domenica 12 agosto 2012

Non so più piangere

Credo ci siano varie fasi nella vita di una donna: quando si è piccole piccole, infanti, in cui si piange per esigenze di sopravvivenza, quando si diventa bambine in cui si piange per i capricci, per alcuni rimasugli di sopravvivenza (fame, sonno), quando si diventa adolescenti in cui ogni torto subito o che si crede di aver subito, è un dramma, qualsiasi avvenimento è una tragedia, soprattutto le delusioni amorose... delusioni per modo di dire perché, quasi, quando si cresce, si ricordano quelle stupide cottarelle con l'affetto di averci aiutato a capire la superficialità di certe cose per comprendere meglio la profondità di altre.
Tornando alle fasi di crescita: quando, poi, si diventa ragazze e poi donne si hanno dei cambiamenti nell'anima, nello spirito, nel modo di vedere le cose che quando si è poco più che bambine non si credono nemmeno possibili. Diventando ragazze si piange, ma con più discrezione, con piccole ricadute di tristezza profonda e sensazioni ancora di drammi in attesa di sviluppi più seri, invece, quando si diventa donne le lacrime diventano più rare, forse è inesatto definire la loro periodicità con rare, perché esse, in realtà diventano più silenziose, nascoste. Gli sfoghi, le urla sono più miti, nemmeno per motivi davvero seri. Non ho mai visto una donna piangere e urlare. O meglio l'ho vista, ma sono casi molto gravi, e unici nel loro esistere. 

                                                           Foto scattata da Giulia Zen

A me manca un po'. Mi manca lo sfogarmi e urlare. Ormai mi sembra di essere incapace di piangere. Forse, se ce ne sarà realmente motivo, sarò di nuovo capace, ma è da tanto che mi manca quella ragazza con intercalari nell'adolescenza. Non dico di essere una donna, perché sarei poco modesta e probabilmente mentirei, poiché non si possono dare giudizi del genere da sole. Forse, però, il mio percorso in quella direzione, ancora molto lungo, è iniziato e ogni anno, ogni esperienza, sarà fondamentale per la mia strada, per il mio futuro. Ciò non toglie che ora: non so più piangere. 

Buon percorso a tutti... o meglio... a tutte, per questo post un po' femminile! ;-)
Chiara

2 commenti:

  1. Credo che da bambini si pianga tanto,perché sappiamo esserci qualcuno che ascolta queste nostre lacrime. Da adolescenti, abbiamo sempre un amico/a pronto ad accogliere i nostri sfoghi.
    Da grandi ci accorgiamo invece che nessuno bada più a queste nostre piccole richieste di attenzione o aiuto,e diventano appunto molto rare e silenziose. Ci sentiamo un po soli, vergognandoci quasi a manifestare il nostro “non stare bene” , perché il mondo, ormai diventato duro di cuore, è subito pronto a farci sentire fuori posto col suo “piangi come un bambino” .E’ un male tenersi tutto dentro… a volte un bel pianto, è come una canzone urlata al cielo… liberatoria. Quanto ti servirà…le ritroverai
    E’ un post femminile… ma solo perché gli uomini difficilmente ammettono di piangere :-)

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  2. Non l'avevo vista da questo punto di vista! Hai ragione e mi hai commossa... :) Trovo molto "onesta" l'ultima frase :-) Sono sicura che potrei ritrovare le lacrime: forse sono io che dovrei dare loro più attenzioni...

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