venerdì 6 giugno 2014

Dalla parte del paziente: medici senza camice

Quando si entra in ospedale con indosso un camice bianco, per quanto magari non si è ancora laureati e si tratta solo di un semplice tirocinio, si sente addosso quella maschera rassicurativa che trasmettono i medici veri. Ed è così che immagino si senta un medico laureato con la sua esperienzaa addosso, con la calma, la sensibilità e l'empatia adeguate al suo ruolo (anche se, purtroppo, non tutti sono così, ma hanno queste qualità a zero). Tuttavia è così che credo fermamente dovrebbe essere.

Ma entrare in ospedale senza quel camice, senza quel minimo di necessario distacco che esso dà e finire in un reparto, dove lo sguardo complice lo trovi tra i pazienti e non tra i "colleghi", è devastante emotivamente. Certo: dipende dal reparto in cui si finisce. 
Ma se si finisce in neurochirurgia circondato da persone, pazienti ma soprattutto dai parenti di quei pazienti particolarmente toccati dalla vita in modo irreversibile, sembra quasi tutto crolli. Sembra quasi che il mondo si debba fermare.
Eppure il mondo non si ferma mai. Tutto va avanti, e la sofferenza sembra che si impossessi sempre delle stesse persone, come se pensasse che la sua abitudine possa causare meno dolore, meno sentimento.
Così si vedono urla e si sentono vegetali con gli occhi fissi nel vuoto. Avanti il prossimo, perchè il mondo va avanti.
Senza quel camice che protegge è davvero terribile.

Chiara

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