mercoledì 11 giugno 2014

Chissà se... Avessi fatto altro...

Chissà se avessi fatto altro...
Chiassà se avessi accolta una proposta non troppo tempo fa...
Chissà se mi fossi fermata a riflettere, inevece che inorridire e a non pensarci nemmeno per un minuto.

Le donne si possono dividere in quattro categorie: la prima è rappresentata dalle donne che vogliono lavorare a tutti i costi, cioè quelle che vogliono mantenere una loro indipendenza, costi quel che costi. Quelle che non vogliono rinunciare ad una realizzazione professionale.

La seconda categoria ritrae le arriviste: esse non fanno un lavoro per passione, ma perchè non hanno trovato un marito abbastanza ricco che le mantenga. Magari hanno anche studiato, ma lavorano, così... passivamente.

Nella terza categoria ci sono le donne che lavorano perchè devono, magari non sono riuscite ad inseguire un sogno, ma devono arrivare a fine mese, e fanno il lavoro che è loro capitato, con dignità, non vedendo l'ora di arrivare a casa dalla propria famiglia.

L'ultima categoria individua le donne opposte alla prima e magari alcune della terza, se potessero, rientrerebbero qui: quelle che vogliono stare a casa a fare le mamme, quelle che vogliono esserci per i loro figli, per i loro mariti. Quelle che vogliono curare la casa, sperimentare ricette nuove, trovare piacere nella tenda abbinata alle lenzuola, infondo: cosa c'è di male? Quelle che possono fare sport senza sottrarre tempo ai figli o al marito, quelle che possono leggere, scrivere, e magari fare un corso universitario che non richieda frequenza. Chissà: e magari scrivere un libro.
Quelle donne che mettono i fiori in giardino, la sabbia per i bambini, uno scivolo e un'altalena.
Chi lo dice che quelle in questa categoria non si sentano realizzate? Nessuno. Cioè: non è detto che diventino tutte cattive pettegole, come mia recente esperienza dimostra. Non è detto che si concentrino su cose superficiali, su apparenze. Magari si dedicano anche al volontariato, non a curiosare nella vita degli altri, giudicando senza sapere.
E se... io avessi scelto questa categoria? Tutto ciò, ne sono certa, non mi avrebbe resa diversa. Magari ora avrei un pancione in crescita, un anello al dito, abiterei in una casa in montagna con vista lago.
Magari non mi sentirei un pesce fuor d'acqua, un fallimento, un televisore inceppato.
Già, magari no.

Stanotte ci proverò: proverò a sognare quella vita, anche se io, facendo parte della prima categoria, non potrò mai rientrarci. E un po' mi dispiace.

Chiara

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