mercoledì 19 giugno 2013

Storia di una libellula


C'era una volta una libellula, 
aveva una storia triste sulle spalle, ma non lo dava a vedere perchè sorrideva sempre. Solo i suoi colori erano un pò schiariti e potevano far intuire che ne avesse passate parecchie, tra cui, quella più sofferente: era stata abbandonata dal suo compagno di viaggio dopo che lui le aveva promesso di aiutarla e proteggerla sempre. Promesse volate via, ma lei era rimasta lì, ferma, incapace di andare avantio, se non che, un giorno, la libellula, piena di paure, aveva comunque ripreso il suo cammino perchè sapeva che era inutile scoraggiarsi! Semplicemente si ripromise di non dare più tanta fiducia a qualcuno perchè non voleva restare di nuovo ferita, lei voleva davvero volare in alto.

Un giorno si imbattè in un uomo, che rimase incantato dal suo sorriso e da quelle ali quasi trasparenti... L'uomo la invitò a percorrere un pezzo di strada insieme: la libellula, un pò titubante, accettò... Intrapresero un viaggio pieno di ostacoli ma insieme riuscivano a superarli tutti.
Una mattina però la libellula aprì gli occhi e vide il suo accompagnatore accarezzare un'altra libellula,  ma ecco quella paralisi tornare: lei fece finta di nulla. Questa volta non era rimasta bloccata, aveva scelto di agire così. Non credeva nelle scenate e, ormai, sapeva, che nulla poteva riparare il loro rapporto.
Quando lui tornò da lei per proseguire il viaggio, la libellula gli sorrise e lo seguì. La piccola creatura non riusciva a capire a che gioco stesse giocando l'uomo, ma era un periodo che lo sentiva strano, diverso, quasi più distaccato. Ma una sola domanda le assillava la mente: perchè le aveva detto di voler viaggiare con lei se poi, mentre in sua assenza, si intratteneva con altre libellule? 
Finalmente la libellula si accorse del problema vero, ed ebbe la vera risposta che cercava, anche se ad un'altra domanda: ci era ricaduta. Senza accorgersene aveva posto tutta la sua fiducia in quell'uomo, in quelle promesse, in quei baci, in quelle carezze. Si era abbandonata tra le sue braccia, e quasi incapace di volare da sola, aveva di nuovo ricominciato a volare accanto a qualcuno. Qualcuno che, però, la stava facendo precipitare.
Cosa fare, dunque? Decise di proseguire il viaggio da sola.
Approfittò della distrazione dell'uomo per andarsene, ancora una volta in lacrime, ma in rigoroso silenzio, senza sbatter d'ali. L'uomo, quando si accorse della sua assenza, iniziò a chiamarla, a cercarla, ad urlare il suo nome ovunque... Ma era troppo tardi... Come avrebbe potuto ritrovarla?



La storia è una metafora di errori che spesso si commettono in un rapporto, si fa sentire qualcuno meno speciale di quanto esso sia, non ci si accorge che con una frase, con un'azione, si possa ferire qualcuno più di quanto si possa pensare, più di quanto egli stesso dia a vedere.
Ci sono persone che vanno via urlando, rinfacciando la loro essenzialità, credendo che la loro assenza peserà tanto e continuano a gridarlo mosse dalla rabbia. Altre se ne vanno e basta. Sperando allo stesso modo che quell'assenza, pesi davvero, lasciando un vuoto silenzioso, un vuoto tardivo a chi resta. Il vuoto di qualcuno che si è davvero perso.

Storia scritta da una mia amica (l'idea principale è sua, tuttavia vuole restare anonima) e me :-)
Tanti baci,
Chiara

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