martedì 29 maggio 2012

Il terremoto per chi non è a casa

                                                                                                     29 maggio 2012

Ci sono gruppi di studenti che fanno della loro casa i convitti universitari. Essere sempre con la valigia in mano fa parte della vita che si sono scelti. Si ha metà roba a casa, metà roba in convitto, metà nella borsa per andare in università. Non è una vita particolarmente facile: bisogna pensare a cosa mangiare molto prima dell'ora del pasto, bisogna andarlo a comprare e acquistare anche detersivi, insomma beni di ogni genere, non come se si fosse a casa, la vita in convitto è ben diversa. Inoltre bisogna studiare, recuperare slides varie nelle molteplici cartolerie, pensare all'abbonamento del treno e dell'autobus, controllare le previsioni del tempo e mettere in valigia il necessario, ricordandosi, a fine settimana, di portare a casa la roba prossima a scadenza e vestiti, lenzuola, asciugamani sporchi. Ricordarsi dei carica batterie dei cellulari e del pc. Senza scordare tutti i libri che servono in settimana e quelli che servono nel week end, a casa.
Il convitto prende una forma familiare, nel bene e nel male. Si è sempre un po' soli: nei propri pensieri, nei propri esami. Eppure, quando capita un'emergenza, come il terremoto di questa mattina, si diventa quasi sorelle e fratelli.

Il pensiero corre subito indietro nel tempo, al terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009. Lì si ferma. La memoria, nello specifico, tira fuori dai suoi cassetti immagini come le seguenti:

                                          Aquila, casa dello studente 2009.

Si sospira pensando agli studenti delle case universitarie. Il ricordo va al loro funerale. La similitudine è venuta da sé stamattina, quando al secondo e al terzo piano del mio convitto, le porte delle presenti si sono spalancate e ci siamo chieste: cosa facciamo? Il ricordo è ancora troppo forte. Non esiste più la forza d'animo che pensa: a me non accadrà mai. Al contrario, il pensiero é: se accade? Se poi si pensa che non siamo in un edificio propriamente nuovo...
Come una sorta di vera famiglia allora ci si informa su dove si va, su dove si sta. Terzo piano o piano interrato? Camera o sala bar? Vai in bagno? In quale? Così ci si organizza per stare tutte insieme: si formano gruppi studio, per non perdere, comunque, tempo utile, si memorizzano i numeri di cellulare, e si pensa di dormire tutte insieme. Si organizza una macchina con coperte, acqua, un cambio, i computers e le cose più preziose. Perché? Per la notte. Perché se questa notte si deve evacuare, almeno si ha qualcosa.

C'è anche chi lo prende un po' alla leggera, ma alla prima scossa, corrono verso chi è attrezzato con uno sguardo non troppo sicuro.
Invece alcune tornano a casa.

Forse si esagera. Forse. Ma, per lo meno, non si è soli, e soprattutto: meglio sopravvalutare un evento sismico, piuttosto che sottovalutarlo.

Che giornata anomala....
Chiara

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