pensare a cose negative del passato?" E questo vale spesso per tutto, non solo per eventi storici e tragici di così fondamentale importanza. E' necessario ricordare, pensare ad avvenimenti atroci, non solo per evitare accadano in futuro, ma anche, perché, semplicemente: sono avvenuti e non si può chiudere gli occhi davanti a certe situazioni solo perché scomode. 
Capisco sia più bello guardare un film comico piuttosto che affrontare ciò che realmente è accaduto, ma non sarebbe vivere: sarebbe solo una lunga dormita ad occhi aperti ed codardi.
Oltretutto, spesso ci si trova a combattere contro persone (altamente ignoranti) che negano l'Olocausto, negano quanto avvenuto, ed è fondamentale essere informati sul passato di tutti noi, per poter ribattere, per poter difendere la memoria.
Si pensa che ormai al giorno d'oggi sia impossibile incontrare persone che neghino la Shoah, sia impossibile incontrare persone che non sappiano (seppur i media non si risparmino), cosa sia la Giornata della Memoria. Ma non è così... a me è successo di incontrare persone poco informate. Quindi, per piacere, parlatene, non celatevi dietro una battuta simpatica, ma proviate a pensare che realmente è successo tutto ciò.

Immagini personali di Israele
Questo argomento mi sta molto a cuore e devo confidare che, quando facevo le elementari io, era necessario al termine della quinta, portare una "ricerca", una sorta di mini-tesina, e ricordo che portai proprio la Shoah.
Ho visitato ripetutamente Israele e credo sia una di quelle nazioni cariche di emozioni, dove non esiste solo la cultura da visitare, ma si visitano i sentimenti di un popolo. 
Mia mamma mi ricorda spesso di un museo, che ho visitato da bambina, ma purtroppo, nell'ultimo mio viaggio (nel 2008) non sono riuscita a visitare: il museo Yad Vashem, noto spesso come "Museo dell'Olocausto". Una parte di esso consiste in un edificio buio, dove una candela sempre accesa, con un gioco di specchi, simula migliaia di candele. Una voce legge il nome di tutti i bambini morti nell'Olocausto, uno ad uno.

Due poesie
Ho scelto due poesie per simboleggiare questo giorno: la prima è un po' più sconosciuta, le seconda, non si può non-conoscere.

LA FARFALLA - Pavel Friedmann
L'ultima, proprio l'ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
-così gialla, così gialla!-
l'ultima, 
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell'altra volta fu l'ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.


SE QUESTO è UN UOMO - Primo Levi
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo

che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:

vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.


Buon ricordo,
Chiara


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