martedì 4 settembre 2012

Ricordo, 4 settembre 2003

Ricordo.
                                                                                                  
Ricordo il nervoso,
la rabbia,
la paura,
i sorrisi per tranquillizzare gli altri.

Ricordo il nervoso,
il dolore,
il non voler vedere
né il sentire.

Ricordo il freddo,
le notti scambiate
con il giorno.

Ricordo la simpatia delle infermiere,
dei medici,
e la loro voglia di tranquillizzarmi,
come se fossi una bimba.

Ricordo il braccialetto
non tolto per portarmi fortuna.

Ricordo la puntura sul braccio
e la flebo a tre buchi.

Ricordo gli occhi
dei miei in lacrime;
Ricordo il delirio
del dolore;
Ricordo la voglia
di camminare e
di tornare a letto. *


Ricordo quanto tutto questo mi abbia cambiata, ricordo quanto tutto questo mi abbia fatto capire cosa e quali sono le cose importanti, ricordo che pochi capirono, e ricordo che molte persone non sapevano nemmeno che avessi difficoltà a camminare. Ricordo che al ritorno a scuola si aspettavano che spostassi io i banchi quando per quasi un anno non ho avuto sensibilità a tutta la schiena e difficoltà ad alzare le braccia.
Ricordo chi mi è venuto a trovare, e chi mi ha scritto. Ricordo i mazzi di fiori, ricordo un cappello. Ricordo lo spray per lavare i capelli e ricordo il bruciore di quel cavolo di catetere. Ricordo come il sangue mi entrava freddo gelido in circolo e ricordo il dolore lancinante. Ricordo che uscita dalla sala operatoria, davanti a tutti ho detto: "Quegli stronzi dei medici! Se mi avessero detto che faceva così male, col cavolo che lo avrei fatto!" Ricordo il suono incessante delle ambulanze che si recavano lì. Ricordo le punture. Ricordo il panico e ricordo le preghiere. Ricordo l'ultima corsa fatta la sera prima perché sapevo che per un anno non avrei potuto correre, perché sapevo che un piccolo errore avrebbe potuto non farmi più correre. Quante cose che ricordo. Quante cose mi hanno cambiata. Quante scelte dovute a questo intervento: medicina la prima. Ricordo che tutto ha un perché e che sono felice di essere cresciuta grazie a questo.
La cicatrice mi ricorda ogni giorno tutto questo. Settimana scorsa mi hanno chiesto perché non me la faccio togliere con la chirurgia estetica. Questo, questa giornata ha determinato cosa sono io. Posso cancellare me stessa? Posso cancellare una parte di me? Posso cancellare un'esperienza così importante? Fosse stata sul viso, un conto, ma così: NO.
So di una dolce ragazza che l'ha affrontato ed è morta per complicazioni, a lei va questo post.


Per chi non lo sapesse è stato un intervento alla colonna vertebrale dovuto ad una scoliosi, ed hanno applicato ai lati della colonna delle sbarre in titanio da 30 cm ciascuna. 
Ricordo che la mia scelta di diventare medico (se mai lo diventerò), è per essere come quei medici che erano con me e per far la differenza con i medici più interessati alla loro parcella, che al paziente. Ho provato ad essere visitata da questi professionisti, ma ne sono uscita disgustata. Molti mi hanno chiesto perché ho intrapreso la facoltà di medicina e non quella di giornalismo o di lettere, il motivo è rappresentato da questa foto, da questo post. Forse sarei stata "più capace" in una facoltà umanistica, forse no, nessuno lo sa. Forse aiuterei più gli altri con un articolo come questo (soprattutto per chi deve entrare in ospedale domani, perché possa trovare la forza), però non lo so. Gramellini Massimo, vicedirettore de La Stampa ha scritto nel suo ultimo romanzo "Fai bei sogni":
"Se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare la vita a nasconderlo dietro una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene".
Sono confusa in questo momento sul mio sogno che sia uno o che sia l'altro? O che siano tutte e due? Ad ogni modo: verrà fuori esplicitamente prima o poi, speriamo più prima che poi.

Il pensiero va a chi oggi, adesso, sta affrontando il test di medicina: so come ci si sente, e conosco persone che hanno deciso per questa strada perché "non erano interessati ad altre carriere", perché "essere medico è un status sociale", e conosco persone non ammesse alla facoltà quando avrebbero riconosciuto nel paziente una persona da aiutare e a cui sarebbero stati vicini, persone che avrebbero fatto il medico per una missione, non per una targhetta, meritevoli come le altre, se non di più. Non è giusto, capisco che non ci siano soluzioni poiché il medico è una figura statale e lo stato non può creare medici che restano poi disoccupati, però, ripeto: non è giusto. 

Scusate la lunghezza di questo post...ma "mi è uscito spontaneo".
Grazie a chi c'era nel 2003, grazie a chi c'è anche ora, grazie a chi ci sarebbe stato se mi avesse conosciuta nel 2003.

