mercoledì 18 aprile 2012

La poesia del rapimento

15 novembre 2011

Rapimento è un vocabolo usato in maniera negativa. Accade quando si viene presi contro la propria volontà. Eppure è molto di più. Essere rapiti da qualcosa è un brivido che pochi hanno l’onore di subire. Ho usato i termini corretti; infatti non si decide, è qualcosa di violentemente passionale, travolgente, ammaliante, affascinante, irresistibile… qualcosa che nemmeno mille sinonimi possono descrivere alla perfezione. Perché? Perché è un’emozione. È inspiegabile. Non si decide, non si giudica, se ne è posseduti e basta. Ed è una sensazione incredibilmente meravigliosa! Per questo ho scritto sopra che è un onore subire un rapimento. (Credo sia palese che non sto parlando di un sequestro di persona fisico, con motivazione di riscatto o vendetta).

Voglio essere rapita! Voglio continuare così: ascoltare una canzone e non riuscire a staccarmene perché è troppo impetuosa nella mia mente. Esattamente come una poesia con un sottofondo melodico, che, al posto che essere immaginato, esiste davvero nella  congiunzione perfetta dell’anima di colui che la scrive e di chi la odora. Le parole e le note accostate secondo delle linee precise pur non seguendo regole, pur non seguendo dei parametri fissi, riescono ad essere incredibilmente affascinanti, ma anche questo aggettivo mi risulta riduttivo .

È questo che mi piace della poesia o della musica. Il passare ore su ore a decidere la parola o la nota giusta da posizionare in quel punto, in quell'istante. Stop. Le parole accostate, socchiuse l’una all'altra hanno il potere, la magia addosso che null’altro ha. Riescono a dire tutto se le ami, e nulla, se non le capisci. Sono incantate, melodiche, spesso sbagliate e spesso incredibilmente assolute e perfette. Come le dita di un neonato, così piccole, ma così profondamente grandi per ciò che rappresentano. Le parole sono così: semplicemente uniche! La cosa che più mi piace è che esse si possono scegliere. Soprattutto se scritte. Se scritte, se ragionate, se meditate possono davvero dire tutto. Bisogna stare attenti però: una citazione infatti sostiene che “Una parola detta non può tornare indietro.” Perché è detta.  Sono pericolose quanto belle, le parole. Le parole... le parole più belle sono quelle pesate, ponderate, riflettute, dette perché vanno dette. E quelle accostate, cioè quelle nate lontane, ma messe vicine per scelta sono quelle che mi fanno impazzire perché sono tanto meditate quanto spontanee (sì: è una bella e buona contraddizione che pochi potranno comprendere). Eppure stanno così bene insieme. Come due amanti: l’uno senza l’altro non vivrebbero perché non riuscirebbero ad esprimersi nella loro forma più totale. E così sono poesia. E la poesia è reale, come un servizio al telegiornale.  È la cronaca dell’irrazionalità, delle emozioni. Le tanto agoniate emozioni! E' come se questa fosse un'isola poetica, perché credo che il rapimento sia poetico, romantico. Quindi sono convinta che la poesia centri qualunque sia la natura del rapimento: letterale o musicale, ma io trovo che entrambe siano così intimamente connesse, così intimamente poetiche. Quando si arriva su quest’isola, ci si innamora dei rapitori, non per la sindrome di Stoccolma, ma perché si comprende a pieno la loro magia. Sì: il rapimento è poetico e al tempo stesso conduce su un'isola di poesia dell'anima. 


                                                   Viandante sul mare di nebbia* di Caspar David Friedrich

Dedicato a chi ama le parole e le note...a chi ama la poesia dell'arte...
Chiara

*Ho scelto questo dipinto per come mi fa sentire....perchè penso sia molto rappresentativo dello stile romantico a cui ho fatto riferimento nel testo. Per trovare spiegazioni vi rimando a qualsiasi libro di arte. 

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