A Sofia, con tanto amore,
ti penso ogni giorno,
Chiara

*La prima parte (cioè fino a dove è presente l'asterisco) è stata scritta tempo fa, il resto oggi.

10 commenti:

  1. Ti capisco perfettamente, anche se all'epoca non ti sono stato vicino, con il pensiero lo sono adesso.

    Andare sotto i ferri ti cambia e come ex atleta sono d'accordo con te nel non eliminare le cicatrici, è una parte di se stessi che testimonia il vissuto e ti ricorda la strada percorsa per essere cio che si è nel presente.

    Mostrala sempre con orgoglio!!!!

    RispondiElimina
  2. Grazie, lo faccio già e sempre lo farò! :-)

    RispondiElimina
  3. Ogni segno sul tuo corpo é parte di te...
    Ricordare ció che é il proprio passato con uno sguardo al futuro é, forse, la chiave giusta per accettare....

    RispondiElimina
  4. Anche se mi sento un po “imbucato” in questo post, volevo dirti che apprezzo veramente tanto la tua forza e il tuo spirito, sia nel condividere queste “piccole” sfere di vita privata sia perché non hai paura a lasciar trasparire i tuoi sentimenti (positivi o negativi) o insicurezze. Posso sbagliare, visto che ti conosco solo tramite questo blog (ma tua cugina non fa che parlare bene di te…e io mi fido del suo giudizio :-)) …ma dimostri una determinazione e una “brillantezza”, di una persona molto “più matura” della tua età. Sicuramente il mondo ti sbatterà porte in faccia, ma credo che tu non solo avrai la forza di rialzarti, ma anche lo spirito positivo per essere più forte dopo ogni difficoltà o caduta.
    Non solo sono sicuro che diventerai un medico, ma sarai anche molto “umana”, cosa che , come dici tu, manca alla maggior parte della categoria.
    P.S Ho letto i due di Gramellini e anche COSA SOGNANO I PESCI ROSSI , che tu consigliavi. E da quest’ultimo avevo iniziato ad “inquadrarti professionalmente”

    RispondiElimina
  5. Ciao Marco! Un commento del genere non può essere assolutamente da "imbucato" ;-) , inoltre quello che scrivo su questo blog, è proprio per condividere, con chi lo desidera, le mie esperienze, le mie opinioni! Poi, come possono disturbarmi tutti questi complimenti?! Ti ringrazio davvero per tutto quanto e spero di essere davvero così! Spero inoltre di avere la forza che hai citato tu, di rialzarmi quando cadrò! Grazie di tutto e grazie per leggere il mio blog! :-) Sono felicissima che qualcuno abbia letto "un libro consigliato da me!"
    A presto allora!

    RispondiElimina
  6. "Questo, questa giornata ha determinato cosa sono io." Tutti portiamo delle cicatrici (visibili o no).

    Noi cresciamo e maturiamo collezionando queste espeienza. Sono queste che vanno a definirci! (non mia)

    Complimenti per il post (meglio tardi che mai!)

    Fabry

    RispondiElimina
  7. Ciao anch'io ho subito il tuo stesso intervento, da quel giorno sono passati circa 4 anni, sapevo a cosa sarei andata incontro o almeno potevo immaginarmelo, ho sofferto tanto e come te ricordo ogni istante ogni giorno in quell'ospedale...pensavo che una volta finito tutto sarebbe andato per il meglio e che tutta la sofferenza provata mi sarebbe stata ripagata da il benessere che avrei poi dovuto recuperare ..aimè quel maledetto intervento non ha fatto altro che peggiorare il mio stato di salute, ora ho un forte dolore continuo, sono goffa nei movimenti non posso giocare e correre con i miei figli non sono più quella di prima ora ho 37 anni e mi sento il fisico di una di 80...tornassi indietro non lo rifarei....a volte mi dimentico di avere quella brutta cicatrice forse proprio perché vorrei rimuovere il tutto dai miei pensieri...spero che almeno a te abbia risolto qualcosa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Pamela, sono molto dispiaciuta che la situazione non si sia risolta :-( E dei dolori... io spero davvero tu abbia un buon specialista che ti segua, altrimenti ti posso suggerire qualche nome.
      Per me la situazione è diversa: non avevo nessun problema prima, nessun dolore, nessun problema dei movimenti, l'ho scoperta un po' per caso. E dopo 3 anni e mezzo di busto si è arrivati all'intervento perchè "Sarei peggiorata" e il busto non poteva essere una soluzione definitiva. L'Intervento ha portato tanto dolore: non posso stare seduta troppo, né in piedi ferma/camminando troppo... Insomma ho dovuto creare il mio nuovo equilibrio... se desidererai, potremmo parlarci via e-mail o Facebook in privato...

      Elimina